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Riportiamo da LIBERO di oggi, 19/11/2009, a pag. 17, l'articolo di Andrea Morigi dal titolo " L'islam si fa il suo partito anche da noi ". Dal FOGLIO, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Le urne della Reconquista islamica". Ecco gli articoli: LIBERO - Andrea Morigi : " L'islam si fa il suo partito anche da noi " «Vota Mohammed, vota Mohammed», sussurreranno nottetempo ifedeli di Allah alle loro quattro mogli, adottando la celebre tecnica utilizzata da Totò in prossimità delle tornate elettorali. Prima o poi, i seggi di Montecitorio o di Palazzo Madama ospiteranno qualche deputato o senatore musulmano. È già capitato in numerosi Parlamenti di nazioni europee e ora l’onda arriva anche da noi. Il programma politico si accinge a dettarlo l’Unione delle Comunità e delle Organizzazioni islamiche in Italia, la sigla che vanta al contempo le maggiori pretese di leadership e il più ampio numero di antipatizzanti fra i musulmani associati e non. Così si va alla conta deiconsensi e «per le prossime elezioni, formazioni politiche di ispirazione islamica saranno, a livello nazionale, una realtà anche in Italia, nome e simbolo sono allo studio», annuncia su youtube, ospite del programma KlausCondicio, il portavoce dell’Ucoii, Ezzeddine Elzir. Senza troppe pretese perché, spiega, «gli italiani di fede islamica sono 50mila ed è giusto che chi lo desidera possa votare un partito che difenda le esigenze della comunità musulmana, come è avvenuto in Spagna con la nascita del Prune (Partito del Rinascimento e Unione Spagna)». È la svolta, dopo un lungo periodo di oscillazione verso i partiti più immigrazionisti, che anticipa anche qualche esperimento pilota a livello locale già a partire dalle prossime regionali. In arrivo, rivela, ci sono «forme di aggregazioni che confluiranno in liste partitiche di ispirazione islamica», pronte a partire «già dalle prossime elezioni amministrative, in Lombardia e Piemonte». Circa i programmi di queste realtà, Elzir spiega che verteranno principalmente sulla richiesta di «luoghi di culto, scuole e luoghi di aggregazione dove si possa praticare la nostra religione». Nessun accenno al bene comuneoa interessi più generali: l’unico obiettivo appare autoreferenziale, se non esclusivamente la ricerca del finanziamento ai partiti. È fallita la strategia della lobby, che ha ottenuto finora l’unico risultato di relegare nella marginalità le associazioni islamiche. Si cambia, dando il via a un nuovo tentativo di istituzionalizzazione e di entrismo. Senza prevedibili prospettive di successo. Per i micropartiti non ci sono spazi nel sistema bipolare, ricordava ieri Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, commentando la nascita di un partito islamico in Spagna. Il flop alle urne sembra garantito nel breve periodo, ma i musulmani sanno attendere. Una formazione dichiaratamente islamica sarebbe illegale perfino in Turchia, dove la costituzione non consente di fondare partiti su base religiosa. Se i loro vertici presentano ricorso contro lo scioglimento, finiscono per soccombere perfino davanti alla Corte europea dei diritti dell’Uo - mo di Strasburgo com’è già accaduto nel 2001. Eppure il modello di riferimento italiano non sembra in realtà molto diverso dall’Akp, il partito di governo turco salito al potere nel 2002 con una maschera di moderazione e scivolato poi, via via, lontano dall’Occidente e verso il mondo arabo. Del resto, ricorda Elzir, partiti islamici esistono già in democrazie liberali. Dunque, aggiunge, «gli italiani non devono averne paura, non sono assolutamente un pericolo per le democrazieparlamentari ». E, dove c’è stata la Democrazia cristiana, evidentemente, ci si può presentare senza troppe dissimulazioni . Soprattutto nell’an - tico bacino elettorale della Balena Bianca. All’esordio del nuovo soggetto politico, il portavoce dell’Ucoii ha già in mente dove andare a pescare voti. Convinto che la comunità musulmana in Italia sia prevalentemente moderata ovvero orientata verso il centro, dichiara che «gli estremisti sono frange assolutamente marginali e delimitate ed è per questo che anche politicamente ci riconosciamo nel centro. Non siamo quindi né di destra né di sinistra». Ci sono paesini in Veneto, in Lombardia e in giro per la penisola dove la popolazione immigrata di religione islamica tocca percentuali del 20 per cento e più. A Mazara del Vallo, nel Trapanese, si sono già ripresi la vecchia casbah e gli italiani non sono graditi. Ma alcuni degli abitanti dei ghetti islamici sono già riusciti a conquistarsi la cittadinanza. E gli obiettivi politici, che si sono rivelati irraggiungibili con la partecipazione alla Consulta islamica (poi congelata dal ministro dell’Interno Roberto Maroni), potrebbero rivelarsi più vicini grazie a un drappello sufficientemente nutrito di consiglieri comunali: «Se un luogo di culto viene creato dalle comunità in collaborazione con lo Stato - ricorda Elzir - questo sarà una garanzia per la comunità stessa e per il Paese che la ospita. Se ci sono luoghi in cui possono esplodere estremismi è proprio dove lo Stato è assente». Ufficialmente, però, l’Ucoii rimane dietro le quinte e precisa che non parteciperà né indirettamente né direttamente alla costituzione di liste islamiche.Il FOGLIO - " Le urne della Reconquista islamica "
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