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La Repubblica-La Stampa Rassegna Stampa
12.04.2009 Il governo legittima l'Ucoii, imam islamici giordani attacano il Papa
i diversi atteggiamenti dei giornali italiani

Testata:La Repubblica-La Stampa
Autore: Marco Politi, redazionale
Titolo: «Il primo funerale con vescovi e imam-Per noi non è il benvenuto»

La presenza di Mohammed Nour Dachan ai funerali dell'Aquila è stata subito criticata da Souad Sbai nell'intervista data a LIBERO, e ripresa da IC l'altro giorno. Sempre su LIBERO interviene oggi, 12/04/2009, Magdi Cristiano Allam con un articolo dal titolo " L'imam ai fuerali è un assist all'islam fanatico ", perchè Dachan è presidente dell'Ucoii, e non si capisce come mai il governo italiano abbia invitato proprio lui, un imam al centro di tutte le polemiche sul fondamentalismo islamico nel nostro paese. Un invito che invece è piaciuto a REPUBBLICA, come si può leggere nell'articolo che riportiamo, e che termina con un elogio all'Italia " matura" per avere invitato Dachan. Se per matura si intende pronta alla resa davanti al fondamentalismo, allora il giornale diretto da Ezio Mauro e di proprietà dell' Ing.Carlo de Benedetti, ha ragione, l'Italia è proprio matura. Da notare anche il silenzio dei giornali cattolici, come si rileva da una breve della STAMPA che riprendiamo più avanti.     Ecco gli articoli:

La Repubblica- Marco Politi: " Il primo funerale con vescovi e imam "

Anche Allah era presente nella piazza dell´Aquila diventata per un giorno il Golgota d´Italia. Se i morti appartengono a tutti, a ognuno spetta il ricordo, la speranza, l´invocazione del proprio Dio. E´ avvenuto in Abruzzo per la prima volta in un funerale di Stato, alla presenza delle più alte cariche della Repubblica e, per la parte cattolica, del Segretario di Stato vaticano. I simboli sono importanti e l´immagine dell´imam Mohammed Nour Dachan, con il suo mantello nero e il suo berretto bianco, che non mormora preghiere in silenzio, ma si rivolge alla folla con pari dignità, resterà come il segno di una piccola ma importante svolta: in un momento tra i più solenni l´Italia riconosce il valore della multireligiosità. Non ci sono fra le macerie del sisma italiani e "stranieri" e nemmeno cattolici e "acattolici". Ci sono fratelli e sorelle con il loro credo.
Il Dio clemente e misericordioso, proclamato dal profeta Maometto, ha fatto il suo ingresso tra chi era lì in piazza all´Aquila e davanti agli schermi televisivi di tutta Italia, questa volta senza schiamazzi di proteste, senza manifestazioni, senza conflitti e tensioni. E´ un segno che rimarrà duraturo. E se il premier Berlusconi così attento ai rapporti con gli stati dell´Islam, dalla Turchia alla Libia, volesse operare per fondare in Italia un´autentica pax religiosa, la giornata dell´Aquila potrebbe diventare beneaugurante. Non è un caso che l´imam Dachan, più che recitare la preghiera coranica per i morti (ritualmente impossibile poiché le bare delle vittime macedoni e palestinesi erano già sulla via del ritorno in patria), abbia rivolto un messaggio «nel nome del Dio unico», richiamando il legame che «ci unisce tutti come fratelli e cittadini». Un´invocazione di preghiera all´unico Dio dei figli di Abramo � ebrei, cristiani e musulmani � e un appello al vincolo laico della cittadinanza.
L´Unione comunità islamiche italiane, di cui Dachan è presidente, è contestata per alcune sue dichiarazioni violentemente anti-israeliane. Ma la preghiera dell´Aquila vola molto più in alto delle polemiche politiche. La presenza dell´imam tra le bare della nazione evoca l´esigenza di rendere finalmente giustizia alle elementari esigenze di culto dei musulmani d´Italia. Non è più accettabile vedere schiere di fedeli islamici peregrinare tra capannoni e garage, perseguitati da ordinanze xenofobe. Non sono tollerabili le passeggiate di maiali sotto il segno della Lega su terreni destinati a moschee. Né sono costituzionali richieste di referendum per decidere o no l´esistenza di un luogo di culto in una città.
Lo Stato ha i mezzi per monitorare eventuali gruppi terroristici presenti nel Paese e il governo Berlusconi, dopo due ministri dell´Interno lungimiranti come furono Pisanu (centrodestra) e Amato (centrosinistra), dovrebbe far leva sulla Consulta islamica per regolamentare i principali problemi che stanno a cuore ai credenti musulmani. L´ascolto rispettoso sulla piazza dell´Aquila delle parole del cardinale e dell´imam, la fratellanza nel dolore e il comune desiderio di rinascita mostrano il volto di un´Italia matura.

"Per noi non è il benvenuto ", è il titolo di una breve sulla STAMPA di oggi, 12/04/2009, a pag,10. E' l'opinione di alcuni imam giordani sulla prossima visita del Papa in Giordania. Se le stesse parole fossero state pronunciate da dei rabbini israeliani siamo sicuri che avrebbero goduto di ben maggiore spazio, vista che la notizia è stata ripresa solo dal giornale torinese. Silenzio assoluto sui giornali cattolici, nei quali il riguardo verso l'islam è totale.

La Stampa-" Per noi non è il benvenuto ",

Nella prima tappa del pellegrinaggio che compirà in Terra Santa, l’8 maggio papa Benedetto XVI giungerà ad Amman, dove alcuni leader islamici giordaniieri hanno affermano però che prima egli dovrebbe chiarire la sua posizione sull’Islam, ricordando ancora i suoi controversi riferimenti al profeta Maometto nel corso di una lezione a Ratisbona, nel settembre 2006. Un leader del Fronte di azione islamico (Iaf), braccio politico del movimento dei Fratelli musulmani e più influente partito politico giordano, è arrivato a dire che nel regno, dove rimarrà tre giorni, il pontefice non è il benvenuto. Parole che contrastano con quelle autorità di Amman, secondo cui «i musulmani attendono il Papa almeno quanto i cristiani», come ha detto il ministro giordano del Turismo e delle antichità, signora Maha Khatib, mercoledì scorso, dopo l’udienza generale del papa al termine della quale ha incontrato brevemente il pontefice.

 

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