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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.05.2015 Il fondamentalismo islamico al Salone del Libro 2016: sì, se si fa conoscere per quello che è
Analisi di Vittorio Feltri, cronaca del Corriere della Sera

Testata:Il Giornale - Corriere della Sera
Autore: Vittorio Feltri
Titolo: «Accogliamo gli islamici in casa. Anzi, in Salone - Arabia Saudita ospite 2016; Emanuele Trevi: 'Una decisione assurda'»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 19/05/2015, a pag. 1-23, con il titolo "Accogliamo gli islamici in casa. Anzi, in Salone", l'analisi di Vittoruio Feltri; dal CORRIERE della SERA, a pag. 43, la breve "Arabia Saudita ospite 2016; Emanuele Trevi: 'Una decisione assurda' ".

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE - Vittorio Feltri: "Accogliamo gli islamici in casa. Anzi, in Salone"

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Vittorio Feltri

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Angelo Pezzana, Ernesto Ferrero

Gli islamici non ci bastano mai. Abbiamo aperto le porte ai petrolieri, ai quali vendiamo banche, fabbriche (le poche rimaste), palazzi, società sportive. Piazza del Duomo a Milano spesso si riempie di uomini che pregano Allah a glutei per aria. Interi quartieri delle nostre città sono stati invasi da gente che frequenta moschee e si serve in macellerie (illegali) specializzate nello sgozzamento crudele degli animali. Per quieto vivere lasciamo fare. Tra poco legalizzeremo la poligamia. Ci sono parroci e addirittura vescovi impegnati nell'esegesi del Corano, tanto per gradire.

Il crocifisso irrita i musulmani? Togliamolo dalle pareti degli uffici pubblici e dal collo delle bambine: che sarà mai! Consentiamo che la civiltà occidentale venga inquinata per dovere di ospitalità, rinunciamo pure alla nostra identità: non sappiamo che farcene in un mondo dove si predica l'integrazione, ovviamente a senso unico. Presto adotteremo il caffetano firmato da un famoso stilista. In attesa di una sfilata che reclamizzi l'abbigliamento mediorientale, il Salone del libro di Torino si inchina alla moda (in omaggio all'Isis, presumo) e spalanca i battenti all'Arabia Saudita col pretesto di studiarne la cultura, i fermenti letterari, i costumi editoriali.

L'anno prossimo, la tradizionale manifestazione libraria che mobilita gli operatori del settore, oltre a numerosi scrittori, giornalisti, appassionati di lettura, vedrà al centro le avanguardie intellettuali di Riad, ammesso che esistano. L'annuncio è stato dato a Torino dagli organizzatori del Salone stesso (con qualche imbarazzo di alcuni di essi) e riportato dalla stampa, compreso Il Giornale. Nell'apprendere la notizia, abbiamo avuto le traveggole. Poi i brividi. Poi abbiamo riso, amaramente. Sono decine, centinaia le nazioni interessanti sotto il profilo culturale e delle iniziative editoriali, e noi anziché sceglierne una a caso nella certezza di non sbagliare, dato che è stimolante scoprire cosa bolle nella pentola internazionale del sapere, abbiamo selezionato l'Arabia Saudita, un luogo dove i libri sono considerati il veleno dell'anima: tutti tranne uno, il Corano, che non è solo un testo sacro, ma legge dello Stato, in base alla quale le pari opportunità, come le definiamo noi, sono parificate alle bestemmie, cioè reati. Invitare questo Paese che costringe i cittadini a vivere da trogloditi, è inspiegabile.

Non pensiamo che i curatori della rassegna siano talmente ingenui da non essersi posti il problema che i sauditi finanziano, tra l'altro, i terroristi e alimentano il fondamentalismo. Forse gli intelligentoni torinesi sono stati indotti a convocarli per compiacere a qualche papavero politico ansioso di fare pappa e ciccia con le autorità di Riad onde concludere buoni affari. È solo un sospetto. Sta di fatto che il direttore del Salone, Ernesto Ferrero, tutt'altro che sprovveduto, non è l'autore della iniziativa balorda. Egli lascia intendere che altri ne sono i promotori. Chi? Il nome dell'«assassino» non è ancora venuto fuori. Ma non tarderemo a risolvere il giallo. Angelo Pezzana, fondatore del Salone, è rimasto basito. I suoi commenti ironici più che stupore rivelano disgusto.

In sostanza ha detto: «Ottima l'idea di stendere tappeti rossi all'Arabia, finalmente tutti potranno constatare come sia prezioso il codice civile di quel Paese». Giova rammentare che Pezzana da decenni si batte per i diritti civili di qualsiasi tipo e genere ed è al corrente del clima tetro e violento creato dai sauditi, i quali considerano le donne delle fattrici, non permettono loro nemmeno di guidare l'automobile, soffocano ogni libertà e non soltanto quella religiosa. Cose risapute. Il che rende più grave la decisione infausta delle eminenze grigie della kermesse piemontese.

Eppure siamo curiosi di verificare quali prodotti culturali gli illustri ospiti di Torino l'anno venturo proporranno ai visitatori. Il manuale per tagliare abilmente la testa agli infedeli? Un saggio sulle tecniche di sterminio rapido dei cristiani? Come bruciare la nonna eretica senza fare fumo? Un trattato sull'inferiorità femminile? Una guida alla conoscenza del califfo-pensiero? Fiduciosi, aspettiamo spiegazioni da parte dei geni che ci portano in casa altri musulmani, come se non fossero sufficienti quelli che già abbiamo. Sia chiaro. A noi della Mecca non importa nulla.

CORRIERE della SERA: "Arabia Saudita ospite 2016; Emanuele Trevi: 'Una decisione assurda' "

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Emanuele Trevi

Chiusura del Salone del libro di Torino tra dati di affluenza positivi e polemiche sul Paese ospite del 2016. Sull’annuncio della scelta dell’Arabia Saudita quale nazione ospite dell’anno prossimo, infatti, si è pronunciato lo scrittore Emanuele Trevi, che ha dichiarato all’agenzia Adn Kronos: «La trovo una decisione inaccettabile. Incomprensibile. Assurda». E ha rincarato la dose: «Ma stiamo scherzando? Un Paese che tratta i suoi sudditi al di sotto di un qualsiasi livello accettabile, che non riconosce dignità alle donne, in termini di segregazione e discriminazione. Allora perché non invitare la Corea del Nord? Almeno lì le donne possono guidare».

E chiude augurandosi «un ripensamento, francamente, da parte dei vertici del Salone che sono in uscita e quindi lascerebbero questa patata bollente in eredità a chi prenderà il loro posto». Coda polemica, dunque, per un’edizione 2015 caratterizzata da molti segnali positivi: l’evento del Lingotto ha visto un incremento di visitatori, oltre le 341 mila presenze, pari allo 0,7% in più rispetto all’anno scorso — come ha illustrato il presidente della Fondazione del Libro, Rolando Picchioni — e ha incassato un segno positivo anche per le vendite, con una crescita media del 15% e punte del 20%.

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