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La Stampa-La Repubblica Rassegna Stampa
28.02.2016 Iran: elezioni controproducenti e niente diritti civili
Interviste di Francesca Paci, Alessandra Baduel

Testata:La Stampa-La Repubblica
Autore: Francesca Paci-Alessandra Baduel
Titolo: «Queste consultazioni servono solo per dare legittimità al regime-Ma sul fronte dei diritti nessun progresso»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/02/2016, a pag.3, l'intervista di Francesca Paci al blogger Potkin Azarmehr. Dalla REPUBBLICA l'intervista a pag.11 al regista Keywan Karimi di Alessandra Baduel.

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La Stampa-Francesca Paci: " Queste consultazioni servono solo per dare legittimità al regime

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Francesca Paci             Potkin Azarmehr

Teheran sogna. In esilio ci sono invece i «pragmatici» come il blogger Potkin Azarmehr, fuggito dall’Iran all’indomani della rivoluzione khomeinista che pure aveva sostenuto insieme al padre già detenuto politico dello Scià. «Crederò all’evoluzione degli ayatollah quando faranno concessioni reali a un movimento riformista forte, il resto è “photo opportunity” per l’occidente» dice al telefono da Londra, dove vive da quando è ragazzo rimpiangendo l’abbaglio del ’79.
I riformisti filo Rohani avanzano: sono elezioni che possono segnare il cambio di passo?
«Chi chiama quelle iraniane elezioni ha bisogno di un dottore. Il 90% dei candidati riformisti è stato squalificato in anticipo. Corre solo chi è gradito al regime, io per dire non potrei. Anche se la maggioranza votasse per i sedicenti riformisti, ossia il meno peggio del peggio del peggio, sarebbe una vittoria finta: non sarà l’Assemblea degli Esperti a scegliere la prossima Guida, chi succederà alla morte di Khamenei è già stato designato, come fu con Khomeini».
I suoi connazionali però ci credono, l’affluenza è alta: tutti illusi?
«L’unica politica dei riformisti è invitare la gente a votare per legittimare il regime. L’esperienza mi dice che non si cambia l’Iran col voto. Il clero iraniano è uno Stato parallelo da prima del ’79, conosce la psiche popolare. Se per 5 anni neghi ai cittadini la libertà di tutto e poi a ridosso delle elezioni concedi loro qualche festa e un po’ di rossetto li fai credere di poter cambiare. Salvo risvegliarsi nel solito inferno: è così da 36 anni».
Ha zero fiducia in Rohani?
«Rohani è stato nell’apparato di sicurezza del regime, nel ’99 chiese la testa degli studenti ribelli. Quando è diventato presidente ha promesso la libertà ai riformisti in cella e invece nulla. L’unico suo successo è l’accordo sul nucleare e l’ha firmato perché il Paese stava implodendo. Obama ha salvato l’Iran dal crollo economico che avrebbe travolto gli ayatollah. Siamo a zero: bisogna ascoltare la Guida Suprema e non i simpatici giovani di Teheran, gli Usa come l’occidente e Israele restano nemici. Vittima dell’illusione di cambiare la mentalità del regime anziché il regime, il mondo va a farsi cambiare la mentalità da Teheran, vedi le statue coperte a Roma».
Non c’è futuro per l’Iran?
«Non auspico primavere arabe né invasioni straniere. Ma gli ayatollah si piegheranno solo quando i riformisti saranno duri come Solidarnosc in Polonia e non “istituzionali” come quelli che 5 anni fa chiesero al popolo in piazza di tornare a casa e calmarsi. Il regime nel 2009 non sparò subito, la carneficina iniziò quando quel milione di persone cominciò a disperdersi».

La Repubblica- Alessandra Baduel: "  Ma sul fronte dei diritti nessun progresso"

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Alessandra Baduel         Keywan Karimi

Non vedo cambiamenti per i diritti umani, credo nella democrazia, ma ho paura che possa esserci anche questa volta un grosso fraintendimento.. Il regista Keywan Karimi, 30 anni, pochi giorni fa ha visto confermata in appello la sentenza che lo condanna per propaganda contro il governo a 223 frustate e un anno di carcere. La mobilitazione internazionale dei mesi scorsi è riuscita a influire solo sugli anni comminati, che erano sei, per i contenuti del documentario Writing on the City, dedicato alle scritte sui muri di Teheran dal 1979 a oggi. In attesa che lo vadano a prendere, Karimi sta girando un nuovo documentario, questa volta sulla propria storia, incluse le cure di chemioterapia di sua madre. Risponde dopo un'altra giornata di riprese in giro per la capitale.
Contento del voto a favore dei riformisti?
«Non riesco a esserlo. Diciamo che non credo nel modo iraniano di fare elezioni, e non ho votato.
Ma i giovani sono andati in molti a votare, con grandi speranze.
«Questo governo perd sta continuando ad arrestare le persone per le loro attività intellettuali. C'è qualche cambiamento che riguarda le sanzioni, ma io non ho ancora capito perché devo andare in carcere: nel mio lavoro mostravo materiale d'archivio datomi proprio da istituzioni ufficiali. E mi è andata bene, anche se ho avuto la condanna al maggior numero di frustate della nostra storia se non riuscirti a evitarle, magari con l'aiuto dei medici, batterti il Guinness dei primati. Un anno di carcere perd è nulla: cinque persone pochi giorni fa sono state condannate a 15 anni per la stessa imputazione. Le loro colpe? Leggere libri in gruppo, per esempio.
Non ha fiducia in Rouhani o in Rafsanjani?
•Sono in politica da tanto, fanno parte della vecchia gerarchia del potere. Le vere novità potrebbero darcele solo nuovi politici"
Lei è stato all'estero per ricevere dei premi cinematografici dopo essere uscito su cauzione: perché è rientrato in Iran?
«Credo nel mio paese, bisogna stare qui — essere di esempio".

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