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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - L'Unità Rassegna Stampa
14.10.2011 Cristiani perseguitati nei Paesi islamici. L'Occidente resta a guardare ?
Commento di Fiamma Nirenstein, intervista a padre Scattolin di Umberto De Giovannangeli

Testata:Il Giornale - L'Unità
Autore: Fiamma Nirenstein - Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Cristiani cacciati dal Medio Oriente. Europa e Usa scelgono di lasciar fare - Colpiscono i copti approfittando del vuoto politico»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 14/10/2011, a pag. 17, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "  Cristiani cacciati dal Medio Oriente. Europa e Usa scelgono di lasciar fare". Dall'UNITA', a pag.33, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a padre Giuseppe Scattolin dal titolo " Colpiscono i copti approfittando del vuoto politico ", con un nostro commento.
Ecco i due articoli:

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Cristiani cacciati dal Medio Oriente. Europa e Usa scelgono di lasciar fare "


Fiamma Nirenstein

Si disegna all'orizzonte il tramonto della bimillenaria presenza cristiana in Medio Oriente, così come il 1948 segnò la cacciata degli ebrei da tutti i Paesi arabi. La Chiesa, l'Europa, chi se non noi, sodali e fratelli nella civiltà giudaico cristiana, dovremmo avere il buon senso di difenderla, di porre condizioni d'acciaio alle famose primavere arabe: se volete fiorire, non lo farete col nostro aiuto se continuate a perseguitare e uccidere i cristiani. Perch´ questa è una tendenza per niente episodica ma strutturale, che ha già cambiato la faccia dei Paesi arabi. Il Papa dette segno di averlo capito bene quando invitò alla tolleranza e alla razionalità all'Università di Regensburg nel 2006. Poi però la Chiesa non ha resistito alle pressioni, l'Europa si è scansata, gli Stati Uniti sono stati presi nella fallace politica di Obama. Tutti abbiamo visto le scene del Cairo che hanno fatto circa 40 morti e più di 200 feriti, quasi tutti copti. È triste che il primo ministro Essam Sharaf abbia commentato: «Qui ci sono mani straniere coinvolte». Un complotto sionista naturalmente. E quell'auto dell'esercito che passando sulla testa di un copto gliel'ha ridotta a poltiglia, quel militare che ha gridato entusiasta «Ho sparato nel petto a un copto», e il suo compagno che entusiasta gli rispondeva «Per Dio, tu sì che sei un uomo» parlano di disprezzo razzista , di pericolo imminente per gli otto milioni di copti. E poich´ essi hanno ormai capito che la rivoluzione ha liberato forze autocratiche ed estremiste, se ne andranno per quanto possono.
Non saranno i primi cristiani che lasciano i musulmani, antichissimi coinquilini: al tempo dell'indipendenza del Libano dalla Francia, nel '46, i cristiani erano la maggioranza, ora sono meno del 30 per cento. In Siria erano metà della popolazione, ora sono il 4 per cento; in Giordania, venticinque anni fa, erano il 18 per cento, ora solo il due. I Paesi musulmani, per la maggioranza, non vogliono i cristiani, o sono preda di chi non li vuole: in Arabia Saudita il cristianesimo è proibito, in Iraq l'anno scorso proprio in questo mese 58 cattolici furono sterminati in una chiesa, dieci anni fa c'erano 800mila cristiani, oggi sono 150mila. In Iran, sotto lo Scià la vita era possibile, poi i cristiani sono stati dichiarati, con i bahai, gli ebrei e chiunque non sia sciita «in guerra contro Dio» e sono soggetti a arresti, torture, morte. Solo dal giugno 2010 sono stati arrestati 250 cristiani. A Betlemme i cristiani da quando nel '94 l'Autorità Palestinese governa, dall'80 per cento sono scesi al 20. A Gaza dove sono solo 3000, ci sono omicidi, i luoghi di culto vengono bruciati, la persecuzione è piena. Un po' più lontano in Pakistan i cristiani vengono aggrediti ogni giorno. Come reagiamo noi europei? Malissimo se si pensa che il patriarca maronita cattolico Bechara Rai, recatosi da Sarkozy per dire di essere preoccupato per i cristiani di Siria nel caso Assad venga deposto (non è una difesa del rais, ma l'annuncio di una presenza islamista attiva sul campo) è stato trattato come un paria e quando è andato in America Obama non l'ha ricevuto. L'Europa, gli Usa dove sono?
www.fiammanirenstein.com

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " Colpiscono i copti approfittando del vuoto politico "


Giuseppe Scattolin

Se ne accorge anche l'UNITA' allora la notizia deve essere veramente tragica.
Aspettiamo adesso che Udg apra gli occhi anche sull'esodo degli arabi cristiani da quello che dovrebbe diventare lo Stato di Palestina. Che sarà 'Judenrein' -  vorrà dire che va bene per Udg, che non l'ha mai evidenziato - ma gli va bene anche 'senza cristiani' ? Forza, Udg, ancopra uno sforzo, meno interviste in ginocchio ai leader palestinesi, e qualche domanda approppriata in più.
Ecco l'articolo:

L’Egitto sta vivendo una fase di totale insicurezza. Evocare la piazza rischia di alimentare il caos e favorire quanti puntano allo scontro e alla destabilizzazione. Per questo ritengo che la cosa più importante, una mossa intelligente sarebbe quella di creare un vero collegamento tra tutti i partiti democratici contro i fondamentalisti, con l’obiettivo di realizzare uno Stato dei diritti e non uno Stato teocratico». A sostenerlo è padre Giuseppe Scattolin, missionario comboniano e docente di Mistica islamica al Cairo. Prima di trasferirsi nella capitale egiziana ha vissuto in Libano e in altri Paesi arabi. C’è il rischio che la «Primavera araba» possa sfiorire in un «Inverno» di violenza e di intolleranza religiosa? «L’anelito di libertà che è stato alla base della rivoluzione del 25 gennaio non è venuto meno.Mache sia in pericolo, questo è indubitabile. Fare la rivoluzione è un conto, costruire uno Stato democratico, tollerante, è un’altra storia. L’Egitto sta vivendo una fase di totale insicurezza che rischia di aggravarsi con l’avvicinarsi delle elezioni. Ciascuno gioca le sue carte, e soprattutto i fondamentalisti amanocreare confusione, provocare, dimostrare che lo Stato è inefficiente. La mia obiezione alle manifestazioni organizzate dai copti in questi giorni, è che venivano inunmomento inopportuno, in cui c’è un vuoto di potere politico e la piazza rischia di essere strumentalizzata da infiltrati che hannocomeobiettivo quello di alimentare il caos, provocare confusione...». Puntando sulla radicalizzazione religiosa?
«Anche su questo. L’obiettivo dei fondamentalisti non è la minoranza copta; l’obiettivo è quello di stravolgere, cancellare quei valori, quelle speranze che sono state alla base della rivoluzione del 25 gennaio.Va ricordato che tra le richieste di Piazza Tahrir c’era l’uguaglianza fra le comunità religiose, che devono avere gli stessi diritti nel poter costruire chiese o moschee...».
Un diritto tutto da realizzare...
«Bisogna conoscere la storia. Esiste in Egitto il problema della costruzione delle chiese, un problema che risale al tempo degli Ottomani. Mi riferisco alla legge che limita la costruzione di chiese. Per farlo, occorreva un decreto del Presidente della Repubblica; ultimamente la decisione era stata trasferita ai Governatori. Il problema di fondo oggi è superare il fondamentalismo religioso, percepito anche da molti musulmani come il grande pericolo per le stesse società islamiche. Occorre una vera e propria rivoluzione culturale, che porti il mondo islamico a fare suoi alcuni valori fondamentali della modernità, in particolare la formazione di un pensiero critico e il sostegno incondizionato ai diritti umani fondamentali. Insisto nel rimarcare che i copti sono stati parte attiva di questa rivoluzione e insieme a molti musulmani hanno rivendicato proprio il rispetto dei diritti umani e della dignità umana, mobilitandosi controun regime che calpestava diritti e dignità. Il fondamentalismo è il nemico di chiunque ricerchi il dialogo. Ed è per questo che più che evocare la piazza, ritengo che la mossa più intelligente sarebbe creare un vero collegamento e una unità d’intenti tra tutti i partiti democratici contro i fondamentalisti... ».
Con quale obiettivo?
«Quello di realizzare uno Stato dei diritti e non uno Stato teocratico. In questo conteso, non c’è dubbio che l’Islam nel suo insieme è chiamato a fare i conti con il grande tema della modernità. Il dialogo interreligioso può aiutare una evoluzione positiva. I fondamentalisti lo sanno, e per questo lo combattono».

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