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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale, La Stampa, Corriere della Sera, Il Riformista, La Repubblica Rassegna Stampa
17.01.2009 Cronache e analisi sull'ayatollah Santoro
con Fiamma Nirenstein, Paolo Guzzanti, Luca Ricolfi, Aldo Grasso, Andrea Garibaldi, Paolo Conti, Roberto Zuccolini, Fabrizio D'Esposito, Giovanni Valentini

Testata:Il Giornale, La Stampa, Corriere della Sera, Il Riformista, La Repubblica
Autore: Fiamma Nirenstein, Paolo Guzzanti, Luca Ricolfi, Aldo Grasso, Andrea Garibaldi, Paolo Conti, Roberto Zuccolini, Fabrizio D'Esposito, Giovanni Valentini
Titolo: «Titoli vari»
Pubblichiamo in questa pagina gli articoli più significativi sulla trasmissione "Annozero" di Michele Santoro. Da parte nostra un solo commento: per sconfiggere la propaganda che Santoro diffonde, e che la Rai continuerà comunque a diffondere attraverso Rai3, un sistema c'è, di estrema efficacia e a costo zero, basta dire NO quando si viene invitati. Se tutti seguissero questa regola, Santoro si troverebbe a dirigere una trasmissione con i soli suoi amici, senza contradditorio, e "Annozero" affonderebbe. Lo diciamo a buon diritto, se l'altra sera i non plaudenti Hamas se ne fossero andati insieme a Lucia Annunziata, la trasmissione sarebbe fallita clamorosamente. Sappiamo già che questa nostra valutazione non avrà seguito, ci vogliono onestà intellettuale, coraggio per non andare in Tv, doti che mancano alla maggior parte dei nostri concittadini. La tentazione che il piccolo schermo rappresenta, è troppo forte, anche se poi espone a penose figure, come si è visto l'altra sera, ospiti balbettanti, agli ordini di Santoro. Ci vogliamo provare ugualmente ? forza, cari amici, alla prossima chiamata, rispondete NO.

Riprendiamo i commenti e le cronache dal GIORNALE, STAMPA, CORRIERE della SERA, REPUBBLICA, RIFORMISTA.

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein " Uno show nato per risvegliare l'odio anti - Israele "

Il meccanismo della trasmissione di Santoro è misterioso. Ancora è da capire come mai alcuni cittadini delle democrazie abbraccino entusiasticamente un gruppo radicale islamista dittatoriale, genofobico, omofobico, distruttore delle intelligenze dei bambini, che usa il terrorismo come arma preferita, che ha più volte dimostrato che considera la democrazia un nemico, che considera tutti «i crociati e gli ebrei» nemici da eliminare, che ha fatto strame della causa palestinese e ha eliminato fisicamente quanti più membri di Fatah, che ripete a ogni minuto che la cultura della morte è la sua, e che desidera sacrificare se stesso, i suoi figli, il suo popolo, per la gloria di Allah. Come può piacere tanto a Santoro, ai ragazzi palestinesi presenti ieri alla trasmissione di Rai 2 che non credo andrebbero ad abitare in uno Stato di Hamas. La trasmissione parlava di tutto fuorché dei fatti.
La miseria a Gaza è frutto della politica dissennata del gruppo che ha fatto strame degli aiuti da tutto il mondo dopo lo sgombero, e ridotto i suoi alla miseria pur di seguitare a tirare missili sui civili israeliani. I passaggi si chiudevano ogni volta che Hamas sparava, che c’è di strano? Hamas è un gruppo che ha fatto più di mille morti nella seconda intifada uccidendo sugli autobus bambini e donne. Santoro non ha lasciato che nessuno spiegasse cos’è Hamas, salvo lasciar insinuare al cuoco palestinese che a Gaza le armi le introduca il Mossad (non l’Iran, come ha osato ragionare l’Annunziata, unica figura intelligente in quel contesto) e che è Israele a educare i bambini al terrore così da poter poi intervenire. I morti, che si sono visti dall’inizio della trasmissione, erano immagini reiterate non per ragionare, ma per impedire di ragionare. Infatti nessuno si è preso cura di spiegare oltre alla propria ovvia e condivisa commozione, che il meccanismo che li provoca è in massima parte l’uso degli scudi umani e l’incuria, e non l’imbarbarimento israeliano evocato da Rula Jebrail («si vede che hanno perso la testa»), mentre il basso numero dei morti israeliani (ma non così basso come pretendeva il conduttore) è legato alla quantità di strutture e volontari preposti a proteggere i cittadini.
È incredibile che non si siano viste le scene di orrore e di panico dei bombardamenti su Sderot, e nessuno si è dissociato per questo in trasmissione. Nativi, pure un bravissimo analista, ha sbagliato quando ha detto che la tregua è decaduta da sola: la tregua non è decaduta, è stata stracciata da Khaled Mashaal. Mentre Olmert pregava dalla tv Al Arabija di accettarla, un centinaio di missili cadevano su Sderot la notte di Natale. La ragazza italopalestinese di Milano, ha usato tutto l’antisraelismo primitivo: i profughi del ’48, i palestinesi strappati alle loro case, l’occupazione... Tutti sanno che il mondo arabo, ancor prima dei palestinesi stessi, rifiutò la partizione e fece guerra; che i profughi sono stati preservati come massa di manovra, e che altri scambi di popolazione sono stati frequentissimi, 800mila ebrei dei Paesi arabi sono stati scacciati dalle loro case.
Fra i personaggi prescelti da Santoro, il giovane cuoco che riceve al telefono la notizia della morte dei suoi cari, suscita solidarietà: ma è stata raccontata senza particolari né testimonianze come un autentico assassinio! Così come la presenza pseudotecnica di Claudio Lavanga, l’italiano di Al Jazeera che piange la sorella del suo amico, cita le fonti della sua tv filo terrorista e dichiara solenne, che lui, il grande esperto, secondo le sue fonti, può valutare che gli ebrei abbiano sparato volontariamente sui civili... Ma via! Come non capire che una posizione come quella della trasmissione è il prodotto basso della Tv, quella che conta sullo strapotere delle immagini senza raziocinio. Le parole erano il coro greco di ciò che si vedeva, non la loro contestualizzazione o il contrappunto. La guerra non è un episodio dello scontro israelo-palestinese, ma della lotta del terrorismo internazionale, è storia di ritegno israeliano durato sette anni e di 60 anni di profferte di pace respinte, di prepotente nascita e affermazione dell’integralismo nell’area, di educazione all’odio, di scontro fra Hamas e Fatah. Ma la trasmissione di Santoro, l’ha detto lui strillando a Luca Zevi, era costruita per uno scopo: un urlo che risvegli una reazione antisraeliana. È questo il compito della Rai?

IL GIORNALE - Paolo Guzzanti " Santoro come Hamas "

Quello che è successo da Santoro è perfettamente normale. Siamo forse in un Paese in cui l’informazione e la comunicazione (che sarebbe l’uso emotivo dell’informazione) sono tutelate da norme certe e un costume civile? No. E allora che cosa abbiamo da lamentarci? Michele Santoro ha sempre fatto e sempre farà come gli pare e piace. E zitti. E se protesti, allora - come è stato detto a Lucia Annunziata - vuol dire che qualcuno ti paga. Non con vile denaro, s’intende, ma con prebende, vantaggi e carriera. Se tu sei contro l’Italia di Santoro, quel cesso di Italia in cui si sfornano bugie e fabbricazioni a tutta birra, allora sei un censore.
Lucia Annunziata che con grande coraggio (anche perché sapeva che stava ripetendo il gesto che Berlusconi compì da lei e che avrebbe pagato pegno per questo) si stacca il microfono, si alza e se ne va, ha fatto naturalmente benissimo, e bisogna dire che fra lei e Santoro, quanto a giornalismo, c’è la differenza che passa fra una mela e il baco della mela. Quando io e Lucia ci conoscemmo un quarto di secolo fa scendevamo e salivamo sugli elicotteri nella giungla del Salvador e lei rischiava la vita, raccattava le notizie e le raccontava al Manifesto, e io - allora - a Repubblica. Siamo giornalisti. Abbiamo sì idee diverse e talvolta opposte, ma prima di tutto abbiamo una forma genetica di rispetto per la verità.
Poi la verità la raccontiamo in mille modi, ma la decenza è la decenza e ciò che fa Santoro è indecente ed è un peccato perché l’uomo sa comunicare - è un formidabile propulsore, cioè, di emozioni politiche prefabbricate - ma è abituato a considerare la verità, l’oggettività, il rispetto delle regole elementari che sono osservate in ogni Paese, come merda di cane sotto la suola delle scarpe.
In tutto il mondo si svolgono show in cui Israele è attaccato, criticato, messo sul banco degli accusati. Ovunque. Ma mai, mai, in nessuna trasmissione si è visto l’obbrobrio che abbiamo visto da Santoro. Santoro non è professionalmente onesto: a me ha impedito di replicare al suo amico Travaglio che nella sua trasmissione mi ha attaccato indisturbato rovesciandomi addosso parole miserabili, e Santoro l’ha coperto, mi ha legato le mani e fatto picchiare senza concedermi replica.
Professionalmente dunque una persona censurabile. C’è soltanto da spiegare perché non è censurata.
Il punto cardine, la questione prima nel nostro Paese è la qualità, la attendibilità, la potabilità dell’informazione. E quella qualità è tossica, avvelenata, proibita. E la cosa più grave è che Santoro è talmente impunito e impunibile, che crede alla propria divinità, alla propria intangibilità, alla propria - persino - bontà. È così facile per lui: lo critichi? E lui grida alla censura. La Annunziata - sua amica e collega - protesta in nome della professione: «Bisogna vedere chi cerchi di compiacere».
Esprimi un’opinione diversa da quelle che lui sta certificando e bollando: «E basta! Basta di ripetere sempre le stesse cose». E così via. Quella è la «Santoro-Weltanshaaung», la visione del mondo, della vita, della storia, dell’informazione, della televisione di Michele Santoro. Santoro è un dio, in Italia (non potrebbe esserlo altrove) e qui comanda lui. Il conflitto su Gaza è quello che dice lui e con lui quel gruppo di liofilizzati reidratati che fanno, dicono, si muovono come lui vuole. Un teatro delle marionette dove non esiste contraddittorio, ma soltanto la presenza simbolica di qualche sparuto e disperato rappresentante della contraddizione che viene sommerso dal coro greco delle urla, della dannazione, della riprovazione. Chi cavolo sono quei figuranti pagati dal contribuente che fanno la claque a Santoro? Fingono di essere il coro che rappresenta l’Italia. E purtroppo è vero. E quel che resta dell’Italia santorizzata. Il resto dell’Italia è diventato carne da Grande fratello, dall’estrema destra fino a Luxuria. Abbiamo oggi due grandi poli televisivi formati dall’imbecillismo amorfo di un’Italia che beve tutto purché sia trash, demenziale e possibilmente offensivo dell’intelligenza e della cultura e di un’altra Italia santoriana in cui bisogna posizionarsi contro l’America, contro Israele, possibilmente con tutti i satrapi del mondo, decidendo anche quale e che cosa sia l’agenda della questione morale.
Lucia Annunziata se ne è andata, seguita dalla voce arrochita di un Santoro che non le ha voluto dedicare altro che sguardi e ringhiosità piene di disprezzo: il disprezzo di chi si sente tradito non nella professione, ma nello schieramento. E ha ragione Santoro. È lui il vincitore. È l’Italia di Santoro quella che tiene banco, quali che siano gli orientamenti politici e le richieste della gente. La televisione è sua. Se ne fotte del governo, del Parlamento, del presidente della Camera e se occorresse anche di quello della Repubblica. In questo lui e quelli della sua scuola sono come Hamas: sanno che il martirio paga, la persecuzione censoria se ben evocata, passa in un pubblico di poveri italiani ormai analfabeti, drogati di immagini manipolate, rincoglioniti da mantra ripetuti che non hanno alcuna relazione con la verità giornalistica.
Non è questione di destra e di sinistra, neanche di israeliani e palestinesi. È questione di stile, è questione di rispetto per i cittadini, per il mestiere e la deontologia del giornalismo, per la verità presa a calci in culo dalla mattina alla sera, quando non è appiattita a sogliola sul governo del momento, quale che esso sia. Dunque, complimenti al dottor Santoro - come lo chiamava Berlusconi - complimenti vivissimi. Ce l’hai fatta un’altra volta, vecchio pirata.


LA STAMPA - Luca Ricolfi " Annozero, emozioni e sentimento "

Non conosco personalmente Lucia Annunziata, nonostante abbiamo più o meno la stessa età, proveniamo da ambienti politici affini, scriviamo sullo stesso giornale. In vita mia le ho parlato due o tre volte al telefono, per lavoro.

Però stamattina la prima cosa che ho fatto quando sono arrivato nel mio ufficio all’università è stata di procurarmi il suo numero e chiamarla. Avevo visto la trasmissione di Santoro sulla guerra israelo-palestinese a Gaza, ed ero rimasto sbalordito.
Sbalordito per la partigianeria della trasmissione, accuratamente costruita per vedere le buone ragioni dei palestinesi e ignorare quelle degli israeliani. Sbalordito per il pochissimo spazio concesso al ragionamento e l’enorme spazio lasciato alle viscere. Sbalordito per la strumentalizzazione del genuino e umanissimo dolore di due ragazze, una palestinese e una israeliana, cinicamente buttate nell’arena come fanno gli organizzatori di combattimenti fra galli. Sbalordito per l’incapacità di Santoro di ascoltare una critica (a mio parere giustissima, ma comunque cortese e civile) all’impostazione della sua trasmissione. Sbalordito per la violenza con cui il conduttore, abusando del suo potere, ha più volte coperto la voce di chi esprimeva, o meglio tentava di esprimere, opinioni non conformi (Lucia Annunziata, prima; Tobia Zevi verso la fine della trasmissione). Sbalordito per le parole sprezzanti con cui Santoro ha risposto alle argomentazioni di Lucia Annunziata, accusata di ripetere «le solite scemenze» su Annozero, e addirittura di voler acquisire meriti presso qualche potente (presso chi? che cos’è questo modo obliquo di alludere?). Sbalordito di fronte al comizio finale, in cui Santoro si produceva in una eruzione di indignazione, accusando tutto e tutti (tranne se stesso, eroe incontaminato) di non aver fatto nulla per fermare la guerra.
Ma non era il mio sbalordimento che volevo comunicare a Lucia. Era la mia gratitudine come telespettatore e cittadino. Lucia ha fatto la cosa giusta non solo ad andarsene quando è stata offesa e ricoperta di male parole dal padrone di casa, ma ha fatto bene ad assumersi - finché ha avuto la forza di nuotare controcorrente - il compito, inevitabilmente sgradito e poco «in» dentro quella trappola mediatica, di provare a riportare tutti alla ragione, mettendo fra parentesi le emozioni estreme. Io sono grato a Lucia Annunziata, perché ha tentato di ricordarci una cosa fondamentale: se abbiamo qualche speranza di spegnere gli odi e le incomprensioni che sconvolgono il mondo, in Palestina come nella nostra povera Italia, è in quanto troviamo il modo di raffreddare gli animi, di dar voce a chi ancora cerca di capire le ragioni dell’altro, e di toglierne a chi gli animi cerca di scaldarli, e sa esprimere solo odio, rancore, rabbia, indignazione a senso unico.
Le emozioni, specialmente quelle più o meno artificiosamente esasperate dalla tv, sono quasi sempre brevi, violente, cieche, con un retrogusto amaro. Ecco, c’erano tante emozioni ieri da Santoro, ma così poco sentimento. Perché chi pensa solo a esprimere, a buttar fuori le sue emozioni, può amare o odiare, essere felice o disperato, ma non ha sentimento. Il sentimento comincia quando riesci, almeno un po’, ad essere anche nella testa e nel cuore dell’altro. Quando ascoltare ti interessa di più che parlare. Quando il dolore del tuo nemico diventa anche un po’ tuo. Quando sei capace di patire con lui. È a questo, a trasformare le emozioni in sentimento, che serve il richiamo alla ragione, un richiamo che nello zoo di Annozero molti ospiti avrebbero accettato di buon grado, se solo il domatore non avesse preferito aizzarli, gli uni contro gli altri.
Non so che cosa pensiate voi, cari lettori. Ma dopo tanti anni che seguo la politica, compresa quella che tormenta Israele e la Palestina, io mi sono convinto che se i grandi drammi del mondo non si risolvono mai è anche perché, in questo mondo, la gente normale, umile e semplice, che vorrebbe solo amare, lavorare e vivere in pace, non conta nulla e non ha quasi mai voce. Mentre contano moltissimo tutti coloro che la voce la sanno alzare, che sanno farsi sentire, scaldare gli animi, seminare odio, incomprensione, fanatismo. E in questo loro delirio di onnipotenza cercano ogni volta di trascinare anche i semplici e gli ignari, colpevolizzando chi non capisce e intimidendo chi non ci sta.
È uno spettacolo triste, che va in scena da tempo immemorabile e produce solo odio e morte, checché ne pensino i suoi ambiziosi produttori e registi. Lucia ha fatto bene a ricordarcelo, a mettersi di traverso, a dire «io non ci sto», sobbarcandosi la parte di quella che rompe il gioco e quindi è giudicata «stronzissima» (così si è ironicamente autodefinita lei stessa) da chi il gioco lo ha organizzato e truccato. Peccato non ce l’abbia fatta, perché - se avesse vinto lei - la trasmissione di Santoro avrebbe potuto prendere un’altra piega e diventare un contributo alla comprensione reciproca, anziché l’ennesima istigazione all’odio. Santoro l’ha conclusa dicendo che nessuno fa nulla per fermare la guerra, e rivendicando - almeno lui - di aver tentato di fare qualcosa. Penso sia vero esattamente il contrario: molti, come Manuela Dviri e tante associazioni silenziose, stanno facendo quel che possono per tenere accesa la speranza del dialogo, nonostante tutto e tutti. Quanto a Santoro, un’occasione per aiutare la pace l’avrebbe avuta: non fare una trasmissione come quella che ha fatto, e avere un po’ più di rispetto per chi ha opinioni diverse dalle sue.

CORRIERE della SERA - Aldo Grasso " Faziosità e allusioni "

Una brutta pagina di tv quella consegnataci l'altra sera da Michele Santoro ad «Annozero».
Imbarazzante. La sua faziosità è nota, la decisione di rappresentare una sola parte del conflitto che insanguina la Striscia di Gaza va messa in conto, la sua retorica votata a una sempre più spinta demagogia non è condivisa da molti ma fa ormai parte del panorama televisivo italiano; ciò che è inaccettabile sono le parole con cui ha liquidato Lucia Annunziata. Nel momento in cui l'ex presidente della Rai ha deciso di abbandonare la trasmissione, Santoro le si è rivolto così: «Fai la giornalista, non venire qui a criticare come si fa la trasmissione... O cerchi meriti da qualcuno?». Dire a un altro che dissente per cercare il beneplacito, magari una cambiale a scadenza, di qualcun altro (e chi poi? Israele? Berlusconi? i vertici del Pd? la Trilateral?) è un'insinuazione di basso livello, intollerabile. Ma le allusioni malevole, specie se dette in un momento d'ira, quando saltano i nervi e si perde il controllo di sé, sono spesso rivelatrici di una filosofia di fondo. Speriamo che all'Annunziata, per ritorsione, non venga ora la tentazione di scrivere una biografia professionale di Santoro nelle vesti di «cercatore di meriti».
Parlare in un talk show di guerra è sempre difficile e di fronte a certe immagini che arrivano da Gaza si resta annichiliti. Non l'imparzialità, si chiede, non il senso della misura ma almeno la possibilità di essere minoranza (pensarla in un modo differente). Con Santoro è impossibile, proprio non le sopporta, le minoranze. Potesse le eliminerebbe. In nome della democrazia, sia chiaro. Con il conduttore schierato, con l'inviato Corrado Formigli schieratissimo, con lo spazio eccessivo concesso ai ragazzi della comunità palestinese di Milano, era difficile per Lucia Annunziata, che pure non era avvolta in una bandiera con la stella di David, sostenere il contraddittorio. Se n'è lamentata, ha semplicemente fatto presente che «qui si presentano al 99,9 per cento soltanto le ragioni palestinesi».
Apriti cielo! Santoro l'ha caricata di insulti, l'ha congedata con un odioso «non sprechiamo tempo», se l'è presa persino con Walter Veltroni invitandolo a rendersi utile, ad andare a Gaza e non in Africa.
E al Presidente della Camera Gianfranco Fini che ieri ha telefonato a Claudio Petruccioli per denunciare «il livello di decenza» superato in trasmissione, Michele Santoro ha risposto sul suo sito con strafottenza, sotto la rubrica «VAF» (acronimo di Valutazione A Freddo): «In un Paese normale il livello della decenza lo supera un Presidente della Camera che, travalicando i suoi compiti istituzionali, interviene per richiedere una censura nei confronti di un giornalista che sta compiendo il suo dovere di informare l'opinione pubblica».
Censura, naturalmente. Quella del martire dell'informazione è la parte che gli riesce meglio. Nessuno pretende l'equidistanza da Santoro; nessuno si aspetta che, a inizio trasmissione, spieghi che c'è una certa differenza tra chi vuole la cessazione del lancio dei Qassam e chi vuole la cancellazione di Israele; nessuno desidera mettergli la mordacchia del pluralismo, ma deve smetterla di credersi l'unico alfiere della libertà d'espressione e accusare gli altri di essere schiavi sciocchi di qualche potere.
Non è la prima volta che il populismo, la faziosità, l'ideologia lo confinano nella disinvoltura intellettuale. Chi è incapace di vincere i suoi mali, non tragga però piacere nell'addossarli ad altri.

CORRIERE della SERA - Paolo Conti " Gaza, lite ad Annozero. Fini a Santoro: indecente "

ROMA — Il caso Santoro— la puntata di Annozero di giovedì abbandonata in diretta da Lucia Annunziata e attaccata da più parti per una costruzione giudicata fortemente anti- israeliana e filo-palestinese — ha tre facce. Politica, col forte dissenso del presidente della Camera Gianfranco Fini che telefona infuriato al presidente della Rai Claudio Petruccioli. Diplomatica, con la dura protesta dell'ambasciatore israeliano in Italia, Gideon Meir. Aziendale, della vicenda si occuperà mercoledì il consiglio di amministrazione.
Gianfranco Fini telefona a Petruccioli: «Giovedì sera è stato superato il limite della decenza». Poi chiama Lucia Annunziata e le esprime «solidarietà e apprezzamento». Michele Santoro replica e i suoi toni non sono concilianti, come si legge sul sito di Annozero:
«In un Paese normale il livello della decenza lo supera un presidente della Camera che, travalicando i suoi compiti istituzionali, interviene per chiedere una censura nei confronti di un giornalista che sta compiendo il suo dovere di informare l'opinione pubblica».
Poi Santoro ricorda, ancora più polemicamente, che «l'indirizzo generale e l'esercizio della Vigilanza dei servizi radiotelevisivi competono alla Commissione parlamentare di Vigilanza». Un sollecito a Riccardo Villari perché se ne occupi? Di più Santoro non dice. Né torna sull'argomento Lucia Annunziata: «Parla la registrazione della trasmissione». La apprezza Silvio Berlusconi: «Annunziata ha fatto bene, speriamo che ora anche a sinistra capiscano come funzionano le trasmissioni di Santoro». Sul sito di Annozero invece appare il video ironico «La coerenza» dove si mostrano le immagini di Silvio Berlusconi che lascia la trasmissione della stessa Annunziata,
In mezz'ora.
Gideon Meir, ambasciatore israeliano in Italia, parla di «spettacolo vergognoso. Non ho mai visto sui mass media internazionali occidentali una trasmissione così poco accurata dal punto di vista professionale. Non soltanto non vi è stato alcun tentativo di spiegare agli spettatori che cosa stia accadendo nella Striscia di Gaza, ma anzi i pochi e isolati tentativi di qualche partecipante in tal senso sono stati messi a tacere dal conduttore senza esitazione con la motivazione che si trattasse di argomentazioni troppo complesse per quella trasmissione». Gran parte di An (da Ignazio La Russa a Gianni Alemanno) scrive che «Santoro farebbe bene a starsene in silenzio».
Ma anche dal Pd arrivano proteste. Walter Veltroni non apprezza i riferimenti di Santoro all'impegno del segretario pd sull'Africa rispetto ai bambini di Gaza: «Non mi è piaciuto il riferimento quasi sarcastico nei confronti dell'Africa dove ogni giorno muore, nella totale indifferenza del mondo occidentale, un numero di bambini anche superiore a quello dei conflitti di questi giorni». Gianni Vernetti parla di «indecoroso comizio », Pierluigi Mantini definisce Santoro «pericolosamente guerrafondaio», Giorgio Merlo dice che la scelta di Annunziata è «difficilmente contestabile».
Vincenzo Vita è di avviso opposto: «Sotto le ceneri sembra covare la tentazione di un nuovo editto bulgaro. Le pagliuzze di Santoro ogni volta diventano una trave». Giuseppe Giulietti, Idv: «Michele Santoro ha dato voce a molti protagonisti di quel conflitto che da altre parti non potrebbero parlare». Prc e Pdci sostengono Santoro. Marco Rizzo: «Solidarietà per il principio dell'informazione libera, scevra da condizionamenti».

CORRIERE della SERA - Andrea Garibaldi " E il mondo dalemiano si schiera contro Hamas : la sinistra smetta di essere filo - palestinese "

ROMA — Lucia Annunziata si è alzata e se n'è andata, via dalle poltroncine di Annozero, non ha sopportato «una trasmissione al 99,9 per cento orientata verso le ragioni dei palestinesi e contro Israele». Antonio Polito, direttore del Riformista, commenta: «Mi stupisce che Lucia sia andata. Non mi stupisce che poi sia scappata via». Perché? «Da tempo quello non è più un talk-show, ma reality, fiction ». E quindi? «Quindi l'ipotesi di parlare seriamente di una storia così complessa come la guerra in Medio Oriente è impossibile. C'è poco giornalismo ormai, laggiù. E molto spettacolo, superficialità ». Il mondo dalemiano (parola che D'Alema mal sopporta), post dalemiano, ex dalemiano è con Lucia Annunziata, che ha rapporti di forte stima con il ministro degli Esteri del governo Prodi. Fabrizio Rondolino, che un tempo, ai tempi di D'Alema capo del governo, faceva il suo portavoce, giovedì sera ha cominciato a vedere Santoro, poi «ho capito dove andava a finire e ho cambiato programma». Ma l'Annunziata doveva restare? «Alzarsi e andarsene è questione di carattere». E l'idea di chiudere Annozero? «Per carità. Solo in Italia ci vengono queste idee. Il pluralismo è anche parzialità, secondo il dettato liberale». Antonio Polito sabato scorso sul Riformista
ha scritto un fondo che si chiudeva così: «Ogni guerra che coinvolge Israele è un'occasione ghiotta per l'antisemitismo. Anche chi non sta "con Israele", ha dunque il dovere di vigilare innanzitutto su se stesso, per imparare a essere "per Israele"». E Rondolino dice: «Tra uno Stato democratico e un gruppo di terroristi si deve sempre scegliere la democrazia, anche se commette errori. La battaglia di Israele è la nostra battaglia. Proprio ora che la sinistra italiana sta abbandonando la linea filo-palestinese tenuta per anni, restano alcuni compagni che sbagliano. Penso che si aiuti la causa palestinese sbarazzandosi della corruzione di Fatah e del terrorismo di Hamas».
Il più feroce contro «il nuovo antisemitismo di sinistra» è di sicuro Peppino Caldarola, che almeno fino a due anni fa veniva utilizzato quasi come ventriloquo di D'Alema. Ora ritiene «Santoro e D'Alema rigorosamente ostili ad Israele e alle comunità ebraiche.
Già in un'altra puntata di Annozero
il vignettista Vauro aveva disegnato Fiamma Nirenstein come nazista. La vera novità è il milieu culturale anti- ebraico che cresce nella sinistra benpensante, non più nei centri sociali... ». Giovedì Caldarola ha riempito la sua rubrica «Mambo», sul Riformista,
di frasi che lui giudica buone per «la grande discarica nazionale ». Frasi come: «In fondo Hamas non è solo un'organizzazione terroristica, è anche un'organizzazione politica che gode di un grande consenso», o «E' colpa di Israele se i palestinesi e gli arabi si sono così radicalizzati», o «Ahmadinejad non è un pazzo antisemita, solo un Bossi persiano». E ancora: «Gli ebrei? Il 25 aprile siamo tutti ebrei, ma il resto dell'anno stessero al loro posto». Sintesi finale di Caldarola: «Dopo la munnezza di Napoli, ora c'è la cacca di Allah».
Ci fu un tempo, aprile 2006, in cui un drappello di centrodestra appoggiò la candidatura di D'Alema alla presidenza della Repubblica. Giuliano Ferrara, Giano Accame, Carlo Rossella.
Ora Carlo Rossella si dice «molto, molto sorpreso e amareggiato». Perché? Per tutto quello che sta accadendo, compresa la trasmissione di Santoro. E poi, «D'Alema capì le ragioni della guerra in Kosovo, impose la decisione a una certa sinistra, fece una scelta di campo occidentale. Fu apprezzato dal presidente Clinton. In questi giorni mi auguravo anche da lui maggior comprensione delle ragioni di Israele».

CORRIERE della SERA - Roberto Zuccolini "La prodiana Zampa : il conduttore? Niente da rimproverare "

All'intervista di Zuccolini facciamo precedere un nostro commento. I nostri complimenti al non rimpianto professor Prodi e alla sua portavoce Sandra Zampa, la quale, come scrive il Corriere "tutt'ora molto vicina al professore". Ecco l'articolo:

ROMA — «Certo, non lo si può rimproverare per aver fatto vedere le immagini dei bambini che muoiono sotto le bombe». La deputata Sandra Zampa, ex portavoce di Romano Prodi e ancora molto vicina al Professore - che ora si sta occupando, per l'Onu, di Africa - non se la sente di unirsi al coro di chi lancia pietre contro Michele Santoro. Sostiene che la destra ha strumentalizzato tutta la vicenda, che nel litigio con l'Annunziata ha colpa anche lei e, soprattutto, che di fronte a ciò che sta accadendo non ci si può continuare a dividere.
Quale reazione le ha suscitato l'ultima, discussa, trasmissione di Annozero?
«Prima di tutto un grande sconforto».
Per colpa di chi la conduceva?
«No, la colpa è di tutti, anche di chi partecipava. È mai possibile che di fronte ad un dramma dalle dimensioni così vaste come quello di Gaza ci si debba presentare davanti allo schermo e litigare?».
Che cosa si sarebbe dovuto fare?
«Chiedersi come rispondere a tutta questa sofferenza ed esigere, da chi ha responsabilità politica, un forte appello per trovare una via di uscita al conflitto. Ad ogni costo».
Invece?
«Invece non si è fatto altro che accentuare le divisioni. E per di più all'interno del centrosinistra, che su questo tema, quello della pace, dovrebbe essere unito».
Parla di Santoro che litiga con Lucia Annunziata?
«Non è stato un bello spettacolo. Lui, è vero, ha un certo modo di fare che tutti conosciamo, ma anche lei è stata pesante. Alla fine veniva fuori solo un'immagine negativa della politica. Su questo non posso essere d'accordo».
Lo dice da politica, eletta nelle file del Pd?
«Lo dico perché so quanto bene può fare la politica nelle situazioni di crisi. Basta pensare al successo che ha avuto Romano Prodi durante la guerra in Libano: ha fatto il miracolo della pace, bisogna riconoscerlo».
Insomma, Santoro non è stato eccessivo giovedì sera?
«Lui è sempre eccessivo, ma chi va da lui lo è già in partenza e quindi può prendere le misure. Ha fatto bene anche a lanciare un grido di allarme di fronte ai bambini che sono morti a Gaza. Sono oltre trecento: anch'io, da membro della Bicamerale sull'infanzia, chiederò che l'Italia faccia qualcosa per loro. Su una cosa però lo attacco. Capisco che è rimasto deluso dall'esperienza politica che ha fatto prima di tornare a fare il giornalista in Rai, ma in quella trasmissione avrebbe dovuto appellarsi proprio ai politici, chiedere loro di mobilitarsi».
La maggioranza e gran parte del Pd è in rivolta contro Santoro.
«La destra strumentalizza. Per il resto, anche se non mi piace tutto di Santoro, credo sia doveroso difendere il pluralismo, la libertà di informazione».

IL RIFORMISTA - Fabrizio D'Esposito " L'ayatollah Michele ". Un titolo che merita la nostra citazione. Complimenti al direttore Antonio Polito.

LA REPUBBLICA - Giovanni Valentini " La parabola del tribuno TV "

In attesa che prima o poi arrivi finalmente l´anno zero della televisione di Stato, cioè il momento della rifondazione e della rinascita, siamo costretti a registrare l´ennesima polemica suscitata da "Annozero", il turbolento talk-show di Michele Santoro su Rai Due. E va detto subito che questa stessa recidività costituisce ormai di per sé un caso. Quasi che il popolare (e populista) conduttore della trasmissione si fosse assunto l´ingrato compito di incarnare la crisi istituzionale del servizio pubblico; il suo strabismo congenito fra governo e Parlamento; la sua doppiezza aziendale nell´esazione del canone e nella raccolta della pubblicità.
Ora chiunque si occupi a qualsiasi titolo di informazione, scritta o radiotelevisiva, sa bene che la "questione israelo-palestinese" è una materia quanto mai controversa e delicata, estremamente sensibile, da maneggiare con cura come una cassa di dinamite. Tanto più, evidentemente, nella tv pubblica che per sua natura è tenuta a garantire il pluralismo, l´obiettività e l´imparzialità. A maggior ragione ancora, se si vuole contribuire in qualche modo alla comprensione del problema o magari anche alla sua soluzione, nella speranza di alimentare sul piano mediatico il processo di pace e non invece il fuoco della guerra che purtroppo già divampa sul territorio.
Non si fa torto perciò alla reputazione di nessuno, né tantomeno alla verità, a dire che "Annozero" corrisponde in genere più ai criteri della propaganda che ai canoni dell´informazione. Con questo atteggiamento da tribuno, da capo-popolo, da agit-prop, è lo stesso Santoro a mettere in discussione la legittimità del servizio pubblico, la rispettabilità dell´azienda per la quale lavora e in definitiva anche la propria professionalità. E il fatto che spesso e volentieri una gran parte dei telespettatori prenda le sue difese, come dimostrano per esempio le oltre 40 pagine di commenti e gli oltre 250 messaggi raccolti da Repubblica. it fino a ieri sera, conferma comunque che il talk-show di Rai Due spacca il pubblico, divide ed eccita gli animi.
In quest´ultima puntata su Gaza, ha fatto senz´altro bene Santoro a richiamare l´attenzione sulla carneficina di vittime e feriti. Ma una cosa è il dramma dei bambini morti, un´altra cosa è la drammaturgia: la retorica o l´enfasi propagandistica non giova certo a una presa di coscienza collettiva, all´individuazione delle cause e dei possibili rimedi.
È inevitabile, allora, che una trasmissione della televisione pubblica italiana provochi la protesta ufficiale di Israele, con il rischio di aprire un caso diplomatico. Ma è altrettanto legittimo che il presidente della Camera senta il bisogno di intervenire, nella sua responsabilità istituzionale, per stigmatizzare un programma di quella stessa azienda che, piaccia o non piaccia, è sottoposta al controllo del Parlamento: proprio l´altro ieri, del resto, Gianfranco Fini aveva firmato una lettera, insieme al presidente del Senato, per sbloccare l´impasse della Commissione di Vigilanza paralizzata dalla resistenza a oltranza del presidente dimissionato, Riccardo Villari.
Né si possono contestare, infine, le "critiche severe" espresse da Claudio Petruccioli, nella sua veste di presidente della Rai.
Ma l´aspetto più increscioso della vicenda è stato l´incidente in diretta con Lucia Annunziata, giornalista e ospite della trasmissione, che poi ha abbandonato lo studio per protesta. Giuste o infondate che fossero le sue critiche al programma, la reazione del conduttore – oltre che scortese e arrogante – è andata al di là di ogni regola: non si può interrompere e liquidare un´invitata, rinfacciandole di dire "fesserie" o "volgarità"; respingendo le sue osservazioni come "inaccettabili"; o peggio ancora insinuando che si sia comportata così per "acquisire meriti" presso chissà chi. Forse l´ex presidente della Rai ha sbagliato ad accettare l´invito, ma – di fronte agli insulti e alle contumelie di Santoro – certamente non ha sbagliato ad andarsene.
Restano impregiudicati, una volta di più, la figura e il ruolo del conduttore di talk-show: un medium catodico, "dominus" assoluto della scena, che a volte si trasfigura in un tribuno della plebe o addirittura nel capo di una setta. E non è affatto un caso isolato, né alla Rai né fuori. Ma nella televisione pubblica, in virtù di un servizio che dovrebbe essere reso al cittadino, bianco o nero, di destra o di sinistra, filo-israeliano o filo-palestinese, la responsabilità è senz´altro maggiore che altrove. A meno che non si voglia sostenere cinicamente che alla fine, per i poveri bambini di Gaza, questo è l´unico modo per fare audience.

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