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Israele sotto minacce. Dagli sciiti, come documenta Giordano Stabile sulla STAMPA di oggi, 10/12/2017, a pag.13. Ma anche dal governo italiano, il voto contrario al Consiglio di Sicurezza è una coltellata nella schiena a Israele, da parte di un paese, il nostro, che credevamo amico. Gentiloni/Alfano/Renzi continuano a non rispondere. Per questo pubblichiamo dal GIORNALE a pag.1, il pezzo di Gian Micalessin, che descrive molto bene la vicenda- La Stampa-Giordano Stabile:" La minaccia sciita du Israele, liberiamo noi Gerusalemme"
Il Giornale-Gian Micalessin: " Palazzo Chigi, Palestina"
Cialtrona, servile ed autolesionista. Ecco l'Italia che ci ha regalato il governo del Partito democratico. Un'Italietta sollecita e prona quando si trattava di correre alla corte di re Obama. Ubbidiente e meschina oggi nell'associarsi alla muta dei Paesi europei pronti ad azzannare ai polpacci il detestato Donald Trump. La scelta di riconoscere Gerusalemme capitale dello Stato d'Israele sarà anche opinabile, ma la decisione del nostro governo di assecondare la Francia e di firmare, in qualità di membro non permanente e presidente di turno del Consiglio di sicurezza dell'Onu, una presa di distanze dalla Casa Bianca suona tanto meschina quanto masochista. Meschina perché mentre Matteo Renzi si presenta come il miglior amico di Israele, il governo del suo partito non si fa problemi a calpestare uno dei principi fondamentali 4 Le vittime dall'inizio dell'intifada proclamata venerdì dai palestinesi contro Gerusalemme capitale dello Stato ebraico pur di dar addosso all'odiato Trump. Ma nell'infelice scelta di allinearsi alle spalle della Francia, con Germania, Inghilterra e Svezia, c'è anche un bel po' di masochismo. La Francia di Emmanuel Macron, a cui non smettiamo di genufletterci, è la stessa che dopo aver portato al caos la Libia si rifiuta di darci una mano sulla questione migranti. La stessa che in Libia fa di tutto per contrastare le nostre politiche, sottrarci gas e petrolio e far carne di porco di quanto resta del nostro prestigio internazionale. Un prestigio che con Israele dovremmo star molto attenti a difendere visto che l'Italia è tra i principali partner dello Stato ebraico e il «terzo fornitore a livello europeo» con scambi cruciali nei settori dell'innovazione tecnologica, della biomedicina e della sicurezza cibernetica. Eppure - nonostante questi legami e i proclami di amicizia ad Israele ripetuti a ogni piè sospinto - l'Italia del Partito democratico non perde occasione per dimostrarsi scorretta ed inaffidabile. Soprattutto nelle occasioni e nelle sedi cruciali. In Europa, dove la guerra politica e commerciale allo Stato ebraico cova sotto le ceneri e dove le manovre di boicottaggio ad Israele sono quotidiane Matteo Renzi ha insediato come Alto rappresentante per la politica estera una Federica Mogherini diventata immediatamente famosa per la suo foto-santino in compagnia di Yasser Arafat. Una Mogherini impegnata in queste ore a far passare in ambito Ue una condanna di Trump e del riconoscimento di Gerusalemme analoga a quella presentata venerdì al Consiglio di sicurezza dell'Onu. In tutto questo il tradimento e l'autogol più imperdonabile avvallato dall'Italia-Pd resta quello dell'ottobre del 2016. In quei giorni - con Renzi ancora premier e Gentiloni alla Farnesina - la nostra rappresentanza *** all'Unesco non si fa problemi a scegliere l'astensione di fronte ad una mozione, sostenuta dall'Autorità nazionale palestinese, in cui si dichiara l'estraneità di Israele a Gerusalemme e ai suoi luoghi santi. Una sciatteria politico-diplomatica a cui Renzi tenta vanamente di mettere una pezza esibendosi in un'istrionica, ma tardiva sfuriata. Ma la faciloneria e l'approssimazione rischiano di giocare un brutto scherzo anche a Luca Lotti, il fedelissimo di Renzi piazzato su una poltrona dello sport da cui sembrerebbe difficile far danni. Invece la scelta, meritevole nel principio, di far partire da Gerusalemme il Giro d'Italia si è già rivelata goffa piccineria quando, per non far torto ai palestinesi, si è aggiunto il suffisso Ovest al nome della città. Ma il peggio deve, forse, ancora arrivare. La decisione di Trump su Gerusalemme era nell'aria da tempo e anche un ministro dello Sport poteva prevederne le non proprio pacifiche conseguenze per la zona. Ora, a decisione presa, il governo Gentiloni rischia di dover scegliere se esporre il Giro alla rabbia palestinese o confessare d'aver scherzato esponendo l'Italia all'indignazione israeliana. Comunque vada, rischia d'esser un gran brutto finale Per inviare la propria opinione, telefonare: lettere@lastampa segreteria@ilgiornale.it |
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