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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Manifesto - Avvenire Rassegna Stampa
10.10.2014 Come vedono Gaza il quotidiano comunista e quello dei vescovi
Cronaca di Michele Giorgio - Commento di Avvenire

Testata:Il Manifesto - Avvenire
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Tra le macerie di Gaza si ricostruisce l'unità - Prima riunione a Gaza del governo palestinese»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 10/10/2014, a pag. 7, con il titolo "Tra le macerie di Gaza si ricostruisce l'unità", la cronaca di Michele Giorgio; da AVVENIRE, a pag. 21, l'articolo "Prima riunione a Gaza del governo palestinese".

A destra, Abu Mazen nelle due versioni: al podio quella finta, dietro quella vera

Il Manifesto, come di consueto, offre una cronaca distorta imperniata sulla menzogna omissiva. Basti riportare l'incipit dell'articolo - una parte del discorso del premier palestinese Hamdallah -, secondo cui Gaza "è un simbolo di fermezza e dignità". I missili con cui da anni Hamas dalla Striscia bersaglia le città di Israele, naturalmente, sono un argomento neppure vagamente sfiorato in tutto il pezzo, così come mai viene fatto cenno alla natura reale di Hamas, una organizzazione terroristica islamista di stampo familistico e iper-reazionario, votata alla distruzione di Israele.
Più oltre Hamdallah - e Giorgio con lui - porge "omaggio alle vittime di quest'estate, sia civili sia combattenti". La parola "terroristi", come da copione perfettamente anti-israeliano, è tabù e quindi non viene mai utilizzata.

Avvenire scrive di "contrasti"  tra Hamas e Fatah. Una guerra civile rientra per Avvenire nella categoria dei "contrasti"? Uccisioni sistematiche degli esponenti di Fatah da parte di Hamas, in parte scaraventati dagli ultimi piani dei grattacieli di Gaza,  sono "contrasti"? Cosa non si fa pur di 'abbellire' la natura criminale di Hamas !

Ecco gli articoli:

IL MANIFESTO - Michele Giorgio: "Tra le macerie di Gaza si ricostruisce l'unità"


Michele Giorgio

«Gaza è un simbolo di fermezza e dignità, custode dei diritti e della storia. Portiamo un messaggio al nostro popolo nella Striscia: il ripristino della speranza, l'unità delle istituzioni di governo e la ricostruzione. Vengo per assumere le nostre responsabilità». Con la voce a tratti rotta dall'emozione, il premier palestinese Rami Hamdallah ieri ha salutato la gente di Gaza e i dirigenti del movimento islamico Hamas giunti ad incontrarlo. Emozione comprensibile. Hamdallah ha presieduto la prima riunione a Gaza dal 2007 di un governo palestinese di consenso nazionale, dando sfogo concreto alla riconciliazione tra Fatah e Hamas avvenuta ad aprile. Uno sviluppo politico reclamato a lungo da tutti i palestinesi ma fortemente osteggiato da Israele che, si dice, solo per le pressioni "occidentali" non ha ostacolato l'ingresso a Gaza di Hamdallah attraverso il valico di Erez. Il premier palestinese e i 12 ministri giunti dalla Cisgiordania (altri 5 sono di Gaza) hanno visitato in silenzio i centri abitati, da Beit Hanun a Shajayea, devastati dai bombardamenti e dai cannoneggiamenti israeliani della scorsa estate. «Quello che abbiamo visto è terribile e doloroso - ha commentato Hamdallah - Abbiamo anni di divisioni dietro di noi e la massima priorità di questo governo è di garantire agli abitanti di Gaza il ritorno a una vita normale e l'unità con la Cisgiordania».
Salutato in apparenza con calore dalla gente, Hamdallah ha riunito il governo nella residenza del presidente dell'Anp Abu Mazen. Quindi ha incontrato l'ex premier islamista Ismail Haniyeh, leader di Hamas a Gaza. Hamdallah ha reso omaggio alle vittime della scorsa estate, civili e combattenti che, ha detto, «hanno protetto la dignità del nostro popolo e irrigato la terra di Palestina con il loro sangue e una leggendaria fermezza». Hamdallah ieri ha lasciato intendere che tra gli obiettivi della storica riunione a Gaza non c'è solo la necessità di estendere l'autorità del governo sulla Striscia ma anche, se non soprattutto, l'urgenza di creare le condizioni politiche ed amministrative per garantire l'arrivo nelle casse palestinesi dei 4 miliardi di dollari che occorreranno per ricostruire Gaza. «Abbiamo avviato la riconciliazione in modo che la comunità internazionale mantenga le sue responsabilità nella ricostruzione e metta fine all'assedio di Gaza aprendo tutti i valichi», ha detto. Domenica al Cairo, per la conferenza dei donatori per Gaza, ci saranno almeno 30 ministri degli esteri, tra i quali Federica Mogherini, le delegazioni di 50 Paesi, il capo uscente della diplomazia Ue Catherine Ashton e di quella Usa, John Kerry, oltre ad Abu Mazen e al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Non sarà facile per i palestinesi vincere la diffidenza dei potenziali donatori, preoccupati di impegnarsi nella ricostruzione di un territorio colpito da tre offensive militari israeliane in cinque anni. L'ultima, "Margine Protettivo", ha fatto quasi 2.200 morti palestinesi (e 73 israeliani), ha distrutto o danneggiato decine di migliaia di edifici e infrastrutture e centinaia fabbriche e aziende. Mascherata dalla richiesta di ricostruire in modo "permanente", c'è la condizione posta da Europa e Usa del ritorno delle forze di sicurezza dell'Anp nella Striscia di Gaza. La guardia presidenziale di Abu Mazen e le Nazioni Unite, come chiede Israele, avranno il compito di monitorare l'ingresso e la destinazione dei materiali per la ricostruzione.
Quello tra Fatah e Hamas è un matrimonio d'interessi, non certo d'amore. Abu Mazen ha bisogno di un'ampia base di sostegno politico in Cisgiordania e a Gaza alla sua iniziativa al Consiglio di Sicurezza per il ritiro di Israele dai Territori occupati. Hamas vuole rompere l'isolamento e ottenere un maggior riconoscimento regionale e internazionale. «In politica questo tipo di matrimonio è legale e comunque dopo 7 anni di divisioni e conflitti interni tutti i palestinesi volevano la riconciliazione e il governo unitario - ci spiega Hamada Jaber, analista del Palestinian Center for Policy and Survey Research -, le insidie però non mancano: Fatah e Hamas hanno ideologie molto diverse. Il senso di responsabilità (delle sue formazioni politiche) e un accordo sulla sicurezza a Gaza (tra i servizi dell'Anp e il braccio armato di Hamas, "Ezzedin al Qassam") saranno decisivi per il successo di questa importante fase politica».

AVVENIRE: "Prima riunione a Gaza del governo palestinese"

II governo di unità palestinese, presieduto dal premier Rami Hamdallah si è riunito a Gaza per la prima volta dalla sua formazione a giugno, dopo anni di contrasti tra Hamas che dirige la Striscia e l'Autorità nazionale palestinese che amministra la Cisgiordania occupata. Questo consiglio dei ministri dovrebbe inviare alla conferenza dei donatori, che si svolge domenica al Cairo, il messaggio che i loro fondi destinati alla ricostruzioni della Striscia di Gaza dopo la guerra di questa estate saranno gestiti da un'autorità composta da personalità indipendenti e largamente sostenute dalla comunità internazionale.

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