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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.07.2011 Il flop colossale della Flottiglia 2
Cronaca di Gian Micalessin, commento di Francesco Battistini

Testata:Il Giornale - Corriere della Sera
Autore: Gian Micalessin - Francesco Battistini
Titolo: «La flottiglia pro Palestina bloccata dai 'compagni' - La lezione greca alla Flottiglia 2. Studiare un po' di geopolitica in più»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 04/07/2011, a pag. 11, l'articolo di Gian Micalessin dal titolo " La flottiglia pro Palestina bloccata dai 'compagni' ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 30, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " La lezione greca alla Flottiglia 2. Studiare un po' di geopolitica in più  ".

Ecco i due pezzi:

Il GIORNALE - Gian Micalessin : " La flottiglia pro Palestina bloccata dai 'compagni' "


Gian Micalessin

Sognano di liberare Gaza, ma non riescono neppure a lasciar la Grecia. È il mesto destino di «Freedom Flotilla 2», l’happening marino dell’anti sionismo internazionale benedetto dai nomi più illustri della sinistra nostrana. Con adesioni che vanno dal vignettista Vauro alla cattolicissima Rosy Bindi, dal neoeletto sindaco di Napoli De Magistris a Sabina Guzzanti.
Tutti allegramente insieme, tutti pronti a a salutare - come riporta il sito italiano di Freedom Flotilla, l’ottantina di audaci imbarcati sulla «Stefano Chiarini», la nave - intitolata allo scomparso giornalista del Manifesto - su cui viaggiano i militanti anti israeliani italiani e olandesi. La compagnia è ovviamente delle più variegate. Gli «onorevoli» nomi di sostenitori come Rosy Bindi, Vittorio Agnoletto, Luigi De Magistris, Leoluca Orlando, Vincenzo Vita, Marco Rizzo, Gianni Vattimo, Nichi Vendola e Paolo Ferrero si mescolano a quelli di partecipanti come Hamoud Tareq, ovvero il genero di Khaled Meshaal, capo supremo di Hamas. Ma per scovare amicizie pericolose non occorre andare così lontano. Tra i partecipanti nostrani - oltre ai più agguerriti centri sociali – si conta infatti anche l’Abssp, la onlus italiana legata a doppio filo a Hamas. Il sogno dei militanti più duri e puri di Freedom Flotilla 2 è ovviamente rinverdire i fasti del 31 maggio 2010. Allora i militanti dell’Ihh, un’associazione fondamentalista di Istanbul legata a Hamas e sospettata di collegamenti con il terrorismo internazionale, scatenò i propri militanti armati di coltelli e spranghe contro le teste di cuoio israeliane scese sulla Mavi Marmaris, il vascello turco capofila della Freedom Flotilla prima versione.
L’impresa si concluse con la morte di nove «pseudo» pacifisti impallinati dagli israeliani e celebrati come «martiri» dai compagni di fede e avventura. Alla vigilia della partenza - prevista per domani - il sogno di un nuovo martirio per mano israeliana appare quanto mai remoto. Stavolta i veri nemici non sono più i soldati sionisti, ma le autorità turche e greche. A metter i bastoni tra le eliche della solidarietà filo palestinese ci stan pensando le autorità di due Paesi considerati, se non complici, almeno amici. Gli sprovveduti organizzatori della spedizione non avevano, in effetti, fatto i conti con le insidie della politica e i capovolgimenti della finanza internazionale. Insidie che spingono Recep Tayyip Erdogan a stringere accordi con l’America di Obama in cambio di un imminente ruolo di primo piano nei colloqui di pace tra israeliani e palestinesi. Capovolgimenti che spingono il premier greco Georgios Papandreu a moderare l’innata foga socialista per prestar attenzione a chi - da Israele - gli offre comodi appigli con le istituzioni finanziarie chiamate a salvarlo dalla bancarotta. E così ecco il disastro. S’inizia ad Istanbul dove le autorità annunciano che la Mavi Marmeris e i suoi militanti non lasceranno quest’anno le acque nazionali. Si continua, venerdì scorso, al Pireo dove la guardia costiera greca blocca «Audacity of Hope», la nave americana - battezzata come il libro di Obama - che tenta di guadagnar le acque internazionali. Subito dopo anche i militanti nostrani si ritrovano a far i conti con un mondo ostile. La «Stefano Chiarini», noleggiata in Togo, ha più di una carta non in regola e il capitano greco Petros si rifiuta di farla salpare senza il via libera delle proprie autorità. Così a Vauro e agli altri coordinatori imbarcati in cabina di regia non resta che intonare il peana del complotto internazionale.
«La Grecia ha venduto il suo corpo alle banche e la sua anima ad Israele e agli Stati Uniti» nota un addolorato articolo pubblicato sul sito di Freedom Flotilla e ripreso dal Manifesto. Ma più del tradimento greco e turco brucia l’indifferenza del proprio mondo. A fronte di tante firme celebri e nobili sorrisi, i coordinatori di Freedom Flotilla contavano di mettere insieme almeno 1500 militanti e una decina di navi. Alla vigilia della prevista partenza sono, invece, rimasti in meno di trecento. E di salpare manco se ne parla.

CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " La lezione greca alla Flottiglia 2. Studiare un po' di geopolitica in più "


Francesco Battistini

Eran trecento, eran giovani e forti, e stanno ancora nei porti. Salpi o non salpi, questa Flottiglia è già finita in un fondo di bottiglia. Nulla è perduto, anzi: è probabile che nelle prossime ore qualche barca ci riprovi a mollare gli ormeggi, a sfidare le motovedette greche, a puntare su Gaza. E magari ci riesca. Ma il primo round è finito: con Israele che stavolta non ha sottovalutato la sfida e coi pacifisti, invece, bloccati sui moli in ciabatte e bermuda. Amara lezione. Schiacciata dalla Realpolitik mediterranea, la Flottiglia 2 è stata tradita proprio da quei governi che considerava politicamente più disponibili, il greco e il turco: prontissimi a embargare i passati proclami di solidarietà con le masse palestinesi, per imbarcare nuove convenienze. Atene, innanzi tutto. Che dopo gli spari sulla nave Marmara, e la fine dell'alleanza strategica fra i governi Netanyahu ed Erdogan, negli ultimi dodici mesi ha riempito lo spazio politico lasciato vuoto dai rivali di Ankara: mai viste tante delegazioni elleniche in Israele, tanti aerei israeliani esercitarsi nei cieli del Peloponneso, tanti turisti «telaviv o mollare le coste turche per le più convenienti e amichevoli isole dell'Egeo. E che dire di Erdogan, eroe che un anno fa veniva evocato dalle piazze palestinesi? Spiazzato dalle rivolte arabe, preoccupato dal traballante Assad (a proposito: quando una spedizione sulla Siria?), il leader turco sta ricucendo con Israele. Buttando a mare i «pacifint o suoi amici dell'Ihh, quelli che sulla Marmara lasciarono nove morti. E che aggiungere sul nuovo Egitto? Tutto potevano immaginarsi, i naviganti della Flottiglia, meno che il Cairo riaprisse il valico di Rafah, lasciasse passare merci e persone, di fatto rendesse inutili le navi coi loro carichi umanitari via mare. E pure tutti gli altri: i ciprioti che hanno negato i loro porti, l'America di Obama che (nonostante una nave si chiami L'audacia della speranza, come il libro del presidente) ha pubblicamente scaricato la missione... Certo: ci sono stati strani sabotaggi. E le goffe mosse d'un Netanyahu che ha cercato di prendersela coi giornalisti a bordo. Per una volta, però, i pacifisti non accusino troppo i nemici di sempre. È da certi amici che nemmeno Iddio...

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