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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.01.2009 Antisemitismo: il fondamentalismo islamico lo riporta in Europa
le analisi di Fiamma Nirenstein e George Bensoussan

Testata:Il Giornale - Informazione Corretta
Autore: Fiamma Nirenstein - George Bensoussan
Titolo: «L'islam antisemita sparge nuovo odio anche in casa vostra - “Alla Sinagoga !”»
A pagina 29 del GIORNALE l'articolo di Fiamma Nirenstein "L'islam antisemita sparge nuovo odio anche in casa vostra"

Nel giorno della Memoria, tutti quanti rinnovano la promessa che l’antisemitismo non avrà mai più cittadinanza in Europa, e soprattutto che non potrà risollevarsi nella sua forma genocida. Ma questa promessa, rischia solo di fare da paravento a un pericoloso sviluppo del fenomeno antiebraico. È certo molto importante che gli antisemiti confessi siano in Italia solo il 13 per cento, anche se sgomenta che con gli antisemiti confusi raggiungano poi più del 35. In Francia sono il 20, in Germania il 25, in Spagna il 46 per cento. Ma con tutto lo stupore e, si permetta, il disprezzo intellettuale che destano queste cifre, tuttavia si potrebbe rispondervi con un’alzata di spalle. Ma un grande fenomeno oggi rischia di fecondare l’humus europeo fino all’omicidio.

Si tratta della proliferazione di antisemitismo genocida prodottosi, specie dall’11 settembre 2001, nel mondo islamista, e importata sulle onde radio e tv e con l’immigrazione. L’islamismo odia gli ebrei. L’Europa dopo la Shoah ha covato il suo antico antisemitismo in forma torpida e negata, chiamandolo «critica a Israele». Si è trattato di un fenomeno aggressivo e demenziale, dannoso per la mente europea, che ha in parte distrutto la sinistra, ma non così pericoloso per l’incolumità fisica degli ebrei.

Oggi le cose sono cambiate. Ce lo dicono le manifestazioni in cui, intellettuali europei e anche americani in testa con movimenti pacifisti misti a immigrati islamici in Olanda, in Francia, in Inghilterra, in Italia... si è gridato «Hamas hamas, ebrei al gas» o «ebrei ai forni» o «i forni erano piccoli». Non mi soffermerò su perchè gli slogan antisraeliani siano di fatto antisemiti, e di come l’antisemitismo alimenti l’antisraelismo, e non viceversa.

Nel Giorno della Memoria mi interessa ricordare che gli ultimi anni hanno visto un enorme rovesciarsi di antisemitismo genocida sull’Europa, senza che dicessimo una parola. Questo antisemitismo, proprio come quello di Hitler, si presenta con un carattere redentivo per l’umanità. Dice Ahmadinejad: «Il regime sionista sarà spazzato via e il mondo sarà liberato» proprio come nel 1943 una direttiva nazista spiegava «Lo sterminio degli ebrei è la precondizione per una pace durevole». È un antisemitismo come speravamo di dimenticare per sempre, che vuole gli ebrei spariti dal mondo.

Ormai siamo abituati a sentire negare l’Olocausto in tutto il mondo islamico, gli ebrei sono chiamati «figli di cani e scimmie» in migliaia di moschee anche in Europa, la carta di Hamas chiama a sterminare «tutti gli ebrei dovunque si trovino». Hamas e Hezbollah si vedono come movimenti che non combattono gli israeliani, ma «il sionismo mondiale», ovvero gli ebrei tutti. Assad di Siria, ritto accanto al Papa Giovanni Paolo II, osò parlare della «natura maligna degli ebrei che fa soffrire il mondo come fece soffrire Gesù». Nel 2002 l’Egitto fece dei «Protocolli dei Savi di Sion» testo base dell’antisemitismo novecentesco, un serial di 42 puntate, comperato da 17 altri canali e visto anche in tutta Europa. L’anno dopo un’altra serie sui Protocolli fu prodotta da Hezbollah: 29 puntate. In Siria la tv fece un serial in cui gli ebrei facevano le azzime col sangue dei “goy” e vendevano gli occhi di una bambina dopo averglieli strappati. Micky Mouse e l’Ape Maja nell’Autorità nazionale palestinese sono personaggi che in tv insegnano ai piccoli a odiare gli ebrei. A Kuala Lampur il primo ministro malesiano Mahathir attaccò gli ebrei come i “vili dominatori del mondo” di fronte a 57 stati islamici. Applauditissimo. 

Anche Ahmadinejad quest’anno è stato applaudito all’Onu dall’assemblea per le stesse idee. La negazione della Shoah è il centro della sua politica estera, e troppo poco la mettiamo in relazione all’opzione atomica, mentre il nesso è evidente nella promessa di distruggere Israele. I fumetti, le canzoni, la scuola islamisti fomentano un odio che è un cemento indistruttibile, è una valanga genocida che rotola ormai anche nel nostro etere, nelle strade, nelle piazze. Il gesto più importante compiuto dall’Europa per fermarla fu la conferenza dell’Osce a Berlino nel 2003. Il filosofo tunisino Mezri Haddad scriveva nel 2006 che «l’opinione pubblica araba ha trovato nell’antisemitismo il perfetto catalizzatore per le sue ferite narcisistiche e per le sue frustrazioni sociali economiche e politiche». Vero. A noi svelare la malattia, imporne la cura e evitare il contagio.

Di seguito, tradotto da Lanfranco Di Genio, un articolo dello storico George Bensoussan, "Alla Sinagoga !"


Alla Sinagoga !"

E’ questo il grido che abbiamo sentito, lanciato da un centinaio di giovani mentre manifestavano per le strade il loro sostegno alla Palestina. Questo avveniva a Metz, il 3 gennaio 2009. Verso le ore 16 la piccola folla si è diretta verso la sinagoga, presidiata da due poliziotti, ai quali se ne sono aggiunti subito altri sette. Dopo gli slogan in favore della Palestina, di Gaza e Hamas, con il suo strascico di invettive, a cui ormai siamo abituati, il piccolo corteo si è disperso senza che la polizia dovesse intervenire.

 

Apparentemente sembra che non sia successo nulla di grave a Metz, questo 3 gennaio 2009.

 

 

 

Purtroppo invece, il fatto è grave. Non solo perché il fattaccio si è reiterato sabato 17 gennaio, e questa volta non solo a Metz, ma anche a Strasburgo, ma perché quel 3 gennaio il piccolo nugolo di manifestanti ha dato ragione a quegli “Indigeni della Repubblica”, che da tanti anni continuano a dire che la Francia coloniale non è morta, che è sopravvissuta alla decolonizzazione, visto come maltratta i discendenti dei suoi immigrati, giunti in Francia alcuni decenni fa.

E’ vero invece, che questo grido “Alla sinagoga” ci ha  infatti riportato ai tempi della Francia coloniale. In Marocco, per esempio, agli albori del ‘900, quando la folla, spinta da futili pretesti,  si scagliava contro la sinagoga dando inizio ad una caccia all’ebreo, per dilapidarlo, picchiarlo, ucciderlo impunemente. Questi assalti potevano durare giorni interi, come a Casablanca nel 1907 o a Fez nel 1912.

A Metz, il 3 gennaio di quest’anno, dei cittadini francesi, di religione ebraica, sono stati considerati come i rappresentanti di un paese straniero. L’appartenenza alla Francia è stata loro negata da un gruppo il quale, con il suo atteggiamento, ha violato il patto nazionale, sbriciolando la nozione di repubblica  e mandando letteralmente in frantumi la laicità francese. Un gruppo che ama definirsi “francese solo sulla carta”, ha mostrato quel giorno la sua vera identità.

In verità, non è solo il patto repubblicano che è andato in frantumi. Il fatto sconcertante è stato assistere al ritorno di quel Maghreb coloniale e precoloniale, un’epoca in cui l’”Ebreo”, questo oggetto del disprezzo, figura spregevole, rimasta tale nella coscienza del mondo arabo,  ritornava nuovamente “in scena”. Questo dhimmi, cittadino di infima categoria, la cui vita, onore e dignità non valgono più di quanto vale una donna, ovvero proprio poca cosa, una via di mezzo tra la bestia e l’uomo.

E’ questo antigiudaismo così radicato (già sento le voci di coloro che scandalizzati si chiedono: come possono essere antisemiti dei semiti?) che riemerge, mettendo in luce, oltre alle sue radici endogene stracolme di risentimento, un antigiudaismo d’importazione.

Importazione? Basti soffermarsi sulla lunga memoria degli Ebrei di origine araba. Dal Marocco allo Yemen, passando per la Libia e l’Iraq, ritroviamo le tracce di questa cultura del disprezzo, subito quotidianamente, con il cuore gonfio di paura. Cosa rimane di quel milione di ebrei che viveva nei paesi arabi nel 1945? Qualche migliaio, soprattutto in Marocco. Delle intere comunità, anteriori addirittura alla conquista araba e alla nascita dell’islam, furono letteralmente spazzate via e dilapidate fino all’ultimo centesimo di tutti i loro beni: da Baghdad a Bassora, incluso Il Cairo e Alessandria d’Egitto.

Purificazione etnica in Palestina? Bene, parliamone. Quale coscienza araba, che si rispetti, può senza battere ciglia, parlare di espulsione allorché il giudaismo arabo fu radicalmente estirpato, derubato e martirizzato (in particolare in Iraq e Libia) tra il 1930 e il 1970? Come si osa parlare, senza un briciolo di vergogna, di pulizia etnica quando il nazionalismo arabo non ha lasciato alcuno spazio a tutti quegli elementi alieni, come ebrei, coopti o berberi?

L’estrema sinistra sfila insieme ai Fratelli mussulmani. Sin dagli anni ’30 George Orwell aveva osservato la piega totalitaria in cui versava una certa sinistra, attirati da un irresistibile bisogno di nuove forme di servitù. Hamas, così almeno si dice, è solo un movimento terrorista. E’ innanzitutto un movimento totalitario. Basta chiederlo a tutti gli oppositori (quei militanti del Fatah gettati vivi dal 17° piano), alle donne e a qualsiasi altro dissidente. Basta leggere lo statuto di Hamas, o i suoi testi scolastici in cui ritorna in modo ossessivo la parola Yahud, in puro stile hitleriano, coi suoi continui appelli alla distruzione e allo sterminio. Il suo assoluto rifiuto della convivenza, salvo la sottomissione del dhimmi, il suo rifiuto di qualsiasi forma di compromesso, il suo amore per la morte, ci ricordano il famoso grido del generale franchista Millan  Astray che, davanti al filosofo Miguel de Unamuno disse, nel 1936: “Viva la muerte”.

 

 

 

“Alla sinagoga!” Il grido lanciato a Metz segna il certificato di morte della Francia che amavamo, quella di Hugo, di Peguy, di Zola, di Goncourt, di Jaurès, d’Eluard e Max Jacob, per richiamarci invece la Francia del 1940. Le grida di odio e l’ostentazione dell’ingiustizia con la falsificazione della storia, con gli assassini tramutati in vittime, è a tutto questo che abbiamo assistito il 3 gennaio.

 

 

Che si alzino le voci per denunciare l’ignobile impostura; che cessi il vile silenzio che avalla le false equivalenze! 5 minuti per Hitler, 5 minuti per gli Ebrei disse una volta il regista Jean Luc Godard parlando ironicamente a proposito del mito dell’obiettività. Che emerga finalmente la verità! Che si chiamino le cose con il loro nome e si smetta di parlare di tensioni intercomunitarie, dato che nessun gruppo di giovani ebrei si è mai sognato di assaltare una moschea !. L’odio che trasuda dai siti web di tanti mass media è vergognoso e fuori ogni limite.

Sappiamo dove ci ha portato la debolezza e viltà degli anni ’30. Questo triste ricordo ci sussurra che, a forza di temerla,  la guerra, saremo costretti a farla. 

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