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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/01/2018, a pag. 13, con il titolo "Israele, giro di vite per i migranti africani", il commento di Giordano Stabile; dalla REPUBBLICA, a pag. 17, con il titolo "Primo sì alla legge per la pena di morte voluta da Netanyahu", il commento fazioso di Giampaolo Cadalanu.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Giordano Stabile: "Nel Medio Oriente degli scontri fratricidi riesplode la battaglia per la Città Santa"
Linea dura del governo israeliano contro gli immigrati africani entrati senza permesso nel Paese. Sono quasi 40 mila persone, la maggior parte arrivate da Sudan ed Eritrea, nazioni devastate da guerre civili e repressione. Ma per il premier Benjamin Netanyahu sono soprattutto «infiltrati», arrivati illegalmente per cercare lavoro. Il provvedimento prevede un aiuto di circa 3500 dollari, per chi accetta di lasciare lo Stato ebraico e tornare in patria o in Paesi terzi disposti ad accogliere i migranti, Ruanda e Uganda. Chi non accetterà sarà imprigionato e poi espulso con la forza, a partire dal prossimo aprile. LA REPUBBLICA - Giampaolo Cadalanu: "Primo sì alla legge per la pena di morte voluta da Netanyahu" Giampaolo Cadalanu definisce "superfalco" il Ministro della Difesa Avigdor Lieberman senza spiegarne il motivo. I rappresentanti del governo israeliano sono sempre definiti in questo modo, il motivo è evidentemente il doppio standard di giudizio dei media nei confronti di Israele, regola che non viene mai applicata nei confronti di nessun altro governo (ah, dimeticavamo Trump, come volevasi dimostrare) Ecco il pezzo:
La pena di morte per i terroristi colpevoli di omicidio? In Israele l’idea di Avigdor Lieberman, il “superfalco” ministro della Difesa, ha acquistato popolarità, tanto che è sostenuta anche dal premier Benjamin Netanyahu e ha ottenuto ieri un primo “via libera” alla Knesset. Ma la proposta di fatto rischia di mettere sullo stesso piano i combattenti palestinesi e Adolf Eichmann, il gerarca nazista organizzatore dell’Olocausto, ultimo detenuto ad essere giustiziato, nel 1962. In realtà Eichmann fu l’unico a venire impiccato dopo un processo regolare: prima di lui solo un militare fu erroneamente condannato come spia durante la guerra Arabo-Israeliana del 1948, fucilato e poi riabilitato. La legge ha subito messo in allarme chi di sicurezza si occupa per mestiere. Nadav Amargan, capo del servizio di sicurezza interno Shin Bet, ha avvertito che l’arrivo di una norma del genere potrebbe causare un’ondata di sequestri di ebrei in tutto il mondo. La legge non è ancora definitiva, apparentemente sembra dividere anche il Parlamento, tanto che ha ottenuto in via preliminare 52 voti positivi e 49 contrari, e deve ancora superare tre votazioni. Ma sembra avviata a buon fine, visto anche l’appoggio di Netanyahu, che ha espresso il suo sostegno con un inusuale commento: «Chi uccide e poi ride non dovrebbe passare la vita dietro le sbarre, ma essere messo a morte». A suscitare la reazione del premier erano state le testimonianze sul massacro di coloni dell’insediamento di Halamish nel 2017, il cui responsabile si era messo a ridere dopo gli omicidi. Il testo della legge permetterebbe ai tribunali militari di condannare a morte un imputato anche senza l’unanimità. Per il momento, scrive il quotidiano israeliano Haaretz, la legge militare consente la pena di morte per chi è condannato per omicidio a seguito di un attentato terroristico, ma solo se la decisione dei giudici è unanime. Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare: direttore@lastampa.it rubrica.lettere@repubblica.it |
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