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Il Fatto - Avvenire Rassegna Stampa
04.04.2014 Come dare a Israele le responsabilità di Abu Mazen
titoli e cronache che disinformano

Testata:Il Fatto - Avvenire
Autore: la redazione
Titolo: «Israele non libera i palestinesi Gli Usa: 'È una sfida alla pace' - Israele: stop ai rilasci Negoziati vicini al flop»

Riportiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 04/04/2014, a pag. 13, l'articolo dal titolo "Israele non libera i palestinesi Gli Usa: 'È una sfida alla pace' " e da AVVENIRE la breve dal titolo  'Israele: stop ai rilasci Negoziati vicini al flop".
La titolazione scelta dai due quotidiani  suggerisce che Israele sia responsabile della crisi dei negoziati con l'Autorità palestinese.
L'articolo del quotidiano cattolico manca completamente di informazioni essenziali, che permettono di capire che sono stati i palestinesi a violare gli accordi pre-negoziali, aderendo a istituzioni e trattati Onu.
Sul Fatto Quotidiano queste informazioni si trovano, ma soltanto alla fine dell'articolo, parecchie righe dopo le accuse della Casa Bianca a Israele, che sarebbe colpevole di "una sfida al processo di pace".
Su entrambi i quotidiani, inoltre, i terroristi palestinesi continuano ad essere definiti "detenuti" (Il Fatto Quotidiano) o "prigionieri" (Avvenire)

Sullo stallo delle trattative di pace, INFORMAZIONE CORRETTA riporta oggi l'informata ed equilibrata cronaca di Maurizio Molinari, che può essere letta a questo link:

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=52950

Di seguito il testo dell'articolo del FATTO QUOTIDIANO.

"Prigionieri" palestinesi:Marwan Barghouti (condannato per cinque omicidi) e Ahmed Saadat capo del gruppo terroristico FPLP

E' notte fonda sulle trattative di pace tra israeliani e palestinesi. La riunione di mercoledì sera a Gerusalemme tra le parti, con l'inviato Usa, Martin Indyk (dopo l'annullamento del viaggio del segretario di Stato Usa John Kerry), è stata un completo insuccesso e l'annuncio di Israele di aver annullato il rilascio degli ultimi detenuti palestinesi pattuiti è stato definito dalla Casa Bianca "una sfida al processo di pace". Quella che doveva essere un tentativo in extremis di riannodare il colloquio tra le parti si è trasformata, secondo fonti concordanti, in una "feroce battaglia politica". Anche se la Casa Bianca ha detto che il dialogo "resta aperto", l'impressione, a meno di ulteriori sorprese, è che sia alle battute finali. Lo stesso Kerry, da Algeri ha ammesso, prima degli sviluppi della serata, che i negoziati sono in uno "stato critico. Esiste ancora un fossato che deve essere colmato molto rapidamente". I mediatori, "possono facilitare, possono spingere, possono dare un piccolo colpo di coda, ma sono le parti stesse che devono prendere le decisioni cruciali in vista di un compromesso". E per fotografare la situazione ha citato un vecchio proverbio: "Si può portare un cavallo all'abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere. Ora è il momento di bere e i leader sanno cosa devono fare". Sul campo la situazione è già addirittura peggiorata: nella "accalorata" riunione di Gerusalemme, durata circa 7 ore, il capo negoziatore israeliano, l'ex premier Tizpi Livni, ha chiesto il ritiro della decisione del presidente palestinese, Abu Mazen, di aderire a 15 trattati internazionali, ricordando che gli accordi sul rilascio dei detenuti "erano soggetti all'adempimento della promessa palestinese di non ricorrere all'Onu fino alla fine di aprile". Poi ha ipotizzato, nel caso i palestinesi persistano nelle loro posizioni, il ricorso a possibili sanzioni.

Di seguito, il testo dell'articolo di AVVENIRE

Gerusalemme. I negoziati di pace israelo-palestinesi ripresi in luglio dopo 3 anni di blocco (e mai decollati) si possono considerare quasi defunti. Israele ha annunciato di aver cancellato il previsto rilascio degli ultimi 26 prigionieri palestinesi (la quarta tranche) e ha chiesto che il sistema dei colloqui di pace venga rivisto. Secondo la Casa Bianca, la decisione di Israele è una “sfida” al negoziato, anche se il dialogo resta aperto.

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