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Il Giornale - Libero Rassegna Stampa
18.10.2009 Contro l'introduzione dell'ora di religione islamica nelle scuole
Commenti di Giorgio Israel, Maria Giovanna Maglie

Testata:Il Giornale - Libero
Autore: Giorgio Israel - Maria Giovanna Maglie
Titolo: «Ascoltate il rabbino di Roma: in classe solo il cattolicesimo - Una cattiva idea, meglio studiare libertà e legalità»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 18/10/2009, a pag. 1-10, il commento di Giorgio Israel dal titolo " Ascoltate il rabbino di Roma: in classe solo il cattolicesimo ". Da LIBERO, a pag. 1-17, l'articolo di Maria Giovanna Maglie dal titolo " Una cattiva idea, meglio studiare libertà e legalità ".
Sullo stesso argomento invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di oggi, pubblicata in altra pagina della rassegna di IC.
Ecco gli articoli:

Il GIORNALE - Giorgio Israel : " Ascoltate il rabbino di Roma: in classe solo il cattolicesimo "

Per quanto mi riguarda non amo gran che l’ora di religione cattolica e quindi, proprio per questo sono forse più credibile se (anticipando la conclusione) dico che non vi è una seria alternativa allo stato delle cose. Non amo l’ora di religione cattolica per tanti motivi e non insisto su vicende personali ormai lontane, quando alle elementari - dovendo assistere all’ora di religione, pur esentato - il sacerdote insegnante spiegò come gli ebrei fossero gente cattiva che aveva ucciso Gesù e, passandomi le mani nei capelli aggiunse che io non c’entravo, col risultato che da quel giorno nessuno volle sedere accanto a me sul banco. Sono vicende legate a un clima fortunatamente lontano. E tuttavia preferivo l’esenzione del vecchio Concordato che consentiva agli alunni meno piccoli di uscire prima o entrare più tardi e di non subire l’avvilente obbligo di seguire improbabili materie alternative. Al primo dei miei figli fu imposto di seguire un’ora di storia delle religioni che si risolse nella lettura del Corano per tutto l’anno. Per il secondo - e parlo di pochi anni fa - fummo soggetti a pressioni con l’argomento che è bene che il bambino non si senta «isolato». Al punto che l’insegnante di religione si permise di incitare i bambini a premere sul compagno perché restasse in classe. E per il terzo figlio abbiamo subito le pressioni dell’insegnante per farlo restare con l’incentivo che si sarebbe parlato tutto l’anno dell’Antico Testamento. Ma perché mai - con tutto il rispetto - dovremmo far insegnare la Torah da un insegnante cattolico?
Quindi non sono appassionato dell’ora di religione, soprattutto per il modo in cui viene gestita, spesso da insegnanti di scarso spessore spirituale, che hanno una visione della religione da sociologia progressista, e per la pressione che viene fatta a seguirla a tutti i costi attraverso il ricatto di assurde materie alternative o del presunto isolamento.
Ciò detto, quali sono le alternative? Si tratta di chiarire una volta per tutte cosa si vuole che sia questa ora di religione. Una materia come le altre? Oppure un’ora in cui si introduce l’alunno alla religione cattolica con un approccio confessionale, se pure non strettamente catechistico? O un’altra cosa ancora? Se fosse da intendere come una materia al pari delle altre, allora dovrebbe trattarsi di un’ora di storia delle religioni. Una siffatta materia non esiste, né esistono gli insegnanti preparati per farla. Si potrebbe considerarne l’opportunità, ma allora si aprirebbe una questione interamente nuova: introdurre questa materia negli ordinamenti della pubblica istruzione, definirne i contenuti, preparare gli insegnanti attraverso lauree adeguate, definire le corrispondenti classi di abilitazione ecc. Insomma, una tematica inedita che apre problemi difficilissimi e imporrebbe una revisione costituzionale che verrebbe respinta da gran parte del mondo cattolico.
Esistono scelte intermedie tra questa e l’approccio confessionale? Ne vedo una soltanto che avrebbe senso ma porrebbe problemi non meno complessi. Si tratterebbe di identificare il ceppo non soltanto culturale ma spirituale della religiosità europea, il quale è indiscutibilmente il monoteismo ebraico-cristiano. Dico «indiscutibilmente» perché sono convinto che tale tesi possa essere sostenuta con argomenti assai più validi delle chiacchiere su Averroè, e che sia più che legittimo enfatizzare l’approccio spirituale che più ha plasmato la nostra cultura religiosa e, più in generale, europea. E tuttavia è chiaro che molti - non soltanto tra gli ebrei e i cattolici - non la condividono. Basti pensare alla sorte che ha avuto la richiesta di introdurre un riferimento alle «radici giudaico-cristiane» nella costituzione europea. Inoltre, progettare una «materia» simile porrebbe problemi molto difficili. In primo luogo, occorrerebbe individuare un’impostazione capace di rendere conto dei principi religiosi e morali della Bibbia ebraica e del Nuovo Testamento, che ne evidenzi gli assi comuni senza tacere le differenze, soprattutto teologiche, e presentandole in modo obbiettivo e sereno. Si richiederebbe per questo una capacità non comune di progettare programmi adeguati. Inoltre, la preparazione e la scelta degli insegnanti - che in linea di principio potrebbe essere anche più facile che nel primo caso - porrebbe problemi enormi che lascio immaginare al lettore. In conclusione, anche questa ipotesi - che personalmente trovo stimolante - non appare realizzabile. E allora cosa fare? Introdurre un’ora di religione islamica soltanto perché i musulmani sono ora più numerosi di prima e più numerosi dei protestanti o degli ebrei? Essi sono comunque abbastanza poco numerosi da creare situazioni ingestibili nelle classi (di certo la stragrande maggioranza) in cui sono presenti soltanto uno o due bambini musulmani. Bisognerebbe creare un’ora apposita soltanto per una persona? E allora perché non farlo per gli ebrei o i valdesi? Non sarebbe questa una inaccettabile discriminazione? A meno che qualche sconsiderato non pensi alla concentrazione dei musulmani in classi in cui siano abbastanza numerosi creando così davvero delle madrasse e seguendo un approccio di tipo comunitarista che sappiamo benissimo a quali approdi disastrosi conduca. Non voglio neppure accennare ai problemi che si pongono in relazione alle questioni di sicurezza e di prevenzione dell’integralismo e della predicazione dell’odio. E poi: chi sceglierà i docenti, chi compilerà gli albi? Si pensa forse a un concordato tra Stato e una consulta islamica, ovvero la creazione di una specie di chiesa islamica italiana? Appena si entra nel concreto, l’idea dell’ora di religione islamica è un sogno di mezzo autunno che è meglio archiviare prontamente.
Allo stato degli atti, condivido l’opinione del rabbino Di Segni. Si lasci com’è l’esclusività dell’ora di religione cattolica, un’ora da intendere come attività confessionale e di introduzione spirituale al cattolicesimo. In fin dei conti, essa continua ad essere frequentata dalla stragrande maggioranza degli alunni e risponde al fatto che il nostro Paese continua a essere caratterizzato dalla religiosità cattolica. L’unica cosa che va chiesta - anche nell’interesse di chi difende il valore di questa ora - è di superare quegli aspetti negativi illustrati sopra e che ne fanno talvolta qualcosa di oppressivo per chi legittimamente non voglia seguirla.

LIBERO - Maria Giovanna Maglie : " Una cattiva idea, meglio studiare libertà e legalità "

 Maria Giovanna Maglie

Nuove politiche per l'immigrazione? Grazie, no, cerchiamo di applicare quelle che si sono faticosamente e con ritardo finalmente messe a punto. Ora di Islam a scuola? Grazie, no, vice ministro Adolfo Urso, e gentili amici di Fare Futuro, che legittimamente andate in cerca di ragioni di distinguo dalla linea ufficiale del governo e della maggioranza della quale fate parte con incarichi prestigiosi, dimenticando forse che poco tempo fa alla costituzione di un movimento unico del centro destra al governo avete concorso senza se e senza ma, e ora vi trovate a sbirciare sui quaderni di appunti di Massimo D'Alema. Pazienza, le regole della politica sono in Italia difficili da ricordare, si può decidere di ricorrere ad argomenti trasversali, nuova versione del parlare a nuora perché suocera intenda, ma se il gioco avviene sulla nostra civiltà e sui rischi del fondamentalismo islamico, se certi pronunciamenti avvengono a pochi giorni da una tentata strage di militari italiani sul suolo patrio, allora siete su una china pericolosa. Perché non vi viene in mente, non avete il coraggio, di dire che non ce ne vuole nessuna di ora di religione nelle scuole italiane, che sufficiente sarebbe un sano studio della storia delle nostre radici, naturalmente cristiane, e al resto pensino l'educazione familiare e l'inclinazione personale, prevalga infine il diritto dell'individuo? No, vi ammantate di multiculturalismo come di una coperta di Linus. Gli oppositori a caccia di argomenti intanto sfilano bloccando la capitale per l'ennesimo sabato in nome di un razzismo che non ci spiegano, voi così date una mano alla loro mancanza di idee. Voi così giustificate i razzisti, laddove ci fossero e si annidassero, anzi li nutrite proprio. Non è vero che l'ora di religione islamica eviterebbe di lasciare i piccoli musulmani " nei ghetti delle madrasse e delle scuole islamico integraliste", finché quelle madrasse e quelle scuole integraliste esisteranno liberamente e impunemente. Non è vero, mettetevelo bene in testa, che le due religioni si equivalgono, almeno non è vero sul territorio italiano. Che a occuparsi di Islam e di moschee dovrebbero essere imam registrati ufficialmente, autorizzati dai ministeri del culto dei paesi di provenienza, non dovrebbe essere compito della scuola, ma norma di pubblica sicurezza, e per questo occorre un censimento delle moschee, di chi le anima e di chi le frequenta, non intromissioni nei programmi delle scuole. Veniamo al succo dei vostri dialoghi di Asolo, essendo la storia dell'ora di Islam propedeutica all'intero progetto. «L’Italia già da alcuni decenni è senza dubbio un paese mul­tietnico » spiega il dossier di Fa­reFuturo, che cita il progetto di legge bipartisan Granata-Sa­rubbi e lancia alcune proposte: cittadinanza dopo cinque anni, in cambio di esame di lingua e test di cultura, diritto di voto amministrativo, status giuridico a 10 anni per i figli di immigrati nati in Italia, meno discrezionalità dell’atto di concessione. Quanta fretta di cedimento vi anima, quanto poco senso patriottico in dirigenti di quello che era il partito della patria per eccellenza fino a poco più di un anno fa! Siete sicuri che dietro le vostre nobili intenzioni non si nasconda un desiderio di nuovo apartheid?Bisognerebbe, ogni volta che viene pronunciata la parola integrazione, metter mano simbolicamente alla pistola, perché non v'è', dopo solidarietà, parola più abusata e meno compresa. Noi siamo abituati a usare altre parole: libertà, legalità. Noi combattiamo la segregazione, non rinchiudiamo una donna musulmana nel ghetto del velo che le è imposto, e nemmeno un bambino nel ghetto dell'insegnamento coatto dei precetti dell'Islam. Non quando vive in Italia. Altro che piscina per sole donne musulmane, come è venuto in mente alla piscina di Bergamo di proprietà della Diocesi. Vale per queste idee trite del politically correct, dannose per tutti, ospitanti e ospitati, quanto ha commentato Yahya Pallavicini, imam della moschea al-Wahid di Milano e vicepresidente del Coreis, un moderato autentico, che infatti in tv viene invitato quasi mai. «Francamente mi lascia perplesso questo eccesso di sensibilità che rischia di produrre artifici sociali. Con la volontà demagogica di accontentare tutti senza capire le reali motivazioni di alcuni interlocutori, come questo gruppo di donne musulmane, si stravolge il carattere della nostra cultura e si scade in un relativismo che non favorisce l’integrazione ma rischia di legittimare dei ghetti». Capito, cari amici che meditate in quel di Asolo?

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