|
| ||
|
||
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 30/04/2009, a pag. 17, l'articolo di Lorenzo Trombetta dal titolo " Omicidio Hariri. Liberi i sospettati ", dal MANIFESTO, a pag. 10, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Hariri, crolla il teorema Bush " e da REPUBBLICA, a pag. 18, la breve dal titolo " Libano, il tribunale Hariri scarcera i capi dell´intelligence ". Ecco gli articoli: La STAMPA - Lorenzo Trombetta : " Omicidio Hariri. Liberi i sospettati " Quello della STAMPA è il pezzo più diffuso uscito oggi sui quotidiani italiani. Dal che si deduce che la notizia è ritenuta di poco interesse. BEIRUT Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Hariri, crolla il teorema Bush " I quattro generali libanesi erano sospettati di aver ucciso Rafiq Hariri e altre 22 persone e, per evitare che fuggissero o inquinassero le prove, detenuti preventivamente in carcere in attesa dell'esito delle indagini. Non per qualche oscura ragione politica da imputare a Bush. Da notare il titolo, ci manca solo un bel CIN CIN e un brindisi. Si sgancia dalla politica e, finalmente, entra nel campo giudiziario vero e proprio il procedimento volto ad accertare mandanti ed esecutori dell’attentato del 14 febbraio 2005 in cui, sul lungomare di Beirut, vennero uccisi l’ex premier sunnita libanese Rafiq Hariri e altre 22 persone. Il Tribunale speciale per il Libano (Tsl), che ha sede all’Aja ed è presieduto dal giudice italiano Antonio Cassese, ieri ha ordinato la liberazione dei quattro generali libanesi - Jamil Sayyed, ex capo della sicurezza, Ali Hajj, ex capo della polizia, Raymond Azar, ex capo dell’intelligence militare eMustafa Hamdan, ex capo della guardia presidenziale - arrestati nel 2005 perché sospettati di essere coinvolti nell’attentato all’ex premier. La richiesta di rimessa in libertà, accolta dal giudice delle indagini preliminari Daniel Fransen, è stata fatta dallo stesso procuratore Daniel Bellemore, per mancanza di prove contro i quattro alti ufficiali. «Hezbollah ha sempre affermato che erano dei detenuti politici» arrestati per volere della maggioranza antisiriana guidata da Saad Hariri, figlio ed erede politico dell’ex premier assassinato, ha affermatoHassan Fadlallah, uno dei 14 deputati del movimento sciita. A Beirut la notizia ha suscitato la gioia degli abitanti dei quartieri fedeli all’opposizione, guidata da Hezbollah e dal partito cristiano dei Liberi patrioti, che con ogni probabilità trarrà vantaggio dall’accaduto in vista delle elezioni del 7 giugno. Da parte sua Saad Hariri, ha fatto di tutto per non mostrarsi irritato e ha dato «il benvenuto» alla decisione del Tribunale internazionale. La liberazione dei quattro generali, ha affermato, «è un passo avanti sulla via della giustizia e una decisione che rappresenta lamigliore risposta a coloro che avevano accusato il Tribunale di essere politicizzato». Il procedimento giudiziario senza dubbio è stato strumentalizzato a fini politici. L’assassinio di Rafiq Hariri aprì la strada all’uscita delle truppe siriane dal Libano sull’onda delle pressioni dell’Amministrazione Bush e dei partiti libanesi del fronte «14 marzo» sulla Siria accusata di aver eliminatoHariri, un ex alleato passato allo schieramento opposto. Washington congelò le relazioni diplomatiche con Damasco creando le condizioni per un attacco militare finalizzato ad abbattere il regime di Bashar Assad. Negli stessi mesi le forze antisiriane cavalcarono l’onda della collera popolare, fino a conquistare la maggioranza parlamentare alle elezioni del 2005. Il primo procuratore internazionale, Detlev Mehlis, molto gradito a Bushma anche all’ex presidente francese Jacques Chirac, svolse con zelo il suo ruolo politico e, senza avere in mano alcuna prova, impose alle autorità libanesi l’arresto dei quattro generali rimasti in carcere dal 2005 senza accuse precise. La loro scarcerazione non significa che non siano coinvolti in alcun modo nell’assassinio di Hariri ma la loro posizione è stata valutata sulla base di procedure giudiziarie vere e proprie e non di decisioni politiche volte, prima di tutto, a mettere sul banco degli imputati Damasco per il suo ruolo nella regione. È evidente che la decisione presa ieri, liberamente e senza pressioni esterne, dal giudice Fransen è frutto anche del cambiamento avvenuto alla Casa Bianca. L’Amministrazione Obama, pur riaffermando il suo sostegno alla piena sovranità del Libano e al Tribunale internazionale, ha modificato in parte l’atteggiamento americano verso Damasco e fatto delle aperture ad Assad. Il Tribunale speciale sul Libano (Tsl) è stato istituito dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 30 maggio 2007. Lo vollero gli Usa e i paesi europei mentre Russia e Cina frenavano, sostenendo che le indagini dovevano essere lasciate alle autorità libanesi. Adesso si attendono le prossime decisioni dei giudici dell’Aja nel quadro di un procedimento che andrà avanti per anni. Ben più immediati saranno invece i risvolti in Libano. Il rilascio dei generali è una nuova sconfitta politica per il «14 marzo», che dal 2006 è già stato costretto a fare passi indietro significativi, come la rinuncia al proprio candidato all’elezione presidenziale e l’assenso alla formazione di un governo di unità nazionale con Hezbollah. Ieri la moglie di Ali Hajj, uno dei generali liberati, rivolgendosi a Saad Hariri, ha detto: «domando a te di chiedere l’arresto ai delatori che a questo punto o sono gli assassini di tuo padre oppure sanno chi ha eseguito l’omicidio ». Si è riferita all’ufficiale siriano Mohammad Zuheir al Siddiq che lo scorso 20 aprile è stato arrestato nell’emirato di Sharjah. Descritto come un testimone chiave, al Siddiq, dopo l’estradizione in Francia, indicò a Mehlis i nomi dei generali come mandanti della strage. Ora invece appare poco credibile, un fantoccio nelle mani di chi voleva politicizzare le indagini. La REPUBBLICA - " Libano, il tribunale Hariri scarcera i capi dell´intelligence " La redazione di REPUBBLICA ha ritenuto che la notizia avesse così poca importanza da dedicarle solo una breve. Eccola: BEIRUT - Il Tribunale internazionale per il Libano ha ordinato il rilascio di 4 generali libanesi filo-siriani detenuti da quasi quattro anni perché ritenuti coinvolti nell´assassinio dell´ex premier libanese Rafik Hariri. Mentre il Tribunale annunciava nella sua sede all´Aja la decisione di liberare i generali in varie zone della capitale libanese sono echeggiate raffiche di mitra e fuochi d´artificio sono stati sparati in segno di festeggiamento dagli Hezbollah. Saad Hariri, figlio dell´ex premier, ha accettato la decisione affermando però che essa «potrebbe scontentare molti libanesi». Nonostante siano detenuti in Libano, i quattro sono giudicati dal Tribunale costituito all´Aja e presieduto dal giudice Antonio Cassese. Per inviare la propria opinione a Stampa, Manifesto e Repubblica, cliccare sulle e-mail sottostanti direttore@lastampa.it redazione@ilmanifesto.it rubrica.lettere@repubblica.it |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |