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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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L'Opinione - Corriere della Sera - La Repubblica - Il Manifesto Rassegna Stampa
17.10.2009 Onu, primo sì al rapporto Goldstone. Hamas esulta
Analisi di Fiamma Nirenstein, Stefano Magni. Cronaca e intervista a Moshe Hirsch di Francesco Battistini. Gaudio delle testate italo-eurarabe

Testata:L'Opinione - Corriere della Sera - La Repubblica - Il Manifesto
Autore: Fiamma Nirenstein - Stefano Magni - Francesco Battistini - Alberto Stabile - Michele Giorgio
Titolo: «Rapporto Goldstone, l’Onu premia Hamas - Danno di immagine Ma le astensioni e i no un fatto importante - Sì al rapporto Goldstone. Israele sotto accusa all'Onu»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 17/10/2009, il commento di Stefano Magni dal titolo " Rapporto Goldstone, l’Onu premia Hamas ". Dal CORRIERE della SERA, a pag. 12, la cronaca di Francesco Battistini dal titolo " L’Onu: «crimini di guerra» a Gaza " e la sua intervista a Moshe Hirsh dal titolo " Danno di immagine Ma le astensioni e i no un fatto importante ". Dalla REPUBBLICA, a pag. 18, la cronaca di Alberto Stabile dal titolo " Onu, primo sì al rapporto Goldstone. Israele: ' Un premio ai terroristi'  " e dal MANIFESTO, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Sì al rapporto Goldstone. Israele sotto accusa all'Onu " preceduti dal nostro commento. Riportiamo inoltre le dichiarazioni di Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. Ecco gli articoli:

Fiamma Nirenstein : " M.O.: Nirenstein, rapporto Goldstone dannoso per la pace e i diritti umani "

 Fiamma Nirenstein

Oggi a Ginevra il Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU ha adottato, per mezzo di una risoluzione nella quale sono menzionati solo i crimini di Israele, il rapporto Goldstone che, ignorando gli attacchi omicidi che Hamas ha portato con 1300 missili sulla popolazione civile di Israele, condanna con argomenti pretestuosi e falsi l'intervento militare del gennaio scorso, pure deciso dopo decine di tentativi di calmare le acque con Hamas. La risoluzione è dannosa sia per il processo di pace in Medio Oriente sia per la protezione dei diritti umani di tutti i popoli. Infatti incoraggia le organizzazioni terroristiche in tutto il mondo a colpire i civili e a usarli come scudi umani e criminalizza anche il più moderato tentativo di fermarli. Inoltre, è evidente che Israele, che va incontro a rischi gravissimi nel cedere territori, come hanno dimostrato i suoi ritiri dal Libano e da Gaza, non potrà mai prendere questa decisione una volta che le si proibisca di difendersi, pena l'accusa di essere un criminale di guerra. La risoluzione è stata votata con le solite maggioranze automatiche delle Nazioni Unite, che mettono insieme Paesi Islamici e del Movimento dei Non Allineati. Siamo orgogliosi che l'Italia sia tra i 6 paesi che hanno votato contro, dando un'altra prova di saggezza in politica estera. Questa risoluzione, ancora una volta, dimostra come le politiche dei diritti umani siano colonizzate dal palestinismo.
www.fiammanirenstein.com

L'OPINIONE - Stefano Magni : "  Rapporto Goldstone, l’Onu premia Hamas"

 Stefano Magni

Ieri il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu ha approvato il Rapporto Goldstone. Il documento in questione accusa Israele di qualsiasi tipo di delitto nel corso della guerra a Gaza. L’esercito con la stella di David non solo è considerato responsabile di crimini di guerra, ma anche di “crimini contro l’umanità”. Nel rapporto, il team guidato dal sudafricano (di origine ebraica) Richard Goldstone ha scritto che i soldati ebrei prendevano ostaggi, sparavano sui civili, usavano scudi umani, colpivano indiscriminatamente edifici civili, impiegavano armi proibite dalle leggi di guerra (come le ormai famose bombe al fosforo). Si è dato ascolto, insomma, a tutte le voci (anche quelle smentite dall’Idf e non provate) diffuse dalle associazioni pacifiste nei mesi successivi all’offensiva di Gaza iniziata il 27 dicembre 2008. Viene invece del tutto dimenticato lo sforzo dell’esercito israeliano teso a evitare vittime civili, non si fa cenno delle telefonate, casa per casa, che venivano effettuate per avvertire gli abitanti degli imminenti bombardamenti, a costo di perdere l’iniziativa e permettere ai miliziani di Hamas di correre nei rifugi, evacuare le loro forze, usare i civili come scudi umani... Già, l’uso di scudi umani da parte di Hamas, sistematico, massiccio, documentato anche da filmati, non è stato preso in considerazione dal team di Goldstone. Nella sua presunta imparzialità, il team dell’Onu non ha dato retta ai testimoni civili palestinesi, non ha dato voce a tutti coloro che, nei mesi successivi al conflitto, raccontavano ai reporter di quando i miliziani jihadisti entravano nelle loro case, costringendoli a rimanere nei loro appartamenti, anche dopo aver ricevuto gli avvertimenti dell’esercito israeliano. Si sono dimenticati dei filmati in cui si vedono chiaramente i terroristi di Hamas allineare civili, uomini, donne e bambini, vicino ai possibili bersagli israeliani, prelevando di peso quelli che vogliono scappare, prendendo a calci quelli che non vogliono fare da vittima da dare in pasto ai media internazionali. Nel rapporto si legge solo che: “La Missione ha riscontrato una certa riluttanza da parte delle persone intervistate a Gaza nel discutere le attività dei gruppi armati. In base alle informazioni raccolte, la Missione ha comunque riscontrato che durante le operazioni militari i gruppi armati palestinesi erano presenti nelle aree urbane ed hanno lanciato razzi da tali zone. Probabilmente i combattenti palestinesi non si sono sempre adeguatamente distinti dalla popolazione civile. La Missione non ha tuttavia trovato alcuna prova che suggerisse che i gruppi armati palestinesi direzionassero i civili verso le aree sotto attacco o obbligassero i civili a rimanere entro le vicinanze degli attacchi”. Agli jihadisti palestinesi viene rimproverato solo il lancio di razzi contro le città israeliane del Sud. Ma anche qui sfugge completamente la portata del crimine. Quindicimila razzi (15mila) in otto anni di incessante bombardamento non sono un crimine da nulla. Sono un tentativo, condotto a distanza, di effettuare una vera e propria pulizia etnica, costringendo la popolazione ebraica locale a scegliere fra una vita impossibile sotto le bombe o all’abbandono delle proprie case. Nel Rapporto Goldstone, tuttavia, questo è solo un piccolo capitolo inserito in un lungo testo pieno di accuse a Israele. Fra le quali spicca un “crimine contro l’umanità”, il blocco dei valichi di Gaza, commesso in risposta alla pioggia di razzi palestinesi. Ebbene è questo il testo che il Consiglio per i Diritti Umani ha approvato a maggioranza assoluta e che ora sarà sottoposto all’attenzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Unica nota positiva: almeno l’Italia, assieme a Stati Uniti, Ungheria e Slovacchia, ha votato contro. Israele ha bocciato la risoluzione del Consiglio bollancola come “ingiusta”. “L’adozione di questa risoluzione pregiudica tanto gli sforzi per proteggere i diritti umani secondo il diritto internazionale, come gli sforzi per promuovere la pace in Medio Oriente”, si leggeva ieri in un comunicato del ministero degli Esteri israeliano dopo il voto a Ginevra sul rapporto. Israele avverte come questa risoluzione “incoraggi le organizzazioni terroristiche in tutto il mondo e indebolisca la pace globale”. Ad esultare è, come prevedibile, il movimento terrorista Hamas: ai vertici di Gaza, si legge sul quotidiano israeliano online Ynet, è arrivata la speranza che “Il voto sul rapporto costituisca il primo passo per arrivare a processare i criminali di guerra israeliani”.

CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " L’Onu: «crimini di guerra» a Gaza "

 Richard Goldstone

GERUSALEMME — Criminale di guerra. E contro l'umanità. Per avere fatto un uso sproporzionato della forza. Per le violenze a Gerusalemme Est. E aver inflitto una punizione collettiva ai palestinesi di Gaza.
Venticinque palline bianche impallinano Israele, al Consiglio per i diritti umani dell'Onu. Venticinque sì che adottano le 575 pagine del Rapporto Goldstone e, dopo nove mesi, mettono al mondo la prima sentenza su quei 22 giorni di bombe dell'operazio­ne Piombo Fuso: «Una grave violazione del diritto umanita­rio internazionale».
Il pronunciamento, del tut­to scontato, stabilisce che i 10 mila documenti allegati, le 1.200 foto, le 200 interviste, i cinque mesi d'indagine del giudice sudafricano Richard Goldstone e dei suoi collabora­tori, un'inglese, un irlandese e una pakistana, tutto questo è credibile. E dice che Israele de­ve presentare una sua inchie­sta altrettanto credibile, entro sei mesi. Altrimenti, il Consi­glio di sicurezza discuterà d'un vero processo internazio­nale per crimini di guerra e contro l'umanità.
Il Rapporto per la verità con­tiene accuse anche a Hamas, per le violazioni dei diritti nel­la Striscia, l'uso di scudi uma­ni e gli oltre 10 mila razzi Qas­sam lanciati in dieci anni sulle città del Sud israeliano. Ma di questo, la sessione ginevrina dell'Onu s'è occupata solo a margine: il documento d’azio­ne punta il dito soprattutto sui 1.300 morti della guerra, indicando per Hamas un gene­rico obbligo d'indagare. Lo stesso Goldstone, che è d'ori­gine ebraica e ha ricevuto vio­lenti attacchi dalla destra israe­liana, se n'è lamentato: «Que­sta risoluzione mi rattrista: si riferisce solo alle accuse con­tro
Israele. Non c'è una frase che condanni Hamas, com'è invece nel mio rapporto».
Giustizia è quasi fatta, esul­tano i palestinesi: «L'impor­tante è che queste parole si tra­ducano in maggior sicurezza per noi» (Nabil Abu Rdeneh, portavoce di Abu Mazen); «speriamo che questo voto porti a un processo degli occu­panti sionisti» (Taher Al Nou­nou, Hamas). È un premio al terrorismo mondiale e una mi­naccia al processo di pace, av­verte il governo Netanyahu: «L'esercito israeliano ha usato i guanti di velluto sui civili di Gaza» (Eli Yishai, ministro dell'Interno); «Chi ha votato sì sappia che la prossima vol­ta toccherà alla Nato in Afgha­nistan o ai russi in Cecenia».
Numeri e dichiarazioni non spiegano ogni cosa, però. In­nanzi tutto perché Netanyahu temeva un risultato peggiore: le febbrili consultazioni degli ultimi giorni hanno evitato che ai 25 scontati sì di Cina e Russia, Paesi arabi e islamici, s'aggiungessero anche i voti di tutta l'Unione europea, del
Giappone, della Sud Corea. Invece, oltre ai 6 no traghettati da Stati Uniti e Italia, so­no spuntate 11 asten­sioni, e pure da Paesi tradizionalmente anti­sraeliani come Norve­gia o Belgio.
«Che si schierassero contro di noi Djibuti o il Bangladesh — confida l'amba­sciatore israeliano a Ginevra, Aharo Leshno-Yaar —, lo sape­vamo. La nostra paura era che si schierassero anche gli al­tri ». Non è accaduto. O me­glio, non in misura massiccia. Un po' perché solo gli Usa ave­vano criticato apertamente il Rapporto, ma solo Londra l'aveva difeso. Un po' perché la stessa Autorità palestinese aveva spinto per un rinvio del
voto (c'è in ballo il processo di pace e la mediazione di Oba­ma), salvo ripensarci per le proteste di piazza. E poi per­ché a Ginevra sapevano benis­simo tutti che questo voto non porta a granché: in Consi­glio di sicurezza, basterà il ve­to Usa a farlo rimanere un'im­pallinata a salve, o poco più.
«È vero, sono solo 25 palli­ne — dice Ahmed Tibi, depu­tato arabo della Knesset —. Ma servono a contare il no­stro
onore».

CORRIERE della SERA - Francesco Battistini : " Danno di immagine. Ma le astensioni e i no un fatto importante "

 Moshe Hirsch

GERUSALEMME — Professore, lei l'ha letto il rapporto Goldstone? «Quasi tutto. E devo dire che nei contenuti è equilibrato: accusa sia Israele che Hamas». Moshe Hirsch insegna diritto internazionale alla Hebrew University e vorrebbe fare una domanda al collega Goldstone: «Perché ha dedicato più pagine a Israele che a Hamas?».
Che valore ha questo voto?
«Una cosa è il Rapporto, un'altra il voto della commissione Onu. Il primo ha un im­patto molto negativo e provoca un serio danno a Israele. Goldstone è ebreo, vicino a Israele, rispettato e quindi ancora più cre­dibile. Ma il voto viene da un'istituzione screditata. Il suo giudizio conta molto meno».
Ma dopo questa sconfitta...
«Non è stata una sconfitta. Per Israele, tante astensioni sono un buon risultato. Quel che impor­tava era il voto del mondo occidentale, non del terzo mondo. La vera battaglia diplomatica era lì. Tanto si sa che al Consiglio di sicurezza, poi, il veto americano eliminerà
ogni problema».
Un processo internazionale per crimini di guerra è un'ipo­tesi?

«Minima. Il danno è piuttosto d'immagine. Potrebbero inve­ce aumentare i casi di tribunali inglesi o spagnoli intenzionati a processare politici o ufficiali israeliani di passaggio. Ma questo dipende dal clima internazionale che si respira dopo Gaza, non dal voto Onu».
L'Europa ha posizioni molto differenti, ma stavolta nessu­no s'è schierato apertamente.
«Nessuno ha voluto mettere in gioco l'amicizia con Israele per votare una cosa che non avrà conseguenze pratiche. Perfino Londra, che più di tutti condivide le conclusioni di Goldstone, ha preferito prendere le distanze. Gli europei hanno votato in gran parte contro l'adozione del Rapporto. Ma questo non signi­fica che, di quel rapporto, non approvino i contenuti».

La REPUBBLICA - Alberto Stabile : " Onu, primo sì al rapporto Goldstone. Israele: ' Un premio ai terroristi' "

Stabile scrive : " Hamas esulta, visto che dei suoi «crimini di guerra», la pioggia di missili Qassam contro la popolazione del Negev, nessuno a Ginevra ha parlato(...) Il presidente palestinese Abu Mazen, che in un primo momento aveva ceduto alle pressioni israeliane abbandonando il rapporto Goldstone al suo destino, si dichiara adesso soddisfatto ". Lanciare quotidianamente razzi qassam contro la popolazione civile è un crimine, difendersi no. L'utilizzo delle virgolette per i crimini di guerra di Hamas è inapproriato e fuori luogo. Per quanto riguarda la scelta di Abu Mazen di congelare le discussioni sul rapporto Goldstone non dipendeva da pressioni israeliane. Tanto che Abu Mazen è tornato sui propri passi in pochi giorni. Anzi, semmai sono state le pressioni di Hamas e dell'Anp a fargli cambiare idea e ad affossare qualunque negoziato di pace.
Ecco l'articolo:

 Abu Mazen

La sconfitta era nell'aria. Giunto il rapporto Goldstone dopo lungo tribolare all'esame delConsiglio periDiritti Umani delle Nazioni Unite, è successo quel che molti si aspettavano. Il rapporto del giudice sudafricano che accusa lsraele e Hamas d'aver commesso «crimini di guerra» durante l'operazione Piombo fuso , è stato approvato a maggioranza. E tuttavia, anche se l'esito della discussione fra i 47 membri del Consiglio, in cui prevalgono i paesi in via di sviluppo e quelli che un tempo si sarebbero chiamati non allineati, era prevedibile, i governanti israeliani hanno reagito con furia definendo la decisione «un incoraggiamento aiterroristi» e»un ostacolo al processo di pace». Adesso il rapporto sarà inviato all'Assemblea generale che, secondo la risoluzione annrovata ieri, dovrà «prenderlo in considerazione». Al segretario generale Ban Ki-moon spetterà di verificare se le parti interessate, Israele e Hamas, adempieranno all'obbligo, anche questo sancito dalla risoluzione, di aprire una loro inchiesta sui reati riscontrati dal giudice Goldstone. Ma se questo non succederà, il rapporto finirà alConsiglio diSicurezza,peressere infine trasferito all'Alta Corte internazionale di Giustizia dell'Aja. Dove, tuttavia è difficile che possa arrivare, essendo prevedibile che, in Consiglio di Sicurezza, gli Stati Uniti faranno scattare il loro veto. Anche se un ministro che conta molto, come quello dell'Interno Yshai, liquida la discussione di Ginevra come «una decisione anti-israeliana presa da un organismo anti-israeliano>., Netanyahu s'è battuto fino all'ultimo perconvincere i paesi amici ad evitare che si andasse al voto. Lo stesso ha fatto il ministro della Difesa Barak, che sulle questioni più delicate agisce come il vero ministro degli Esteri, al posto di un evanescente Lieberman. In una serie di telefonate ai leader di mezzo mondo, il premier ha gettato sul piatto due argomenti. Il primo: il rapporto Goldstone è un premio al terrorismo; se passa potrebbe costituire un precedente in base ai quale nè gli americani in Iraq, nè la Nato in Afghanistan, nè i russi in Cecenia potranno legittimamente lottare contro ilterrore se non rischiando di finire sul banco degli imputati. Il secondo argomento, assai più contingente, era questo: se passa il rapporto Goldstone sarà molto difficile, se non impossibile, al govemo israeliano fare concessioni ai palestinesi. Questi argomenti hanno fatto presa su molti paesi occidentali, a cominciare da Stati Uniti e Italia, che hanno votato contro la risoluzione. Risultato: 25 sì, 6 no e 11 astenuti. Hamas esulta, visto che dei suoi «crimini di guerra», la pioggia di missili Qassam contro la popolazione del Negev, nessuno a Ginevra ha parlato. Il presidente palestinese Abu Mazen, che in un primo momento aveva ceduto alle pressioni israeliane abbandonando il rapporto Goldstone al suo destino, si dichiara adesso soddisfatto. Israele può consolarsi del fatto che l'occidente in un modo o nell'altro s'è schierato a suo favore. Ma il voto per la risoluzione dell'Egitto e della Giordania, gli unici due paesi arabi con cui lo Stato ebraico ha firmato trattati dipace, rappresenta un segnale decisamente negativo. Per non parlare di Russia e Cina. Alla fine, non si pu dire che la tattica scelta da Netanyahu in questa vicenda abbia pagato. Il premier conservatore ha deciso di snobbare la commissione Goldstone, rifiutandosi di collaborare con l'inchiesta. E per questo, la risoluzione di Ginevra contiene anche una censura contro il governo israeliano. Forse è arrivato il momento di abbandonare il muro contro muro' e pensare a muoversi diversamente. Ieri, un annuncio a pagamento del gruppo pacifista Gush Shalom, su Haaretz, diceva: «Dobbiamo investigare i crimini di guerra commessi a Gaza non per l'Onu, non per paura di Goldstone, ma per il nostro auto rispetto e per il futuro d'Israele». Dalle prime reazioni, ilgovemo sembra invece intenzionato a far ricadere sul negoziato coi palestinesi moderati gli effetti collaterali della sconfitta subita a Ginevra. Un negoziato che tuttavia non c'è.

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Sì al rapporto Goldstone. Israele sotto accusa all'Onu "

Michele Giorgio non riesce a contenere la soddisfazione per l'approvazione del Rappordo Goldstone e il disappunto dovuto al probabile veto degli Usa : "Si tratta di un voto di eccezionale importanza per la riaffermazione della legalità internazionale in Medio Oriente, anche se il procedimento avviato ieri a Ginevra non pare destinato a fare tanta strada, in considerazione del veto statunitense che impedirà un eventuale intervento della Procura internazionale". Giorgio scrive : "L’autodifesa tuttavia non autorizza in alcunmodo che vengano compiuti attacchi contro obiettivi civili, non permette l’uso di armi proibite, come le munizioni al fosforo bianco in aree densamente popolate". Hamas ha usato i civili come scudi umani, ha attaccato la popolazione israeliana lanciando razzi qassam quotidianamente dalla Striscia per anni. Questi sono crimini di guerra. Per quanto riguarda l'utilizzo di armi al fosforo bianco, accusa che Giorgio cavalca spesso e volentieri, è stata smentita dalla Croce Rossa Internazionale.
Ecco l'articolo:

 Michele Giorgio

Con 25 voti a favore, sei contrari, tra cui quello dell’Italia, stretta alleata di Israele nell’Unione europea, e undici astensioni, il Consiglio dei diritti umani dell’Onu ha approvato ieri il rapporto della Commissione d’inchiesta Goldstone sull’offensiva israeliana «Piombo fuso» nella Striscia di Gaza. Il documento accusa Israele - ma anche Hamas che controlla Gaza dal 2007 - di aver commesso crimini di guerra assimilabili, in non pochi casi, a crimini contro l’umanità. Quindi chiede che le due parti indaghino entro sei mesi, sui crimini accertati dall’indagine, e, in caso contrario, che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu deferisca la questione alla Corte penale internazionale. Si tratta di un voto di eccezionale importanza per la riaffermazione della legalità internazionale in Medio Oriente, anche se il procedimento avviato ieri a Ginevra non pare destinato a fare tanta strada, in considerazione del veto statunitense che impedirà un eventuale intervento della Procura internazionale. La reazione israeliana è stata durissima. Rappresentanti del governo e dell’opposizione hanno respinto con forza il voto, definendolo una «ricompensa al terrorismo ». «L’adozione di questa risoluzione pregiudica tanto gli sforzi per i diritti umani, quanto quelli per promuovere la pace in Medio Oriente...continueremo ad esercitare il diritto all’autodifesa e a prendere le misure necessarie per proteggere la vita dei cittadini», ha comunicato il ministero degli esteri. Sul diritto all’autodifesa – dai razzi lanciati dalle milizie palestinesi – Israele fonda la sua critica incessante all’inchiesta svolta dal giudice ebreo sudafricano, molto stimato per il ruolo svolto in passato nelle indagini sui crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Ruanda e nei Balcani. L’autodifesa tuttavia non autorizza in alcunmodo che vengano compiuti attacchi contro obiettivi civili, non permette l’uso di armi proibite, come le munizioni al fosforo bianco in aree densamente popolate, o, tanto per citare un caso denunciato da Goldstone, l’uccisione di donne che sventolano la bandiera bianca. Il giudice internazionale ha fatto semplicemente il suo lavoro. Ha accertato, con un’inchiesta accurata, una serie di violazioni delle leggi e convenzioni internazionali e crimini commessi contro i civili. Ha anche denunciato i lanci di razzi contro i cittadini israeliani da parte di Hamas. Tuttavia Israele - che ha già messo in chiaro che non permetterà la condanna anche di uno solo suoi militari - si batte per l’affermazione di un principio, condiviso dagli Stati Uniti e, evidentemente, anche dall’Italia, secondo il quale la «lotta contro il terrorismo» deve essere portata avanti senza regole, nonostante gli «inevitabili danni collaterali» che essa comporta. E l’uccisione di civili sarebbe da imputare solo ai «terroristi» che «si fanno scudo della popolazione». Gaza come l’Afghanistan sotto i bombardamenti aerei statunitensi, tanto per intenderci. Da tempo Usa, Israele e altri paesi occidentali reclamano modifiche sostanziali delle leggi e delle convenzioni internazionali che proteggono i civili in aree di conflitto, in considerazione di quella che descrivono come la «guerra asimmetrica» che oggi vede gli eserciti delle «democrazie occidentali» impegnati contro guerriglieri ed insorti non su campi di battaglia ma all’interno di centri abitati. L’approvazione del rapporto Goldstone è stata accolta, invece, con entusiasmo da Hamas, che ha «ringraziato i paesi amici » e ha sottolineato la necessità di «andare avanti su questa strada, e fare in modo che i criminali sionisti siano messi sotto processo». Diverso il clima nell’Anp. Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abu Mazen, ha messo l’accento sulle «raccomandazioni» contenute nel rapporto e sulla loro «attuazione», affinché sia garantita «al popolo palestinese la protezione dall’aggressione israeliana». Non sarà facile per Abu Mazen riemergere come difensore dei diritti della gente di Gaza dopo aver accettato, il 2 ottobre, su pressione americana e israeliana, di rinviare a marzo il voto sul rapporto Goldstone alle Nazioni Unite. La retromarcia fatta nei giorni scorsi dal rais palestinese, sull’onda delle contestazioni popolari, non ripara l’immagine di un leader meno credibile e sempre più debole.

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