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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera - L'Unità Rassegna Stampa
28.02.2010 Il delitto di Dubai è stata un'operazione anti terrorismo
Analisi di Benny Morris. Udg incolpa Israele, ma non ha le prove

Testata:Corriere della Sera - L'Unità
Autore: Benny Morris - Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Il diritto dell’Occidente di difendersi. Meglio con le azioni mirate - La polizia di Dubai accusa: Il Mossad ha ucciso Mabhouh»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/02/2010, a pag. 14, l'articolo di Benny Morris dal titolo " Il diritto dell’Occidente di difendersi. Meglio con le azioni mirate ".  Dall'UNITA', a pag. 28, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " La polizia di Dubai accusa: Il Mossad ha ucciso Mabhouh ", preceduto dal nostro commento. Ecco i due pezzi:

CORRIERE della SERA - Benny Morris : " Il diritto dell’Occidente di difendersi. Meglio con le azioni mirate "


Benny Morris

Chissà come avrebbe ridacchiato Samuel Beckett (ammesso che qualche volta lo facesse), cogliendo al volo l'assurdità e l'ipocrisia, dei governi e dei mezzi di comunicazione dell'Europa occidentale, che non hanno risparmiato critiche a Israele per aver utilizzato passaporti britannici, irlandesi, tedeschi e francesi nella missione per eliminare l'alto esponente di Hamas che trattava con i regimi sanguinari di Teheran e Khartoum. Mahmoud al-Mabhou è stato ucciso, a quanto pare da una squadra di agenti del Mossad, nella sua stanza d’albergo a Dubai il 19 gennaio. Senza nominare Israele, il presidente francese Sarkozy ha condannato l’operazione come un «assassinio che nessuno può giustificare» e i ministri degli Esteri britannico e irlandese hanno fermamente chiesto a Israele di fare luce sull’uso dei loro passaporti. Persino i bambini sanno che tutti i servizi di 007, compreso l'MI6 britannico, falsificano l'identità dei loro agenti e si servono di passaporti falsi. Perché il Mossad dovrebbe comportarsi diversamente? Israele, ovviamente, non può utilizzare i propri passaporti per operare nei Paesi arabi. Ma all'interno dell'MI6 si avverte senza dubbio alcuno la tacita comprensione e l'appoggio solidale per le difficoltà superate da Israele nel portare a termine la missione (e forse anche un pizzico di ammirazione). La polemica resta circoscritta a dettagli tecnici, anche se artificialmente ingigantita in un incidente diplomatico tra Israele e l'Europa. La vera assurdità (e ipocrisia) ha radici ben più profonde. Le democrazie occidentali, con i servizi di intelligence, sono tutte coinvolte in una lotta globale contro gli Stati e i terroristi islamisti, che puntano a distruggere l'Occidente per far prevalere la loro ideologia. A questo servono le bombe di Londra, Madrid, Karachi, Mogadiscio e, sì, Tel Aviv. L’Occidente deve difendersi e lo sta facendo, anche se forse in modo non abbastanza efficace, in Afghanistan. I terroristi sono individuati e uccisi dai droni e dai soldati americani e britannici in Afghanistan e Pakistan. Spesso molti innocenti rimangono uccisi. È ciò che succede nelle guerre. A Dubai invece Israele è riuscita a isolare ed eliminare un importante terrorista con grande efficienza e nessun danno collaterale, eppure i leader europei se ne lamentano. È assurdo e ipocrita. Dalle democrazie occidentali e dagli Stati Uniti Hamas è considerata un'organizzazione terroristica alleata dell'Iran — se non addirittura manovrata da questo — e complice del Sudan nella compravendita illegale di armi (ricordate il recente bombardamento israeliano di un convoglio di armamenti in Sudan, di provenienza iraniana e destinati ad Hamas nella Striscia di Gaza). Teheran tratta — e utilizza — Hamas come suo braccio strategico, alla stregua di Hezbollah nel Libano, altra organizzazione definita dall'Occidente come «terroristica». Mabhou era un militante, un comandante in capo, pari al grado di generale tra i vertici di Hamas, fazione che si considera in guerra con lo Stato ebraico e invoca apertamente l'annientamento di Israele. (In questo momento, Hamas rispetta una specie di tregua, proclamata allo scopo di raccogliere le forze in vista di un rinnovato attacco contro gli ebrei). Come tale, Mabhou rappresentava un bersaglio perfettamente naturale e legittimo per l'intelligence israeliana, come il generale tedesco Erwin Rommel lo fu per l'aviazione alleata nella Seconda guerra mondiale. Per di più, Mabhou era incaricato di fuori di ogni contesto storico, politico e militare. Mi chiedo che cosa accadrebbe se agenti della Cia o dell'MI6, con o senza passaporti falsi, servendosi di droni, elicotteri da combattimento o impugnando armi automatiche riuscissero a far fuori al Zawahiri oppure Osama bin Laden. Si vedrebbero piovere addosso le medesime critiche per questa o quella infrazione tecnica alle leggi afghane o americane? Ne dubito. Ma non sono stati soltanto gli europei ad abbandonarsi all'esercizio di un falso moralismo. L'ipocrisia distingue anche il comportamento del Dubai in questa storia. Negli ultimi giorni, i suoi servizi di sicurezza, che certamente non amano né Hamas né l'Iran, hanno fatto il possibile per danneggiare il Mossad e imbarazzare Israele. Quali sono state le attività di Mabhou in Dubai negli ultimi mesi e anni? Pare che sia entrato e uscito dal Principato in svariate occasioni, sotto la copertura di passaporti contraffatti e false identità. Per incontrare i suoi contatti iraniani e sudanesi, Mabhou si è servito del Dubai come base per il contrabbando di armi, in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu che vieta l'esportazione di armi dall'Iran e la partecipazione a questi traffici. Allo stesso modo il governo del Sudan, sul quale pende la pesante accusa di genocidio, è stato colpito da numerose sanzioni Onu. I servizi di sicurezza del Dubai, in apparenza assai efficienti, non avrebbero dovuto fare qualcosa per contrastare le attività di Mabhouh? Cavilli legali a parte, mentre nell'ultimo decennio i rapporti tra il Dubai e Israele sono stati generalmente assai cordiali, pur mantenendo un basso profilo (ben di rado viene concesso agli atleti israeliani di partecipare a eventi sportivi nei Paesi arabi, ma il tennista Shahar Pe'er stava giocando in Dubai mentre Mabhouh veniva pedinato ed eliminato), i rapporti tra Dubai e Iran sono pessimi. Come tutti gli Stati del Golfo, il Dubai vive nel terrore di essere contagiato da terrorismo e sovversione di matrice iraniana e trema davanti alle ambizioni nucleari del potente vicino. Prestarsi al gioco dell'Iran, accusando il Mossad, sembra piuttosto un tentativo di ammansire Teheran e i suoi sostenitori nel mondo arabo. Dubito, tuttavia, che basterà questo gesto a rinsaldare il credito— e il merito — di cui godono i governanti sunniti del Principato agli occhi degli ayatollah sciiti di Qom. organizzare le spedizioni di armi dall'Iran a Gaza, passata sotto il controllo di Hamas, da dove per un decennio, a cominciare dagli anni Novanta, sono partiti i razzi contro gli insediamenti israeliani di confine (attacchi cui ha messo fine l'intervento israeliano nella Striscia di Gaza nel dicembre del 2008). Anni fa, Mabhou partecipò direttamente al rapimento e all'uccisione di due soldati israeliani. Di recente, si occupava di riarmare Hamas con razzi iraniani capaci di raggiungere Tel Aviv. Forse era coinvolto ancor più strettamente in vari piani terroristici. In breve, Israele aveva tutte le ragioni per cercare la sua eliminazione. Nei reportage e nei commenti riguardanti l'uccisione di Mabhou in Dubai, i media europei hanno preferito considerare l'avvenimento (e l'utilizzo da parte del Mossad di passaporti non israeliani) al di fuori di ogni contesto storico, poiltico e militare. Mi chiedo che cosa accadrebbe se agenti della Cia o dell'MI6, con o senza passaporti falsi, servendosi di droni, elicotteri da combattimento o impugnando armi automatiche riuscissero a far fuori al Zawahiri oppure Osama bin Laden. Si vedrebbero piovere addosso le medesime critiche per questa o quella infrazione teimica alle leggi afghane o americane? Ne dubito. Ma non sono stati soltanto gli europei ad abbandonarsi all'esercizio di un falso moralismo. L'ipocrisia distingue anche li comportamento del Dubai in questa storia. Negli ultimi giomi, i suoi servizi di sicurezza, che certamente nou amano né Hamas, né l'iran, hanno fatto li possibile per danneggiare il Mossad e imbarazzare Israele. Quali sono state le attività di Mabhou in Dubai negli ultimi mesi e anni? Pare che sia entrato e uscito dal Principato in svariate occasioni, sotto la copertura di passaporti contraffatti e false identità. Per incontrare i suoi contatti iraniani e sudanesi, Mabhou si è servito del Dubai come base per li contrabbando di armi, in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu -che vieta l'esportazione di armi dall'iran è la partecipazione a questi traffici. Allo stesso modo il govemo del Sudan, sul quale pende la pesante accusa di genocidio, è stato colpito da numerose sanzioni Onu. I servizi di sicurezza del Dubai, in apparenza assai efficienti, non avrebbero dovuto fare qualcosa per contrastare le attività di Mabhouh? Cavilli legali a parte, nell'ultimo decennio i rapporti tra il Dubai e Israele sono stati generalmente assai cordiali, pur mantenendo un basso profilo (bendi rado viene concesso agli atleti israeliani di partecipare a etenti sportivi nei Paesi arabi, ma la tennista Shahar Pe'er stava giocando in Dubai mentre Mabhouh veniva pedinato ed eliminato), i rapporti tra Dubai e Iran sono pessimi. Come tutti gli Stati del Golfo, il Dubai -vive nel terrore di essere contagiato da terrorismo e sovversione di matrice iraniana e freme davanti alle ambizioni nucleari del potente vicino. Prestarsi al gioco dell'iran, accusando il Mossad, sembra piuttosto un tentativo di ammansire Teheran e i suoi sostenitori nel mondo arabo. Dubito, tuttavia, di basterà questo gesto a rinsaldare il  credito e il merito .di cui godono i governanti sunniti del Principato agli occhi degli ayatollah sciili di Qom.

L'UNITA' - Umberto De Giovannangeli : " La polizia di Dubai accusa: Il Mossad ha ucciso Mabhouh "

Il capo della polizia di Dubai, dopo aver indagato sul caso, accusa il Mossad dell'omicidio e dichiara : " di avere «la prova irrefutabile del Dna di uno degli assassini», così come le impronte digitali di numerosi altri sospetti.". Nel corso dell'articolo non viene specificato quale sia la prova inconfutabile della colpevolezza del Mossad. Per quanto riguarda le impronte digitali, facciamo notare che appartengono a 26 persone delle quali non si conosce la vera identità. Un po' poco come dimostrazione della responsabilità del Mossad...
Udg, comunque, corre in soccorso della polizia di Dubai e, per convincere il lettore che l'autore dell'omicidio è il Mossad, scrive che la stampa israeliana non ha dubbi sul colpevole e riporta stralci di un articolo di Gideon Levy su Haaretz, il quotidiano israeliano più filoislamico. Levy scrive : "
Possiamo anche capire il desiderio di vendetta  e la necessità di fermare il contrabbando di armi a Gaza. Possiamo addirittura continuare a ignorare che la vera causa del terrorismo è l’occupazione israeliana. Ma dopo l’eliminazione di Mahbouh con un cuscino, ci ritroviamo in un Paese che manda in giro i killer senza che nessuno faccia domande". Nemmeno Levy ha le prove che sia stato il Mossad, ma lo accusa comunque dell'omicidio e Udg ne riporta le frasi senza mettere in dubbio una sillaba.
L'affermazione sulla presunta occupazione israeliana come origine del terrorismo islamico è assurda. Il terrorismo di Hamas, Hezbollah (finanziato dall'Iran, come dimostra la mansione che svolgeva il terrorista morto a Dubai), deriva dall'odio antisemita che ha come unico scopo la cancellazione di Israele. Un odio antico, nato ben prima dello Stato ebraico.

In ogni caso, se anche è stato il Mossad ad uccidere Mahmoud al-Mabhouh , ricordiamo che il morto era un terrorista di Hamas, assassino di diversi israeliani. Al riguardo, invitiamo Udg a leggere il commento di Benny Morris pubblicato dal Corriere della Sera di oggi e riportato in questa pagina della rassegna.
Ecco il pezzo di Udg:


Mahmoud al-Mabhouh

Il capo del Mossad, Meir Dagan, dovrebbe assumersi la responsabilità dell’omicidio del dirigente di Hamas Mahmoud al-Mabhouh, ucciso il 20 gennaio scorso in un albergo del Dubai. A sostenerlo è il capo della polizia dell’emirato, Dhahi Khalfan, che ha affermato di avere «la prova irrefutabile del Dna di uno degli assassini», così come le impronte digitali di numerosi altri sospetti. «Dagan deve ammettere il crimine o fornire una smentita categorica al coinvolgimento dei suoi servizi, ma il suo atteggiamento è quello di una persona che ha paura», rimarca Khalfan, intervistato dal quotidiano governativo Emarat Al-Youm: «Oggi la maggior parte dei killer i cui nomi sono stati resi noti si trova in Israele». PROVE E SOSPETTI Fino ad ora il Mossad ha sottolineato come non vi siano prove di un suo coinvolgimento nell’operazione, sebbene la stampa israeliana mostri pochi dubbi riguardo alle responsabilità dell’omicidio; la vicenda ha sollevato molte polemiche perché almeno 26killer avevano con sé dei passaporti falsi di Paesi dell’Ue i cui nominativi corrispondevano tuttavia a persone realmente esistenti, vittime quindi di un furto d’identità: 12 britannici, sei irlandesi, quattro francesi e un tedesco, oltre a tre australiani. I nomi di almeno otto dei 26 sospetti che la polizia di Dubai collega all’omicidio del comandante di Hamas Mahmoud al-Mabhouh, corrispondono a quelli di altrettante persone che risiedono in Israele, avvalorando ulteriormente la tesi di un diretto coinvolgimento dello Stato ebraico nell’assassinio che si ritiene sia opera degli agenti del Mossad. Cinque degli otto nomi sono negli elenchi telefonici israeliani: Philip Carr, Adam Korman, Gabriella Barney, Mark Sklar e Daniel Schnur. Il ministero degli Esteri australiano, da parte sua, ha comunicato che altri due nomi, Nicole Sandra McCabe e Joshua Daniel Bruce, sono di australiani che vivono in Israele. L’ottavo, Roy Cannon, corrisponde a quello di un uomo emigrato in Israele dalla Gran Bretagna nel 1979. Il figlio di Cannon, Raphael Cannon, ha dichiarato all’Associated Press che il vero passaporto del padre è in suo possesso e che quello usato a Dubai ha la foto di uno sconosciuto. L’intrigo coinvolge anche l’Italia. Secondo la polizia di Dubai,8 membridelcommando omicida sono partiti da qui, 6 da Fiumicino e 2 da Malpensa. L’affaire Dubai-Hamas deflagra in crisi diplomatica. Che dagli Emirati raggiunge l’Australia: l’ambasciatore israeliano è stato convocato per l’uso di passaporti australiani da parte dei membri della squadra assassina. «Uno Stato che si rende complice nell’uso o nell’abuso del sistema di passaporti australiano, per non parlare del fatto che stia per compiere un omicidio, tratta l’Australia con disprezzo, e ci sarà perciò un’azione di riposta del governo australiano», dichiara il premier australiano Kevin Rudd. «GLI SQUADRONI DELLA MORTE» Sul Times un «ex agente del Mossad » assicura che Israele ha già usato «in un certo numero di occasioni » i passaporti europei di israeliani con doppia cittadinanza. «Nella mia esperienza - ha detto - abbiamo utilizzato passaporti di cittadini britannici». In Israele si levano voci critiche, tra cui il columnist di Haaretz Gideon Levy . A chi difende le operazioni condotte dal capo del Mossad, Meir Degan, e al il ministro degli Esteri Avigdor Lieberam che ripete «Non c’è un solo elemento, una sola informazione che indichi un coinvolgimentodi Israele», Levy ricorda sull’ultimo numero di Internazionale che «il Mossad dovrebbe raccogliere informazioni, non uccidere, e che uno Stato di diritto non usa gli squadroni della morte...». Una riflessione coraggiosa. Impietosa. «Possiamo anche capire il desiderio di vendetta - scrive ancora Levy - e la necessità di fermare il contrabbando di armi a Gaza. Possiamo addirittura continuare a ignorare che la vera causa del terrorismo è l’occupazione israeliana. Ma dopo l’eliminazione di Mahbouh con un cuscino, ci ritroviamo in un Paese che manda in giro i killer senza che nessuno faccia domande».

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