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Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 26/04/2013, a pag. 18, l'articolo di Aldo Baquis dal titolo " Grande Fratello all’aeroporto in Israele controllano le e-mail". Dal GIORNALE, a pag. 14, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Sacrosanto: nessun Paese subisce minacce così gravi ", l'articolo di Giordano Bruno Guerri dal titolo " Violazione inaccettabile della libertà individuale ", preceduto dal nostro commento. La STAMPA - Aldo Baquis : "Grande Fratello all’aeroporto in Israele controllano le e-mail "
Il nome, Najwa Daughman, suonava non tranquillizzante. Le origini palestinesi della famiglia, costretta ad abbandonare Haifa nella guerra del 1948, accrescevano il senso di disagio. A ciò si aggiungeva la netta sensazione che la giovane architetta appena sbarcata all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv dopo un volo notturno dagli Stati Uniti fosse un’attivista filo-palestinese dell’International Solidarity Movement, possibilmente in procinto di entrare in azione nei Territori. Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Sacrosanto: nessun Paese subisce minacce così gravi "
La privacy è bella, ma cerchiamo di fare buon uso della memoria: Israele è un Paese che sperimenta il terrore su base quotidiana. Autobus, ristoranti, supermarket sono stati colpiti indiscriminatamente. L’accetabile quiete odierna è un miracolo. Ma dal 2001, l’intelligence ha imparato a prevenire il maggior numero degli attentati proprio perché sa fare a meno delle desiderabili amnesie che impediscono di vedere nuda la realtà del pericolo. E la popolazione, fra le più caparbiamente democratiche del mondo, ha capito. Israele ha il coraggio di seguitare a tenere ai checkpoint, nonostante le critiche di tutto il mondo, i ragazzi sotto le armi, diciottenni che il venerdì sera controllano un po’ tristi le auto che portano le famiglie alla cena festiva in famiglia; ha la forza di seguitare a far controllare le borse e il bagagliaio quando entri al centro acquisti; tiene sull’ingresso di quasi tutti i ristoranti, degli ospedali, eccetera, una guardia, e ti fruga sempre. Non gli importa delle critiche, deve battere il terrorismo. Qualcuno mi venga a raccontare che si tratta di paranoia dopo quel che ho visto nella Seconda Intifada. E’ invece senso di realtà, per cui sono stati sviluppati negli ospedali sistemi efficaci ed empatici, poi adottati in tutto il mondo, per cui ogni attacco viene fronteggiato con innovazioni rivoluzionarie, e non come un disastro da macelleria. Funziona. Per questo il Massachussets General Hospital dopo l’attentato di Boston ha ringraziato gli israeliani per l’aiuto alle loro centinaia di feriti. Le misure adottate all’aeroporto Ben Gurion per le email dispiaceranno ai terroristi, ma saranno adottate in tutto il mondo. Il GIORNALE - Giordano Bruno Guerri : " Violazione inaccettabile della libertà individuale "
Non è solo questione di terrorismo, ma anche dei seguaci della signora Morgantini, che diffondono menzogne su Israele. Se qualcuno - per farci entrare in casa sua- ci chiedesse la password della nostra posta elettronica, lo manderemmo al diavolo. I più rognosi potrebbero addirittura procedere con una denuncia per attentato alla privacy. Gli Stati, però, si fanno le leggi e se le cantano: se vuoi entrare dammi la password, se no vattene pure. È quanto si è stabilito in Israele, nel caso di «sospetti reali» su qualche aspirante visitatore: e pazienza se nella posta elettronica hai soltanto lettere d'amore, potrebbero celare il codice di chi sa quale cellula terroristica. Si tratta di una violazione insopportabile della libertà individuale, anche se per buoni motivi, anche se a metterla in atto è uno Stato dove i pericoli di terrorismo sono seri e quotidiani, anche se si tratta di una misura apparentemente inutile: è chiaro che, se io sono un terrorista, pulirò la mia posta prima di atterrare a Tel Aviv, o ti darò quella di un indirizzo innocente. I servizi segreti e i legislatori israeliani lo sanno benissimo e forse hanno escogitato un meccanismo simile a quello per cui, entrando negli Stati Uniti, dichiari di non essere iscritto a un partito comunista o di non essere stato nazista: nessuno, negli Usa, si aspetta che tu ti autodenunci, ma il giorno che dovessi incappare in qualche guaio, una dichiarazione falsa diventerebbe un'aggravante da pagare con l'espulsione perpetua o con anni e anni di galera. Il vero problema, dunque, è fino a che punto si può rinunciare alla riservatezza, quindi alla libertà, in favore della sicurezza. È sbagliato pensare che niente di simile potrebbe capitare anche da noi: chi avrebbe pensato, anni fa di non poter portare una bottiglietta d'acqua su un aereo? Allora, per cominciare, si eviti, possibilmente, di andare dove - a torto o a ragione, per sicurezza o per politica- puoi venire trattato, a priori, come un criminale. Per inviare la propria opinione a Stampa e Giornale, cliccare sulle e-mail sottostanti lettere@lastampa.it segreteria@ilgiornale.it |
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