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Il Giornale-La Stampa-L'Opinione Rassegna Stampa
03.10.2009 Gilad Shalit è vivo
Il commento di Fiamma Nirenstein, la cronaca di Aldo Baquis, Michael Sfaradi

Testata:Il Giornale-La Stampa-L'Opinione
Autore: Fiamma Nirenstein-Aldo Baquis
Titolo: «Il video che premia il cinismo di Hamas-Shalit tre anni dopo: sono vivo»
Gilad Shalit è vivo, è questa la buona notizia. Pubblichiamo il commento di Fiamma Nirenstein dal GIORNALE di oggi, 03/10/2009, a pag.16, dal titolo " Il video che premia il cinismo di Hamas", dalla STAMPA, a pag.19, la cronaca di Aldo Baquis, dal titolo"Shalit tre anni dopo: sono vivo", dall'OPINIONE,a pag.13, l'articolo di Michael Sfaradi, dal titolo "Gilat Shalit è vivo e sta bene Hamas specula sulla sua libertà"
In altra pagina, il commento di Deborah Fait
IL GIORNALE- Fiamma Nirenstein: " Il video che premia il cinismo di Hamas"
 
È vivo, è in condizioni di salute apparentemente decenti, anche se appare smagrito e la sua voce è quella di una persona che non parla da molto tempo: ma, pulito e sbarbato, è in grado di leggere un testo probabilmente tradotto da lui stesso dall’arabo e a cui ha aggiunto particolari biografici che dimostrano che la sua memoria è vivida e particolareggiata. Gilad Shalit, il soldato ventitreenne rapito sul confine di Gaza ben 1195 giorni fa, ha inchiodato la famiglia Shalit, il padre Noam e la mamma Aviva, e stretto attorno a loro tutto il governo e il pubblico israeliano in un’attesa ansiosa della cassetta annunciata e trattata allo spasimo dal governo con Hamas. La cassetta, consegnata verso le nove di mattina all’inviato del primo ministro Hagai Hadas dal mediatore tedesco Ernst Urlan, è la prima prova davvero consistente che il ragazzo rapito più di tre anni fa è in vita. Gilad legge un messaggio di due minuti in cui si rivolge direttamente a Netanyahu chiamandolo per nome perché realizzi il suo sogno di tornare a casa. Shalit, che mostra un lieve sorriso evidentemente dettatogli dal regista di Hamas e dice di essere trattato bene, mostra il giornale Falestin del 14 settembre, muove alcuni passi che rassicurano su eventuali ferite, e ricorda con date e nomi una visita della famiglia alla base militare sul Golan. In cambio della cassetta sono state consegnate a Hamas ventuno detenute palestinesi, fra loro svariate terroriste suicide bloccate un minuto prima che compissero la loro strage. I palestinesi hanno preparato grandi accoglienze, ma Hamas in particolare una dimostrazione di trionfo politico di cui Fatah potrebbe accusare il colpo alle elezioni palestinesi del gennaio prossimo. Magari ora valuterà che sia quasi il tempo giusto per lo scambio definitivo. Adesso che Israele ha visto che Gilad è in vita e in buona salute, il desiderio di vederlo a casa si trasformerà in una spinta sempre più forte per portare in fondo la trattativa. Ogni soldato in questo piccolo Paese sempre in guerra si aspetta che, in caso di difficoltà, si faccia di tutto per salvarlo. Ma stavolta Hamas potrebbe richiedere fino a un migliaio di prigionieri. La sua logica è quella di Khaled Mashal, il capo di Hamas, che ha detto ieri: «È bastato un piccolo scambio per mettere Israele tutta sull’attenti». È la logica di chi non può capire l’amore per la vita.
 
LA STAMPA-Aldo Baquis: " Shalit tre anni dopo: sono vivo"
Milioni di israeliani hanno trattenuto il respiro quando, nel pomeriggio di ieri, le televisioni hanno mandato in onda un breve filmato di Ghilad Shalit, il soldato catturato nel giugno 2006 e da allora tenuto tenacemente nascosto dai suoi carcerieri di Hamas. Il prigioniero più famoso della Regione è apparso in buone condizioni fisiche e, più importante ancora, mentali. A tratti ha lanciato timidi sorrisi alla telecamera: ad esempio quando, leggendo il testo ebraico impostogli da Hamas, ha assicurato di essere trattato in maniera «eccellente» dai «mujaheddin delle Brigate Ezzedin al-Qassam», il braccio armato di Hamas.
Seduto su una seggiola di plastica, davanti a una parete nuda, Shalit era sbarbato e pettinato, e indossava una divisa di tipo militare. I familiari lo hanno trovato dimagrito, e hanno constatato che era privo degli occhiali.
Per ottenere la prima testimonianza concreta sulle sue condizioni, Israele ha dovuto rilasciare venti detenute palestinesi, che per lo più avrebbero riacquistato la libertà nel 2010. In Cisgiordania 19 di loro sono state accolte in tono minore dal presidente Abu Mazen (al-Fatah), che ha avuto cura di rimuovere dalle strade le bandiere di Hamas. Alla detenuta giunta a Gaza assieme con il figlioletto nato in cella il benvenuto è stato dato dal leader di Hamas, Ismail Haniyeh.
Oltre al comprensibile effetto emotivo sulla famiglia Shalit, l’importanza dell’evento sta nel fatto che, grazie a una delicata mediazione tedesca (ora affiancato da quella egiziana), Israele e Hamas sono riusciti a superare il baratro dell’ostilità reciproca e hanno completato lo scambio senza intoppi.
L’identità del mediatore - legato ai servizi segreti tedeschi - è nota sia in Israele sia a Gaza. In Israele è giudicato incoraggiante che all'interno di Hamas nessuno l’abbia divulgata. Superato questo primo test, possono riprendere con maggiore slancio i negoziati per uno scambio di prigionieri. Shalit, nel filmato, fa appello al premier Netanyahu affinché li concluda al più presto. Ma in un comunicato stampa questi ha subito avvertito che «la strada sarà ancora lunga e cosparsa di ostacoli».
I canali di comunicazione fra Gerusalemme e Gaza sembrano funzionare. Netanyahu aveva chiesto ai rapitori di Shalit di produrre un filmato che mostrasse le sue condizioni di salute, fisiche e mentali: il caporale si esprime con disinvoltura e si alza in piedi senza sforzi. Netanyahu esigeva anche un elemento esterno che chiarisse la data della registrazione: il caporale ostenta una copia del quotidiano di Hamas, Falastin, del 14 settembre 2009. Netanyahu voleva che il filmato non fosse tagliato in alcun segmento: ed effettivamente Shalit sembra aver fatto ripetute prove prima di leggere il testo davanti alla telecamera. Ogni tanto alza lo sguardo, alla ricerca dell’approvazione dei suoi custodi.
L’ondata emotiva del filmato sull’opinione pubblica israeliana comincia adesso a prodursi. Shalit è ormai considerato «il figlio di tutti gli israeliani» e le pressioni sul governo per liberarlo alle condizioni imposte da Hamas, in assenza di alternative, sono destinate a crescere. Ma come il predecessore Ehud Olmert, Netanyahu esita: la richiesta liberazione in massa di centinaia di realizzatori di attentati terroristici rafforzerebbe militarmente Hamas e rischierebbe di mettere in difficoltà il regime di Abu Mazen, allontanando così i progetti di pace.
 
L'OPINIONE-Michael Sfaradi: " Gilat Shalit è vivo e sta bene Hamas specula sulla sua libertà
 
 La lunga trattativa indiretta fra Hamas ed Israele per uno scambio di prigionieri ha portato, per il momento, alla liberazione di 20 detenute palestinesi. Diciannove sono entrate in Cisgiordania dal valico di Bitunye, per loro è stata organizzata una cerimonia di benvenuto nella Muqata, l'ufficio del presidente Abu Mazen a Ramallah. La ventesima, invece, varcherà il confine con la striscia di Gaza nelle prossime ore e Hamas sta preparando anche per lei i festeggiamenti di benvenuto. Israele, in cambio, ha ricevuto un filmato di Ghilad Shalit. < /SPAN> Due minuti e 45 secondi di ripresa dove il caporale, smagrito ed in divisa come il giorno del suo rapimento, elenca dati personali come il nome dei genitori e dei fratelli, l'indirizzo della sua abitazione ed il numero della carta di identità, dopo di che rilascia la seguente dichiarazione: "Oggi è lunedì 14 settembre del 2009, come potete vedere ho in mano un giornale palestinese stampato a Gaza e sto cercando di capire e spero di trovare qualche informazione che vi confermi la veridicità di quello che vi sto dicendo e che vi aiuti ad ottenere la mia liberazione in modo che io possa tornare presto a casa. Aspetto già da molto tempo il giorno della mia liberazione e spero che il governo attualmente in carica e che il primo ministro Benjamin Netanyahu non sprechi questa possibilità per arrivare ad un accordo che possa permettere di realizzare il mio sogno di libertà. Voglio salutare la mia famiglia e voglio dire ai miei familiari il bene che voglio loro e quanta nostalgia ho ed avrò fino al momento in cui potrò rivederli." Poi nel rivolgersi al padre ed ai fratelli ha ricordato loro dei particolari su fatti accaduti il giorno 31/12/2005 durante una visita alla base dove prestava servizio. Particolari che soltanto loro sapevano e che aggiungono veridicità al filmato. Gilat finisce il suo monologo con una frase c he vorrebbe rassicurare al riguardo del comportamento dei terroristi di Hamas nei suoi confronti. Il filmato, consegnato da Hamas al mediatore tedesco, è arrivato nelle mani del premier israeliano Benjamin Netanyahu che, dopo averlo visionato insieme agli esperti del ministero della difesa, ha deciso, in accordo con la famiglia, di permettere la sua divulgazione. Secondo il Jerusalem Post l'ostaggio potrebbe essere rilasciato nei primi sei mesi del 2010 perché Hamas, con il cinismo che la contraddistingue, vuole sfruttare il caso Shalit per fini elettorali. Dobbiamo perciò prepararci ad una lunga attesa perché sono molti gli interessi "intrecciati" in ballo e l'imprevisto è sempre dietro l'angolo. Anche se da una parte il governo israeliano vuole arrivare alla liberazione del suo militare, sa che Hamas sfrutterà, durante la prossima campagna elettorale, il successo raggiunto relegando Fatah al ruolo di semplice comparsa. Questo potrebbe portare alla scomparsa della compagine dell'attuale presidente palestinese o, peggio ancora, ad un suo cambiamento di rotta su linee parallele a quelle del gruppo terrorista islamico. Anche Abu Mazen sa che il suo futuro politico si gioca in questa questione ed anche se gli fa comodo la scarcerazione di diverse centinaia di prigionieri affiliati alla sua corrente politica, il fatto che siano proprio i ricatti di Hamas a portare alla loro liberazione fa crescere in molti la sensazione che la lotta armata porti alla causa più frutti delle trattative. In questi giochi di politica e potere dove ci si minaccia direttamente e si tratta per interposta persona, in questo continuo battere incrociato di incudini e martelli dove tutti, chi per un motivo chi per un altro, sono imprigionati, con nello sfondo la questione delle riarmo di Hetzbollah e del nucleare iraniano, che potrebbe degenerare da un momento all'altro, non solo si scrive quello che potrà essere il futuro di Gilat Shalit, ma, a nostro avviso, passa il destino della regione mediorientale
 
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