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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera - TG 5 - L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
14.06.2011 Roma, Silvio Berlusconi incontra Bibi Netanyahu
La notizia quasi assente sui quotidiani italiani. Solo gli odiatori le danno rilievo, per attaccare

Testata:Corriere della Sera - TG 5 - L'Unità - Il Manifesto
Autore: Maurizio Caprara - Umberto De Giovannangeli - Maurizio Matteuzzi
Titolo: «Netanyahu e Berlusconi uniti: Stop alla minaccia iraniana - Silvio, migliore amico, Così Netanyahu si scopre berlusconiano - Silvio e Benyamin, i due amiconi»

Curiosamente sono Unità e Manifesto ad aver dato più rilievo all'incontro tra Bibi Netanyahu e Silvio Berlusconi. Cronache striminzite sugli altri quotidiani, spesso nemmeno una riga. Fra i  giornali, segnaliamo sul CORRIERE della SERA di oggi, 14/06/2011, a pag. 21, la cronaca di Maurizio Caprara dal titolo " Netanyahu e Berlusconi uniti: Stop alla minaccia iraniana ". Dall'UNITA', a pag. 30, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo "«Silvio, migliore amico» Così Netanyahu si scopre berlusconiano", preceduto dal nostro commento. Dal MANIFESTO, a pag. 11, l'articolo di Maurizio Matteuzzi dal titolo "Silvio e Benyamin, i due amiconi ", preceduto dal nostro commento.
Ottimo il servizio del TG 5 nell'edizione delle 20.00 di ieri sera, con l'intervista di Cesara Buonamici a Bibi Netanyahu (per vederla, cliccare sul link
http://www.video.mediaset.it/video/tg5/servizio/230968/abu-mazen-riconosca-lo-stato-di-israele.html#tc-s1-c1-o1-p1).

Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Maurizio Caprara : " Netanyahu e Berlusconi uniti: Stop alla minaccia iraniana "


Bibi Netanyahu con Silvio Berlusconi

«Un’opzione militare credibile è qualcosa che dovrebbe preoccupare gli iraniani. Ed è l’unica cosa, credo, che li indurrebbe a sospendere il programma» , ha detto ieri a Villa Madama Benjamin Netanyahu parlando dei piani atomici della Repubblica islamica di Mahmoud Ahmadinejad. L’occasione è stata un vertice bilaterale con inatteso finale sul «bunga bunga» , nome ormai globalizzato per i dopocena tra Cavaliere e le Ruby di turno. Il primo ministro israeliano era accompagnato da otto ministri, Silvio Berlusconi da sette e un sottosegretario. A entrambi un giornalista venuto da Israele aveva chiesto di pronunciarsi sulla «necessità» di tenere in evidenza una possibilità «credibile» di risolvere con le armi il contenzioso sui programmi nucleari di Teheran. Il premier della destra israeliana non si è tirato indietro: «Le sanzioni potrebbero essere efficaci soltanto, per paradosso, se gli iraniani sapessero che qualora non lo fossero ci sarebbe un’opzione militare al loro posto per rimuoverne la necessità» . Per argomentare la tesi, Netanyahu era ricorso a questa premessa: «C’è stato un solo anno in cui l’Iran ha sospeso il suo programma militare, le sanzioni di per sé, sfortunatamente, non li hanno fermati. Fu nel 2003, quando gli iraniani per poco credettero che gli Usa li avrebbero attaccati come Afghanistan e Iraq. Appena capirono che non sarebbe stato così, riesumarono i piani. A proposito, Gheddafi abbandonò i suoi programmi nucleari lo stesso anno per le stesse ragioni» . Assai meno categorico, il presidente del Consiglio italiano ha preferito limitarsi a rispondere a una domanda precedente dello stesso inviato su temuti rifornimenti di armamenti a nemici di Israele da parte di navi e sottomarini iraniani oltre il Canale di Suez. «Condivido le preoccupazioni del presidente Netanyahu visto che ormai è certa la fornitura di armi da parte dell’Iran a Hezbollah e in Palestina ad Hamas» , ha affermato Berlusconi. Era stato Netanyahu, prima, a dichiarare che sull’Iran c’era stata intesa. «Ti ringrazio per la tua posizione chiara» , aveva attestato al presidente del Consiglio riferendo alla stampa dei colloqui a porte chiuse (tra i quali, dettaglio omesso in pubblico, 25 minuti a tu per tu esclusivamente con i rispettivi interpreti). «Non abbiamo amico migliore» , ha garantito il primo ministro al Cavaliere, gongolante per questo nonostante la sconfitta referendaria nell’aria. Netanyahu non si è sottratto al suo ruolo di intransigente che individua l’ostacolo alla pace unicamente nella ritrosia dei palestinesi a riconoscere «lo Stato ebraico di Israele» . Berlusconi alla tentazione di impiegare un palcoscenico internazionale per ridurre a materia di battute un caso che ha per sé un risvolto processuale. Nell’indicare ai giornalisti la copia di un affresco fatta montare alle sue spalle con donne, un festeggiato e un suonatore seminudo, ha sostenuto che l’ospite gli aveva chiesto di chi fosse e ha aggiunto: «E’ di Andrea Appiani e rappresenta il Parnaso, ovvero il "bunga bunga"del 1811. Quello sono io e questo si chiama Mariano Apicella» . Netanyahu lo aveva assecondato perfino sull’offerta di Erice per negoziati di pace. Il suo viso ha oscillato tra smorfia e risata, senza più i tratti della diplomazia.

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : "«Silvio, migliore amico» Così Netanyahu si scopre berlusconiano "


Bibi Netanyahu con Silvio Berlusconi

L'Unità pubblica due articoli di Udg sull'argomento. Il primo, che non riportiamo, è un attacco personale a Silvio Berlusconi per la battuta sull'affresco, il secondo quello che segue. E' ovvio che il nesso è che se Silvio Berlusconi è una mezza tacca, una persona volgare e di bassa lega,  solo un'altra mezza tacca può considerarlo amico.
Udg cerca di stroncare le argomentazioni di Netanyahu sul processo di pace coi palestinesi, ma non ci riesce. E' ovvio che, secondo Udg, non c'è nessuna minaccia iraniana, come non ci sono rischi connessi alla riunificazione di Hamas e Fatah. I negoziati falliscono? Colpa di Israele e del suo premier di ultradestra che ha la presunzione di avere delle richieste da avanzare alla controparte araba, invece di permettere la distruzione dello Stato che governa.
Ecco l'articolo:

Rotta, con rimpianto, l’amicizia con il colonnello Gheddafi, fonte d’imbarazzo per i leader mondiali nei consessi internazionali, Silvio Berlusconipuòconsolarsi con la dichiarazione d’amore (politico) esternatagli da Benjamin “Bibi” Netanyahu. Palcoscenico dell’amoroso afflato è Roma; l’occasione: il vertice intergovernativo Italia- Israele. «Tu sei un grandissimo amico miomasei anche un grande amicodel popolo ebraico nello Stato d’Israele, e lo dico con tutto il cuore e con la testa, perché la tua amicizia viene dal cuore», esterna il primo ministro israeliano nella conferenza stampa conclusiva del vertice a Villa Madama. E ancora: «Spero di continuare a lavorare con te in futuro...Ti ringrazio a nome del popolo israeliano: non esiste amico migliore di te». L’amico Silvio, al riparo per qualche ora dalla mazzata referendaria, annuisce compiaciuto anche quando Netanyahu rivela di aver strappato al premier italiano la rassicurazione che l’Italia non sosterrà la mozione sul riconoscimento di uno Stato palestinese che, con ogni probabilità, verrà presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite in programma il prossimo settembre: «Vorrei ringraziarti – dice Netanyahu rivolgendosi direttamente a Berlusconi - per la posizione chiara assunta contro il tentativo di bypassare il negoziato di pace».
IN VISTA DI SETTEMBRE
«Una risoluzione dell'Onu» in settembre che imporrebbe la nascita di uno Stato palestinese così come previsto dal presidente dell’Anp MahmudAbbas (Abu Mazen)«potrebbe solo far indietreggiare la pace e allontanare la prospettiva dei negoziati», sentenzia Netanyahu. Un tasto su cui “Bibi” batte con insistenza, godendo del pieno sostegno del suo interlocutore italiano: «La pace può essere solo il risultato di un negoziato, non può essere imposta dall'esterno, né da una risoluzione dell'Onu». «La pace in Medio Oriente non può arrivare da una soluzione unilaterale né da parte palestinese né da parte israeliana, ma è possibile solo con i negoziati», gli fa eco Berlusconi. E prosegue su questa lunghezza d’onda: «Siamo stati e saremo sempre al vostro fianco, perché Israele è l'unica vera democrazia di tutta la regione: negli altri Paesi tutto il popolo arabo vive in una situazione di non democrazia, mentre Israele è l'unico Paese in cui gli arabi hanno gli stessi diritti dei cittadini israeliani, il che dovrebbe essere un esempio per i Paesi arabi». E così, il Cavaliere liquida la “Primavera araba”, e visto che c’è sottolinea, con il plauso di Netanyahu, che «è prioritario che Hamas riconosca Israele». Silenzio, invece, sugli insediamenti ebraici nei Territori. Il primo ministro d’Israele gioca in casa. Esapendo dinon incontrare ostacoli nell’amico del cuore Silvio B. sciorina le sue «verità». La prima: la radice del conflitto israelo-palestinese «non sono gli insediamenti» nei Territori, quanto piuttosto «il rifiuto dei palestinesi a riconoscere l’esistenza di uno Stato ebraico». La seconda «verità» di “Bibi” : «Ho chiesto ad Abu Mazen di rivolgersi al suo popolo, per amore della pace, e dire: “accetterò lo Stato ebraico di Israele”. Se dice queste sei parole, cambieremo il mondo».
IL DOSSIER IRAN
In attesa che Abu Mazen gli dia «sei parole», Netanyahu spara la sua terza «verità». Una verità armata, indirizzata a Teheran. Un'opzione militare, dice, «servirebbe a far preoccupare l’Iran». Le sanzioni potrebbero essere efficaci ma a condizione che gli iraniani sappiano che nel caso non funzionassero, «ci potrebbe essere anche questa opzione». «Oggi è in atto uno scontro tra il mondo antico e moderno, tra la dittatura e la libertà», sostiene. «Non sappiamo dire come finirà», prosegue, «ma se l'Iran svilupperà l'arma nucleare, la Primavera araba potrebbe diventare un nuovo Inverno iraniano ». Per questo, insiste, le sanzioni economiche contro il Paese degli ayatollah «sono efficaci» solo se sostenute «da una credibile opzione militare». Su questo, Berlusconi ha qualcosa da eccepire,maèun dettaglio. Netanyahu e il suo corposo seguito di ministri (nove, tra cui il super falco titolare degli Esteri, Avigdor Lieberman) possono dirsi soddisfatti: l’amico Silvio dà pieno affidamento. Nel mondo, sono rimasti i soli a pensarlo.

Il MANIFESTO - Maurizio Matteuzzi : " Silvio e Benyamin, i due amiconi "


Maurizio Matteuzzi

Come Udg, anche Matteuzzi si scaglia contro Berlusconi e Netanyahu e arriva a scrivere : "  Ha cominciato Berlusconi (...)Siamo stati e saremo sempre al vostro fianco, perché Israele è l’unica vera democrazia di tutta la regione. Negli altri paesi tutto il popolo arabo vive in una situazione di non democrazia mentre Israele è l’unico paese in cui gli arabi hanno gli stessi diritti dei cittadini israeliani, il che dovrebbe essere un esempio per i paesi arabi». Boom. Fiamma Nierenstein non avrebbe potuto far meglio ". Ciò che ha dichiarao Berlusconi è la pura verità. E' dura da digerire per l'odiatore Matteuzzi, per due motivi. Il primo è che tale verità è uscita dalla bocca del tanto odiato premier italiano, il secondo è che sottintende che la parte dalla quale è schierato con tanto odio e lvore anti israeliano non ha niente a che vedere con la democrazia. Non stupisce nemmeno l'attacco a Fiamma Nirenstein, niente di nuovo e originale sulle pagine del quotidiano di Rocca Cannuccia.
Una nota finale : "
Giusto finire col bunga bunga (chissà come l’ avranno tradotto in ebreo). ". La lingua parlata in Israele è l'ebraico, non l'ebreo. Matteuzzi, invece di preoccuparsi di traduzioni in altre lingue, si preoccupi di approfondire la propria che, evidentemente, oltre ad essere di legno, è arrugginita.

Uno show da avanspettacolo, con battute da quattro soldi e retorica che gronda, attori bolliti (almeno quelli italiani) a recitare la parte, dita di cerone per nascondere rughe e smagliature, qualche personaggio impresentabile (come il ministro degli esteri Avigdor Lieberman, lo xenofobo e razzista). Il vertice interministeriale Italia-Israele (7 o 8 ministri per parte in passerella, più le due prime ballerine Silvio Berlusconi e Benyamin Netanyhau), che ieri mattina ha avuto come palcoscenico Villa Madama, sulle pendici di Monte Mario, era il secondo, dopo quello dell’anno scorso a Gerusalemme e il prossimo fissato nel 2012 sempre nella stessa maledetta città santa (a cui Berlusconi si è già «prenotato», come a dire che nonostante le botte delle municipali e dei referendum, lui ci sarà ancora). All’inizio, sotto il gazebo per la stampamontato all’ingresso della villa, c’è stata la sfilata delle ballerine di fila, unministro per parte a scambiarsi i protocolli appena firmati, 8, dall’economia ai trasporti, dal turismo all’agricoltura, dalla cultura all’ambiente, dal lavoro ai giovani, dalla scienza all’energia («rinnovabile», ha precisato Berlusconi, che già sapeva). Sono così sfilati l’abbronzatissimo Frattini, il ministro Romano (una prece, poverino, considerando quello che ha dovuto fare per poter essere presente alla comparsata), l’algida Gelmini, la ministra Brambilla (l’unica che poteva esibire uno strato di cerone più spesso di quello del premier). Fra le due primedonne, Berlusconi e Netanyahu, è stato tutto uno scambio d’amorosi sensi (un «lingua in bocca» si direbbe in volgare). Ha cominciato Berlusconi. «Il mio amico Benyamin », «antica amicizia», «strettissima collaborazione », «sempre sulle stesse posizioni», «credo che da parte tua e di Israele ci siano stati molti motivi di apprezzamento per quello che questo governo ha fatto per difendere la causa di Israele in ogni sede internazionale»..., fino al botto finale, da antologia: «Siamo stati e saremo sempre al vostro fianco, perché Israele è l’unica vera democrazia di tutta la regione. Negli altri paesi tutto il popolo arabo vive in una situazione di non democrazia mentre Israele è l’unico paese in cui gli arabi hanno gli stessi diritti dei cittadini israeliani, il che dovrebbe essere un esempio per i paesi arabi». Boom. Fiamma Nierenstein non avrebbe potuto far meglio. Poi la solita barzelletta sul «Piano Marshall» per la Palestina e l’altra su Erice quale sede dei negoziati di pace. Netanyahu non è stato da meno. «My friend Silvio», «a great personal friend», «tu sei un gransissimo amico mio ma anche un grande amico del popolo ebraico e dello stato di Israele, e questo lo dico dal cuore », «non esiste amico migliore di te», e via col tango: Roma e Gerusalemme fari di civiltà fin dai tempi antichi ma anche adesso («stiamo contribuendo al progresso dell’umanità», non male), e giù con Bernini, Raffaello,Michelangelo, Leonardo per poi passare a Mazzini e Garibaldi («che hanno molto influenzato Hertzl» e i sionisti) e al suo maestro Jabotinski che non trema, confidando nell’ignoranza dell’uditorio che non sa che era un fascista, a paragonare a Garibaldi («the jewishGaribaldi»).Quindi i «ringraziamenti » a Berlusconi «per le posizioni chiare e coerenti sull’Iran» ( su cui, ha precisato, l’opzione militare resta e deve restare aperta) e contro l’iniziativa palestinese di proporre il riconoscimento «unilaterale» di uno stato di Palestina alla prossima assemblea generale dell’Onu in settembre («bypasserebbe i negoziati di pace» a cui lui è interessatissimo); per «la sua ferma posizione contro ogni manifestazione di deligittimazione e boicottaggio contro Israele»; per «la straordinaria cooperazione» nel sostenere la kermesse israeliana che si è aperta ieri nella piazza del duomo a Milano. Passerella finale con un paio di domande dei giornalisti: gli insediamenti coloniali? La primavera araba? Gli insediamenti «non sono la radice del problema» come dicono i palestinesi (e qualche altro), «la radice è il rifiuto arabo a riconoscere l’esistenza dello stato ebraico, e dico Jewish State, di Israele», risolto quello due stati per due popoli potrebbe andare e «il problema degli insediamenti si risolverà» (come?). Quanto alla primavera araba «bisogna vedere come andrà a finire» (certo erano meglio gli affidabili satrapi di prima, che Israele sosteneva, come del resto l’Italia), perché poi magari «alla primavera araba segue un inverno arabo». Va bè, basta così. C’è ancora tempo per l’ultima battuta di Berlusconi: Silvio dice che Benyamin gli ha chiesto lumi sul grande quadro alle spalle dei due e che lui gli ha risposto che è opera di Andrea Appiani e rappresenta il Parnaso, il monte dell’antica Grecia dove dimoravano le muse, «ovvero il bunga bunga del 1811». Giusto finire col bunga bunga (chissà come l’ avranno tradotto in ebreo). Anche se c’è poco da ridere.

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