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L'Opinione - Il Manifesto Rassegna Stampa
01.06.2011 Persino Ban Ki Moon chiede di bloccare la partenza della flottiglia per Gaza
Cronaca di Dimitri Buffa, disinformazione di Michele Giorgio

Testata:L'Opinione - Il Manifesto
Autore: Dimitri Buffa - Michele Giorgio
Titolo: «Ban Ki-Moon chiede di fermare la Flottiglia per Gaza - L’ordine di Bibi: 'pugno di ferro' contro la Flotilla»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 01/06/2011, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Ban Ki Moon chiede di fermare la Flottiglia per Gaza ". Dal MANIFESTO, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo "  L’ordine di Bibi: «pugno di ferro» contro la Flotilla", preceduto dal nostro commento.
Ecco i pezzi:

L'OPINIONE - Dimitri Buffa : " Ban Ki Moon chiede di fermare la Flottiglia per Gaza "


Dimitri Buffa     Ban Ki Moon

Se persino l’Onu e se anche uno come il segretario generale Ban Ki Moon chiedono, in coro, agli organizzatori della Flottilla due per Gaza di rinunciare alla loro opera di provocazione e a tutti gli stati del Mediterraneo, Israele compreso, di evitare le partenze dai rispettivi porti e di ridurre il danno e le possibilità di scontri armati, questo vuol dire che il pericolo concreto di un’altra tragedia esiste. E poi significa altre due cose: che dopo l’ulteriore apertura del valico di Rafah da parte dell’Egitto ogni scopo pseudo umanitario della spedizione via mare non ha pretesti cui appigliarsi e che la natura volutamente di sfida a Israele è in realtà il vero obiettivo. Quello che si spera è proprio un altro scontro a fuoco. Il movimento turco Ihh che ancora una volta sta dietro a questa mascherata è notoriamente affiliato con la fratellanza mussulmana e in ottimi rapporti con hamas. Se vi chiedete chi stia finanziando i crocieristi non dovete quindi andare lontano con la fantasia. La giornalista direttrice responsabile di Info Pal, Angela Lano, sta già a Istanbul da settimane. A proprie spese? Vallo a sapere. L’altro giorno riportava una cronaca entusiasta del restauro e del prossimo varo della Navi Marmara, la nave turca con a bordo anche persone che cercavano il martirio (e i cui familiari confrermavano questa circostanza alla stampa turca stessa) protagonista dell’assalto degli incursori israeliani. “Nella sede della Ong umanitaria turca, IHH, una delle organizzazioni delle flotillas per Gaza – scriveva la Lano - si sono dati appuntamento questa mattina decine di pacifisti e giornalisti, passeggeri della prima Flotilla e della prossima, che partirà a fine giugno da diversi porti europei.” “E' un'occasione – sosteneva - per rivedere colleghi, compagni di viaggio, amici con cui si è condivisa un'esperienza forte, tragica e storica allo stesso tempo. Ognuno racconta all'altro dettagli dell'attacco israeliano. Particolarmente emozionante è la visita a bordo della nave Mavi Marmara, ormeggiata al porto e in ristrutturazione, dopo gli ingenti danni e la distruzione operata dalle forze israeliane.” E ancora: “Fatima, Iara, Ann, e altri ex passeggeri ci spiegano cosa accadde in questa o quella stanza, durante il feroce assalto israeliano, nella notte del 31 maggio di un anno fa: l'arrembaggio da parte dei commando a bordo di zodiac; la discesa di soldati dagli elicotteri; gli spari che non finivano più; il sangue dappertutto; i cadaveri allineati per terra, in un corridoio; i rumori assordanti; le grida; l'orrore.” Insomma una sorta di film di Dario Argento che però hanno visto solo loro e che propagandano con i mezzi di informazione di cui dispongono. E all’invito di Ban Ki Moon, che tre giorni orsono affermava di “seguire con preoccupazione le notizie riguardanti la Flotilla” e chiedeva “a tutti i governi” del Mediterraneo di “usare la propria influenza per fermare la prossima Freedom Flotilla di navi dirette nella Striscia di Gaza” cosa rispondono questi agit prop anti Israele? Semplice, e tutto rinchiuso in questo incredibile passaggio del comunicato emanato dal cosiddetto “Free Gaza movement” : “Signor Segretario Generale, la scelta è solo di Israele: porre fine all'assedio o continuare la violenza contro i Palestinesi e i loro sostenitori. Il blocco è un atto di violenza e i nostri sforzi riflettono la volontà della comunità internazionale di lottare contro l'ingiustizia. Quindi, a lei la scelta: sostenere la tirannia o sostenere la libertà” Israele quindi è diventata ufficialmente una dittatura nella visione distorta e mistificatrice della realtà di questi “pacifinti”, nick name che comunque vada la seconda Flottilla per Gaza, i turchi dell’Ihh e i greci e gli italiani che li fiancheggiano difficilmente si toglieranno di dosso. A questo punto la palla passa ai servizi di sicurezza dei paesi interessati, Italia, Grecia, Turchia e Israele, perchè si eviti il peggio. Da una parte queste navi andrebbero fermate nei porti di partenza o comunque perquisite da cima a fondo per evitare che all’interno possano venire nascoste armi improprie o vere e proprie. Poi andrebbero identificati con particolare attenzione i passeggeri e dovrebbe comunque essere inibito l’imbarco a chi abbia precedenti per terrorismo internazionale o per fiancheggiamento dello stesso. Poi andrebbe analizzata la merce e la sua qualità anche per evitare che ai palestinesi venga portato materiale deteriorato. Ai giornalisti che a Istanbul hanno timidamente chiesto ai promotori della “Freedom Flottila due” cosa accadrà se Israele deciderà di attaccare nuovamente la Freedom Flotilla, e se i governi degli Stati membri della coalizione cercheranno di bloccare la partenza delle barche, ha risposto così il vice presidente di Ihh, Huseyn Uruç: “Viviamo in Paesi democratici, abbiamo governi democratici, perché dovrebbero bloccarci? Nessun governo può fermarci. Noi agiamo all'interno della legalità internazionale. Non violiamo alcuna legge. Israele deve capire che è un nostro diritto andare a Gaza, che siamo pacifici e che non può fermarci”. Se il buongiorno si vede dal mattino, queste parole significano una sola cosa: i passeggeri, gli armatori, gli sponsor di questa Freedom flottilla due sono pronti allo scontro fisico. Anzi se lo andranno a cercare. Il loro vero scopo esistenziale è questo: provocare un nuovo caso internazionale per portare Israele sul banco degli imputati.

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " L’ordine di Bibi: «pugno di ferro» contro la Flotilla "


Michele Giorgio

Michele Giorgio scrive : " Benyamin Netanyahu per ora sta lavorando sulla diplomazia affinché la spedizione sia impedita. Ma un’azione di forza contro i pacifisti non viene esclusa ". La Flottiglia in partenza per Gaza, proprio come quella dell'anno scorso, non ha nulla a che vedere col pacifismo. L'obiettivo dei suoi passeggeri non è quello di portare aiuti alla popolazione di Gaza. Se l'intento fosse sul serio quello, potrebbero spedire gli aiuti via terra permettendo a Israele di ispezionarli, o farli passare direttamente dal valico di Rafah appena aperto dall'Egitto.
E' ovvio che Israele, per la sicurezza dei propri cittadini, continuerà a controllare le navi in arrivo a Gaza.
Giorgio continua : "
Non si può escludere il ripetersi del raid sanguinoso di un anno fa, quando un commando israeliano uccise sulla nave Mavi Marmara nove civili turchi (Netanyahu parlò di «legittima difesa» e non ha mai presentato scuse ufficiali ad Ankara). ". I nove morti della Mavi Marmara non erano 'civili turchi', ma terroristi legati all'IHH. Le foto scattate a bordo (e taroccate con uno scandalo clamoroso da Reuters) hanno mostrato le loro armi. Sulla Mavi Marmara sono stati anche feriti due soldati israeliani. Ma, come sempre, a Giorgio le vittime israeliane non interessano. Non è ben chiaro perchè Israele dovrebbe porgere le proprie scuse alla Turchia per aver bloccato una nave di terroristi turchi in arrivo per aiutare Hamas. Semmai dovrebbe essere la Turchia a scusarsi con Israele per aver permesso la partenza della flottiglia. Ma non c'è da aspettarsi nulla del genere, vista la politica filo iraniana intrapresa negli ultimi anni dalla Turchia di Erdogan.
Giorgio scrive : "
Oggi, per l’anniversario della cosiddetta «riunificazione», si svolgerà il rikudgalim («marcia danzante della bandiera») alla quale parteciperanno migliaia di israeliani nella città vecchia di Gerusalemme, popolata in maggioranza da palestinesi che giudicano questi festeggiamenti una provocazione politica. ".  Gerusalemme è la capitale unica e indivisibile di Israele. Non si capisce perchè celebrare questo fatto sia una provocazione.
Ecco l'articolo:

Aumenta la tensione con l’avvicinarsi del giorno, non ancora annunciato ufficialmente, della partenza per Gaza delle 15 navi della Flotilla «Stay Human», tra le quali l’italiana «Stefano Chiarini». Fiancheggiato dall’amministrazione Obama, il premier israeliano Benyamin Netanyahu per ora sta lavorando sulla diplomazia affinché la spedizione sia impedita. Ma un’azione di forza contro i pacifisti non viene esclusa: secondo il quotidiano di Tel Aviv Haaretz, il primo ministro ha detto ieri che ordinerà il pugno di ferro contro le navi che non obbediranno agli ordini della marina israeliana. Sono stati richiamati i riservisti e l’intelligence militare sorveglia diversi siti internet. Non si può escludere il ripetersi del raid sanguinoso di un anno fa, quando un commando israeliano uccise sulla nave Mavi Marmara nove civili turchi (Netanyahu parlò di «legittima difesa» e non ha mai presentato scuse ufficiali ad Ankara). I promotori della Flotilla si dicono determinati ad andare avanti. I vertici dello Stato ebraico fanno sapere d’essere decisi a presidiare il blocco navale del piccolo lembo di territorio palestinese. La marina – ha scritto Haaretz – lavora alle «misure di contenimento» di eventuali azioni di resistenza passiva degli attivisti,ma una qualche forma di arrembaggio viene ritenuta dai comandi israeliani quasi «ineluttabile». In queste ore è forte la tensione anche a Gerusalemme Est, la zona araba della città occupata nel 1967. Oggi, per l’anniversario della cosiddetta «riunificazione», si svolgerà il rikudgalim («marcia danzante della bandiera») alla quale parteciperanno migliaia di israeliani nella città vecchia di Gerusalemme, popolata in maggioranza da palestinesi che giudicano questi festeggiamenti una provocazione politica.

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