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Le accuse contro l'esercito israeliano, da parte di ong israeliane, è la notizia del giorno, titolata e commentata con grande rilievo da tutti i giornali. I commenti si assomigliano, i titoli un po'meno. Si va da quello del CORRIERE della SERA, che riporta la reazione del governo, a quello della STAMPA, in puro stile Manifesto, che enfatizza una dichiarazione anonima, a quello di REPUBBLICA, nello stile scandalistico che è proprio del quotidiano. I commenti, Frattini,Baquis,Scuto si equivalgono, tutti riportano Haaretz e le dichiarazioni anonime riferite dalla Ong israeliana, non uno che che ricordi come Israele, in nome della più totale libertà di stampa, sia un paese dove chiunque, a livello personale o come organizzazione politica, può dichiarare quello che vuole, attaccare il governo, anche in forma anonima, senza incorrere nel benchè minimo reato. E'chiaro che chi persegue l'attacco a Israele quale motivo fondante della propria esistenza, ci vada a nozze. In Israele, l'Ong principe in questo campo è B'Tzelem, le cui gesta i nostri lettori conoscono. Su Amnesty International e Human Rights Watch non ci dilunghiamo, quando c'è da attaccare Israele si scatenano, mentre stanno ben zitti di fronte ai massacri che avvengono ogni giorno, e non solo in merito alla libertà di stampa, nella maggior parte del globo. Sull'argomento invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di oggi, che affronta questo tema. Dall'OPINIONE, riprendiamo l'articolo di Stefano Magni, corretto e accurato. si fa sentire quando cè da attaccare Israele, cauta e timorosa nel resto del mondo. Idem le varie Ong "umanitarie". Corriere della Sera-Davide Frattini: " A Gaza spari sui civili. Barak ' Accuse generiche' " GERUSALEMME — «Mi sentivo come un bambino che guarda le formiche attraverso la lente d’ingrandimento. Bruciandole ». Sei mesi dopo, i ventidue giorni di guerra nella Striscia di Gaza riemergono nei racconti dei reduci. Ragazzi ancora sotto le armi, riservisti ritornati a casa. L’organizzazione israeliana «Breaking the Silence » ha raccolto le testimonianze anonime di ventisei soldati in un rapporto che ha causato la reazione stizzita dell’esercito. La Stampa-Aldo Baquis: " Soldati israeliani choc, usavano scudi umani " A sei mesi dalla conclusione, l’operazione Piombo Fuso condotta da Israele contro Hamas a Gaza continua a turbare le coscienze di alcuni soldati che vi hanno partecipato. Ieri trenta di essi hanno pubblicato un documento che raccoglie le loro testimonianze su una serie di eventi drammatici, fra cui la utilizzazione di munizioni al fosforo bianco in zone abitate, la distruzione di abitazioni oltre le necessità militari immediate, un ricorso ad un volume di fuoco «di dimensioni folli» e alla utilizzazione di «scudi umani» palestinesi. La Repubblica-Fabio Scuto: " Guerra di gaza, i soldati si confessano, scudi umani e distruzioni gratuite ". «A ogni casa palestinese a cui ci avvicinavamo mandavamo avanti il vicino, un Johnnie. Poi si entrava nella casa puntando il mitra alla schiena del civile». La racconta così in forma anonima un sergente maggiore della Brigata Golani - una delle unità di élite dell´esercito israeliano - la sporca guerra di Gaza dello scorso gennaio. E´ una delle 54 testimonianze dirette raccolte dall´organizzazione Breaking The Silence - composta da ex militari che si battono per il rispetto dei diritti umani- sulla condotta dell´esercito nell´operazione Cast lead (Piombo fuso): 22 giorni di battaglie, 1400 palestinesi uccisi, 13 israeliani caduti, distruzioni immani. L'Opinione- Stefano Magni: " Gaza, Ong israeliana lancia accuse anonime contro l'Idf " Una nuova campagna stampa si è abbattuta sulle forze armate con la Stella di David: quasi in simultanea, Human Rights Watch, Amnesty International e l’associazione israeliana Breaking the Silence sono tornate all’assalto sul tema dei crimini di guerra dell’Idf nel conflitto a Gaza dello scorso gennaio. Simultaneamente, anche una Ong palestinese, Addameer ha rilasciato un rapporto sulle condizioni critiche delle prigioniere partorienti nelle carceri israeliane. Gli uffici stampa dell’esercito di Gerusalemme sono letteralmente saturi di accuse a cui rispondere. E ieri si è mobilitato anche lo stesso ministro della Difesa Ehud Barak per proteggere i suoi uomini in uniforme.
L’assalto mediatico più insidioso per gli israeliani è quello condotto da Breaking the Silence, proprio perché parte da testimonianze “dall’interno”, da veterani che hanno combattuto a Gaza. O almeno così sembra, perché tutte le voci raccolte sono rigorosamente anonime e non identificabili. Esattamente come nella analoga campagna condotta mesi fa dalla Rabin Academy, il cui rapporto è stato poi clamorosamente smentito dalla contro-inchiesta dell’Idf. Dal nuovo documento di Breaking the Silence risulta che gli ordini impartiti ai militari impegnati a Gaza fossero: meglio colpire un innocente che attardarsi a individuare il nemico. Un piano basato sull'imperativo di ridurre al minimo le perdite israeliane, avanzando sempre ad armi spianate. Il fuoco, racconta un testimone citato, “era dissennato, appena raggiunta la nostra nuova postazione cominciavamo a sparare contro tutti gli obiettivi sospetti”. Perché, come avrebbero detto gli ufficiali israeliani, “in guerra sono tutti tuoi nemici, non ci sono innocenti”. Il rapporto della Ong, finanziato da gruppi di attivisti per i diritti umani israeliani e dai governi di Spagna, Gran Bretagna, Olanda e dall'Ue, ribalta l’accusa sugli scudi umani usati da Hamas per proteggersi dal tiro israeliano e moltiplicare vittime civili da mostrare ai media: il documento parla di “civili usati come scudi umani” dagli israeliani. Secondo Mikhael Mankin, di Breaking the Silence, “le testimonianze provano che il modo immorale in cui la guerra è stata condotta era dovuto al sistema in vigore e non al comportamento individuale di soldati”. Ma la replica dal portavoce dell’Idf non si è fatta attendere: “La decisione di Breaking the Silence di collezionare testimonianze in questo modo (anonime, senza riferimenti a date, orari e luoghi, ndr), dà l’impressione che questa organizzazione non voglia condurre un’indagine approfondita, come quella in cui è già impegnata la stessa Idf”: Si tratterebbe dunque dell’ennesimo tentativo di creare un’ondata di indignazione politica, interna e internazionale contro l’esercito con la Stella di David.
Il ministro della Difesa Ehud Barak ha difeso le forze armate affermando immediatamente che: “Le critiche mosse all’Idf da vari gruppi sono improprie e fuori luogo. L’Idf è uno degli eserciti più etici del mondo e ha agito in base ai più alti standard morali”. Retorica a parte, non si può dimenticare che, durante la guerra a Gaza, a costo di perdere tempo prezioso e rivelare in anticipo i propri obiettivi, l’esercito israeliano ha addirittura ordinato telefonate di avvertimento alle singole case che sarebbero state bombardate per evitare vittime collaterali: non proprio un “modo immorale” di condurre la guerra, come invece denuncia la Ong israeliana. Per inviare il proprio parere ai giornali citati,cliccare sulle e-mail sottostanti. lettere@corriere.it-lettere@lastampa.it-rubrica.lettere@repubblica.it-diaconale@opinione.it |
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