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Riprendiamo oggi, 12/05/2017, due servizi sulla Turchia. Il primo, dal CORRIERE della SERA, a pag.15, il secondo dalla GAZZETTA del MEZZOGIORNO, a pag.26, una intervista a Siegmund Ginzberg, preceduti da un nostro commento. Corriere della Sera-Elisabetta Rosaspina: " Carceri turche,la denuncia 'Con Erdogan abusi mai visti' " La descrizione di quanto avviene in Turchia che ci dà Elisabetta Rosaspina nel suo pezzo dovrebbe indignare chiunque abbia, anche minimo, il senso del valore della giustizia. Anche se la Turchia non è entrata a far parte dell'Europa - per nostra fortuna - questo non significa che la UE sia esentata dal far sentire la propria voce. Invece nulla, o quasi, chiacchiere senza alcun risultato, ciò che conta sono le relazioni commerciali e turistiche.
Safak Pavey, parlamentare turca del partito repubblicano d'opposizione, Chp, passa alla delegazione del gruppo socialista e democratico europeo, guidata dal presidente Gianni Pittella, quattro facciate e mezzo dattiloscritte: «Questa, per noi, è questione di vita o di morte — afferma, senza dissimulare la sua rabbia —. Sono entrata molte volte in quattro carceri del mio Paese. E posso dirvi che non credo ci sia mai stato un periodo di più pesanti violazioni dei diritti umani». È il quadro della repressione in Turchia dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso. E lo stato d'emergenza secondo il presidente Recep Tayyip Erdogan, ormai quasi plenipotenziario dopo il referendum costituzionale del 16 aprile. È un elenco di soprusi che spingeranno poco dopo Pittella, in conferenza stampa, a evocare i gulag delle purghe sovietiche: «Dieci mesi dopo il loro arresto — premette la deputata —, i detenuti ancora non sanno di che cosa siano accusati». Sono professori universitari, politici, militari, giornalisti, funzionari pubblici. Oppositori. Certo, magari anche rei confessi: «Gli arrestati sono tenuti prigionieri inginocchiati per giorni interi — recita il rapporto di Pavey —, picchiati, privati del sonno e torturati finché non firmano la confessione». Da dieci mesi molti di loro non vedono un medico, «a meno che non siano in pericolo di vita». Alle rare visite sono condotti, «ammanettati dietro la schiena. Un malato di cancro, di cui non posso fare il nome — aggiunge la parlamentare — non è stato portato in ospedale nemmeno con le manette». I giudici che si azzardano a firmare decreti di scarcerazione «sono sollevati subito dal loro incarico». E non sta ai medici stabilire le priorità d'intervento: «Allo stilista Barbaros Sansal sono stati spaccati i denti durante il suo linciaggio in aeroporto, ma non è stato curato». Essere gay, eventualmente, è un'aggravante: «Non infettarci con il tuo Aids o con la sifilide» è stato detto a uno di loro. Il governo starebbe progettando la costruzione di 74 nuove carceri. Nell'attesa: «Alla prigione di Sincan ci sono 45 persone in celle che potrebbero contenerne al massimo 10. Ma il ministro rifiuta di occuparsi di questo orrore». Di cui il Parlamento europeo ora non può più dire di essere all'oscuro. Gazzetta del Mezzogiorno- Leonardo Petrocelli: "L'ascesa di Erdogan? Responsabilità nostra" Le domande di Leonardo Petrocelli saranno anche state influenzate da alcuni giudizi assolutori di Siegmund Ginzberg nei confronti della Turchia, ciò non toglie però la sostanziale povertà di argomenti che compongono le sue domande, come se il cronista ignorasse quel che avviene in Turchia. Corresponsabile anche Ginzberg, quando attribuisce la responsabilità della dittatura di Erdogan al mancato ingresso in Europa. Escludendo che Ginzberg non conosca le differenze tra democrazia e dittatura, si rimane stupiti quando afferma che la causa della svolta dittatoriale non sia di Erdogan ma dell'Europa che non ha accolto la Turchia, un paese che, ancora prima del referendum, era già avviato verso una islamizzazione incompatibile con i nostri valori di giustizia e libertà.
Riportata al centro del dibattito italiano dalla vicenda del documentarista Gabriele Del Grande, la controversa Turchia di Erdogan rimane una delle più spinose incognite del panorama geopolitico mediterraneo. Oggi se ne ragionerà a Bari, in contemporanea con lo svolgimento del G7, durante la «chiacchierata», organizzata da Convochiamoci per Bari e BreadeRoses presso la Libreria Zaum (ore 18.30), con lo storico e giornalista Siegmund Ginzberg, autore del romanzo Spie e zie (Bompiani, 2015). Una «lezione di storia» con uno sguardo sulla più stringente attualità. Per inviare la propria opinione, telefonare a: lettere@corriere.it segreteria.redazione@gazzettamezzogiorno.it |
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