domenica 28 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Giornale-La Stampa Rassegna Stampa
08.03.2009 Israele ancora senza un governo, Anp-Hamas tentativi di dialogo, e una bufala targata Guardian
Il menu di oggi non offre di meglio

Testata:Il Giornale-La Stampa
Autore: R.A. Segre-Aldo Baquis
Titolo: «Conferenza per Gaza: facile pensare che nulla cambierà-Hamas e Abu Mazen verso un governo unico-L'UE: Israele vuole annettersi anche l'Est di Gerusalemme»

Israele,Gaza, futuro governo palestinese. Sono questi gli argomentti tratta sui giornali di oggi, 08/03/2009. Pubblichiamo il commento di R.A.Segre dal GIORNALE, la cronaca di Aldo Baquis dalla STAMPA, e, sempre dal quotidiano torinese, una bufala ripresa dall'inglese GUARDIAN.

Il Giornale- R.A.Segre: " Conferenza per Gaza: facile pensare che nulla cambierà"

Il succo della analisi di R.A.Segre è tutta nelle prime tre righe, quel che segue è ordinaria amministrazione in una regione dove nulla cambierà finche il terrorismo non verrà sconfitto. Segnali però non se ne vedono. Ecco l'articolo:

Settantun capi di Stato e di governo sono tornati a casa dall'Egitto al termine della conferenza internazionale dei donatori per la ricostruzione di Gaza lasciando dietro di sé l'impressione che tutto resterà come prima. I palestinesi bombardano Israele e Israele risponde con attacchi aerei che mercoledì hanno ucciso uno dei capi della Jihad islamica, responsabile del lancio dei razzi. Nessun accordo è intervenuto per la distribuzione dei 4 miliardi di dollari promessi dai Paesi donatori: Hamas non vuole che essi siano distribuiti tramite il governo di Abu Mazen in controllo della Cisgiordania e Israele non sembra disposto a riaprire i valichi con Gaza.
Il segretario di Stato americano Clinton non ha ottenuto nulla perché il governo in carica a Gerusalemme è scaduto e quello che Netanyahu cerca di formare non esiste ancora a causa delle difficoltà che il premier incaricato incontra. Egli spera che il leader del partito laburista Ehud Barak accetti di entrare nella coalizione di destra ma il ministro della Difesa rischia, se accetta, di essere espulso dal suo partito. Senza i laburisti e senza il partito Kadima della Livni, Netanyahu si rende conto che dare come promesso a Lieberman, leader del partito Israel Beitenu, il ministero degli Esteri significa mettere fine al piano di due Stati in Terra Santa accettato da tutti i Paesi della Lega araba, dai governi israeliani precedenti e sostenuto dalle grandi potenze. Cerca di smorzare l'opposizione, estera e interna a Lieberman, offrendogli le Finanze. Il che a molti israeliani apparirebbe come nominare un gatto alla custodia del latte, dal momento che Lieberman rischia di essere tradotto in giustizia per affari finanziari poco chiari.
Nulla infine sembra essere cambiato nei confronti della minaccia iraniana rilanciata a Teheran nel corso di un maxi congresso anti israeliano con grande copertura televisiva di alcuni rabbini ortodossi che, come il presidente Ahmadinejad, ritengono che Israele debba scomparire in quanto Stato laico e pertanto profanatore della legge divina. Questo rilancio della politica anti israeliana dell'Iran è stato qui trattato con l'annoiato sentimento del "già visto" che non fa notizia. Il che può sorprendere, ma visto da Gerusalemme ha una sua logica dal momento che lo spazio di manovra di qualsiasi governo israeliano sul piano internazionale è limitato. Può reagire con forza a iniziative militari arabe e trascinando i piedi a quelle diplomatiche americane, attualmente rivolte a rilanciare il dialogo fra Israele e la Siria. La libertà d'azione di qualunque governo israeliano sta solo all'interno: nell’economia, educazione, scienza, religione, nei problemi sociali. Affrontando i quali un governo Netanyahu che non vuol saperne di uno Stato palestinese può sopravvivere e una opposizione guidata dalla Livni sperare di tornare al potere.
 
La Stampa- Aldo Baquis: " Hamas e Abu Mazen verso un governo unico "
La cronaca di Baquis descrive ma non aiuta a capire una semplice realtà: finchè Hamas è quello che è, non nascerà mai un governo palestinese accetabile quale interlocutore, nè di Israele nè delle democrazie occidentali. Baquis non lo scrive, ma il problema è tutto lì. Ecco l'articolo:
TEL AVIV
Il premier palestinese Salam Fayad si è dimesso, in piena sintonia con il presidente dell’Anp Abu Mazen, nell’intento di facilitare la formazione di un nuovo governo, anche di tecnici, che benefici del sostegno delle principali forze politiche. Il progetto viene discusso in queste settimane al Cairo; con le dimissioni di Fayad, Abu Mazen ha dunque inteso imprimere una accelerazione a quei contatti.
Le prime reazioni di Hamas sono cautamente positive, ma i suoi portavoce avvertono che numerosi ostacoli dovranno ancora essere superati prima che possa prendere forma un governo di riconciliazione nazionale. Fayad, da parte sua, ha avvertito che resterà in carica al massimo fino a fine mese.
Economista formatosi nella Banca Mondiale e proveniente dalle file del minuscolo partito della «Terza via» (fondato assieme con Hanan Ashrawi), Fayad è stato scelto come premier da Abu Mazen in seguito alle drammatiche giornate del giugno 2007 quando Hamas si impadronì, armi alla mano, della Striscia di Gaza. Il suo governo, che gode della massima fiducia della diplomazia internazionale (anche per la grande oculatezza nelle gestione dei fondi ricevuti dai Paesi donatori), non è mai stato riconosciuto dai dirigenti di Hamas a Gaza, i quali anzi hanno spesso accusato Fayad di essere succube di Washington e Gerusalemme. Parimenti, il suo governo non ha mai riconosciuto l’esecutivo di Hamas a Gaza, guidato da Ismail Haniyeh e spesso definito dall’Anp «golpista» e filo-iraniano.
Adesso Abu Mazen tenta di superare questa lacerazione anche perché la ricostruzione di Gaza richiede un grande sforzo unitario e il mondo arabo vuole una riconciliazione fra Hamas e Al Fatah. Ancora pochi giorni fa Fayad si era dilungato nei piani di rilancio dell’economia palestinese al vertice di Sharm el Sheikh e mercoledì a Ramallah con il segretario di Stato Usa Hillary Clinton. La sua improvvisa uscita di scena, se davvero si realizzerà, rischia di mettere in difficoltà i Paesi donatori per i quali la sua presenza garantiva che gli aiuti avrebbero raggiunto i destinatari prestabiliti.
Abu Mazen ha riconosciuto che Fayad ha compiuto un eccellente lavoro, sia sul piano economico sia nel ristabilimento della sicurezza in Cisgiordania. Se al Cairo sarà effettivamente raggiunto un accordo per un nuovo governo unitario, le sue dimissioni entreranno in vigore. Altrimenti, saranno respinte. Un esponente di Al Fatah ha aggiunto che, se Hamas è davvero serio, anche Haniyeh dovrà farsi da parte.
Adesso la parola passa ad Hamas. Dopo essersi felicitati delle dimissioni di Fayad, diversi portavoce del movimento hanno rilevato che ai colloqui del Cairo le posizioni restano distanti, ad esempio sulla riorganizzazione dell’Olp e dei servizi di sicurezza. Hamas esige inoltre la liberazione dei suoi militanti arrestati dai servizi di Abu Mazen. Su tutti svetta il problema della politica estera del nuovo governo di riconciliazione: Hamas esclude infatti che possa basarsi sugli accordi di Oslo con Israele.
 
La Stampa- " L'UE: Israele vuole annettersi anche l'Est di Gerusalemme"
Poteva il quotidiano torinese lasciarsi sfuggire una bufala targata Guardian ? No di certo, eccola quindi ripresa e ben piazzata nella sezione esteri, in modo da far contrappeso, che i lettori non pensino che Israele è un partner credibile per la pace. Che Hamas voglia distruggere Israele lo si tace quasi sempre, ma le bufale contro Israele quelle no, mai perderne una. Sappiamo cosa sono le " missioni UE", quasi sempre coordinate dalla signora Morgantini, la Vanna Marchi propagandista dell'estremismo palestinese, ancora ben salda sul suo scranno di parlamentare europeo (speriamo ancora per poco, se quella soglia del 4% funzionerà). Ecco l'articolo:
BRUXELLES
Un rapporto confidenziale dell’Unione Europea accusa Israele di «annettersi illegalmente» parti di Gerusalemme Est attraverso una sistematica operazione di demolizione di abitazioni, oltre che nella costruzione del muro di protezione in Cisgiordania. Lo ha rivelato il quotidiano britannico Guardian che ha ottenuto il documento redatto dopo una missione di Bruxelles sul posto. Il rapporto Ue, datato 15 dicembre 2008, riconosce le legittime questioni di sicurezza poste da Israele, ma sottolinea che «molte delle sue attuali azioni illegali hanno giustificazioni limitate».
Il documento evidenzia come «la sempre maggiore presenza israeliana a Gerusalemme Est indebolisca la comunità palestinese della città, impedisca lo sviluppo urbano da parte palestinese e tenga separata Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania». Il documento va oltre e afferma che la demolizione delle abitazioni «è illegale secondo il diritto internazionale, provoca gravi conseguenze sul piano umanitario e alimenta risentimenti che nutrono l’estremismo».
Perplessità, contenute nel rapporto, che l’Ue ha esposto in sede diplomatica il primo dicembre scorso. Il rapporto sostiene inoltre che gli insediamenti israeliani vengono costruiti a un «ritmo sostenuto» e che l’Ue è particolarmente preoccupata per quelli che sorgono dentro la città vecchia, dove è stata pianificata la costruzione di 35 unità abitative israeliane nel quartiere musulmano. Israele sostiene invece che le condizioni di vita dei palestinesi a Gerusalemme Est è migliore che in Cisgiordania.

Per inviare la propria opinione al Giornale e alla Stampa, cliccare sulle e-amil sottostanti.


segreteria@ilgiornale.it
direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT