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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Foglio - L'Unità - il Manifesto Rassegna Stampa
29.06.2011 Flottiglia n°2 pronta a salpare, carica di odiatori
Ma secondo Dror Feiler e Vauro, è Israele il provocatore

Testata:Il Foglio - L'Unità - il Manifesto
Autore: Alberto Mucci - Umberto De Giovannangeli - Vauro Senesi
Titolo: «Qui base Pigneto, dove la 'Stefano Chiarini' si prepara a salpare per Gaza - Arriveremo fin lì senza cadere in provocazioni - Sotto tiro, Flotilla pronta a salpare»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/06/2011, a pag. 4, l'articolo di Alberto Mucci dal titolo "Qui base Pigneto, dove la 'Stefano Chiarini' si prepara a salpare per Gaza". Dall'UNITA', a pag. 27, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Dror Feiler dal titolo " Arriveremo fin lì senza cadere in provocazioni ", preceduta dal nostro commento. Dal MANIFESTO, a pag. 1-8, l'articolo di Vauro Senesi dal titolo " Sotto tiro, Flotilla pronta a salpare ", preceduto dal nostro commento.

Fa bene, Alberto Mucci a chiedersi : "e se invece di andare nella Striscia si andasse in Siria, dove la popolazione soffre a causa della repressione del regime di Bashar el Assad? ". Una domanda semplice, che conferma ciò che è già noto, e cioè che lo scopo dei 'pacifisti' della Flottiglia non è raggiungere la popolazione di Gaza, ma attaccare Israele. Sono pacifisti a senso unico, muti di fronte al dittatore siriano che massacra la sua popolazione, davanti al colpo di stato di hezbollah in Libano, davanti alle violazioni dei diritti umani nei Paesi islamici. Aprono bocca solo e sempre per protestare contro Israele.

Il FOGLIO - Alberto Mucci : "Qui base Pigneto, dove la 'Stefano Chiarini' si prepara a salpare per Gaza "

Roma. Quando partirà la Freedom Flotilla diretta a Gaza? Tutti se lo chiedono, soprattutto in Israele, ma nessuno riesce a dare una risposta precisa. Non rispondono neanche al 61 di via Baldassarre Orero, una via schiacciata tra i quartieri romani di San Lorenzo e del Pigneto da dove è coordinata e seguita la “Stefano Chiarini”, l’unica nave italiana che prenderà parte alla missione (l’anno scorso, quando ci fu il blitz delle forze di Gerusalemme sulla nave Marmara, non c’erano navi italiane). La base del comitato centrale è al pianterreno, all’interno di una vecchia sede di Rifondazione comunista, contrassegnata da una grande falce e martello dipinta sul muro all’ingresso. Solitamente, racconta la gente del quartiere, lì si organizzano corsi di lingua o di piccolo artigianato. Adesso è diverso. All’interno lo spazio è vasto, una bandiera palestinese e una della Flotilla sono appese sulla parete. I coordinatori sono tra i tre e i dieci, gli sguardi tesi e l’atmosfera concitata rivelano che vorrebbero essere almeno il doppio. I telefoni suonano striduli e gli aggiornamenti con gli attivisti sulla “Stefano Chiarini”, parcheggiata in acque internazionali non meglio precisate al largo della Grecia, sono costanti. “Quali sono state le ultime dichiarazioni del governo israeliano?”, “I giornalisti? Potranno salire sulle navi liberamente?” e ancora tensioni per le ultime dichiarazioni del sito di intelligence israeliana Debka, secondo cui alcune navi “potrebbero nascondere armi chimiche da usare contro i soldati israeliani”. Chiamano ininterrottamente anche i giornalisti, ma le risposte di Mila Pernice, un portavoce dell’ufficio centrale della Freedom Flotilla II, sono sempre vaghe, quasi volessero confondere, senza malizia, l’interlocutore. La replica alla richiesta di una data precisa varia da telefonata a telefonata, ma anche durante la telefonata stessa: “Questa mattina”, “forse domani”, “presto”, “tra qualche giorno”, “non è ancora sicuro”. Per la verità bisogna insistere un po’: “Per ragioni di sicurezza non posso dire niente, ma le notizie più calde ci saranno nel fine settimana”, risponde secca ma garbata Pernice. Al pubblico è dato soltanto sapere che “la prima nave della spedizione è salpata”: è francese, si chiama “Dignità”, è partita dalla Corsica domenica scorsa. C’è tensione, perché c’è un precedente: l’anno scorso i soldati israeliani aprirono il fuoco sugli attivisti, dopo essere stati provocati, uccidendo nove persone, tutte di cittadinanza turca, e ferendone decine. L’immagine all’estero di Israele fu ancora una volta compromessa e i rapporti con la Turchia, attore fondamentale per la stabilità della regione, sono rimasti glaciali, fino al riavvicinamento arrivato soltanto la settimana scorsa (l’Ihh, l’Ong turca vicina ai movimenti islamici che gestiva la Mavi Marmara, ha annunciato che la nave non sarebbe partita per Gaza). E’ quasi un anno che il movimento italiano per la solidarietà a Gaza, in partnership con l’omonimo movimento olandese, prepara la “Stefano Chiarini”. Per acquistare la nave, che prende il nome del giornalista del manifesto, inviato in medio oriente e morto nel 2007, “sono state organizzate decine e decine di feste e collette”, spiega al Foglio Pernice. Tra le più riuscite quella dell’Università Orientale di Napoli, fondamentale per dare un’ultima spinta e raggiungere i trecentomila euro necessari all’acquisto della nave, che da tempo gli attivisti adocchiavano ormeggiata in un porto greco che non vogliono specificare per ragioni di sicurezza. Sulla “Stefano Chiarini” possono salire 52 persone, compreso l’equipaggio. “Non è stato facile scegliere – continua Pernice – le richieste sono state migliaia”. Oltre a italiani e olandesi sulla nave saranno presenti svizzeri e tedeschi e alcuni degli attivisti che sarebbero dovuti partire sulla nave turca. Molti sono preoccupati. Si racconta di microspie trovate negli hotel dove gli organizzatori della Flotilla si sono riuniti e di una nave ormeggiata in Grecia, la cui elica è stata trovata danneggiata. L’atmosfera è da teoria del complotto. “Sappiamo che ciò che stiamo facendo è una provocazione – spiega ancora Pernice – ma è una provocazione giusta che può essere vista come ideologica soltanto da chi abbraccia il punto di vista degli interessi israeliani”. Anche sulla proposta egiziana – fatta assieme a Gerusalemme – di fermare le navi nel porto di El Arish, vicino al confine con la Striscia, non c’è compromesso. “Vogliamo arrivare a Gaza”, dice senza esitazioni Pernice. Domanda: e se invece di andare nella Striscia si andasse in Siria, dove la popolazione soffre a causa della repressione del regime di Bashar el Assad? Ma il refrain è sempre lo stesso: “Nessun compromesso”.

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " Arriveremo fin lì senza cadere in provocazioni "


Dror Feiler

Nel corso dell'intervista Dror Feiler intona la solita litania tanto cara agli odiatori, quella di Gaza prigione a cielo aperto per colpa di Israele oppressore, del diritto ad un popolo di avere il proprio Stato (diritto riconosciuto a tutti i popoli, tranne a quello ebraico, ovviamente). Feiler diffonde la sua propaganda di odiatore grazie a Udg che non lo contraddice mai.
Feiler dichiara : "
La nostra determinazione è pari alla volontà di non cadere in provocazioni". Insomma, alla fine non è la flottiglia ad essere una provocazione, ma gli israeliani che cercheranno di fermarla.
Facciamo notare a Feiler che è possibile far arrivare merci a Gaza via terra tramite l'Egitto e tramite Israele. Ovviamente il tutto viene controllato prima per impedire il passaggio di armi e altri materiali che aiutino Hamas a costruire ordigni da lanciare contro la popolazione israeliana. Non è necessario arrivare a Gaza via mare. Se l'obiettivo della flottiglia fosse quello di mandare aiuti a Gaza, potrebbe farlo via terra.
Ricordiamo inoltre a Feiler (e a Udg che tace per tutta l'intervista) che persino la Croce Rossa Internazionale ha riconosciuto che non c'è nessuna crisi umanitaria a Gaza, perciò non è ben chiaro lo scopo di questa 'missione umanitaria' a Gaza.
Feiler dichiara che " 
Nessun attivista della Flotilla ha intenzione di colpire i soldati israeliani. ". Anche sulla Mavi Marmara nessuno aveva intenzione di colpire i soldati israeliani, ma la realtà è stata ben diversa.
Ecco l'intervista:

Le dichiarazioni di Lieberman sono quelle di un piromane che incita all’odio e alla violenza. E quelle del ministro degli Esteri israeliano non sono solo parole. Hanno già provato a sabotare una nave della Flotilla e cercheranno con ogni mezzo di impedirci di salpare. Ma non ci riusciranno. La nostra determinazione è pari alla volontà di non cadere in provocazioni. Siamo ottimisti poiché abbiamo dalla nostra la volontà della gente. Abbiamo dieci navi e non ci fermeranno. Se cercheranno di bloccarci fisicamente, ci riproveremo di nuovo e poi ancora di nuovo...».
A parlare è Dror Feiler, musicista svedese, ex cittadino israeliano, uno dei leader della «Freddom Flotilla2». L’Unità l’ha raggiunto telefonicamente ad Atene, punto di partenza della Flotilla. Le questioni umanitarie non gli interessano. Gli attivisti (a bordo della Flottiglia per Gaza, ndr) cercano un confronto, cercano sangue,vogliono molte immagini da rilanciare sugli schermi televisivi»: sono parole di Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri israeliano... «Sono parole di un piromane, un incitamento all’odio e alla violenza. Non cadremo nella trappola di rispondere a queste provocazioni. Nessun attivista della Flotilla ha intenzione di colpire i soldati israeliani. Se Israele sospetta qualcuno, mi dia l'informazione e parleremo con gli interessati. Se dovesse essere vero, non porteremo queste persone sulla flotilla. Non abbiamo intenzione di scontrarci con nessuno ».
Qual è il clima tra gli attivisti della Freedom Flotilla?
«C’è la frenesia che accompagna gli ultimi preparativi prima di salpare. Ma soprattutto c’è la determinazione ad andare avanti in una iniziativa che intende dare contenuto concreto a parole che per noi hanno un valore universale: solidarietà verso un popolo oppresso, sostegno a quanti rivendicano il sacrosanto diritto all’autodeterminazione nazionale, ricordando a quanti l’’hanno dimenticato che Gaza resta ancora oggi una prigione a cielo aperto, una gabbia isolata dal mondo con dentro un milione e mezzo di persone, in maggioranza bambini e adolescenti».
In Israele vi considerano dei provocatori...
«Per fortuna non tutti in Israele la pensano come Liebermane Netanyahu. In queste settimane abbiamo ricevuto attestati di solidarietà e di condivisione da parte di tante donne e uomini israeliani, che credono nel dialogo e che non giustificano in nome della sicurezza le punizioni collettive inflitte da Israele, dai suoi governanti, alla popolazione di Gaza. L’Israele che crede davvero nella pace, che continua a battersi contro l’assedio a Gaza, è dalla nostra parte. E questo ci dà più forza».
Cosa accadrà nel momento in cui le navi della Flotilla saranno, abbordate dalla Marina israeliana?
«Ogni persona che s’imbarcherà sulle nostre navi, avrà prima firmato una impegnativa in cui c’è scritto: “Non costituirò una minaccia per Israele”. Non saremo noi a provocare. Ditelo a Lieberman...».

Il MANIFESTO - Vauro Senesi : " Sotto tiro, Flotilla pronta a salpare "


Vauro Senesi

Vauro Senesi schierato a favore della flottiglia, inizia oggi un suo 'diario di bordo' dalla Stefano Chiarini.
La Grecia sta tentando di bloccare la partenza delle navi della flottiglia n°2, naturalmente Vauro sostiene che sia colpa delle presunte pressioni israeliane. La Grecia, secondo Vauro, non è uno Stato sovrano in grado di prendere decisioni politiche autonome.
Vauro scrive : "
Dopo gli stage seguiti da tutti per addestrarsi a non reagire con violenza, né fisica né verbale, all’eventuale attacco israeliano in mare...". I 'pacifisti' hanno dovuto fare un corso per imparare a non reagire con violenza?! Che bravi, questo sarebbe un segnale che a bordo delle navi ci saranno semplici pacifisti armati solo di buone intenzioni. Hanno pure fatto un corso di bon ton, perchè Israele non smette di sabotarli?
Come Dror Feiler, anche Vauro rifila ai suoi lettori la solita storia di Gaza prigione a cielo aperto, peccato che non vengano identificati i veri carcerieri. La violenza di Hamas, il fatto che a Gaza non ci sia democrazia 'grazie' ai terroristi della Striscia non è un fatto di rilievo, evidentemente.
Anche Stefano Citati sul Fatto Quotidiano lascia trasparire dal suo articolo entusiasmo e appoggio per la Flottiglia n°2. Riformuliamo la domanda già rivolta nei giorni scorsi: Colombo & Travaglio, sono in ferie ? non  ci risulta, e allora perchè tacciono ? Troppo facile partecipare ai rally pro-Israele ma poi essere complici sui giornali sui quali scrivono.
Ecco l'articolo:

Inizia oggi il mio «diario di bordo» anche se il termine è improprio visto che a bordo ancora non sono. La «Stefano Chiarini» è alla rada a Corfù. Le altre navi della Freedom Flotilla sono ancorate in diversi porti greci e via via gli attivisti provenienti da tanti paesi diversi stanno lasciando Atene per raggiungerle. Ci sono state e ci sono forti pressioni da parte di Israele sul governo greco perché impedisca alle navi di salpare alla volta di Gaza e le autorità stanno creando non poche difficoltà di ordine burocratico per ritardarne in ogni modo la partenza che comunque è ormai imminente. Prova ne è la continua escalation della propaganda israeliana per screditare il valore assolutamente pacifico della Flotilla. Ieri il ministro degli esteri Lieberman è arrivato a dichiarare che i pacifisti sarebbero tutti attivisti terroristi che vanno cercando il sangue. Si va dal sostenere che a bordo ci sarebbero liquidi chimici altamente infiammabili per bruciare i commandos israeliani nel momento dell’arrembaggio, fino a far circolare su Youtube il video di un presunto gay americano che racconta di non essere stato accettato sulla Flotilla a causa della sua omosessualità. E che, vista l’omofobia di Hamas, questa sarebbe la prova cheHamas è a capo dell’organizzazione. Peccato che il video risulti postato dall’ufficio del primoministro israeliano. Ma a quanto pare non ci si limita soltanto a misure propagandistiche, ieri (l’altro ieri per chi legge) una nave, la greca «Giuliano» ha subìto un atto di sabotaggio, l’albero dell’elica è stato segato da qualche esperto subacqueo. Nonostante la tensione il clima tra i pacifisti è improntato all’ottimismo e la determinazione a portare a buon fine la missione è molto salda. Dopo gli stage seguiti da tutti per addestrarsi a non reagire con violenza, né fisica né verbale, all’eventuale attacco israeliano in mare, sono stati aumentati i livelli di vigilanza per evitare che qualche provocatore possa riuscire ad infiltrarsi nelle file degli attivisti che si imbarcheranno. La totale ed assoluta trasparenza sulla natura pacifica della operazione della Flotilla è l’unica e la migliore risposta alla ostilità del governo israeliano che già ieri si è visto costretto a ritirare l’assurda minaccia di non consentire ai giornalisti che si fossero imbarcati l’accesso ad Israele per dieci anni. Del resto sulle navi saranno presenti anche giornalisti israeliani come Amira Hass di Haaretz e Menechem Gantz di Yedoth Ahronoth che avrebbe dovuto imbarcarsi proprio sulla «Stefano Chiarini» ma che salirà invece sulla nave americana. Quella che si sta «combattendo» in questi giorni prossimi alla partenza è in definitiva la «battaglia» tra chi ha dalla sua soltanto la convinzione delle ragioni di un’azione di pace e chi considera queste una sfida ed una pericolosa provocazione alla propria autorità ed è pronto ad usare ogni mezzo lecito ed illecito per contrastarle. In palio c’è la speranza. La speranza della gente di Gaza strangolata dalla guerra e da anni di assedio di vedere apparire all’orizzonte del suo mare le navi che insieme agli aiuti portino il segnale tangibile che esiste unmondo che non la dimentica, che non la lascia sola.

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