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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - La Repubblica - Corriere della Sera - Il Manifesto - L'Unità Rassegna Stampa
07.04.2010 Sodano paragona B-XVI a Pio XII per gli attacchi ricevuti
Commenti di R. A. Segre, Tullia Zevi, Amos Luzzatto, Filippo Di Giacomo

Testata:Il Giornale - La Repubblica - Corriere della Sera - Il Manifesto - L'Unità
Autore: R. A. Segre - La redazione di Repubblica - Fabrizio Caccia - Iaia Vantaggiato - Filippo Di Giacomo
Titolo: «Sodano: L´offensiva sulla pedofilia come quella contro Pio XII - Tullia Zevi: paragone dannoso quanto quello di Cantalamessa -Accomunati solo in quanto papi. E basta - La religione degli onesti»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 07/04/2010, a pag. 19, l'articolo di R. A. Segre dal titolo " Vaticano e Israele: uguali nella diversità ", preceduto dal nostro commento. Dalla REPUBBLICA, a pag. 6, la cronaca dal titolo "Sodano: L´offensiva sulla pedofilia come quella contro Pio XII ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 11, l'intervista di Fabrizio Caccia a Tullia Zevi dal titolo " Tullia Zevi: paragone dannoso quanto quello di Cantalamessa ". Dal MANIFESTO, a pag. 9, l'intervista di Iaia Vantaggiato ad Amos Luzzatto dal titolo " Accomunati solo in quanto papi. E basta ". Dall'UNITA', a pag. 19, l'articolo di Filippo Di Giacomo dal titolo " La religione degli onesti  ", preceduto dal nostro commento. Ecco gli articoli:

Il GIORNALE - R. A. Segre : " Vaticano e Israele: uguali nella diversità "

Non è compito di Informazione Corretta fare valutazioni che riguardano l'aspetto religioso dello Stato Vaticano, nè discutere la tesi conteuta nell'articolo di R. A. Segre che riportiamo per dovere di cronaca.
Stupisce però che Segre scriva : "
Lo Stato vaticano e lo Stato di Israele sono molto differenti. Il Vaticano è uno stato assoluto, particolare nel suo regime teocratico, come lo è lo stato d'Israele nel suo regime laico e democratico. Entrambi non traggono la loro legittimità - non la loro legalità politica internazionale - dal riconoscimento delle altre nazioni.". Stupisce perchè Israele è stato dichiarato Stato indipendente riconosciuto tale da una risoluzione Onu del 29/11/1947.
Ecco l'articolo:


R. A. Segre

Raniero Cantalamessa è rimasto giustamente stupito e rattristato dal polverone sollevato dalla sua omelia pasquale nella quale ha paragonato - citando una lettera di un amico ebreo - gli attacchi mossi contro il Papa all'antisemitismo. Il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni ha deplorato l'incidente come una «caduta di stile». Per la radio vaticana invece «Ci sono lobby economiche dietro l'attacco aL Papa». Anche il commento dell'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams è stato secondo la BBC «insolitamente duro». Il prelato afferma che «una istituzione che viene cosi profondamente emarginata dalla vita sociale (come la Chiesa irlandese) perde di colpo la sua credibilità» Si tratta per il settimanale cattolico «Tahlet» di «un commento sorprendente che rischia di influenzare la comunità dei credenti». Tuttavia a ben guardare, un legame esiste fra questi attacchi alla Chiesa e la persecuzione degli ebrei. Si compone di due fatti: 1) L'incapacità dello Stato Vaticano e dello Stato di Israele (nella misura in cui esso viene erroneamente identificato con l'ebraismo) di far fronte ad una offensiva mediatica di delegittimazione. 2) la diversa capacità della Chiesa e della Sinagoga di spiegare il significato della «elezione» che entrambe difendono. Lo Stato vaticano e lo Stato di Israele sono molto differenti. Il Vaticano è uno stato assoluto, particolare nel suo regime teocratico, come lo è lo stato d'Israele nel suo regime laico e democratico. Entrambi non traggono la loro legittimità - non la loro legalità politica internazionale - dal riconoscimento delle altre nazioni. Fondano, questa legittimità, su un'idea di «misssione» o «scelta» inconcepibile in termini politici e storici, Il che appare un anacronismio, se non addirittura un anatema, a chi lega la sovranità all'idea di nazione, sia che questa coincida o no con la territorialità. E' evidente - o per lo meno dovrebbe esserlo - che la Chiesa non è uina istituzione di vizio mascherato da falsa umiltà e carità come l'ebraismo non è un gruppo di potere economico, razzista mascherato da falso vittimismo. La Chiesa, come ha detto il cardinale Roger Etchegaray, vice decano del Sacro Collegio, «è invisa soprattutto a chi mal sopporta la sua azione a difesa della sacralità della famiglia fondata sud matrimonio fra uomo e donna, dell'equa distribuzione delle risorse mondiali e di una alternativa etica alla logica del purop rofitto'».Israele- soprattutto nella identificazione dell'ebraismo col movimento sionista - è inviso per il successo di questa idea nazioinale a confronto col fallimento di tutte le altre ideologie politiche. Non gli si perdona la pretesa di voler dimostrare colla sua esistenza, l'incapacità degli altri di vivere secondo i valori e gli scopi che proclamano. Questo non significa che Chiesa e Israele non abbiano colpe. Ma riconoscerle, come fa la Chiesa con la pedofilia e come hanno fatto Giovanni Paolo Il e Benedetto XVI nei confronti dell'antisemitismo, imbestialisce chi vorrebbe mettere la propria cosdienza in pace abbassando la Chiesa e Israele al proprio livello, Col risultato che, paradossalmente, Chiesa e Israele (stato e popolo) si trovano, sia pure in differente condizione, a far fronte ad attacchi di invidia e delegittimazione, unendoli nella incapacità di spesso reagire in maniera appropriataaquesti attacchi. Qualunque possano essere la falsità e l'ipocrisia dei loro avversari, sbagliano quando cadono nella trappola di chi si consola dicendo «ma lo fanno anche gli altri». 
È vero. E lo fanno molto di più  della Chiesa e di Israele. Ma chi mette la Stella di Davide o le Chiavi di San Pietro sulla propria bandiera non ha il diritto di essere come gli altri anche se lo volesse, La Chiesa e Israele sono - volenti o nolenti - testimoni del fatto che esistono verità morali nella società e nella politica. In un mondo dove la tendenza è quella di omologare tutto, in queste verità sta il loro diritto ad essere e di restare differenti.

La REPUBBLICA - " Sodano: L´offensiva sulla pedofilia come quella contro Pio XII "


Cardinale Angelo Sodano

CITTA´ DEL VATICANO - «Per la sua instancabile difesa della vita e dei valori cristiani, Benedetto XVI viene attaccato come Pio X, Pio XII e Paolo VI». Il cardinale Angelo Sodano, ex segretario di Stato della Santa Sede ed attuale decano del collegio cardinalizio, dopo la solidarietà al Pontefice espressa, a sorpresa, alla Messa di Pasqua, torna a difendere papa Ratzinger da giorni sotto attacco per i casi di pedofilia tra il clero. Fa altrettanto anche il suo successore alla Segreteria di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, appena arrivato ieri in Cile definendo papa Ratzinger «un Papa forte, profeta del terzo millennio».
Sodano, in una intervista all´Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede oggi in edicola, parla di «uso pretestuoso dello scandalo pedofilia» per colpire il Pontefice, accusato, a suo dire, «ingiustamente» per la gestione dei casi di preti pedofili. Per il cardinale decano «è ormai un contrasto culturale: il Papa incarna verità morali che non sono accettate e così le mancanze e gli errori di sacerdoti sono usate come armi contro la Chiesa. Dietro gli ingiusti attacchi al Papa ci sono visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo». «Ora - lamenta ancora il porporato - contro la Chiesa viene brandita l´accusa della pedofilia. Prima ci sono state le battaglie del modernismo contro Pio X, poi l´offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l´ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo VI per l´Humanae vitae», l´enciclica che vietò l´uso della pillola anticoncezionale. Riferimenti che rischiano di dar luogo ad altri scossoni polemici, specialmente il richiamo alla figura di Pio XII, a pochi giorni dalla bufera che ha investito il predicatore pontificio, padre Raniero Cantalamessa, per aver paragonato gli attacchi alla Chiesa per gli abusi sui minori e il «peggiore antisemitismo». Non a caso, al cardinale Sodano ha subito replicato Amos Luzzatto, ex presidente dell´Unione delle comunità ebraiche italiane, precisando che «su Pio XII non c´è nessuna aggressione», da parte ebraica. Semmai, si tratta di «una critica storica e culturale e come tale va compresa».
Per Sondano, comunque, la «comunità cristiana si sente giustamente ferita quando si tenta di coinvolgerla in blocco nelle vicende tanto gravi quanto dolorose di qualche sacerdote, trasformando colpe e responsabilità individuali in colpa collettiva con una forzatura veramente incomprensibile».
Da parte sua, il cardinale Bertone, sollecitato dai giornalisti cileni, ha ricordato che «Benedetto XVI durante la Settimana Santa ha avuto il sostegno di tutta la Chiesa», smentendo, tra l´altro, di aver «insabbiato» nel 1998 il caso del prete pedofilo americano Laurence Murphy, accusato di aver violentato 30 anni prima circa 200 bambini, morto in quello stesso anno. «Non è vero, non è vero - ha ripetuto Bertone -, abbiamo documentato il contrario e non parliamo di questo argomento ora, perchè altrimenti rimaniamo qui tutto il giorno... «.
In difesa di Ratzinger scendono in campo anche i politici. Per il ministro Gianfranco Rotondi «l´attacco al Papa mina la libertà della Chiesa» e per questo «il governo farà quanto è nei suoi doveri per proteggere la Chiesa da forme di intimidazione». Di «accuse ingiuste e strumentali contro il Papa», parla invece la senatrice del Pd Mariapia Garavaglia, che ricorda «le parole alla Via Crucis del 2005 sulla "sporcizia" nella Chiesa scritte dall´allora cardinale Ratzinger».

CORRIERE della SERA - Fabrizio Caccia : " Tullia Zevi: paragone dannoso quanto quello di Cantalamessa "


Tullia Zevi

ROMA — «Colgo con difficoltà la fondatezza di certi paralleli. Prima padre Cantalamessa e ora il cardinal Sodano. Insomma, resto perplessa, non li trovo così calzanti. Anzi, più dannosi che inutili...».

Tullia Zevi, 91 anni, ex presidente delle Comunità ebraiche italiane, unica donna ad aver mai assunto questa carica, non nasconde tutto il disagio provato in questi giorni di Pasqua.

Lo scandalo pedofilia come l’antisemitismo? Ratzinger sotto attacco come Pio XII?

«Scusate, ma che c’entra? Sono storie diverse, figure, piani diversi. E ci sono anche ragioni molto diverse dietro a quello che sta accadendo oggi». Quali? «Politiche, esistenziali...». Ratzinger come Pacelli, no?

«Pio XII era dominato dal terrore del comunismo, secondo lui il male assoluto era il comunismo e non il nazismo, era questa la convinzione alla radice del suo pensiero, all’origine di tutta l’azione del suo pontificato. Il nazismo, anzi, diventava così il miglior baluardo contro il comunismo. Di qui il silenzio, quando il Male già gridava troppo forte. Anziché protestare e parlare alto, papa Pacelli preferì tacere».

E infatti l’iter per la sua beatificazione non vi aggrada.

«Mah. Cosa vuol dire beatificare? E chi decide chi è santo?»

Torniamo all’oggi. Gli errori dei preti branditi come armi, dice Sodano...

«Ma li lascino sposare, i preti, poverini! Sono creature ossessionate dalla repressione, non lo sa? La pedofilia è una conseguenza della castità forzata. Quando mai lo capirà, la Chiesa? Perché papa Benedetto non s’aggiorna sulla sessualità? Il celibato è una cosa contro natura».

Questa per lei sarebbe la soluzione. Ma la fila di denunce e di critiche non rischia di sembrare una campagna di aggressione?

«No, al mio Paese si chiama libertà di parola. Libertà di critica. Democrazia. Che male c’è a sollevare dei problemi? Bisognerebbe studiare, piuttosto, il curriculum vitae del prete medio di oggi. Servirebbero corsi di psicanalisi. Quando avverte la vocazione? E perché? Ve lo ricordate il serrato dibattito che ci fu al Concilio ecumenico?». Lei c’era, al Vaticano II. «Facevo la cronista (Tullia Zevi è stata a lungo corrispondente per il quotidiano israeliano «Maariv» e per il settimanale londinese «The Jewish Chronicle » , ha lavorato alla «Jewish Telegraphic Agency» e per il «Religious News Service» di New York, ndr) e ricordo l’attenzione passionale mostrata da molti colleghi sacerdoti che erano lì a lavorare per i loro giornali religiosi. Si capiva benissimo che vedevano in ballo il proprio destino di uomini. E fu amarissima, infatti, la loro delusione quando il Concilio infine confermò il celibato dei preti».

Il MANIFESTO - Iaia Vantaggiato : "  Accomunati solo in quanto papi. E basta"


Amos Luzzatto

Verrebbe da dire che il cardinal Sodano non sa più a che papa votarsi. Così li tira in ballo un po’ tutti: «Prima ci sono state le battaglie del modernismo contro Pio X, poi l’offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l’ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo VI per l’Humanae vitae ». Quindi, per concludere, gli attacchi a Ratzinger. Ne parliamo con Amos Luzzatto, una delle figure più autorevoli dell’ebraismo italiano: «Quello di Sodano è un excursus storico che fa venire le vertigini perché unisce fra di loro problemi e polemiche avvenuti in tempi diversi e che in comune hanno solo il fatto di essere, per l’appunto, polemiche e problemi che coinvolgono dei papi». Sempre della massima autorità della Chiesa trattasi. Certo, però a questo punto il discorso si chiude qui. Ci limiteremo ad ascoltare e a prendere atto che essere dissenzienti rispetto a quanto affermano i papi è del tutto inutile. Lo chiama dialogo? I silenzi di Pio XII sulla Shoà e quelli di Benedetto XVI sulla pedofilia. Tutto tace in Vaticano. Rispetto a Pio XII smetterei, per una volta, di parlare solo e soltanto di Shoà. Prendo solo due esempi. L’operazione Sturzo, cioè quell’alleanza con monarchici e fascisti sostenuta dal papa nell’immediato dopoguerra per garantirsi il comune di Roma e che De Gaperi non approvò. E poi la scomunica dei comunisti e dei socialisti. Questioni di ordine politico. Possiamo metterle in discussione oppure no? Qualcuno ci dice quali sono i paletti che possono essere superati o si tratta sempre e soltanto di un attacco al papa?Questo o quello che sia. Sono problemi di carattere politico. Un dialogo senza opinioni divergenti non è un dialogo. Torniamo al silenzio. Si può essere silenti rispetto a determinati problemi oppure no. Ma un silenzio va sempre interpretato. I silenzi a volte sono necessari per motivi tattici o strategici ma chi si sente dire “no comment” deve sapere che comunque la negazione di risposta genera domande. Lo ripeto: vorrei sapere una volta per tutte quali sono i paletti che non vanno superati con la santa sede. Perché non posso criticare Pio XII? La critica non è un’aggressione. Pio XII sta per essere beatificato, critiche o non critiche. Mah, non so cosa voglia dire esattamente processo di beatificazione, non rientra nella mia scala dei valori. Ma so che beatificare vuol dire dare qualche connotazione positiva a un modello di comportamento e di pensiero. Mi chiedo: tutto questo non sarà un po’ esagerato? Ha taciuto ma ha salvato molti ebrei. Dicono. Pio XII di persona mi risulta che non abbia espresso neanche una preghiera quando il 16 ottobre sono stati deportati gli ebrei di Roma sotto le sue finestre. Che siano stati salvati centinaia di ebrei da singoli sacerdoti e da molti cattolici è indubbio. Così come è indubbio che queste persone abbiano riscontrato un tacito consenso da parte del papa. Ma quando parliamo di virtù eroiche io penso ad altro. Per esempio? La superiora della Nostra Signora di Sion, un convento sul Gianicolo dove avevano trovato rifugio moltissimi ebrei. I nazisti non li faceva entrare. Diceva loro che quello era territorio vaticano e che godeva del diritto di extraterritorialità. Non era vero. Ma i nazisti se ne sono andati. Cristianofobia. Contro le gerarchie e contro i cattolici. Ho la sensazione che ci sia - non tanto da parte di chi muove la critica quanto da parte di chi è oggetto della critica - la tentazione di generalizzarla per presentarla come profondamente ingiusta. Di nuovo, dalla critica all’aggressione. Così si trasforma una posizione lecita in una illecita. Con tanto di scivolamento semantico. Cantalamessa è stato imbarazzante. Noi abbiamo vissuto Shoà e antisemitismo e tutto questo ha significato sterminio. Nessuno oggi minaccia la chiesa di sterminio. Vaticano basso Impero? Tutti complottano e l’unico che non complotta è la vittima. Strano, però, perché di solito il complotto appartiene alla minoranza. Io credo che bisogna avere il coraggio di ammettere che quando coloro che dovrebbero essere educatori e confidenti si comportano in forme condannabili vadano condannati.

L'UNITA' - Filippo Di Giacomo: " La religione degli onesti "

Tutto l'articolo è un attacco all'ebraismo e agli ebrei, colpevoli di non accettare la preghiera del Venerdì Santo per la loro conversione. Non l'avremmo nemmeno riportato, non fosse per la frase finale "Questo vale anche quando, come in Israele si è raccontato a margine della recente visita di Binyamin Netanyahu, l’amministrazione Obama ha suggerito che un reale cammino di pace possa partire dalla proposta che il Vaticano sta accreditando con tenacia di fronte alle cancellerie del mondo intero: rientro nei confini del 1967 (e non del 1948, come chiesto dagli arabi) e internazionalizzazione dei luoghi santi di Gerusalemme. Perché anche quello che, da anni, vivono gli oppressi della Terra Santa si chiama «venerdì santo». ".
L'articolo, apparentemente, riguarda il dialogo fra cristiani ed ebrei e le difficoltà ad esso correlate. Un accenno a Israele, ovviamente in chiave negativa, tanto per non perdere l'abitudine. Il quotidiano del PD non si smentisce mai. Per quanto riguarda Gerusalemme, facciamo notare a Di Giacomo, che l'accesso ai luoghi sacri è garantito a tutti, cittadini e non, perciò non è ben chiaro quali siano gli 'oppressi' menzionati.
Se Di Giacomo scrive di cristiani oppressi, ha sbagliato città. Forse si voleva riferire a Betlemme, città un tempo abitata da una maggioranza cristiana.
Ecco l'articolo:

Ogni sabato, nelle sinagoghe di tutto il mondo si recitano diciotto benedizioni. La dodicesima proclama: «Che per gli apostati non ci sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il regno dell’orgoglio e periscano in un istante i nazareni e gli eretici. Siano cancellati dal libro dei viventi e con i giusti non siano iscritti. Benedetto sei tu Signore, che pieghi i superbi». L’invocazione è contenuta nel Talmud e risale all’anno 80 dopo Cristo. Chi siano i «nozrim» e i «minim» ancora maledetti nella liturgia ebraica lo spiega un altro testo dello stesso Talmud: «Alla vigilia del sabato e della Pasqua si appese Jeshua ha-nozri (Gesù il Nazareno). Un banditore proclamò per quaranta giorni contro di lui: egli esce per essere lapidato perché ha praticato la magia, ha sobillato e fatto deviare Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e la alleghi a suo favore. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa. Lo appesero allora alla vigilia del sabato e della Pasqua ». Agliebreichefannodichiarazioni sui giornali, non piace né il venerdì santo cattolico né che nelle chiese si preghi per loro? Anzi,non piacciono i cattolici, un agglomerato di confusi socialisteggianti, falliti morali, maniaci sessuali guidati da una banda di ipocriti pedofili? Nulla da dire: pensare ciò che si vuole e come si vuole, su ogni argomento, è undiritto per tutti. Ma,prima di pretendere che un predicatore cattolico, peraltro di elevata caratura culturale, debba fare attenzione a ciò che dice ai cattolici il venerdì santo, nella basilica di San Pietro, ce ne corre. Perché quando su base continentale, ci si scatena nel giochino del «peggio del peggio» su qualcuno, si percorre un terreno minato. Come ci insegna un serio pensiero marxista (quello di Malinowski e dei funzionalisti, per intenderci) quando si toccano le strutture religiose fondamentali si sa da dove si comincia ma nessuno può prevedere dove e comesi concluderà. Ebraismo e cristianesimo sono nati entrambi dall’intuizione (i credenti dicono «rivelazione») avuta più di tremila anni fa da Mosè sul Sinai. Ed è persino difficile attribuire loro una progenitura perché cristianesimo ed ebraismo contemporaneo, quello talmudico, sono coevi. Nel cuore delle due religioni risiede il doppio comandamento di amare Dio e di amare il prossimo da cui sia ebrei che cristiani fanno scaturire la preoccupazione per l’etica, la bontà, la giustizia e la libertà. Certo, le parole usate non sono sempre le stesse. Il cristianesimo, tende ad unificare i duecomandamenti, l’ebraismo preferisce osservarli distintamente. Ciascuna delle due religioni interpreta a suo modo la presenza di Dio nel mondo. Per l’ebraismo Dio si “contrae” nella Legge. Per i cristiani Dio si «contrae» nell’uomo, prendendo un corpo. Da entrambe queste visioni scaturisce una serie complessa di situazioni che spinge gli ebrei ad un confronto continuo con il testo della Torah, e obbliga i cristiani a misurarsi con una presenza di Cristo che li impegna a ripensare continuamente la natura di Dio. Alla fin fine, però, le due religioni monoteiste ritornano su un’unica affermazione: esiste «l’altro». Dio e il prossimo, Dio o il prossimo: questo è «l’altro».Da Mosè, ebrei e cristiani hanno appreso la preminenza del codice morale sulla fastosità e il chiasso rituale. Comportarsi onestamente, rispettando gli altri, è l’unico vero modo di rendere a Dio un omaggio degno di Lui. Esiste quindi un ebreocristianesimo etico e morale della giustizia, della libertà e della solidarietà. Ma esistono anche due storie divergenti, due linguaggi su Dio, due approcci della sua Rivelazione, due modi di leggere la Bibbia, due maniere di riconoscere la presenza di Dio e di trarne le conseguenze. Sono «differenze » che nei secoli hanno causato inimicizie e odio. In ogni caso mentre gli uomini peccavano, il messaggio delle due religioni è rimasto integro: un motivo in più affinché ebrei e cristiani inizino realmente ad apprezzare questa «grande storia » che grazie a loro Dio ha scritto per tutti gli uomini. Solo quando i fatti religiosi vengono studiati con il massimo di consistenza umana e storica, afferma Mircea Eliade, diventano un ponte tra ciò che è stato e ciò che sarà. Questo vale anche quando, come in Israele si è raccontato a margine della recente visita di Binyamin Netanyahu, l’amministrazione Obama ha suggerito che un reale cammino di pace possa partire dalla proposta che il Vaticano sta accreditando con tenacia di fronte alle cancellerie del mondo intero: rientro nei confini del 1967 (e non del 1948, come chiesto dagli arabi) e internazionalizzazione dei luoghi santi di Gerusalemme. Perché anche quello che, da anni, vivono gli oppressi della Terra Santa si chiama «venerdì santo».

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