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La Stampa - Il Manifesto - La Repubblica Rassegna Stampa
30.04.2009 Omicidio Hariri. Liberi i sospettati
C'è chi si rallegra. Su Repubblica solo una breve. niente sugli altri giornali

Testata:La Stampa - Il Manifesto - La Repubblica
Autore: Lorenzo Trombetta - Michele Giorgio - La redazione di Repubblica
Titolo: «Omicidio Hariri. Liberi i sospettati - Hariri, crolla il teorema Bush - Libano, il tribunale Hariri scarcera i capi dell´intelligence»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 30/04/2009, a pag. 17, l'articolo di Lorenzo Trombetta dal titolo " Omicidio Hariri. Liberi i sospettati ", dal MANIFESTO, a pag. 10, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Hariri, crolla il teorema Bush " e da REPUBBLICA, a pag. 18, la breve dal titolo " Libano, il tribunale Hariri scarcera i capi dell´intelligence ". Ecco gli articoli:

La STAMPA - Lorenzo Trombetta : " Omicidio Hariri. Liberi i sospettati "

Quello della STAMPA è il pezzo più diffuso uscito oggi sui quotidiani italiani. Dal che si deduce che la notizia è ritenuta di poco interesse.

BEIRUT
«Game over», il gioco è finito: è lo slogan sventolato per le strade di Beirut dai numerosi manifestanti, seguaci del blocco politico guidato dal movimento sciita Hezbollah e sostenuto da Iran e Siria, scesi ieri in piazza a festeggiare il rilascio di quattro ex generali della sicurezza libanesi, da tre anni e mezzo in carcere «per volere del regime delle menzogne» incarnato dall’attuale maggioranza parlamentare antisiriana, perché sospettati di esser coinvolti nell’omicidio dell’ex premier Rafiq Hariri nel febbraio 2005.
Dalla corte del Tribunale speciale per il Libano (Tsl) dell’Aja, attivo dal primo marzo e presieduto dal giudice italiano Antonio Cassese, la notizia che i quattro sarebbero potuti tornare liberi in giornata è rimbalzata ieri poco dopo l’ora di pranzo in tutte le case dei libanesi, incollati al televisore in attesa del verdetto. Il rilascio, dopo quasi quattro anni di detenzione in attesa di processo e senza nessuna accusa formale, sembra segnare non solo una pesante sconfitta per la coalizione «antisiriana», guidata da Saad Hariri, figlio ed erede politico dell’ex premier, ma potrebbe anche costituire un punto di svolta nel percorso di restaurazione, dopo la «rivoluzione dei Cedri» della primavera 2005, dei tradizionali equilibri politici tra Damasco e Beirut.
I quattro ex generali, Jamil al-Sayyid, Raymond Azar, Ali al-Hajj e Mustafa Hamdan, ai vertici delle strutture di sicurezza del Paese, erano stati per anni e fino al 2005 stretti alleati dell’ex presidente Emile Lahoud e uomini simbolo della tutela siriana in Libano seguita alla guerra civile (1975-90). Con il loro arresto nell’autunno 2005, su indicazione del procuratore tedesco Detlev Mehlis, allora responsabile dell’inchiesta internazionale sull’omicidio Hariri, moltissimi libanesi, compresi i leader della coalizione antisiriana, credettero di aver voltato davvero pagina. Solo pochi mesi prima, il governo siriano, da più parti accusato di essere il mandante dell’uccisione di Hariri, era stato costretto a ritirare dal Paese gli ultimi 14.000 soldati, mettendo di fatto fine a una presenza militare durata 29 anni.
I fuochi d’artificio e le raffiche di armi automatiche sparati ieri all’unisono verso il cielo di Beirut non appena si è diffusa la notizia del rilascio, sono invece suonati come un triste monito per molti, e un dolce suono per altri: «Non più wanted, ma liberi», recitava un altro slogan, accompagnato dalle foto dei quattro e brandito da giovanissimi seguaci di Hezbollah nella centrale piazza dei Martiri, la stessa che nella primavera 2005 fu il palco della «Rivoluzione dei Cedri» e allora forse troppo frettolosamente ribattezzata «Piazza della Libertà».
«Questo è il giorno della caduta della coalizione che ha governato sulla base di invenzioni e menzogne», ha affermato Hasan Fadlallah, uno dei 14 deputati di Hezbollah al parlamento libanese. «Abbiamo sempre detto che erano detenuti politici», ha aggiunto l’esponente del movimento che, secondo molti osservatori locali, si prepara a vincere con i suoi alleati le elezioni del prossimo 7 giugno.
Saad Hariri, da Parigi, ha dal canto suo cercato di mostrare ai suoi sostenitori gli aspetti positivi, non politici, della vicenda: «Accolgo con favore ogni decisione del Tribunale» ha detto, mentre il corteo trionfale di auto blindate nel tardo pomeriggio, dal carcere di Rumie, alle porte di Beirut, riportava a casa gli ex generali, per metà del Libano ormai «eroi» e «simbolo di libertà».

Il MANIFESTO - Michele Giorgio : " Hariri, crolla il teorema Bush "

I quattro generali libanesi erano sospettati di aver ucciso Rafiq Hariri e altre 22 persone e, per evitare che fuggissero o inquinassero le prove, detenuti preventivamente in carcere in attesa dell'esito delle indagini. Non per qualche oscura ragione politica da imputare a Bush. Da notare il titolo, ci manca solo un bel CIN CIN e un brindisi.
Ecco l'articolo:

Si sgancia dalla politica e, finalmente, entra nel campo giudiziario vero e proprio il procedimento volto ad accertare mandanti ed esecutori dell’attentato del 14 febbraio 2005 in cui, sul lungomare di Beirut, vennero uccisi l’ex premier sunnita libanese Rafiq Hariri e altre 22 persone. Il Tribunale speciale per il Libano (Tsl), che ha sede all’Aja ed è presieduto dal giudice italiano Antonio Cassese, ieri ha ordinato la liberazione dei quattro generali libanesi - Jamil Sayyed, ex capo della sicurezza, Ali Hajj, ex capo della polizia, Raymond Azar, ex capo dell’intelligence militare eMustafa Hamdan, ex capo della guardia presidenziale - arrestati nel 2005 perché sospettati di essere coinvolti nell’attentato all’ex premier. La richiesta di rimessa in libertà, accolta dal giudice delle indagini preliminari Daniel Fransen, è stata fatta dallo stesso procuratore Daniel Bellemore, per mancanza di prove contro i quattro alti ufficiali. «Hezbollah ha sempre affermato che erano dei detenuti politici» arrestati per volere della maggioranza antisiriana guidata da Saad Hariri, figlio ed erede politico dell’ex premier assassinato, ha affermatoHassan Fadlallah, uno dei 14 deputati del movimento sciita. A Beirut la notizia ha suscitato la gioia degli abitanti dei quartieri fedeli all’opposizione, guidata da Hezbollah e dal partito cristiano dei Liberi patrioti, che con ogni probabilità trarrà vantaggio dall’accaduto in vista delle elezioni del 7 giugno. Da parte sua Saad Hariri, ha fatto di tutto per non mostrarsi irritato e ha dato «il benvenuto» alla decisione del Tribunale internazionale. La liberazione dei quattro generali, ha affermato, «è un passo avanti sulla via della giustizia e una decisione che rappresenta lamigliore risposta a coloro che avevano accusato il Tribunale di essere politicizzato». Il procedimento giudiziario senza dubbio è stato strumentalizzato a fini politici. L’assassinio di Rafiq Hariri aprì la strada all’uscita delle truppe siriane dal Libano sull’onda delle pressioni dell’Amministrazione Bush e dei partiti libanesi del fronte «14 marzo» sulla Siria accusata di aver eliminatoHariri, un ex alleato passato allo schieramento opposto. Washington congelò le relazioni diplomatiche con Damasco creando le condizioni per un attacco militare finalizzato ad abbattere il regime di Bashar Assad. Negli stessi mesi le forze antisiriane cavalcarono l’onda della collera popolare, fino a conquistare la maggioranza parlamentare alle elezioni del 2005. Il primo procuratore internazionale, Detlev Mehlis, molto gradito a Bushma anche all’ex presidente francese Jacques Chirac, svolse con zelo il suo ruolo politico e, senza avere in mano alcuna prova, impose alle autorità libanesi l’arresto dei quattro generali rimasti in carcere dal 2005 senza accuse precise. La loro scarcerazione non significa che non siano coinvolti in alcun modo nell’assassinio di Hariri ma la loro posizione è stata valutata sulla base di procedure giudiziarie vere e proprie e non di decisioni politiche volte, prima di tutto, a mettere sul banco degli imputati Damasco per il suo ruolo nella regione. È evidente che la decisione presa ieri, liberamente e senza pressioni esterne, dal giudice Fransen è frutto anche del cambiamento avvenuto alla Casa Bianca. L’Amministrazione Obama, pur riaffermando il suo sostegno alla piena sovranità del Libano e al Tribunale internazionale, ha modificato in parte l’atteggiamento americano verso Damasco e fatto delle aperture ad Assad. Il Tribunale speciale sul Libano (Tsl) è stato istituito dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu il 30 maggio 2007. Lo vollero gli Usa e i paesi europei mentre Russia e Cina frenavano, sostenendo che le indagini dovevano essere lasciate alle autorità libanesi. Adesso si attendono le prossime decisioni dei giudici dell’Aja nel quadro di un procedimento che andrà avanti per anni. Ben più immediati saranno invece i risvolti in Libano. Il rilascio dei generali è una nuova sconfitta politica per il «14 marzo», che dal 2006 è già stato costretto a fare passi indietro significativi, come la rinuncia al proprio candidato all’elezione presidenziale e l’assenso alla formazione di un governo di unità nazionale con Hezbollah. Ieri la moglie di Ali Hajj, uno dei generali liberati, rivolgendosi a Saad Hariri, ha detto: «domando a te di chiedere l’arresto ai delatori che a questo punto o sono gli assassini di tuo padre oppure sanno chi ha eseguito l’omicidio ». Si è riferita all’ufficiale siriano Mohammad Zuheir al Siddiq che lo scorso 20 aprile è stato arrestato nell’emirato di Sharjah. Descritto come un testimone chiave, al Siddiq, dopo l’estradizione in Francia, indicò a Mehlis i nomi dei generali come mandanti della strage. Ora invece appare poco credibile, un fantoccio nelle mani di chi voleva politicizzare le indagini.

La REPUBBLICA - " Libano, il tribunale Hariri scarcera i capi dell´intelligence "

La redazione di REPUBBLICA ha ritenuto che la notizia avesse così poca importanza da dedicarle solo una breve. Eccola: 

BEIRUT - Il Tribunale internazionale per il Libano ha ordinato il rilascio di 4 generali libanesi filo-siriani detenuti da quasi quattro anni perché ritenuti coinvolti nell´assassinio dell´ex premier libanese Rafik Hariri. Mentre il Tribunale annunciava nella sua sede all´Aja la decisione di liberare i generali in varie zone della capitale libanese sono echeggiate raffiche di mitra e fuochi d´artificio sono stati sparati in segno di festeggiamento dagli Hezbollah. Saad Hariri, figlio dell´ex premier, ha accettato la decisione affermando però che essa «potrebbe scontentare molti libanesi». Nonostante siano detenuti in Libano, i quattro sono giudicati dal Tribunale costituito all´Aja e presieduto dal giudice Antonio Cassese.

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