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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.02.2015 Oggi il voto del Senato sul negazionismo
Cronaca di Ilaria Lombardo, commento di Pierluigi Battista

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Ilaria Lombardo - Pierluigi Battista
Titolo: «Pene fino a tre anni per i negazionisti - Ma chi uccide la memoria non si batte in tribunale»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/02/2015, a pag. 10, con il titolo "Pene fino a tre anni per i negazionisti", la cronaca di Ilaria Lombardo; dal CORRIERE della SERA, a pag. 31, con il titolo "Ma chi uccide la memoria non si batte in tribunale", il commento di Pierluigi Battista.

Ecco gli articoli:


Cumuli di scarpe appartenute a ebrei trucidati ad Auschwitz (museo di Auschwitz)

LA STAMPA - Ilaria Lombardo: "Pene fino a tre anni per i negazionisti"

Non si vedono tutti i giorni due senatori disquisire citando Martin Heidegger. A Palazzo Madama sta per essere approvata la legge che introduce il reato di negazionismo. Paolo Corsini ed Emma Fattorini, Pd, entrambi storici di professione, ragionano sui passaggi che più hanno acceso il dibattito sul testo. Se, infatti, il voto di oggi in aula è scontato (il ddl porta la firma di tutti i partiti, tranne la Lega), non lo è stato l’esito del lungo e dotto braccio di ferro su una fattispecie di illecito penale che è al limite del reato di opinione, e che ha anche delicate implicazioni internazionali.


Il Senato italiano

Con la Turchia innanzitutto, che, considerata la questione del genocidio armeno, ha attivato i suoi canali diplomatici. Ancora ieri l’ambasciatore turco ha incontrato Lucio Malan di Fi, cofirmatario del ddl, per ricevere rassicurazioni. Tant’è, raccontano i senatori, che nel testo i riferimenti sono stati bilanciati con attenzione. Mentre la Shoah è citata esplicitamente, gli altri genocidi sono richiamati in maniera generica e conseguente. Ed è proprio su questo che Fattorini e Corsini disquisiscono: «Siamo sicuri non sia discriminatorio?» si chiede la prima. «No –afferma il secondo –, la Shoah è l’archetipo di tutti i genocidi».

Comunque sia, ci siamo: per la prima volta un ramo del parlamento approva il reato di negazionismo. Ci aveva provato anche Rita Levi Montalcini. Allora Corsini si oppose al ddl. Motivo? «Sconfinava nel reato di opinione». Questo il nodo cruciale, che ha compattato la testuggine accademica del Pd - Corsini, Fattorini e l’altro storico-senatore, Miguel Gotor: «Nella prima versione non era salvaguardata la libertà di espressione, ora sì» spiega Gotor. Il compromesso è un’aggravante dell’istigazione alla violenza o alla discriminazione razziale. Sono introdotti l’avverbio «pubblicamente» e il richiamo alla Shoah e ad altri genocidi. Per capire: se qualcuno davanti a una folla nega l’Olocausto e invita a colpire gli ebrei, commette il reato di negazionismo. Se un professore sostiene che Auschwitz è un’invenzione pluto-giudaica e basta, dice qualcosa di aberrante ma non perseguibile.

C’è da giurarsi che l’interpretazione della norma riserverà nuove puntate. Intanto, però, come spiega Silvana Amati, Pd, prima firmataria, «l’Italia è tra i pochi Paesi a non essersi adeguato alla norma quadro dell’Ue del 2008». Adesso tocca alla Camera, ma, data la larga condivisione, potrebbe risolversi tutto in commissione, senza passare dall’aula. «La stessa aula –aggiunge Malan - che 70 anni fa approvò le leggi razziali». A quel punto il negazionismo sarà punito, per legge, fino a 3 anni.

CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista: "Ma chi uccide la memoria non si batte in tribunale"

L'articolo di Pierluigi Battista è un punto di vista interessante, ma le buone intenzioni nella lotta contro il negazionismo non sono sufficienti.
Il timore di una sanzione legale come quella prevista dal decreto legge oggi in votazione in Senato, invece, può avere la conseguenza positiva di porre un argine al diffondersi della menzogna negazionista. Una menzogna che, non dimentichiamolo, è uno dei molti volti dell'antisemitismo odierno.

Ecco l'articolo:


Pierluigi Battista

Il grande storico Pierre Vidal-Naquet non era d’accordo con chi voleva mettere in galera il negazionista Robert Faurisson. Ma scrisse un formidabile libro sugli «assassini della memoria» che rivelò l’abisso di sconcezza, di impostura storiografica, di ignoranza, di pregiudizio nazistoide in cui sprofondava chi negava la stessa esistenza di Auschwitz. Non bisogna fargliela passare liscia, agli «assassini della memoria». Ma con i libri, i fatti, gli argomenti, i documenti, le testimonianze. Non con i poliziotti e i magistrati.

In Francia c’è da tempo una legge che considera reato il negazionismo, ma ogni anno aumenta il numero delle aggressioni contro gli ebrei. In Austria, qualche anno fa, hanno tenuto in prigione David Irving, ma nessun movimento antisemita è risultato indebolito. Senza considerare le occasioni di arbitrio, le omissioni, i silenzi diplomatici, i doppiopesismi.

In Iran nei giorni scorsi hanno indetto un concorso per la miglior vignetta contro gli ebrei: nessuno ha chiesto la chiusura dei rapporti diplomatici con Teheran, dove al tempo dell’allora presidente Ahmadinejad venne addirittura convocato un convegno internazionale per negare l’esistenza delle camere a gas.

Una legge che impedisce di dire è una legge liberticida, anche se animata dalle migliori intenzioni. È la cultura che deve disarmare il negazionismo, non un provvedimento dei magistrati. Si capisce il dolore di chi vede negata l’evidenza storica della Shoah, ma non è con i magistrati che necessariamente interpretano una legge che si vince la battaglia contro gli assassini della memoria.

Nemmeno con l’indifferenza. E anzi, è il compito di una società civile impedire che le menzogne circolino indisturbate. E di insistere, ribadire, ricordare. Mai dandogliela vinta ai manipolatori criptonazisti camuffati da storici. Si può fare, anche senza leggi ambigue e pericolose.

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