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Il Giornale - Il Foglio - Libero Rassegna Stampa
18.12.2014 L'Europa sdogana Hamas: 'Non è terrorista'
Commenti di Fiamma Nirenstein, Carlo Panella, Andrea Marcenaro

Testata:Il Giornale - Il Foglio - Libero
Autore: Fiamma Nirenstein - Andrea Marcenaro - Carlo Panella
Titolo: «Il mondo di Strasburgo: Hamas non è terrorismo e la Palestina è uno Stato - Andrea's Version - Ci si mettono i giudici Ue: 'Hamas non è terrorista' - Anche l'Italia gira le spalle a Israele»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 18/12/2014, a pag. 2, con il titolo "Il mondo di Strasburgo: Hamas non è terrorismo e la Palestina è uno Stato", il commeto di Fiamma Nirenstein; dal FOGLIO, a pag. 1, "Andrea's Version" di Andrea Marcenaro; da LIBERO, a pag. 13, con il titolo "Ci si mettono i giudici Ue: 'Hamas non è terrorista' ", il commento di Carlo Panella; a pag. 13, la cronaca "Anche l'Italia gira le spalle a Israele", a firma c.ma

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Il mondo di Strasburgo: Hamas non è terrorismo e la Palestina è uno Stato"


Fiamma Nirenstein        

     

Bell'idea davvero, mentre piangiamo la tragedia di Peshawar in Pakistan e ci fa tremare l'attacco di Sydney; mentre i Talebani, Isis, Boko Haram, Hezbollah, Hamas stessa sono attivi in tutto il mondo; bell'idea quella della Corte generale dell'Unione europea che per «motivi procedurali» ha tolto Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche donando una giornata trionfale alla isterica nevrosi antisraeliana dell'Europa.

«Questo è un esempio dell'ipocrisia dell'Europa che sembra non ricordarsi di che cosa ha fatto a sei milioni di ebrei» ha commentato duro Benjamin Netanyahu. L'Ue, è vero, prende senza sosta di mira Israele, anche quando farlo è irrazionale e autolesionista. Ieri il Parlamento europeo ha anche votato il riconoscimento dello Stato Palestinese. In questi anni si sono visti boicottaggio, «labeling», feroce condanna dell'esercito di Israele, entusiasmo per lo stato palestinese, non importa se democratico o autoritario e violento, il voto di tanti parlamenti per la Palestina: Irlanda, Inghilterra, Spagna... E ieri, l'epopea collettiva: il Parlamento europeo ha votato per il riconoscimento «in linea di principio» dello Stato Palestinese, con applausi. L'Ue ha però abbandonato il riconoscimento immediato, aggiungendo una frase su come «andrà per mano con l'avanzamento dei colloqui di pace».


E' questa l'Europa che vogliamo? L'Europa non sembra aver imparato molto dalla storia

Intanto, in Svizzera, i 126 stati firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra hanno biasimato Israele per violazione dei diritti umani a Gaza. Un classico. Ma più sconfortante è la decisione della Corte europea di rivedere la scelta del 2003 di inserire Hamas nella lista nera, compiuta dopo le Twin Towers e gli attacchi terroristi della Seconda Intifada. La Corte insiste che la sua è una scelta solo procedurale: Hamas ha impugnato la decisione sulla scorta di un'azione simile delle Tigri Tamil dello Sri Lanka, e la Corte, come per loro, ha stabilito che le accuse non sono sostenute da prove processuali, ma solo da notizie politiche e di stampa. La Corte spiega, in modo un po' ridicolo perché purtroppo tutti abbiamo visto il sangue versato da Hamas, che se nei prossimi tre mesi le prove verranno presentate, essa verrà reinserita nella lista. Ma per ora Hamas festeggia.

I 28 giudici della Corte europea sono stati ligi, ma ciò può indurre procedure legalistiche pericolose. Ma per quanto scivolosa sia la definizione di terrorista, Hamas è parte della Fratellanza Musulmana, i suoi principi sono paragonabili a quelli dell'Isis. Per prendere il potere a Gaza nel 2007 ha precipitato dai tetti i suoi nemici di Fatah; quando Osama Bin Laden fu ucciso, Ismail Hanyieh ha condannato gli Usa; l'Egitto ha denunciato il legame fra Hamas e gruppi affiliati a Al Qaeda; gode del finanziamento dell'Iran e di Assad in Siria, del Qatar.

La Carta del 1988 predica il califfato mondiale e il genocidio: lo sceicco Younis Al Astal, del consiglio legislativo di Gaza, spiega che «il Corano insegna a massacrare gli ebrei». E Hamas ci si impegna: il 39,9 per cento degli attacchi suicidi che hanno fatto circa 2000 morti nei bar, sugli autobus, nei supermarket sono di Hamas; gli attacchi riusciti e falliti dal 2001 al 2014, 18928. Fra gli attacchi più famosi quello di Natania che uccise 30 anziani, e quello della pizzeria Sbarro a Gerusalemme, con 15 morti, molti bambini. La pioggia di missili sui civili è un'altra specialità. Hamas ha tentato di colpire anche gli impianti chimici di Haifa e di compiere stragi di massa. La sua politica mira a colpire anche i cristiani, che perseguita sul suo territorio. Hamas impone la shaaria, indottrina i suoi bambini all'odio, quest'anno ha diplomato quindicimila ragazzi nei campi paramilitari, il doppio dell'anno scorso: «Questa generazione» ha detto Ismail Haniyeh «non conosce la paura, è la generazione dei missili, dei tunnel, delle operazioni suicide». Noi europei gli abbiamo procurato una strada che si svilupperà prossimamente in tutte le istituzioni: quella dell'Intifada legale.

 IL FOGLIO - Andrea Marcenaro: Andrea's Version"

Andrea Marcenaro
Andrea Marcenaro

E così, un gruppo come Hamas, che ha nel suo statuto la distruzione di Israele, che educa i ragazzini a diventare martiri, mette le cinture di dinamite alle sue donne per farle esplodere nei bar o sugli autobus di Tel Aviv, spara razzi sugli asili nido, accoppa i ragazzi che fanno l'autostop e trucida con il colpo alla nuca perfino i soci di al Fatah, perché non vuole impicci (poi si potrebbe andare avanti ancora per un'ora), non sarebbe un'organizzazione terroristica. Ci voleva tanto per capirlo? Certo che non lo è, e a sentenziarlo è la Corte di giustizia europea, mica pizza e fichi. Ma già vedo gli immancabili schizzinosi, schierati coi nasi adunchi alle cloche dei caccia con la stella, che si preparano alla protesta e alla lagna. Personalmente lo trovo giusto, invece. Mi fermerei per applaudire, avessi tempo. E' che sto correndo dal notaio a fondare le nuove Brigate Rosse col diritto all'otto per mille.

LIBERO - Carlo Panella: "Ci si mettono i giudici Ue: 'Hamas non è terrorista' " 


Carlo Panella                               

Ennesima follia dell'Europa: ieri il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che riconosce lo Stato di Palestina, ma subito dopo la portavoce di Federica Mogherini, titolare della politica estera della Commissione Europea ha dichiarato che Hamas, il partito che oggi condivide con la Olp di Abu Mazen il governo di questo futuro Stato, «continua ad essere considerato dall'Europa una organizzazione terroristica». Questo, in risposta a una terza istituzione, la Corte Europea, che ha emesso una sentenza che stabilisce che l'Europa deve cessare di considerare Hamas una «organizzazione terroristica».

Sentenza, si badi bene, motivata solo da «questioni procedurali», formali, non da un giudizio di merito. Una abnormità che ha spinto la portavoce della Mogherini a precisare: «La decisione della Corte su Hamas è una sentenza legale, non una decisione politica». Dunque, a dare retta al Parlamento Europeo, che segue i parlamenti francese, spagnolo, portoghese e norvegese, uno Stato che se si formasse oggi sarebbe governato da una organizzazione terroristica. Un capolavoro!

E GLI ARABI?
Esempio esaustivo della confusione che regna in Europa, sempre all'insegna di un mood politically correct basato sul nulla, che ha un solo risultato pratico: danneggia ulteriormente le già impervie possibilità che Israele e Abu Mazen trovino una soluzione concordata per la nascita di uno Stato palestinese. Confusione aumentata al parossismo dal dispositivo della risoluzione votata dal Parlamento Europeo che «ribadisce il proprio fermo sostegno a favore della soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato di Palestina indipendente, democratico e capace di esistenza autonoma, che vivano fianco a fianco in condizioni di pace e sicurezza».

Il non piccolo, tragico, problema, fondamentale anche sul piano del diritto internazionale, è che non sono mai esistiti i «confini del 1967». Di più, nel 1948, subito dopo la guerra in cui i Paesi arabi che volevano la distruzione di Israele, il premier israeliano David Ben Gurion chiese formalmente che la «linea verde», che segnava la linea armistiziale, venisse riconosciuta come confine internazionale. Ma i Paesi arabi rifiutarono in blocco e così il territorio di Israele non è separato dai Paesi confinanti da un «confine», ma solo da una linea provvisoria di cessate il fuoco che si è poi trasformata in «confine» solo nei confronti dell'Egitto e della Giordania a seguito degli accordi di Oslo del 1993. Men che meno ha mai avuto la figura giuridica di «confine» la linea che separa Israele dalla Cisgiordania e da Gaza (territori del futuro Stato palestinese), tanto che la prima nel 1967 faceva legalmente parte dello Stato di Giordania, mentre Gaza faceva parte del territorio dell'Egitto.

PACE PIÙ LONTANA
Nel complesso, questo caos europeo, complica quindi, invece di favorire la soluzione del conflitto israelo-palestinese, perché rafforza l'intransigenza non solo di Abu Mazen, ma anche della terrorista Hamas, che da quando governa Gaza sa solo lanciare migliaia di razzi su Israele, e introduce elementi di abnorme confusione, sia sotto il profilo politico che su quello del diritto internazionale. Il governo di Israele ha reagito con forza sia alla risoluzione del Parlamento Europeo che alla sentenza della Corte Europea, chiedendo, per bocca di Bibi Netanyhau, che Hamas «venga subito reinserita», come era fino a ieri, «nella lista delle organizzazioni terroriste» e evidenziando i danni che il riconoscimento dello Stato palestinese provocherà sulla trattativa con Abu Mazen.

Sempre ieri, il Segretari di Stato J.F. Kerry ha annunciato - per fortuna - che gli Usa opporranno il veto al Consiglio di Sicurezza Onu su una risoluzione che delibera il riconoscimento dello Stato di Palestina. Infine, ma non per ultimo, si registra l'ennesimo caso di caos nel Pd. Gianni Pittella da Bruxelles ha giudicato la mozione del Parlamento Europeo «una giornata storica, la vittoria della pace», ma Paolo Gentiloni, del Pd, ministro degli Esteri a proposito di una identica mozione che sarà votata dal Parlamento italiano, giorni fa ha stabilito: «Non è ancor il momento di riconoscere lo Stato palestinese».

 LIBERO: "Anche l'Italia gira le spalle a Israele"


Benjamin Netanyahu

L'Europa ha deciso di imprimere un'accelerazione alla questione palestinese. Prima con la decisione della Corte di Giustizia Ue che ha chiesto di togliere Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche e poi con un voto storico del Parlamento Ue sul riconoscimento della Palestina. E l'Italia si prepara ad allinearsi a questa presa di posizione, tanto che Sel ribadisce la richiesta di mettere in discussione in aula alla Camera la mozione sul riconoscimento, da parte dell'Italia, dello Stato di Palestina. Da Israele arrivano commenti durissimi alle decisioni europee e il premier Netanyahu evoca la Shoah: «Oggi abbiamo visto esempi sconvolgenti dell'ipocrisia europea», dichiara infatti il premier israeliano, sottolineando, amaramente, che «a quanto pare troppe persone in Europa, nella stessa terra dove 6 milioni di ebrei sono stati massacrati, non hanno imparato alcunchè».

II Parlamento Ue, con un voto a larga maggioranza, ha approvato la risoluzione sottoscritta da quasi tutti i gruppi che sostiene «in linea di principio» il riconoscimento dello Stato della Palestina sulla base dei confini del 1967, appoggia la soluzione di due Stati con Gerusalemme capitale e esorta la ripresa dei colloqui di pace. La risoluzione è stata approvata con 498 si, 88 no e 111 astensioni. E' la prima volta che il Parlamento Ue assume una determinazione del genere, anche se il voto difficilmente avrà conseguenze concrete: la mozione infatti non sollecita gli Stati membri a riconoscere lo Stato palestinese senza condizioni. Tra i contrari si segnala il leader degli euroscettici inglesi Nigel Farage. E pensare che il Movimento Cinque Stelle, alleato di Farage in Europa, invece, appoggia la risoluzione, rilanciando il dibattito anche in Italia, insieme a Sel, che, con il suo leader Nichi Vendola, è in prima linea nel chiedere un riconoscimento dello Stato palestinese.

La delegazione di Forza Italia ha invece preferito uscire dall'aula al momento del voto. Il Nuovo Centrodestra sostiene che questa decisione rappresenta «una minaccia per il processo di pace», come afferma Eugenia Roccella. Ancora più deflagrante la decisione della Corte di Giustizia dell'Ue che ha annullato la decisione dell'Unione di iscrivere Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche. Una sentenza fondata su «motivi procedurali», che moltiplica l'ira del primo ministro israeliano: «Israele non accetta i chiarimenti dell'Ue che la decisione del tribunale su Hamas sia soltanto un tema tecnico. Ci aspettiamo che l'Ue prontamente ridefinisca Hamas come organizzazione terroristica», dichiara Netanyahu. Anche il portavoce dell'ambasciata di Israele in Italia, Amit Zarouk, esprime totale dissenso: « La Corte europea ha il ruolo di stabilire le questioni procedurali per l'inserimento di Hamas nella lista europea delle organizzazioni terroristiche», sottolinea, ed è chiaro «che la sentenza non riflette la posizione sostanziale dell'Unione Europea, che considera Hamas come organizzazione terroristica da oltre un decennio. Ci aspettiamo che la Ue mantenga Hamas nella lista dei gruppi terroristi perché è quello il suo posto», conclude Zarouk.

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