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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Libero - Il Manifesto Rassegna Stampa
10.04.2015 I palestinesi stavano con Hitler, chi contesta la Brigata ebraica è antisemita
Cronaca e commento di Giuseppe Pollicelli; Carlo Lania intervista un palestinese in puro stile Manifesto

Testata:Libero - Il Manifesto
Autore: Giuseppe Pollicelli - Carlo Lania
Titolo: «I palestinesi filo SS cacciano gli ebrei dal 25 aprile - 'In piazza con la Brigata, ma Israele che c'entra?'»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/04/2015, a pag. 19, con il titolo "I palestinesi filo SS cacciano gli ebrei dal 25 aprile", la cronaca e commento di Giuseppe Pollicelli; dal MANIFESTO, a pag. 6, con il titolo "In piazza con la Brigata, ma Israele che c'entra?", l'intervista di Carlo Lania a Yussuf Salman (comunità araba palestinese), preceduta dal nostro commento.

Ecco gli articoli:


Lo stemma della Brigata ebraica, Riccardo Pacifici

LIBERO - Giuseppe Pollicelli: "I palestinesi filo SS cacciano gli ebrei dal 25 aprile "

Dal 1946, quando la ricorrenza fu istituita dal principe Umberto II su proposta dell’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, si assiste a una disdicevole gara per accaparrarsi l’esclusiva della Festa della Liberazione. Si tratta ormai di un punto fermo della vita sociale italiana che ogni anno, in prossimità del 25 aprile, si ripresenta inesorabile, riducendo a livoroso teatrino da bassa politica un evento che, invece, dovrebbe dignitosamente celebrare uno dei momenti cruciali della storia del nostro Paese: la definitiva sconfitta - di cui nel 2015 cade il settantesimo anniversario - delle truppe nazifasciste.

A rivendicare il monopolio del 25 aprile (una rivendicazione che riflette la pretesa - peraltro a lungo soddisfatta - di egemonizzare la memoria della Resistenza) è, da sempre, la sinistra. Soprattutto, ovviamente, quella più estrema. La quale, da qualche tempo in qua, conta nelle sue file alcuni tra i più strenui nemici di Israele e, in generale, del mondo ebraico, in primo luogo i sostenitori «senza se e senza ma» della causa palestinese.

RIPICCHE ANTICIPATE Se dunque, in occasione dei festeggiamenti dello scorso anno, si registrarono forti tensioni tra gruppi filopalestinesi supportati da esponenti dei centri sociali ed elementi della comunità ebraica romana (non degenerate in scontri solo grazie al costante monitoraggio delle forze dell’ordine), stavolta ripicche e incomprensioni hanno preceduto di diversi giorni lo svolgimento della manifestazione. Nel momento in cui scriviamo, sia la Brigata ebraica sia l’Aned (Associazione Nazionale degli ex Deportati) non hanno fatto marcia indietro rispetto al proposito di non prendere parte alle celebrazioni del prossimo 25 aprile, limitandosi a dichiarare la propria disponibilità esclusivamente nel caso in cui in piazza non vengano portate bandiere palestinesi.

Potrebbe apparire un’uscita immotivata e arrogante, ma in realtà è soltanto una reazione innescata da richieste, esse sì proterve, avanzate in precedenza da alcune organizzazioni pro Palestina. Queste ultime, come ha chiarito il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, «pretenderebbero che il 25 aprile non vi sia il simbolo della Brigata ebraica, che liberò l’Italia dal nazifascismo insieme alle truppe alleate e ai partigiani». Pacifici era stato preceduto da un comunicato dell’Aned in cui si denuncia che durante una riunione svoltasi il 30 marzo «le minacce e gli insulti hanno prevalso e hanno evidenziato gli stessi inaccettabili presupposti che, nelle passate edizioni, hanno dato luogo a veri e propri episodi di intolleranza».

SFILATA «SCORTATA» Semprel’Aned, appoggiata dall’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani), ha suggerito ieri, quale condizione per partecipare alle celebrazioni, che sia il Comune di Roma a occuparsi dell’organizzazione dell’evento, ma la proposta ha provocatouna spaccatura all’interno dell’Anpi stessa: il presidente dell’Anpi di Roma, Ernesto Nassi, ha infatti reso noto di non essere d’accordo «con l’idea dell’Anpi nazionale di delegare al Campidoglio l’organizzazione: non siamo stati neppure consultati al riguardo».

Questo nella Capitale. A Milano la situazione è solo di poco migliore, dato che la Brigata ebraica (la cui bandiera, con al centro la stella di David, è estremamente simile a quella israeliana) sfilerà facendosi «scortare» dal servizio d’ordine del Pd. Certo è paradossale, e dà la misura di come la faziosità ideologica possa deformare la verità storica, che quelli che non vorrebbero vedere inpiazza il simbolo della Brigata ebraica ritengano invece perfettamente legittimo sventolare il vessillo della Palestina. Costoro dimenticano, o fanno finta di dimenticare, quanto il gran muftì Amin al-Husseini scrisse al console tedesco di Gerusalemme il 31 marzo del 1933, poche settimane prima dell’ascesa al potere di Adolf Hitler: «I musulmani dentro e fuori la Palestina danno il benvenuto al nuovo regime tedesco e si augurano che il sistema di governo fascista e antidemocratico si affermi in altri Paesi».

IL MANIFESTO - Carlo Lania: "In piazza con la Brigata, ma Israele che c'entra?"

E' difficile commentare l'intervista di Carlo Lania a Salman, una intervista in puro stile Manifesto . Le menzogne elencate da Salman, che evidentemente è un grande sostenitore del terrorismo palestinese contro Israele e gli ebrei, sono in questo caso enormi. Basti ricordare la definizione di Israele: "uno Stato fascista, antidemocratico che occupa la Palestina da 67 anni".
Qual è la risposta del giornalista a questo veleno? "Sì, ho capito". Il Manifesto concede ancora una volta spazio all'estremismo palestinese, senza timore di infangare una ricorrenza fondamentale per tutti come il 25 Aprile. Alla Liberazione la Brigata Ebraica diede un contributo importante, gli arabi palestinesi erano invece alleati di Hitler. E molti di loro lo sono, ancora oggi.

Ecco il pezzo:


Manifestanti palestinesi. I loro modelli ideologici sono chiari

II corteo è sempre più in forse. La presidenza dell'Anpi romana annuncia di volersi dimettere sabato prossimo durante il direttivo provinciale. L'Anpi nazionale, invece, dopo un comunicato in cui chiede al sindaco di Roma Marino di organizzare lui la Festa (e che è stato vissuto dall'associazione romana come un commissariamento) chiede alle delegazioni straniere di tenere lontane le proprie bandiere dai simboli della Liberazione, un riferimento indirizzato prima di tutto alla comunità palestinese e alle associazioni filo Palestina.

E' sempre più nel caos il 25 aprile capitolino dopo che la Brigata ebraica e l'Aned, l'associazione degli ex deportati, hanno annunciato che non parteciperanno al tradizionale corteo di Porta San Paolo. Una decisione maturata dopo lo scambio di insulti avvenuto nella casa della Memoria tra i rappresentanti della Brigata e quelli delle associazioni filopalestinesi che, secondo la comunità ebraica. non dovrebbero partecipare alla manifestazione.

Inutili i tentativi di mediazione in quello che sembra ormai essere diventato un dialogo tra sordi "E' l'Anpi che organizza la manifestazione, ed è l'Anpi che deve decidere chi invitare e chi no", insiste Yussuf Salman, rappresentante della comunità palestinese a Roma. "Noi l'anno scorso siamo stati aggrediti dagli esponenti della comunità ebraica perché non volevano che partecipassimo con le nostre bandiere. Perché vogliamo esserci? Innanzi tutto perché siamo stati invitati dall'Anpi, secondo perché la presenza nostra e delle bandiere palestinesi in un evento di questo genere mi sembra ovvia e naturale visto che apparteniamo a un popolo, a una terra che è ancora sotto l'occupazione, e quindi anche noi stiamo lottando per liberare la nostra terra".

Lei parta come rappresentante della comunità palestinese. L'Anpi dice però di non aver invitato le associazloni filo palestinesi che invece si sono presentate alla riunione organizzattva in massa. Non tocca a me rispondere per le associazioni, non è compito mio, ma a questa manifestazione hanno sempre partecipato tutti coloro che riconoscono i valori della Resistenza.

I rappresentanti della Brigata ebraica e degli ex deportati però accusano le associazioni di averli insultati dicendo che non è tollerabile la presenza dl uno Stato, Israele, per loro fascista. Israele è uno stato fascista, antidemocratico che occupa la Palestina da 67 anni.

Sì ho capito, ma che c'entra la Brigata ebraica? Contro di loro noi palestinesi non abbiamo detto niente. Abbiamo detto che la Brigata ebraica e gli ex deportati sono cittadini italiani, e quindi hanno tutto il diritto di partecipare alla manifestazione. Però abbiamo contestato la presenza della bandiera israeliana, la bandiera di un Paese occupante. Che c'entra quella bandiera con la liberazione?

Non crede che debba essere l'Anpi a decidere chi può partecipare e con quail bandiere? Certo, ma ho sentito anche molti esponenti dell'Anpi dire che la bandiera di Israele non c'entra con la manifestazione.

Un'accusa che vi rivolge la comunità ebraica è l'alleanza, durante la guerra, tra iI Gran Mufti di Gerusalemme e Hitler. Queste sono stupidaggini. Possibile che oggi, nel 2015, bisogna parlare di quanto accaduto 70 anni fa in un altro contesto storico? C'era una guerra, e la Palestina veniva regalata dagli inglesi al movimento sionista senza alcun diritto.

Cosi però si importa iI conflitto israelo palestinese nella Festa del 25 aprile. Le sembra giusto? Non per colpa nostra. Sono loro, Riccardo Pacifici e la comunità ebraica che non capiscono che ormai la politica del ricatto e della prepotenza non funziona più.

Sfilereste accanto alla Brigata ebraica? Non abbiamo nessun problema a sfilare con la Brigata ebraica e gli ex deportati. Sono cittadini italiani.

L'Anpi chiede che le rappresentanze straniere siano separate dai simboli della Liberazione. E' d'accordo? Mi sta bene, è la manifestazione dell'Anpi e se ha deciso così noi non abbiamo problemi.

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