giovedi` 16 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






L'Unità-Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
26.10.2013 Gianni Vattimo & Massimo Fini: opinioni repellenti
Entrambi odiatori di Israele

Testata:L'Unità-Il Fatto Quotidiano
Autore: Umberto De Giovannangeli-Massimo Fini
Titolo: «Vattimo attacca Israele ' è uno Stato razzista'-Il caso Priebke e le regole della guerra»

Oggi, 26/10/2013, quasi tutti i quotidiani riportano le miserabili dichiarazioni di Gianni Vattimo a proposito di Israele, pronunciate durante una intervista alla trasmissione "La Zanzara", un programma radiofonico sempre più benemerito, perchè riesce a far venire a galla opinioni di personaggi che poi si guardano bene dallo scriverle sui giornaloni ai quali collaborano.
Che è, appunto, il caso di Vattimo. Abbiamo scelto il pezzo di Udg sull'UNITA' perchè ci sembra quello che riassume meglio la vicenda.
Per non uscire dalle opinioni miserabili, riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO l'articolo di Massimo Fini, ancora su Erich Priebke. Fini è speculare a Vattimo, entrambi odiatori di Israele, il negazionismo non è una aberrante menzogna, ma una opinione. La Shoah viene citata soltanto per accusare Israele di volerla sfruttare. Ci stupiamo che il Parlamento europeo, dove Vattimo siede da tre legislature, non si sia mai espresso su quanto blatera.
Ecco gli articoli:

L'Unità-Umberto De Giovannangeli:  " Vattimo attacca Israele ' è uno Stato razzista' "

Gianni Vattimo e Martin Heidegger, il filosofo del Terzo Reich suo ispiratore

«Non nego l’Olocaustomasono scandalizzato dall’uso spregiudicato che ne fa Israele per giustificare la propria politica di oppressione nei confronti dei palestinesi». Lo dice alla Zanzara su Radio24 l’europarlamentare dell’Idv Gianni Vattimo. «Non voglio - aggiunge Vattimo - che ci sia uno stato confessionale e razzista come Israele». Razzista, chiedono i conduttori? «Certo, razzista. Basta guardare come trattano i palestinesi ». La polemica esplode. A Vattimo ribatte il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Renzo Gattegna: «Strumentalizzare, banalizzare la Shoah a fini politici è un crimine e come tale deve essere trattato. Su questo punto non sono possibili compromessi e ambiguità di alcun genere. Per questo chiedo al Parlamento Europeo un’adeguata reazione di fronte alle affermazioni di Gianni Vattimo, filosofo ed europarlamentare dell’Italia dei Valori. L’Italia - aggiunge Gattegna - non può essere degnamente rappresentata da chi manipola e distorce fatti storici allo scopo di offendere e denigrare il comportamento dello Stato di Israele. Lo Stato di Israele, infatti, nei decenni trascorsi si è dovuto difendere da innumerevoli aggressioni e nonostante gli sforzi prodotti non ha mai trovato un valido interlocutore per una pace durevole e nella sicurezza». Non è la prima volta che il filosofo- europarlamentare prende posizioni molto dure verso Israele. «Grillo? Ha perfettamente ragione su Iran e Israele». Così Vattimo sempre ai microfoni de La Zanzara. «Vorrei che Ahmadinejad si facesse finalmente la sua atomica», prosegue Vattimo, «sarebbe un elemento di stabilità per il Medio Oriente. Israele ce l’ha, è un problema di equilibrio ». «Ahmadinejad – continua – non è un dittatore, è eletto come gli altri. Non è uno schifoso, è una persona perbene che fa una politica diversa da quella degli Stati Uniti sostenuta da Israele. Io lo appoggio totalmente ». Una tesi che il professor Vattimo aveva già argomentato qualche anno fa (2009): «In queste settimane peraltro mi sono convinto ancor di più di una cosa: che non ho nessuna ragione al mondo per sostenere lo Stato di Israele. Se non che esiste e per ciò stesso non va distrutto. Sebbene sia dal 1948 che ignora le indicazioni dell’Onu. Per quanto pure molti ebrei starebbero meglio senza». Un anno prima (2008) aveva detto a La Repubblica: «Non sono antisemita. Solo anti-israeliano».

Il Fatto Quotidiano-Massimo Fini: " Il caso Priebke e le regole della guerra"

Massimo Fini

Paul Tibbets è il pilota che sganciò l'atomica su Hiroshima. Nel 1985 un giornalista del The Columbus Dispatch, Mike Harden, lo intervistò e, alla luce delle spaventose conseguenze di quella Bomba, gli chiese: "Lo rifarebbe oggi?". "Certo - rispose -, sono stato educato alla disciplina. Ai miei tempi se uno riceveva un ordine da chi ne aveva l'autorità, obbediva". Non capisco perché quello che, a quel tempo, valeva per Paul Tibbets non dovesse valere anche per Erich Priebke. Perché gli americani la guerra l'hanno vinta e i tedeschi persa? Nel 1947 fu processato Kappler, le ferite del Secondo conflitto mondiale erano molto più sanguinanti di quanto possano essere oggi, ma proprio perché si era ancora vicinissimi alla guerra se ne conoscevano le leggi. E infatti Kappler, il diretto superiore di Priebke, non fu condannato per la rappresaglia in sé, che era ammessa e legittimata dalla Convenzione di Ginevra, ma perché in un macabro eccesso di zelo fece fucilare cinque persone in più di quanto previsto. Quando gli Alleati occuparono la Germania, i francesi emisero bandi di rappresaglia nella proporzione di 20 a uno, i russi di 50 a uno e gli americani, sempre grandiosi, di 200 a uno. Ma poiché la Germania era rasa al suolo e non ci fu nessuna resistenza partigiana mancò l'occasione di applicarli. Tibbets in un'altra occasione, intervistato da un giovane giornalista televisivo, disse: "Posso raccontarle quello che ho fatto, ma dubito che noi due riusciremo a comunicare. Lei è troppo giovane. Lei non può capire". Non si può capire in tempo di pace ciò che è avvenuto in tempo di guerra. Perché sono due dimensioni incommensurabili, in cui vigono regole completamente diverse. Ciò che è lecito in guerra, uccidere, è assolutamente proibito in pace. Per questo, in tutti i tempi e presso tutte le culture, il passaggio dalla pace alla guerra è sempre stato segnato da rigorosi riti di demarcazione. In epoca moderna dalla dichiarazione di guerra. Negli ultimi decenni queste sane abitudini si sono perse. Oggi la guerra si fa, con cattiva coscienza e perciò non la si dichiara. Si preferisce chiamarla "missione di pace", "operazione di peacekeeping", "intervento umanitario". Con ciò ingenerando non solo grande confusione, spazzando via quel poco di ius belli che aveva sempre regolato le guerre (per esempio nel trattamento dei prigionieri di cui, non essendoci più una guerra dichiarata, si può fare carne di porco, vedi Guantanamo)

• QUANDO parliamo di crimini commessi durante l'ultima guerra mondiale (che naturalmente ci furono come dimostra la sacrosanta condanna di Kappler o la strage di Cefalonia dove i tedeschi uccisero i soldati italiani loro prigionieri) dobbiamo fare lo sforzo di riferirci al contesto in cui avvennero. Se Priebke si fosse rifiutato di obbedire a Kappler sarebbe stato un eroe. Ma non era Salvo D'Acquisto, non era un eroe. Era un uomo dallo spessore intellettuale e morale di un domestico che vestiva un'uniforme da soldato. E vorrei proprio vedere fra coloro, giornalisti, opinionisti, conduttori televisivi, che oggi fanno tanto i muscolari e le "anime belle" chi, nel 1944, avrebbe osato resistere a un ordine che veniva direttamente da Adolf Hitler

Per inviare all'Unità e al Fatto Quotidiano la propria opinione, cliccare sulle e-mail sottostanti


lettere@unita.it
lettere@ilfattoquotidiano punto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT