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Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 07/06/2011, a pag. 20, l'articolo di Alessia Gallione dal titolo " Troppe minacce. Stand israeliano via dal Duomo ". Dall'UNITA', a pag. 25, l'articolo di Mariagrazia Gerina dal titolo " Mobilitazione anti Israele. La prima «grana» di Pisapia tra Milano e il medioriente ", preceduto dal nostro commento. Da questa vicenda abbiamo imparato che Milano non è più un luogo in cui c'è libertà. Il fatto che la manifestazione 'Israele che non ti aspetti' non possa tenersi in piazza del Duomo per via delle contestazioni e delle minacce è inaccettabile. La REPUBBLICA - Alessia Gallione : " Troppe minacce. Stand israeliano via dal Duomo "
II luogo era stato scelto da tempo: la centralissima piazza Duomo. È lì, in una struttura trasparente montata nel cuore di Milano, che dalla prossima settimana avrebbe dovuto svolgersi la kermesse organizzata dall'ambasciata israeliana per mettere in mostra il meglio del Paese: dall'arte al cinema, dal turismo alle tecnologie. Tra incontro con scrittori, concerti, film. Solo l'aspetto più visibile e aperto alla città di un summit economico e politico che dovrebbe essere tenuto a battesimo, lunedì, da Silvio Berlusconi e Benjamin Netanyahu. E che adesso è sempre più a rischio. Perché dopo le minacce che si sono rincorse sui siti antagonisti e gli inviti a «boicottare» quella che viene definita «l'occupazione israeliana di Milano», questura e Viminale hanno suggerito una sede alternativa. Motivi di ordine pubblico. Troppo esposta, piazza Duomo, troppo difficile da garantire la sicurezza sotto la Madonnina. Con la possibilità sempre più concreta che il padiglione venga montato all'interno del Castello Sforzesco, più protetto. La decisione definitiva sarà presa oggi, ma la comunità ebraicaèpreoccupata. E con il suo presidente milanese Roberto Jarach dice: «Quello che mi preoccupa di più non è soltanto il boicottaggio, quanto le pesanti minacce. triste e incredibile che una manifestazione improntata sulla riconoscenza reciproca e sugli sviluppi economici e scientifici ci sia questo tipo di boicottaggio violento e questa virulenza contro tutto ciò che rappresenta Israele». L'allarme per "Israele che non ti aspetti" (questo il titolo della settimana dedicata allo Stato ebraico che si svolgerà dal 13 al 20) è rimbalzato in Israele dalle colonne del quotidiano Yedot Ahronot. Che ha messo in fila il tam tam scatenato in rete e la preoccupazione delle forze dell'ordine. Una petizione (che online ha già raggiunto 1.200 firme) lanciata da un gruppo di associazioni filopalestinesi, centri sociali, pezzi di estrema sinistra e proteste annunciate pronte a trasferirsi in strada, tra manifestazioni (una nazionale è annunciata per il 18 giugno) e presidi come quello che si svolgerà questa mattina sotto la sede della Regione Lombardia. Tutto contro «l'occupazione sionista di Milano», contro uno «Stato che legittima l'apartheid», contro la trasformazione della città in una «una passerella per un'operazione di propaganda vergognosa». «Un evento irritante», lo bolla Piero Maestri, ex consigliere provinciale di Sinistra critica, uno degli organizzatori della protesta. Altre associazioni pacifiste efilopalestinesi hanno scritto una lette-ra aperta al neo sindaco Giuliano Pisapia per ch iedere un incontro. Ed è l'avvocato a spiegare: «Il ministero dell'Interno, le forze dell' ordine e il questore sono i più adatti a decidere sul trasferimento. Quello che posso dire è che da parte mia ho sempre creduto in due popoli e due Stati e questo continua a essere il mio impegno per il futuro». Duro contro il probabile trasloco il presidente della Regione Roberto Formigoni: «Sarebbe un vulnus perché questa è un'iniziativa istituzionale decisa da tempo. Il popolo di Israele e il Paese di Israele hanno tutto il diritto di poter svolgere in tranquil l ità la loro manifestazione». E il deputato del Pd Emanuele Fiano: «Qualsiasi forma di ostracismo verso la manifestazione sarebbe inaccettabile». L'UNITA' - Mariagrazia Gerina : " Mobilitazione anti Israele. La prima «grana» di Pisapia tra Milano e il medioriente "
Mariagrazia Gerina difende la posizione assunta da Pisapia e scrive : " La mobilitazione anti-israeliana, che prevede anche un corteo il 18 giugno, a Milano, è il primo caso delicatissimo che Giuliano Pisapia si trova a gestire da sindaco. E lo fa con rigore istituzionale. «Credo che il ministro degli Interni, le forze dell' ordine e il questore sono i più adatti per ogni decisione sulla base della situazione», ". Giuliano Pisapia non è un cittadino qualunque, è il sindaco di Milano. Scaricare la responsabilità della decisione, non appoggiare la manifestazione culturale su Israele non è indice di 'rigore istituzionale', ma di totale disinteresse per uno dei valori fondamentali di una democrazia, quello della libertà d'espressione. A Israele non è concesso pubblicizzare i propri successi economici, scientifici e turistici perchè così hanno stabilito gruppi di odiatori. E il sindaco di Milano, invece di prendere una posizione netta contro la censura, scarica ogni responsabilità, come se ciò che accade nella sua città non lo riguardasse. Per inviare la propria opinione a Repubblica e Unità, cliccare sulle e-mail sottostanti rubrica.lettere@repubblica.it lettere@unita.it |
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