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Corriere della Sera-La Stampa-La Repubblica-L'Opinione Rassegna Stampa
16.07.2009 In Israele puoi scrivere le bufale più incredibili perchè la libertà di stampa è totale
e i nostri giornaloni riferiscono, mentre tacciono su chi espelle Israele dalla federazione della stampa

Testata:Corriere della Sera-La Stampa-La Repubblica-L'Opinione
Autore: Davide Frattini-Aldo Baquis-Fabio Scuto-Stefano Magni
Titolo: «A Gaza spari sui civili»

Le accuse contro l'esercito israeliano, da parte di ong israeliane, è la notizia del giorno, titolata e commentata con grande rilievo da tutti i giornali. I commenti si assomigliano, i titoli un po'meno. Si va da quello del CORRIERE della SERA, che riporta la reazione del governo, a quello della STAMPA, in puro stile Manifesto, che enfatizza una dichiarazione anonima, a quello di REPUBBLICA, nello stile scandalistico che è proprio del quotidiano. I commenti, Frattini,Baquis,Scuto si equivalgono, tutti riportano Haaretz e le dichiarazioni anonime riferite dalla Ong israeliana, non uno che che ricordi come  Israele, in nome della più totale libertà di stampa, sia un paese dove chiunque, a livello personale o come organizzazione politica, può dichiarare quello che vuole, attaccare il governo, anche in forma anonima, senza incorrere nel benchè minimo reato. E'chiaro che chi persegue l'attacco a Israele quale motivo fondante della propria esistenza, ci vada a nozze. In Israele, l'Ong principe in questo campo è B'Tzelem, le cui gesta i nostri lettori conoscono. Su Amnesty International e Human Rights Watch non ci dilunghiamo, quando c'è da attaccare Israele si scatenano, mentre stanno ben zitti di fronte ai massacri che avvengono ogni giorno, e non solo in merito alla libertà di stampa, nella maggior parte del globo. Sull'argomento invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli di oggi, che affronta questo tema. Dall'OPINIONE, riprendiamo l'articolo di Stefano Magni, corretto e accurato.

 si fa sentire quando cè da attaccare Israele, cauta e timorosa nel resto del mondo. Idem le varie Ong "umanitarie".

Corriere della Sera-Davide Frattini: " A Gaza spari sui civili. Barak ' Accuse generiche' "

GERUSALEMME — «Mi sen­tivo come un bambino che guarda le formiche attraverso la lente d’ingrandimento. Bru­ciandole ». Sei mesi dopo, i ven­tidue giorni di guerra nella Stri­scia di Gaza riemergono nei rac­conti dei reduci. Ragazzi anco­ra sotto le armi, riservisti ritor­nati a casa. L’organizzazione israeliana «Breaking the Silen­ce » ha raccolto le testimonian­ze anonime di ventisei soldati in un rapporto che ha causato la reazione stizzita dell’eserci­to.
«Prima sparate, poi preoccu­patevi », sarebbe stata la diretti­va data dagli ufficiali. «Il fuoco era dissennato, appena arrivati alla nostra postazione comin­ciavamo a mitragliare contro tutti gli obiettivi sospetti», ri­corda uno dei militari. Perché — come avrebbero ripetuto i comandanti — «in questo tipo di guerra urbana non ci sono innocenti, sono tutti nemici». Un soldato della Brigata Golani — identificato dal quotidiano Haaretz — sostiene di aver sa­puto che i palestinesi sono sta­ti usati come scudi umani. «Il mio comandante mi ha anche detto di aver utilizzato la 'pro­cedura del vicino di casa' (proi­bita dalla Corte Costituzionale nel 2005, ndr ): nelle perquisi­zioni venivano mandati avanti i civili».
Le truppe israeliane sono en­trate
nella Striscia di Gaza per fermare i lanci di razzi Qassam. Pronte ad affrontare strade e palazzi minati, trappole esplosi­ve, attacchi kamikaze. «L’obiet­tivo — ci hanno fatto capire— era condurre l’operazione con il minor numero di nostri cadu­ti, nessuna considerazione umanitaria». L’avanzata è stata preceduta dai bombardamenti, i bulldozer hanno spianato qua­lunque nascondiglio possibile per i combattenti di Hamas. «Non abbiamo trovato un solo edificio che fosse intatto o che non fosse stato centrato. Le strade, i campi: era tutto in ro­vina ». «Non c’era bisogno di usare armi come i mortai o il fo­sforo bianco. Ho l’impressione che l’esercito cercasse un’occa­sione per mostrare la forza». Se­condo il Palestinian Centre for Human Rights i morti sono stati 1.417 (tra loro 926 civili). Le stime israeliane contano 1.166 morti, di cui 295 civili.
Nella replica di tre pagine, il portavoce delle forze armate ac­cusa l’associazione di «non aver avuto la decenza di inviar­ci il dossier in anticipo perché potessimo condurre le indagi­ni. Le testimonianze diffamato­rie sono generiche, non dirette e basate su voci: non ci sono dettagli per identificare i casi, non ci sono nomi, non è possi­bile conoscere l’unità di appar­tenenza » .
Ehud Barak, ministro della Difesa, ha invitato i soldati a ri­volgersi a lui. «Gli attacchi in pubblico sono inappropriati. Qualunque critica alla condot­ta dell’esercito dev’essere pre­sentata a me e al governo. Sia­mo noi ad aver dato le direttive per riportare la sicurezza nel
sud d’Israele».

La Stampa-Aldo Baquis: " Soldati israeliani choc, usavano scudi umani "

A sei mesi dalla conclusione, l’operazione Piombo Fuso condotta da Israele contro Hamas a Gaza continua a turbare le coscienze di alcuni soldati che vi hanno partecipato. Ieri trenta di essi hanno pubblicato un documento che raccoglie le loro testimonianze su una serie di eventi drammatici, fra cui la utilizzazione di munizioni al fosforo bianco in zone abitate, la distruzione di abitazioni oltre le necessità militari immediate, un ricorso ad un volume di fuoco «di dimensioni folli» e alla utilizzazione di «scudi umani» palestinesi.
Come avvenne già mesi fa, quando accuse ancora più gravi verso i vertici militari furono pubblicate dal Seminario «Rabin»' dei kibbutzim, si tratta di deposizioni anonime, spesso nemmeno di prima mano. Quando l'esercito ebbe poi modo di verificare le accuse del Seminario Rabin, le trovò infondate. Eppure il gruppo «Breaking the Silence», che da mesi conduce un puntiglioso lavoro di ricerca, ha ritenuto ieri opportuno non divulgare i nomi dei suoi testimoni. «Non ci fidiamo delle indagini interne dell'esercito», spiegano gli attivisti, per lo più militari della riserva.
Una delle rivelazioni che comunque hanno ieri creato maggiore disagio è l'asserito ricorso a scudi umani. In passato la Corte Suprema aveva espressamente vietato la «Pratica del vicino di casa»: ossia l'imposizione ad un palestinese di entrare a suo rischio e pericolo in una casa dove si presume siano nascosti miliziani armati, per indurli alla resa. Secondo «Breaking the silence» quella stessa pratica è stata utilizzata a Gaza in grande stile, dopo essere stata ribattezzata: «Pratica Johnny». Nel linguaggio delle unità combattenti «Johnny» è il palestinese di passaggio, utilizzabile ad esempio per ispezionare case sospette.
Alla televisione un soldato, col volto sfuocato, ha ammesso di aver ordinato a un «Johnny» di sfondare con un pesante martello la parete esterna di una casa dove potevano esserci esplosivi. Ha ammesso poi che lui stesso procedeva per strada con un «Johnny» davanti, tenendo un fucile sulla sua spalla. Ma i vertici militari israeliani hanno reagito a queste accuse. «Non riesco a capacitarmi - ha replicato il col. Avi Peled, comandante della Brigata Golani - come un gruppo che si professa serio e morale diffonda accuse anonime, denigrando gratuitamente migliaia di militari».

La Repubblica-Fabio Scuto: " Guerra di gaza, i soldati si confessano, scudi umani e distruzioni gratuite ".

«A ogni casa palestinese a cui ci avvicinavamo mandavamo avanti il vicino, un Johnnie. Poi si entrava nella casa puntando il mitra alla schiena del civile». La racconta così in forma anonima un sergente maggiore della Brigata Golani - una delle unità di élite dell´esercito israeliano - la sporca guerra di Gaza dello scorso gennaio. E´ una delle 54 testimonianze dirette raccolte dall´organizzazione Breaking The Silence - composta da ex militari che si battono per il rispetto dei diritti umani- sulla condotta dell´esercito nell´operazione Cast lead (Piombo fuso): 22 giorni di battaglie, 1400 palestinesi uccisi, 13 israeliani caduti, distruzioni immani.
Nelle 112 pagine i soldati di Tshal raccontano non solo come civili palestinesi vennero utilizzati come scudi umani, senza fare distinzioni fra miliziani di Hamas e popolazione e senza altre regole d´ingaggio se non quella di minimizzare le proprie perdite. «Nessuno ti diceva di uccidere degli innocenti, ma le istruzioni erano che chiunque fosse sospetto doveva essere ucciso. Ho capito che era meglio sparare per primi e fare domande dopo», racconta un altro militare. Testimonianze di omicidi assolutamente gratuiti come quello di un uomo di 50-60 anni , descritto da un altro soldato. Racconta di aver visto di notte un palestinese con in mano una torcia, apparentemente disarmato: l´ufficiale al comando del reparto vietò di sparare colpi di avvertimento e quando fu vicino fece aprire il fuoco su di lui. «Non lo dimenticherò finché vivo, tutti sparavano e l´uomo gridava. Quando venne il giorno mandammo fuori un cane per controllare se avesse esplosivi addosso...ma non portava nulla, solo la torcia. L´ufficiale si giustificò così: «Era di notte...era un terrorista».
Nel dossier si ripetono le accuse sull´uso indiscriminato di armi al fosforo bianco nelle strade di Gaza e di «distruzioni totali non collegate a nessuna minaccia concreta per le forze israeliane». Il rapporto, finanziato da gruppi di attivisti per i diritti umani israeliani e dai governi di Spagna, Gran Bretagna e dall´Ue, prova secondo il portavoce di Breaking The Silence Mikhael Mankin «il modo immorale in cui la guerra è stata condotta, un modo dovuto al sistema di comando in vigore e non al comportamento individuale dei soldati».
In una minuziosa risposta alla denuncia, il portavoce militare israeliano, dopo aver ricordato che l´operazione Piombo Fuso fu lanciata in risposta a otto anni di tiri di razzi sulla popolazione civile nel sud di Israele, ha accusato Breaking The Silence di aver redatto un rapporto basato su «testimonianze anonime e generiche» ma ha aggiunto che verranno aperte delle inchieste su ogni denuncia di cattivo comportamento dei soldati. Il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha chiesto che tutte le denunce siano presentate presso il suo dicastero ed ha ripetuto che l´esercito israeliano «è quello con il più alto senso morale del mondo», una frase che il governo usa spesso per rispondere alla valanga di critiche per l´uso spregiudicato della forza militare che piovono sulla testa dei soldati sempre più frequentemente.

L'Opinione- Stefano Magni: " Gaza, Ong israeliana lancia accuse anonime contro l'Idf "

Una nuova campagna stampa si è abbattuta sulle forze armate con la Stella di David: quasi in simultanea, Human Rights Watch, Amnesty International e l’associazione israeliana Breaking the Silence sono tornate all’assalto sul tema dei crimini di guerra dell’Idf nel conflitto a Gaza dello scorso gennaio. Simultaneamente, anche una Ong palestinese, Addameer ha rilasciato un rapporto sulle condizioni critiche delle prigioniere partorienti nelle carceri israeliane. Gli uffici stampa dell’esercito di Gerusalemme sono letteralmente saturi di accuse a cui rispondere. E ieri si è mobilitato anche lo stesso ministro della Difesa Ehud Barak per proteggere i suoi uomini in uniforme.

 

 

 

L’assalto mediatico più insidioso per gli israeliani è quello condotto da Breaking the Silence, proprio perché parte da testimonianze “dall’interno”, da veterani che hanno combattuto a Gaza. O almeno così sembra, perché tutte le voci raccolte sono rigorosamente anonime e non identificabili. Esattamente come nella analoga campagna condotta mesi fa dalla Rabin Academy, il cui rapporto è stato poi clamorosamente smentito dalla contro-inchiesta dell’Idf. Dal nuovo documento di Breaking the Silence risulta che gli ordini impartiti ai militari impegnati a Gaza fossero: meglio colpire un innocente che attardarsi a individuare il nemico. Un piano basato sull'imperativo di ridurre al minimo le perdite israeliane, avanzando sempre ad armi spianate. Il fuoco, racconta un testimone citato, “era dissennato, appena raggiunta la nostra nuova postazione cominciavamo a sparare contro tutti gli obiettivi sospetti”. Perché, come avrebbero detto gli ufficiali israeliani, “in guerra sono tutti tuoi nemici, non ci sono innocenti”. Il rapporto della Ong, finanziato da gruppi di attivisti per i diritti umani israeliani e dai governi di Spagna, Gran Bretagna, Olanda e dall'Ue, ribalta l’accusa sugli scudi umani usati da Hamas per proteggersi dal tiro israeliano e moltiplicare vittime civili da mostrare ai media: il documento parla di “civili usati come scudi umani” dagli israeliani. Secondo Mikhael Mankin, di Breaking the Silence, “le testimonianze provano che il modo immorale in cui la guerra è stata condotta era dovuto al sistema in vigore e non al comportamento individuale di soldati”. Ma la replica dal portavoce dell’Idf non si è fatta attendere: “La decisione di Breaking the Silence di collezionare testimonianze in questo modo (anonime, senza riferimenti a date, orari e luoghi, ndr), dà l’impressione che questa organizzazione non voglia condurre un’indagine approfondita, come quella in cui è già impegnata la stessa Idf”: Si tratterebbe dunque dell’ennesimo tentativo di creare un’ondata di indignazione politica, interna e internazionale contro l’esercito con la Stella di David.

 

 

 

Il ministro della Difesa Ehud Barak ha difeso le forze armate affermando immediatamente che: “Le critiche mosse all’Idf da vari gruppi sono improprie e fuori luogo. L’Idf è uno degli eserciti più etici del mondo e ha agito in base ai più alti standard morali”. Retorica a parte, non si può dimenticare che, durante la guerra a Gaza, a costo di perdere tempo prezioso e rivelare in anticipo i propri obiettivi, l’esercito israeliano ha addirittura ordinato telefonate di avvertimento alle singole case che sarebbero state bombardate per evitare vittime collaterali: non proprio un “modo immorale” di condurre la guerra, come invece denuncia la Ong israeliana.

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