sabato 18 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






L'Opinione - La Repubblica Rassegna Stampa
24.08.2010 Gaza: inaugurati da poco un nuovo centro commerciale e un parco acquatico
Cronache di Dimitri Buffa, Fabio Scuto

Testata:L'Opinione - La Repubblica
Autore: Dimitri Buffa - Fabio Scuto
Titolo: «Il nuovo parco acquatico di Gaza - A Gaza il centro commerciale voluto da Hamas»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 24/08/20101, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Il nuovo parco acquatico di Gaza ". Da REPUBBLICA, a pag. 16, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo " A Gaza il centro commerciale voluto da Hamas ".
Ecco i due articoli:

L'OPINIONE - Dimitri Buffa : " Il nuovo parco acquatico di Gaza "


Dimitri Buffa

“Crazy water park”. Si chiama così il nuovo parco acquatico di Gaza. Sì: avete sentito bene, nel paese della crisi umanitaria dove tutti dicono ai giornali stranieri di non avere l’acqua a casa per colpa dei cattivi israeliani alcuni imprenditori vicini ad Hamas hanno aperto da maggio questo parco acquatico a pagamento tipo Gardaland e la Tv israeliana Canale 10 commentava il servizio dove si vedevano tuffarsi ragazzi palestinesi e tante donne velate dalla testa ai piedi con questa scritta: “aiuta Gaza a uscire dalla sua crisi umanitaria, aiuta questa gente a costruire nuovi parchi acquatici”. In effetti la tendenza napoletana alla Totò della propaganda buonista pro palestinese era stata smascherata già tante volte. Si coniò anche il temine “Pallywood”, cioè Palestina Hollywood. Sempre a Gaza ultimamente erano state diffuse le immagini della pubblicità di un grande centro commerciale degno di quelli del Dubai. Certo lì c’è anche gente che invece muore di fame o che ha acqua e elettricità non più di otto ore al giorno. Ma per colpa del ricatto mafioso di Hamas non dell’assedio israeliano. Chi fa parte della cricca mangia e si fa il bagno nei parchi acquatici, o magari lo yacht di lusso da lasciare nello stesso porto di Gaza. Gli altri a malapena mangiano. Ma la propaganda di certa sinistra e della destra anti semita vuole invece che la colpa sia di Israele. Come fa “La Repubblica” in un lungo reportage da Gaza, dove pure non si fa a meno di tanta inutile retorica pro-poveri palestinesi. Però in questo reportage per una volta si dice le cose come stanno: la popolazione è pentita di avere votato per quegli assassini di Hamas nel 2006 e oggi, se solo potesse votare di nuovo, li caccerebbe.
Ma l’informazione anti israeliana è questa e spesso sfiora il ridicolo. E quindi dopo il nuovo centro commerciale di cui abbiamo riferito a suo tempo, dopo la piscina olimpionica, il club-ristorante di lusso e il museo archeologico Al Mat-haf affacciato sul Mediterraneo con tanto di ristorante e fontane, dai primi di agosto la “prigione a cielo aperto di Gaza” offre anche il nuovo Parco giochi acquatico “Crazy Water Park”.
Per vedere le immagini del nuovo Parco giochi acquatico e del museo, basta andare su you tube e guardarsi il servizio della Tv israeliana Canale 10 (con sottotitoli in inglese):
http://www.youtube.com/watch?v=DU5NmRkaIt4&feature=player_profilepage#

La REPUBBLICA - Fabio Scuto : " A Gaza il centro commerciale voluto da Hamas"

GAZA CITY - Il congelatore è colmo di vaschette di gelato di una famosa marca svizzera, confezioni da un chilo, e di ghiaccioli alla frutta. Più avanti si arriva nella zona dei profumi e le bottigliette di Paco Rabanne e quelle di Givenchy, sono ben allineate insieme a dopobarba e acqua di colonia. Nel reparto femminile jeans a vita bassa e magliette sono esposte in modo che la macchia dei colori salti subito agli occhi. L´aria condizionata ronza piano ma porta un senso di fresco che non può non far piacere se fuori ci sono 40 gradi con un tasso d´umidità del 75 per cento. Benvenuti nel Mall di Gaza. È in una piccola traversa nel centro città, ai primi due piani in una palazzina borghese, un gruppo di negozi appena inaugurato e chiamato pomposamente «Gaza Mall».
Effettivamente c´è dentro un po´ di tutto: alimentari, vestiti, scarpe, generi da bagno. Nella Gaza ormai famosa per la miseria in cui si dibatte, Hamas ha voluto un centro commerciale. Aperto un mese fa con gran clamore, tv locali che ritraevano sorridenti funzionari del governo integralista, è pieno di merci importate, soprattutto in questi giorni che l´embargo israeliano si è allentato facendo entrare quasi tutti i prodotti alimentari. È la prova, dicono quelli di Hamas, che nonostante gli sforzi degli israeliani e anche degli egiziani per isolare la Striscia, Gaza può resistere e perfino prosperare.
Per Hamas e il gruppo di finanziatori palestinesi che sono dietro quest´investimento il Mall, con i suoi mille metri quadri di negozi, l´aria condizionata - un lusso nella Striscia, dove non c´è mai energia elettrica e chi può va avanti con i generatori - e il parcheggio sotterraneo ha un valore simbolico molto forte. Ma nonostante questo sforzo anche di immagine, il nome pomposo che evoca i grandi centri commerciali nelle metropoli, il Mall di Gaza sembra un piccolo magazzino di provincia. «Le nostre dimensioni», ammette il direttore Salaheddin Abu Abdu, «sono quelle di un negozio medio americano».
Ma soprattutto è un´isola - anche se con l´aria condizionata e la filodiffusione islamica - persa in un mare di disperazione, di privazioni, di sofferenza, in un territorio dove l´80 per cento della popolazione per sopravvivere dipende dagli aiuti alimentari internazionali. «Certo questi negozi sono per l´élite», ammette alla fine Abu Abdu, «i prezzi non sono per tutti».
È sconcertante vedere nel nuovo supermarket molti prodotti israeliani, l´ultima cosa che ti aspetteresti di trovare a Gaza: grandi vaschette di hummus già pronto, vasetti di miele, addirittura pretzel e pringles con le scritte in ebraico. Lo hummus, a base di ceci e sesamo, è disponibile in ogni angolo di Gaza, in ogni negozio, come prodotto locale, così come una volta Gaza era famosa per il suo miele. Il gestore del supermercato spiega, non senza qualche imbarazzo, che nei prodotti israeliani ci sono i conservanti e quindi - anche quando salta la corrente elettrica - possono mantenersi per giorni.
Nella mezz´ora trascorsa al fresco dentro il Mall, i clienti alla cassa si sono contati sulle dita di una mano. «Vedi questi biscotti», dice Zakhi, il mio accompagnatore, prendendo in mano un pacco di wafer, «quando passavano dai tunnel l´anno scorso costavano 40 shekel, ora 18. Eppure nessuno li compra. Non ci sono soldi per le uova, figurati per i biscotti».

Per inviare il proprio parere all'Opinione e a La Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti


diaconale@opinione.it
rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT