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Libero - Il Foglio - La Stampa Rassegna Stampa
16.09.2009 La legge islamica dilaga. Questa è la vera sconfitta
Analisi di Carlo Panella, cronache della redazione del Foglio, di Bianca Sabatini

Testata:Libero - Il Foglio - La Stampa
Autore: Carlo Panella - La redazione del Foglio - Bianca Sabatini
Titolo: «La legge islamica dilaga. Questa è la vera sconfitta -Custodia e guerra santa. La conversione di Rifqa agita l’America - Marocchina di 18 anni sgozzata dal padre: amava un italiano»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 16/09/2009, a pag. 25, l'articolo di Carlo Panella dal titolo " La legge islamica dilaga. Questa è la vera sconfitta ". Dal FOGLIO, a pag. 3, l'articolo dal titolo " Custodia e guerra santa. La conversione di Rifqa agita l’America ". Dalla STAMPA, a pag. 18, l'articolo di Bianca Sabatini dal titolo " Marocchina di 18 anni sgozzata dal padre: amava un italiano  ". Ecco gli articoli:

LIBERO - Carlo Panella : "La legge islamica dilaga. Questa è la vera sconfitta"

 Carlo Panella

Il parlamento regionale di Aceh, in Indonesia, ha introdotto la lapidazione per gli adulteri, oltre a varie punizioni corporali per chi “violi la sharia”. Notizia orrenda, molto più tragica di quanto già non appaia. Infatti rimarca il vero, terribile fallimento della lotta al terrorismo dopo l’11 settembre: il dilagare della legislazione fondamentalista, di una visione dei rapporti sociali impostati sulla semi schiavitù della donna. Una legislazione violenta che disegna la famiglia, quindi la società, sulla base di un dominio violento del maschio - e dello Stato - sulla donna e quindi determina un universo jihadista e aggressivo tanto all’interno, quanto verso l’esterno. Visione jihadista che a sua volta poi partorisce il terrorismo. Questa è stata la reazione dei paesi musulmani all’11 settembre: non uno - tranne la Turchia che fa parte della Nato e l’Indonesia - ha inviato soldati in Afghanistan, nonostante la missione sia Onu. Una latitanza che rasenta e forse supera la viltà e che ha una motivazione elementare: nessun regime (non c’è un paese islamico che possa definirsi democratico ad eccezione di Turchia e Indonesia) sarebbe in grado di gestire una scelta dovuta, come quella dell’impegno armato in Afghanistan, pena non tanto proteste popolari, ma la spaccatura del suo stesso gruppo dirigente. Al contrario, i paesi islamici hanno fatto a gara per soddisfare la piattaforma politica di al Qaeda, che ha al suo primo - e si può anche dire, unico - posto l’applicazione in tutto il mondo appunto della sharia nella sua versione più crudele e barbara. Il parlamento di Aceh segue i parlamenti regionali di 12 stati della Nigeria settentrionale che hanno introdotto e rafforzato la sharia più feroce. Tutti ricordano la vicenda della povera Amina Lawal (poi risolta dal governo centrale), condannata per adulterio, ma pochi sanno del povero “adultero” lapidato nel 2002 nello stato di Katsina e le centinaia e centinaia di morti negli incidenti provocati dai fanatici musulmani che - sempre in nome della sharia - si sono dati a bruciare chiese. In Somalia, nel più totale disinteresse dell’Onu che si occupa dei somali solo quando tentano di giungere in Italia, ma si disinteressa dei somali di Somalia, la sanguinaria guerra civile ha visto l’imporsi dei “Tribunali islamici”, che si caratterizzano proprio per la applicazione della legge coranica più retriva. In Iran, il proselitismo a favore di altre religioni è stato recentemente punito con la morte da una nuova legge. In tutti i paesi islamici, non uno escluso, il proselitismo è proibito (i cristiani possono vivervi, quando possono, ma solo a patto di “ereditare” la fede, senza tentare di propagarla). In una Algeria, che si vuole laica, nel 2008 è stata addirittura votata una legge che punisce con 10 mesi di prigione o 8.000 euro di multa chiunque faccia propaganda per una fede che non sia l’islam, mentre la “tutela” della donna da parte dei maschi di famiglia è stata solo attenuata, ma non eliminata. Ovunque, a partire dall’Egitto, la giurisprudenza si è adeguata a questa ondata integralista e ha comminato pene e istituito processi nel segno di una legislazione letteralmente alto-medioevale (la sharia è stata codificata attorno al 900 dopo Cristo). Unica, lodevole, eccezione è stato il Marocco, che ha approvato un Codice di Famiglia (Muddawana) che interpreta il Corano in modo moderno, dando alla donna pienezza di diritti rispetto all’uomo. Se i paesi musulmani continueranno a seguire questa strada, il terrorismo islamico non verrà mai sconfitto.

Il FOGLIO - "Custodia e guerra santa. La conversione di Rifqa agita l’America"

 Rifqa Bary

Roma. “Voi non capite, l’islam è molto diverso da come pensate. Loro devono uccidermi. Se amano Dio più di me, devono fare questo. E io sto combattendo per salvarmi la vita, voi non capite. Non capite”. Cosa ti ha detto tuo padre? “Ha detto che mi avrebbe uccisa. O che mi avrebbe fatta tornare in Sri Lanka dove mi avrebbero messa in un manicomio...”. La supplica di Rifqa Bary sta facendo il giro dell’America. I commentatori repubblicani lo hanno definito “un crimine d’onore che si svolge in slow motion sotto i nostri occhi”. Rifqa Bary, ragazza di 17 anni nativa dell’Ohio, è scappata di casa verso la Florida perché minacciata dalla sua famiglia di religione islamica a causa della conversione al cristianesimo. Rifqa tramite un gruppo di preghiera su Facebook aveva contattato il reverendo Blake Lorenz, il pastore di Orlando della Global Revolution Church. Dalla famiglia di predicatori è poi passata all’affidamento ai servizi sociali. Il giudice deve decidere se Rifqa corre dei pericoli in un eventuale ritorno a casa. Le autorità della Florida si sono ritrovate con un caso molto difficile fra le mani, un conflitto fra il diritto di famiglia e quello di una ragazza che rischia la sua incolumità per quello che ha fatto. Il peccato di apostasia, il più grave nell’islam. Il mondo conservatore si è schierato per la custodia a terzi di Rifqa, che dice: “Se fossi rimasta in Ohio, non sarei viva. Se faccio ritorno lì, sarò morta in una settimana. In 150 generazioni della mia famiglia nessuno aveva conosciuto Gesù. Sono la prima. Immaginate l’onore nell’uccidermi”. I gruppi cristiani si sono intanto mobilitati per “salvare” la ragazza da un eventuale ritorno in Ohio, ne hanno fatto una bandiera della libertà religiosa, e i politici locali chiedono che le autorità guardino prima di tutto alla libertà di culto di Rifqa. Nei giorni scorsi ci sono state manifestazioni di fronte al tribunale. L’avvocato di Bary, John Stemberger, è presidente del Florida Family Policy Council, associato al movimento pro life e cristiano Focus on the Family di James Dobson. Rifqa ha origini nello Sri Lanka, dove domina la giurisprudenza della scuola islamica Shaf’i. Un manuale di questa corrente recita che “quando una persona ha raggiunto la povertà e volontariamente fa apostasia dall’islam, merita di essere uccisa”. Al cristianesimo Rifqa si è avvicinata a Columbus, nell’Ohio, frequentando una chiesa metodista e partecipando ai picchetti pro life davanti alle cliniche abortiste. Il governatore della Florida Charlie Crist ha già ricevuto oltre diecimila e-mail su Rifqa. Il Wall Street Journal scrive che “il timore di un delitto d’onore non è irrazionale”. Neppure negli Stati Uniti. In Texas un anno fa un padre egiziano ha ucciso le due figlie, Amina e Sarah, perché frequentavano non musulmani. Le Nazioni Unite stimano che cinquemila donne in tutto il mondo vengano assassinate annualmente in questi delitti d’onore. Il caso di Rifqa è complicato dal fatto che le minacce di morte ricevute, che il sistema legale non riconosce come intimamente legate alla religione islamica, non possono essere provate e sono essenzialmente parola dell’uno contro parola dell’altro. Proprio Amina e Sarah sono indicate da Rifqa come un esempio di quel che le accadrebbe se tornasse nell’Ohio. “Ci sono centinaia di casi come il mio. Amina e Sarah sono state uccise dal padre. Queste non sono minaccie. Questa è la realtà. Questa è la verità. Quanti altri casi volete che accadano? C‘è un caso dopo l’altro. Io sono una tra centinaia. Devono farlo. Voi semplicemente non capite. Devono farlo. Non so cos’altro dire, ma loro lo devono fare. Se volete prove, ci sono centinaia di casi che possono confermare la mia storia”.

La STAMPA - Bianca Sabatini : " Marocchina di 18 anni sgozzata dal padre: amava un italiano "

Un colpo alla gola, per finire quella figlia che stava «disonorando» la sua famiglia. Un colpo che ha stroncato la giovane vita di Sanaa Dafani, 18enne la cui unica colpa è stata quella di essersi fidanzata, andando per di più a convivere - lei marocchina e islamica - con Massimo De Biasio, il suo datore di lavoro, più grande di lei di 13 anni, per di più italiano.
La tragedia, su una stradina di Grizzo, frazione di Montereale Valcellina, in provincia di Pordenone, si compie alle sette di sera, quando i due ragazzi sono a bordo della Audi A4 di Massimo. Come sempre vanno al ristorante Spia, in paese. La ragazza lavorava lì come cameriera, Massimo, 31 anni, è socio del locale. Da tre mesi convivevano. Si erano conosciuti proprio tra i tavoli dello Spia non più di cinque-sei mesi fa.
Sono sulla strada quando all’improvviso si imbattono nel padre della ragazza, El Katawi Dafani, 45 anni, aiuto cuoco a Pordenone ma di casa ad Azzano Decimo. De Biasio ferma l’automobile: comincia una discussione furibonda, finché El Katawi estrae il coltello. La ragazza capisce di essere in pericolo. Scende dalla macchina e, disperata, prova a sgusciar via dal padre correndo verso il boschetto che costeggia la strada. Il ragazzo cerca di fermarlo, ma cade a terra ferito. Con Massimo fuori gioco, per la ragazza non c’è scampo. Per lei sarà fatale l’ultima delle coltellate che la ferocia paterna le riserva, quella profonda, alla gola.
A Massimo, sopravvissuto, non resta che dare l’allarme. Sul posto arrivano i carabinieri della Compagnia di Sacile e gli uomini del 118. Tentano di rianimare Sanaa, inutilmente. Massimo, invece, viene ricoverato all’ospedale di Pordenone, dove viene sottoposto a intervento chirurgico. Le indagini conducono subito al padre della ragazza; in serata viene fermato dopo che, a casa, stava tentando di cancellare le prove del suo crimine. Le ipotesi sul movente si concentrano su quella convivenza che lui disapprovava. Troppe le differenze. L’età, certo. E poi la religione, con quella figlia musulmana colpevole di convivere, per di più con un cattolico. E’ un crescendo di tensione, minacce che negli ultimi tempi si fanno pesantissime. Ora chiariranno il quadro gli interrogatori, del padre e del fidanzato. Ma l’ombra di Hina, la ragazza-simbolo del diritto all’emancipazione, è già calata su quest’ennesima storia di crudeltà. E d’ignoranza.

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