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Curiosamente sono Unità e Manifesto ad aver dato più rilievo all'incontro tra Bibi Netanyahu e Silvio Berlusconi. Cronache striminzite sugli altri quotidiani, spesso nemmeno una riga. Fra i giornali, segnaliamo sul CORRIERE della SERA di oggi, 14/06/2011, a pag. 21, la cronaca di Maurizio Caprara dal titolo " Netanyahu e Berlusconi uniti: Stop alla minaccia iraniana ". Dall'UNITA', a pag. 30, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo "«Silvio, migliore amico» Così Netanyahu si scopre berlusconiano", preceduto dal nostro commento. Dal MANIFESTO, a pag. 11, l'articolo di Maurizio Matteuzzi dal titolo "Silvio e Benyamin, i due amiconi ", preceduto dal nostro commento. Ecco gli articoli: CORRIERE della SERA - Maurizio Caprara : " Netanyahu e Berlusconi uniti: Stop alla minaccia iraniana "
«Un’opzione militare credibile è qualcosa che dovrebbe preoccupare gli iraniani. Ed è l’unica cosa, credo, che li indurrebbe a sospendere il programma» , ha detto ieri a Villa Madama Benjamin Netanyahu parlando dei piani atomici della Repubblica islamica di Mahmoud Ahmadinejad. L’occasione è stata un vertice bilaterale con inatteso finale sul «bunga bunga» , nome ormai globalizzato per i dopocena tra Cavaliere e le Ruby di turno. Il primo ministro israeliano era accompagnato da otto ministri, Silvio Berlusconi da sette e un sottosegretario. A entrambi un giornalista venuto da Israele aveva chiesto di pronunciarsi sulla «necessità» di tenere in evidenza una possibilità «credibile» di risolvere con le armi il contenzioso sui programmi nucleari di Teheran. Il premier della destra israeliana non si è tirato indietro: «Le sanzioni potrebbero essere efficaci soltanto, per paradosso, se gli iraniani sapessero che qualora non lo fossero ci sarebbe un’opzione militare al loro posto per rimuoverne la necessità» . Per argomentare la tesi, Netanyahu era ricorso a questa premessa: «C’è stato un solo anno in cui l’Iran ha sospeso il suo programma militare, le sanzioni di per sé, sfortunatamente, non li hanno fermati. Fu nel 2003, quando gli iraniani per poco credettero che gli Usa li avrebbero attaccati come Afghanistan e Iraq. Appena capirono che non sarebbe stato così, riesumarono i piani. A proposito, Gheddafi abbandonò i suoi programmi nucleari lo stesso anno per le stesse ragioni» . Assai meno categorico, il presidente del Consiglio italiano ha preferito limitarsi a rispondere a una domanda precedente dello stesso inviato su temuti rifornimenti di armamenti a nemici di Israele da parte di navi e sottomarini iraniani oltre il Canale di Suez. «Condivido le preoccupazioni del presidente Netanyahu visto che ormai è certa la fornitura di armi da parte dell’Iran a Hezbollah e in Palestina ad Hamas» , ha affermato Berlusconi. Era stato Netanyahu, prima, a dichiarare che sull’Iran c’era stata intesa. «Ti ringrazio per la tua posizione chiara» , aveva attestato al presidente del Consiglio riferendo alla stampa dei colloqui a porte chiuse (tra i quali, dettaglio omesso in pubblico, 25 minuti a tu per tu esclusivamente con i rispettivi interpreti). «Non abbiamo amico migliore» , ha garantito il primo ministro al Cavaliere, gongolante per questo nonostante la sconfitta referendaria nell’aria. Netanyahu non si è sottratto al suo ruolo di intransigente che individua l’ostacolo alla pace unicamente nella ritrosia dei palestinesi a riconoscere «lo Stato ebraico di Israele» . Berlusconi alla tentazione di impiegare un palcoscenico internazionale per ridurre a materia di battute un caso che ha per sé un risvolto processuale. Nell’indicare ai giornalisti la copia di un affresco fatta montare alle sue spalle con donne, un festeggiato e un suonatore seminudo, ha sostenuto che l’ospite gli aveva chiesto di chi fosse e ha aggiunto: «E’ di Andrea Appiani e rappresenta il Parnaso, ovvero il "bunga bunga"del 1811. Quello sono io e questo si chiama Mariano Apicella» . Netanyahu lo aveva assecondato perfino sull’offerta di Erice per negoziati di pace. Il suo viso ha oscillato tra smorfia e risata, senza più i tratti della diplomazia. L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : "«Silvio, migliore amico» Così Netanyahu si scopre berlusconiano "
L'Unità pubblica due articoli di Udg sull'argomento. Il primo, che non riportiamo, è un attacco personale a Silvio Berlusconi per la battuta sull'affresco, il secondo quello che segue. E' ovvio che il nesso è che se Silvio Berlusconi è una mezza tacca, una persona volgare e di bassa lega, solo un'altra mezza tacca può considerarlo amico. IN VISTA DI SETTEMBRE «Una risoluzione dell'Onu» in settembre che imporrebbe la nascita di uno Stato palestinese così come previsto dal presidente dell’Anp MahmudAbbas (Abu Mazen)«potrebbe solo far indietreggiare la pace e allontanare la prospettiva dei negoziati», sentenzia Netanyahu. Un tasto su cui “Bibi” batte con insistenza, godendo del pieno sostegno del suo interlocutore italiano: «La pace può essere solo il risultato di un negoziato, non può essere imposta dall'esterno, né da una risoluzione dell'Onu». «La pace in Medio Oriente non può arrivare da una soluzione unilaterale né da parte palestinese né da parte israeliana, ma è possibile solo con i negoziati», gli fa eco Berlusconi. E prosegue su questa lunghezza d’onda: «Siamo stati e saremo sempre al vostro fianco, perché Israele è l'unica vera democrazia di tutta la regione: negli altri Paesi tutto il popolo arabo vive in una situazione di non democrazia, mentre Israele è l'unico Paese in cui gli arabi hanno gli stessi diritti dei cittadini israeliani, il che dovrebbe essere un esempio per i Paesi arabi». E così, il Cavaliere liquida la “Primavera araba”, e visto che c’è sottolinea, con il plauso di Netanyahu, che «è prioritario che Hamas riconosca Israele». Silenzio, invece, sugli insediamenti ebraici nei Territori. Il primo ministro d’Israele gioca in casa. Esapendo dinon incontrare ostacoli nell’amico del cuore Silvio B. sciorina le sue «verità». La prima: la radice del conflitto israelo-palestinese «non sono gli insediamenti» nei Territori, quanto piuttosto «il rifiuto dei palestinesi a riconoscere l’esistenza di uno Stato ebraico». La seconda «verità» di “Bibi” : «Ho chiesto ad Abu Mazen di rivolgersi al suo popolo, per amore della pace, e dire: “accetterò lo Stato ebraico di Israele”. Se dice queste sei parole, cambieremo il mondo». IL DOSSIER IRAN In attesa che Abu Mazen gli dia «sei parole», Netanyahu spara la sua terza «verità». Una verità armata, indirizzata a Teheran. Un'opzione militare, dice, «servirebbe a far preoccupare l’Iran». Le sanzioni potrebbero essere efficaci ma a condizione che gli iraniani sappiano che nel caso non funzionassero, «ci potrebbe essere anche questa opzione». «Oggi è in atto uno scontro tra il mondo antico e moderno, tra la dittatura e la libertà», sostiene. «Non sappiamo dire come finirà», prosegue, «ma se l'Iran svilupperà l'arma nucleare, la Primavera araba potrebbe diventare un nuovo Inverno iraniano ». Per questo, insiste, le sanzioni economiche contro il Paese degli ayatollah «sono efficaci» solo se sostenute «da una credibile opzione militare». Su questo, Berlusconi ha qualcosa da eccepire,maèun dettaglio. Netanyahu e il suo corposo seguito di ministri (nove, tra cui il super falco titolare degli Esteri, Avigdor Lieberman) possono dirsi soddisfatti: l’amico Silvio dà pieno affidamento. Nel mondo, sono rimasti i soli a pensarlo. Il MANIFESTO - Maurizio Matteuzzi : " Silvio e Benyamin, i due amiconi "
Come Udg, anche Matteuzzi si scaglia contro Berlusconi e Netanyahu e arriva a scrivere : " Ha cominciato Berlusconi (...)Siamo stati e saremo sempre al vostro fianco, perché Israele è l’unica vera democrazia di tutta la regione. Negli altri paesi tutto il popolo arabo vive in una situazione di non democrazia mentre Israele è l’unico paese in cui gli arabi hanno gli stessi diritti dei cittadini israeliani, il che dovrebbe essere un esempio per i paesi arabi». Boom. Fiamma Nierenstein non avrebbe potuto far meglio ". Ciò che ha dichiarao Berlusconi è la pura verità. E' dura da digerire per l'odiatore Matteuzzi, per due motivi. Il primo è che tale verità è uscita dalla bocca del tanto odiato premier italiano, il secondo è che sottintende che la parte dalla quale è schierato con tanto odio e lvore anti israeliano non ha niente a che vedere con la democrazia. Non stupisce nemmeno l'attacco a Fiamma Nirenstein, niente di nuovo e originale sulle pagine del quotidiano di Rocca Cannuccia. Per inviare la propria opinione a Corriere della Sera, Unità e Manifesto, cliccare sulle e-mail sottostanti lettere@corriere.it redazionetg5@mediaset.it lettere@unita.it redazione@ilmanifesto.it |
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