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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/05/2015, a pag. 9, con il titolo "L'Isis marcia su Damasco e Baghdad: l'ultima difesa sono le milizie dell'Iran", la cronaca e commento di Maurizio Molinari; dal CORRIERE della SERA, con il titolo "Camion-bomba e unità mobili: così avanza il Califfato", l'analisi di Guido Olimpio. Ecco gli articoli: LA STAMPA - Maurizio Molinari: "L'Isis marcia su Damasco e Baghdad: l'ultima difesa sono le milizie dell'Iran"
L’imam iracheno ribelle, il generale siriano a corto di truppe ed il regista iraniano dell’«Asse di resistenza» delle milizie sciite: sono i capi militari che difendono Baghdad e Damasco dall’avanzata delle truppe del Califfo dello Stato Islamico (Isis). CORRIERE della SERA - Guido Olimpio: "Camion-bomba e unità mobili: così avanza il Califfato"
Ramadi e Palmira, due teatri diversi. Il doppio successo dell’Isis in Iraq e in Siria nell’arco di una settimana conferma l’abilità bellica e l’inconsistenza dei suoi avversari locali. Con l’eccezione dei curdi, gli unici a strappare porzioni consistenti di territorio ai jihadisti, specie nel nord-est siriano. L’Isis punta sulla mobilità delle sue unità, che si disperdono e si concentrano in vista degli attacchi. Questo per ridurre l’impatto dei raid. Quindi i jihadisti impiegano tattiche che, pur con varianti, sono quasi sempre simili. Intanto le manovre diversive, con le quali costringono il nemico a spostarsi su falsi target. È avvenuto anche a Ramadi. Quindi arriva la spallata affidata ai veicoli bomba usati in quantità. Per distruggere le difese del capoluogo iracheno ne hanno usati una trentina. Tra questi: bulldozer blindati riempiti d’esplosivo, camion corazzati imbottiti di fertilizzante e proiettili d’artiglieria. Non chili ma tonnellate di «miscela» devastante. Mezzi affidati ai kamikaze. Il Pentagono sostiene che in questo modo hanno spazzato via interi isolati e demoralizzato i difensori. Gli Usa stanno inviando mille sistemi anti tank AT4 promessi in aprile: razzi che dovrebbero fermare la corsa dei veicoli bomba. Solo che servivano prima. Il movimento ha infiltrato combattenti travestiti da soldati, ha usato i mezzi conquistati all’esercito, ha attivato cellule presenti da tempo dietro le linee. Nulla di nuovo. Anche durante la campagna d’estate è ricorso alla quinta colonna che ha colpito in modo preventivo. Molti ufficiali sono stati assassinati, altri sono scomparsi. Una guerra psicologica logorante su un dispositivo già debole. A Ramadi le forze locali non avevano pezzi di ricambio, hanno atteso invano rinforzi, non c’era alcun coordinamento. Dinamismo e determinazione, unita alla capacità dei «colonnelli», hanno permesso a Isis di tenere testa anche a forze superiori in numero. Lo si è visto a Tikrit e Baiji. Così come hanno sfruttato le divisioni etniche — anche a Palmira — per portare dalla propria parte clan tribali e altri gruppi armati. Nell’antica città ha giocato anche il fattore sorpresa: i governativi non erano preparati, si sono ritirati. Lasciando, forse, enormi depositi d’armi che alimenteranno l’arsenale islamista. In questo modo, l’Isis potrà fare scorta e sostituire mezzi che non sarebbe in grado «mantenere» per poi puntare su assi stradali che portano alle più importanti città della Siria e legano questo scacchiere a quello iracheno. Una risposta a quanti hanno ipotizzato che alla lunga l’Isis non sarebbe riuscito ad avere un pieno controllo su un’area estesa. Il Califfo, per ora, è in marcia . Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare: lettere@lastampa.it lettere@corriere.it |
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