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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Foglio-Corriere della Sera-Il Giornale-La Stampa Rassegna Stampa
06.06.2009 Wilders vince in Olanda, ma in Eurabia la cecità continua
Cronache e analisi

Testata:Il Foglio-Corriere della Sera-Il Giornale-La Stampa
Autore: La redazione del Foglio-Luigi Offeddu-Maria Cristina Giongo-Marco Zatterin
Titolo: «L'Olanda che vota contro Mohammed-Balconi fioriti, birrerie e il canto del Muezzin. A Vnlo, città dell' 'ateo crociato' Wilders-E in Olanda Wilders celebra il trionfo- Olanda, boom della destra xenofoba, troppa Europa e troppi islamici»

Pubblichiamo alcuni commenti sul risultato delle elezioni europee in Olanda, che ha visto il successo del partito di Geert Wilders. Iniziamo con il FOGLIO, seguono  CORRIERE della SERA, IL GIORNALE, LA STAMPA. Come scrive oggi, 06/06/2009, nella sua Cartolina da Eurabia Ugo Volli, è in atto una demonizzazione pressochè totale dei media, che l'interpretano come se fosse in atto una marea montante di xenofobia. Che arriverà, se i nostri giornaloni continueranno nella loro cecità di fronte all'arrivo, quello sì vero, di Eurabia. Naturalmente, FOGLIO e GIORNALE non seguono la corrente. Ecco i commenti:

IL Foglio- " L'Olanda che vota contro Mohammed "

Il Partito per la Libertà dell’olandese Geert Wilders ha ottenuto un sorprendente successo alle elezioni europee, il sedici per cento dei voti, secondo dietro soltanto ai cristiano-democratici. Non ha funzionato l’opera di demonizzazione contro il leader liberale. I fucilatori perbenisti si sono ritrovati in coda al gradimento popolare mentre stavano ancora scandendo i loro ultimi ghirigori indignati contro Wilders. L’Olanda la chiamano “cradle”, la culla, del rigetto antieuropeista. Quattro anni fa esatti gli olandesi bocciavano sonoramente la Carta europea e con essa la polverosa retorica novecentesca su cui era costruita. Wilders si è portato alla testa di un ambizioso patriottismo, nuovo nell’Olanda ipermondialista. Il leader liberale ha brandito la carta dell’identità giudeo-cristiana di fronte allo sfascio multiculturale, rovesciando la novella universale dell’integrazione avalutativa a favore di uno spettro di founding ideals in chiave atlantista. Più che il programma antislamizzazione, che Wilders dovrà sbiadire se vorrà assumere incarichi di governo, gli ha giovato l’essere il pegno della libertà d’espressione nel paese più marcato dallo stigma dell’intolleranza religiosa. Per numerosissimi olandesi abbandonare proprio adesso Wilders equivaleva a rinunciare al fastoso paradigma libertario che ha reso grande quell’acquitrino più di quattro secoli fa. Mentre lo votavano, gli olandesi avevano un occhio rivolto a Bruxelles, la capitale dell’europeismo amorfo dove non da oggi il primo nome fra i nuovi nati è Mohammed

Corriere della Sera- Luigi Offeddu: " Balconi fioriti, birrerie e il canto del Muezzin. A Vnlo, città dell' 'ateo crociato' Wilders "

DAL NOSTRO INVIATO
VENLO (Olanda) — Nella città di Geert Wilders, all'ora di pranzo, si sente solo il muezzin: «La' ilah illa Allah... Non c'è dio al di fuori di Dio...». Dagli altoparlanti della mo­schea turca, in pieno centro, quell' unica voce si spande per le strade, forte e flautata. Sommerge il caril­lon della chiesa di San Martino, a due passi dalla scuola dove Wilders studiò. E giunge dovunque. Anche nella birreria «Locomotiva» sulla Pa­rade, la via principale, dove non c'è una cameriera o un giovanissimo cliente che non confermi subito, en­tusiasta: «Sì, io ho votato per Geert. Perché combatte l'Islam, ecco per­ché ». Questo ragionamento l'ha fat­to il 31,1% della popolazione locale, quasi il doppio della media naziona­le e così il Partito della Libertà di Wilders è qui il primo in assoluto.
Eppure, questa non è Rotterdam dalle 177 nazionalità: in giro, fra i balconi fioriti e le vie tirate a lucido, è difficile vedere un volto scuro o un caffetano, anche se il 10% della popolazione è composto da immi­grati turchi e maghrebini. Dopo mezzogiorno, solo due donne velate pedalano in bici sulla Parade, fra i negozi che vendono zoccoli di le­gno. Ma è come se la voce onnipre­sente del muezzin ingigantisse le lo­ro figure. «Allah è grande...». Qui pe­rò, nel luogo dov'è nato, il vero dio sembra essere lui, il cattolico Wil­ders che si autoproclama ateo e cro­ciato anti-islamico. E che regna nei cuori di questa città un po' sonno­­lenta: 90.000 abitanti, sulla frontiera
con la Germania nella provincia cat­tolica del Limburg, terra di asparagi, oche e piccole industrie dove tutti parlano olandese, tedesco e inglese; un luogo finora noto alle cronache solo per un'incredibile impresa del­la Gestapo, che vi attirò e rapì alcu­ni agenti segreti britannici; un luo­go da cui lui, Geert, scappò giova­notto, per noia o per voglia di avven­tura. Ecco la casa della sua famiglia, nel rione Karel Edmundstrasse: giar­dini e villette a due piani di mattoni rossi e con il tetto a punta, tipiche di una classe media benestante ma non ricca. Qui abitano ancora una zia, una sorella: i nomi sono spariti dai citofoni «per ragioni di sicurez­za », spiegano i vicini (Wilders vive sotto scorta da anni), ma basta chie­dere, e la via si trova.
«Se lo ricordano tutti, era un tipo solitario e appartato», spiega Moni­que Leclercq, discendente di ugonot­ti francesi perseguitati per la loro fe­de, e da 40 anni insegnante di storia al Liceo cattolico S. Tommaso dove appunto Wilders ha preso la sua ma­turità. «Uno brillante? Non direi pro­prio. Piuttosto, uno incolore. Chi l'avrebbe mai detto che poi...». Pare­re condiviso da Joost Hegger, profes­sore
di matematica, che ebbe Geert nella sua classe, e da altri ancora: Wilders sembra aver vissuto nell' ombra, un po' dimesso, fino al mo­mento di dar la scalata al mondo. «Dopo la scuola — raccontano — partì a studiare o per uno stage in Israele, poi entrò nel partito libera­le, poi ancora se ne staccò perché quelli non sostenevano la sua lotta contro l'Islam... Faceva allora come oggi: diceva a un ministro 'sei un asino', e indicava i problemi ma non le soluzioni, non parlava mai di economia, e tutto sommato neppu­re di politica. Solo di Islam». Forse quelle crociate sono nate da quanto il Wilders ragazzo vedeva qui a Venlo, dai problemi locali con gli im­migrati? «Non lo so — risponde Leo­nardo Tidu, dirigente scolastico fi­glio di un minatore del Cagliaritano — ma si guardi intorno, qui a scuo­la. Quello è un ragazzo turco, e va benissimo. Quell'altra è figlia di ma­rocchini, idem. Non che tutto fili sempre liscio, nell'integrazione. Ma insomma, si convive e quasi sempre anche bene». Sulla Parade, ora c'è un accenno di passeggiata serale, due turisti tedeschi chiedono dove abita Wilders. «Alla Mecca», rispon­de ridendo un ragazzo. Il carillon di San Martino ripiglia a trillare, e il muezzin della moschea torna a chia­mare, sempre più forte: «La’ ilah... Non c’è dio al di fuori di Dio e Mao­metto è il suo profeta».

Il Giornale- Maria Cristina Giongo: " E in Olanda Wilders celebra il trionfo "

L’Aia«È una bella notizia non solo per il nostro partito, ma anche per tutta l'Olanda», ha commentato Geert Wilders, leader del Partito della Libertà (Pvv), quando ha saputo di aver conquistato 4 seggi all'Europarlamento. Il Pvv ha ottenuto il 17% dei voti, quasi il triplo rispetto alle politiche del 2006. Un trionfo, considerato che i cristiano-democratici del premier Balkenende ne hanno persi due calando a cinque e che il grande sconfitto, il partito socialista, è sceso da 7 a 3 seggi.
La città che ha dato più voti al Pvv è Rotterdam, proprio quella dove il 5 gennaio scorso è stato eletto il primo sindaco straniero, Ahmed Absoutaleb, 47 anni, con doppia nazionalità olandese e marocchina. Roccaforte dell’Olanda tradizionalmente tollerante e aperta è rimasta Amsterdam, dove i verdi di sinistra e il partito D66, simile ai nostri radicali, hanno ottenuto complessivamente oltre il 40% dei voti, contro il 20% a livello nazionale.
«La nostra vittoria è una bella notizia per chi lavora duramente e onestamente - ha continuato Wilders -, affinché i suoi figli possano vivere dignitosamente in un'Olanda che sia veramente degli olandesi. Ma anche una buona notizia per gli europei che amano l'Europa e odiano l'Euroarabia. L'Olanda deve uscire da un incubo che dura da troppo tempo; fatto di tasse pazzesche, criminalità, assistenza sanitaria scadente, burqa, immigrazione clandestina, tirannia islamica, impoverimento. Questa è solo la prima conquista: il bello deve ancora venire. Lo prometto ai miei elettori; il motore è avviato, è caldo, sta girando a grande velocità».
È raggiante, Geert Wilders, si accalora mentre parla; lancia frecciate al governo di maggioranza e alla sinistra, «tutti e due dovrebbero alzare i tacchi ed andarsene», dice e poi chiede un applauso per Barry Madlener, rappresentante del partito a Bruxelles, 40 anni, che cominciò la sua carriera al fianco di Pim Fortuyn, il leader anti-immigrazione ucciso barbaramente il 6 maggio 2002 in un agguato. Solo un mese fa Wilders era stato citato a giudizio per la sua battaglia contro il radicalismo islamico, con l'accusa di discriminazione e di «seminare odio e zizzania» Quello che si terrà fra pochi mesi secondo Wilders è «un processo politico contro di me che in fondo dico solo quello che milioni di olandesi pensano».
Nel frattempo il suo braccio destro, Barry Madlener, ha spiegato a sommi capi il programma che presenteranno all'Europarlamento. «Prima di tutto vogliamo che venga diminuita la quota che sino a ora siamo stati costretti a pagare; anzi, dovremmo chiedere indietro ben 4,2 miliardi. È assurdo che la "piccola" Olanda debba versare un contributo due volte superiore alla Germania e sei volte superiore a quello versato dalla Francia! Nel nostro Paese ci sono progetti fermi da trent'anni per mancanza di fondi. Invece dovremmo impiegare i nostri soldi per costruire strade in Portogallo». Ma non è tutto. «Ovviamente ci batteremo perché la Turchia non metta piede nell'Ue. I Paesi islamici devono starne fuori. Non dimentichiamo che la Turchia, che diventerebbe la nazione con il maggior numero di abitanti dell’Ue dopo la Germania, assumerebbe immediatamente una posizione di supremazia. La terza priorità sarà l'espulsione dalla Ue di Romania e Bulgaria».
La Commissione europea ha intanto redarguito l'Olanda per aver diffuso i risultati delle votazioni senza attendere gli altri Paesi. Di norma tutti i 27 Paesi votanti devono rendere noti i risultati nello stesso giorno: che sarebbe domenica prossima. Per chi trasgredisce questa regola è prevista una multa. In quanto a Geert Wilders è improvvisamente partito per Los Angeles. Il motivo di questo viaggio resta un mistero; per motivi di sicurezza, considerato che la sua vittoria avrà provocato le ire dei suoi acerrimi nemici? Oppure per rilasciare un'intervista negli Stati Uniti dove è molto popolare? Sono solo ipotesi. Magari si è allontanato soltanto per concedersi una pausa di riflessione e rilassarsi in attesa del processo, che ironia della sorte, lo vedrà sul banco degli imputati.

La Stampa- Marco Zatterin: " Olanda, boom della destra xenofoba, troppa Europa e troppi islamici "

CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
Persino profeta in Patria, il biondissimo Geert Wilders. A Venlo, il capoluogo del Limburgo che gli ha dato i natali, centomila anime a due passi dalla Germania, il leader populista ha incassato il 31% dei consensi, quasi il doppio del risultato nazionale che ha fatto del suo Partito della Libertà la seconda forza della politica olandese. «È tutto chiaro - spiega il sindaco Hubert Bruls, un cristianodemocratico -. Wilders ha convinto chi si sente insicuro, chi si vede minacciato da Europa, immigrati e globalizzazione. Ha promesso soluzioni rapide; gli hanno creduto. Ora dovrà passare ai fatti e non sarà per nulla facile».
Giornata di autoanalisi per i sudditi della regina Beatrice, dopo l’eurovoto che ha bastonato i partiti di governo, soprattutto i laburisti, e l’affermazione della destra populista, xenofoba e antieuropea. «Il paese è diviso come mai - dice Louise Fresco, docente all’Università di Amsterdam, autrice di saggi e romanzi - Ha vinto Wilders facendosi voce di chi si sente ai margini della società. Però ha vinto anche quella componente più moderna della sinistra che ha puntato sul bisogno di Europa. È una spaccatura inedita nella terra del dialogo, dove la differenza fra sinistra e destra è sempre stata più di linguaggio che di contenuti».
La signora Fresco invita a fare bene i conti. Wilders ha ottenuto il 16,9% dei voti, circa il triplo rispetto alle politiche del 2006. I social-liberali D66 e i Verdi hanno incassato rispettivamente l’11,3 e l’8,9 %, il che attribuisce ai «populisti di sinistra» il 20,2%. «Le forze che hanno scelto un linguaggio diretto si equivalgono - argomenta l’accademica di Amsterdam -, sono quelle che hanno fatto politica in un modo diverso». Con un’avvertenza. Alle urne è andata la metà della gente rispetto alle politiche. Quando si tratterà di rinnovare il parlamento, l’esito potrebbe essere diverso.
Il sindaco Bruls affronta il dopovoto con un misto di orgoglio e di cautela, un vero democristiano. «Wilders è nato qui - racconta -, ci sono ancora dei parenti e parecchi suoi amici, anche se non si vede molto spesso». È convinto che «l’Europa sia la vera sconfitta di questo voto», il Partito della Libertà s’è rafforzato dicendo che «Bruxelles e Strasburgo costano troppo e hanno troppo potere».
La gente, insiste il primo cittadino di Venlo, «invoca sicurezza: una volta avevi un posto e potevi ragionevolmente pensare che lo avresti conservato per sempre; adesso regna l’incertezza». I populisti si sono affermati «ascoltando questo grido d’allarme». I partiti tradizionali non lo hanno capito. «Il fenomeno Wilders è cominciato prima della crisi - riepiloga la signora Fresco -. A un certo punto il paese ha cominciato a cambiare, passando da un’economia industriale a una dei servizi». Operai e piccoli commercianti hanno perso il loro ruolo tradizionale e l’immigrazione ha generato un diffuso senso di marginalizzazione. «La risposta dei governi è stata un “laissez-faire” che non ha favorito l’integrazione - insiste la docente olandese -. Dovevano aiutarli a imparare la lingua, a integrarsi nel lavoro, evitare che vi fossero dei “ghetti” per nazionalità dove nessuno parla olandese». Tutto ciò ha gonfiato il sostegno per Wilders e il risentimento per lo straniero. Attenzione, però. «Propone di vietare il Corano - interviene Bruls -, ma non è così che si risolvono i problemi. Wilders adesso deve mantenere le promesse. Magari ce la può fare. Eppure sono certo che, nonostante il consenso, lo attendono tempi molto duri».

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