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La Stampa - Il Giornale Rassegna Stampa
06.07.2009 Joe Biden : ' Se Israele vorrà attaccare l’Iran non li fermeremo '
E l'Arabia Saudita permetterà ai suoi aerei di sorvolare Riad

Testata:La Stampa - Il Giornale
Autore: Francesco Semprini - Gian Micalessin
Titolo: «Se Israele vorrà attaccare l’Iran non li fermeremo - Teheran fa paura: Riad apre i cieli ai top gun israeliani»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 06/07/2009, a pag. 8, l'articolo di Francesco Semprini dal titolo " Se Israele vorrà attaccare l’Iran non li fermeremo  " e dal GIORNALE, a pag. 15, l'articolo di Gian Micalessin dal titolo " Teheran fa paura: Riad apre i cieli ai top gun israeliani ". Ecco gli articoli:

La STAMPA - Francesco Semprini : " Se Israele vorrà attaccare l’Iran non li fermeremo "

 Joe Biden. Sulle sue dichiarazioni circa un eventuale attacco di Israele all'Iran, consigliamo anche la lettura dell'articolo di Gil Ronen dal titolo " Il Vice presidente degli Usa non si oppone ad un eventuale attacco di Israele all'Iran " nella sezione INTERNATIONAL di IC.

Gli Stati Uniti non ostacoleranno Israele nel caso decida di intervenire militarmente per fermare i piani nucleari di Teheran. Non lascia spazio a dubbi Joe Biden che si pronuncia nel corso dei consueti salotti tv americani su uno degli argomenti più scottanti del nodo mediorientale, e in termini così netti come mai lo era stato neanche Barack Obama. «Gli Stati Uniti non possono imporre a un altro Stato sovrano cosa può o non può fare», spiega il vicepresidente intervistato in Iraq per la trasmissione Abc This Week. «Israele può decidere da sola cosa è nel suo interesse e cosa fare nei confronti dell’Iran o in qualsiasi altra situazione», è il commento all’ipotesi che il premier israeliano Benjamin Netanyahu decida di cambiare politica con Teheran nel caso in cui non ci saranno modifiche di rilievo entro l’anno.
«Una scelta che potrebbe portare anche a un disaccordo con Washington?», chiede il conduttore George Stephanpoulos, e il vicepresidente risponde: «In ogni caso Israele ha il diritto di fare ciò che crede opportuno. Se il governo Netanyahu deciderà di scegliere una linea di azione diversa da quella attuale, la loro sovranità gli concede questo diritto». Una scelta obbligata insomma soprattutto in un caso come quello dello Stato ebraico la cui «sopravvivenza è minacciata da un altro Paese».
Dichiarazioni forti quelle di Biden che vanno ben oltre il linguaggio diplomatico di Obama che ha di recente confermato che gli sforzi diplomatici con Teheran dovranno continuare sino alla fine dell’anno, sottolineando tuttavia come «non ammissibile» lo sviluppo di armi atomiche da parte dell’Iran. Le parole di Biden arrivano in un momento molto delicato segnato dalle controverse elezioni a cui sono seguite le rivolte da parte del movimento riformista. Il rischio è che la minaccia di un attacco militare da parte di Israele alimenti il sentimento nazionalista grazie al quale Ahmadinejad ha costruito il suo consenso.
Ciò che non è chiaro è se le dichiarazioni di Biden, noto per le sue affermazioni troppo affrettate e talvolta sopra le righe, rappresentino un messaggio ufficiale. «Ciò che mi limito a dire - ha detto Biden - è che Israele ha il diritto di determinare i suoi interessi, e noi abbiamo il diritto di determinare i nostri». Il vice di Obama ha poi voluto ribadire quanto detto di recente dall’amministrazione, ovvero che gli Usa rimangono aperti ai negoziati con Teheran anche dopo le controverse elezioni.
L’opzione della forza risulta molto rischiosa agli occhi dei vertici militari americani. A dirlo è stato quasi in contemporanea l’ammiraglio Mike Mullen, capo di stato maggiore. «Potrebbe essere destabilizzante e creare una serie di conseguenze ora nemmeno immaginabili», ha detto nel corso di Fox News Sunday aggiungendo tuttavia che «durante la fase negoziale con l’Iran è importante che nessuna opzione, neanche quella militare, sia eliminata del tavolo».
Le affermazioni di Biden sono state precedute da alcuni episodi nella regione mediorientale che sembrano delineare sviluppi significativi. Qualche giorno fa un sommergibile della marina militare di tipo Dolphin è transitato nel canale di Suez con il pieno assenso delle autorità militari egiziane. Mentre ieri il Sunday Times ha parlato di un tacito assenso dell’Arabia Saudita al passaggio sul proprio territorio di aerei militari israeliani se lo Stato ebraico decidesse di attaccare. L’ipotesi, smentita dal governo di Gerusalemme, segnerebbe una svolta senza precedenti in funzione anti-Iran.

Il GIORNALE - Gian Micalessin : " Teheran fa paura: Riad apre i cieli ai top gun israeliani "

 Meir Dagan, capo del Mossad

Chiamatela pure operazione "apriti cielo". Anche se tutti smentiscono, Meir Degan ha fatto il miracolo. Dopo mesi di trattative super segrete il celebrato capo del Mossad ha strappato a Riad il via libera ad un sorvolo dei cieli sauditi. Gli stormi di cacciabombardieri israeliani diretti, in un eventuale ed ipotetico futuro, a bombardare i siti nucleari iraniani potranno violare lo spazio aereo della terra dell'Islam. La celebrata super spia, scelta da Ariel Sharon nel 2002 e riconfermata sia da Ehud Olmert che da Bibì Netanyahu, ha messo a segno un altro centro regalando alla propria aviazione una rotta agevole e sicura verso i siti nucleari nemici. «I sauditi hanno tacitamente acconsentito a far volare nel loro spazio aereo la nostra aviazione nell'eventualità di una missione di comune interesse», confermava ieri al Sunday Times una fonte diplomatica israeliana. Il successo del Mossad, smentito formalmente dai portavoce israeliani, non è casuale. I Paesi arabi preoccupati per le mire nucleari di Teheran e per la sua crescente influenza sono pronti ad allearsi con i peggiori nemici pur di arginare l'ingombrante vicino sciita. A confermarlo contribuisce l'Egitto, aprendo per la prima volta il Canale di Suez ad un sottomarino israeliano della classe Dolphin.
Stando al quotidiano israeliano Yediot Ahronot l'unità navale è stata scortata in pieno giorno da una nave della marina egiziana. Israele possiede tre sottomarini della classe Dolphin di fabbricazione tedesca armati, anche se nessuno lo ammette, con missili nucleari. In caso di guerra con l'Iran gli U-boat con la Stella di David potranno risparmiare la settimana necessaria a circumnavigare l'Africa ed emergere in meno di 24 ore dalle acque "calde" del Mar Rosso. Grazie alla disponibilità egiziana Israele potrà così tenere Teheran sotto il tiro dei propri missili senza neppure costruire una costosa nuova base nel porto di Eilat.
Le alleanze inconfessabili d'Egitto e Arabia Saudita sono poca cosa rispetto all'inversione a 180 gradi della politica americana. Un'inversione che in tema d'Iran sembra far piazza pulita di tutte le buone intenzioni messe sul tavolo nel celebre discorso del Cairo di Obama. Imbarazzata dai brogli elettorali utilizzati per garantire la riconferma del presidente Mahmoud Ahmadinejad e dal pugno di ferro usato per spegnere la protesta la Casa Bianca sta accantonando l'idea di un dialogo con l'Iran per riprendere la strada dello scontro frontale, se necessario anche armato. A farlo intendere ci pensa il vicepresidente Joe Biden dichiarando durante una visita in Irak che l'America non ha intenzione di bloccare un eventuale raid israeliano contro l'Iran.
«Israele è una nazione sovrana, può decidere da sola quanto è nel suo interesse e cosa fare nei confronti dell'Iran», spiega per tre volte Biden al giornalista dell'Abc che continua incredulo a ripetergli la stessa domanda. Quel via libera è in effetti una rivoluzione copernicana. L'America sembrava fin qui l'ostacolo più grosso ad un'incursione simile a quella del 1981 contro la centrale irachena di Osirak. I primi "niet" erano stati di George W. Bush. Quelli successivi, così duri e perentori da far temere una crisi senza precedenti, erano stati pronunciati dall'amministrazione di Barack Obama. Ora tutto è cambiato. «Se il governo di Netanyahu sceglierà una condotta diversa - spiega il vice presidente - sarà nel suo diritto farlo». Come dire, se volete bombardare accomodatevi pure.

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