giovedi` 28 marzo 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera - L'Opinione Rassegna Stampa
14.01.2009 L'Onu in campo, ma con poca credibilità
il segretario generale Ban Ki-moon arriva in Medio Oriente

Testata:Corriere della Sera - L'Opinione
Autore: Francesco Battistini - Giorgio De Neri
Titolo: «La missione impossibile di Ban Ki-moon - L’Onu condanna ancora solo Israele»

Da pagina 2 del CORRIERE della SERA , l'articolo di Francesco Battistini "La missione impossibile di Ban Ki-moon"

GERUSALEMME — E dopo diciotto giorni, 970 morti, quattromila feriti, trentamila sfollati, centinaia di razzi, una ventina di missioni diplomatiche, una risoluzione del Consiglio di sicurezza e due settimane di negoziati, in Medio Oriente arriva finalmente il segretario generale dell'Onu. «Parte al momento giusto», dicono senza ironia da Palazzo di vetro: Ban Ki-moon ha da visitare otto Paesi, compresi la Turchia e il Kuwait, per capire se il 1860 sia solo un numero buono per la cabala o anche la risoluzione solenne della sua organizzazione, che dovrebbe imporre una «tregua immediata, duratura e interamente rispettata » e, invece, è coperta dalle esplosioni di Piombo Fuso e dei Qassam. Che cosa viene a fare il coreano? «Il mio messaggio è semplice, diretto e preciso: i combattimenti devono cessare. E lo dico alle due parti. Fermatevi ora! Questo conflitto ha già fatto troppi morti».
Una missione impossibile, dice a Gerusalemme un diplomatico europeo: sia Hamas che Israele hanno respinto la 1860, «faziosa e parziale» per i primi, «irrealizzabile » per i secondi, ed è chiaro che «l'unico gol di questa partita lo possono segnare gli egiziani o i siriani: gli uni perché tengono le chiavi dei tunnel di Rafah, gli altri perché si tengono in casa i signori di Hamas capaci di dire un sì». Da Gaza, i segnali di Ismail Haniyeh sono sempre più concilianti: «La sua faccia l'altra sera diceva tutto— scrive il giornale Yedioth Ahronot
—, e non ci vuole un esperto, guardandolo in tv, per capire che Hamas è in uno stato d'angoscia ». Qualche colpo d'anticarro, una dozzina di razzi lanciati su Israele: la macchina della resistenza sembra proprio inceppata, e l'esercito israeliano aspetta solo il momento buono per entrare a Gaza City, o per non entrarci. Perché una parte di Hamas sarebbe più morbida, adesso, nell'accettare l'idea d'una forza internazionale turca, «un Paese musulmano di cui ci fidiamo », senza chiedere subito l'apertura di tutti i valichi della Striscia. Oggi al Cairo atterra anche Amos Gilad, il mediatore israeliano, che però non sembra avere carte nuove: da Gerusalemme, il no è deciso sul ritiro immediato delle truppe. Un margine di trattativa potrebbe essere una forte iniziativa egiziana per una riconciliazione Hamas-Fatah e per far tornare gli uomini dell'Autorità palestinese di Abu Mazen. Ma è un'ipotesi che per ora tutti rigettano: troppi i personaggi impresentabili, nell'Anp, e troppi i rancori aperti.

Da L'OPINIONE del 13 gennaio "L’Onu condanna ancora solo Israele", di Giorgio De Neri:

Sarebbe ipocrita dire che non ce la aspettavamo tra capo e collo da un momento all’altro. Oggi è finalmente arrivata: l’ennesima condanna per violazione dei diritti umani a Gaza da parte dell’esercito israeliano partorita dalla Commissione Diritti Umani dell’Onu. Quella presieduta pro-tempore dalla sudafricana Navanethem Pillay e con inviato speciale per i Territori quel Richad Falk, che appartiene alla categoria dello spirito degli ebrei americani che, non potendo diventare addirittura antisemiti, si limitano a odiare Israele. Nella risoluzione non si fa neppure cenno ad Hamas, non parliamo al lancio continuo di razzi sulle città israeliane. In compenso in essa si esprime una “forte” condanna dell’operazione militare israeliana a Gaza, denunciando le “massicce” violazioni commesse ai danni dei palestinesi. A favore della risoluzione - con la quale si è deciso anche di inviare una missione d’inchiesta indipendente per indagare su tutte le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale contro il popolo palestinese - hanno votato 33 Paesi asiatici, arabi e latinoamericani. Tredici Paesi europei - tra cui l’Italia - si sono astenuti, mentre il Canada è stato l’unico Paese ad aver votato contro.

La Commissione dei diritti umani dell’Onu, che come si vede continua a restare in mano alle dittature asiatiche, comuniste e islamiche, non perde quindi occasione di perdere un’occasione (per citare Golda Meir) per condannare Israele, mentre dimentica tutte le altre, vere, violazioni dei diritti umani che d’altronde proprio nei Paesi che la compongono sono all’ordine del giorno.

Stupisce anche la codarda posizione dell’Europa e segnatamente dell’Italia berlusconiana. Quest’ultima poi sembra avere due linee diplomatiche distinte: una, ieri ottima, quella incarnata dal ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha dichiarato che Hamas non rappresenta un bel niente, tantomeno un secondo Stato palestinese; l’altra politically correct fatta dai funzionari Onu, che si appiattiscono al resto dell’Europa. La circostanza è ancora più grave visto che la notizia viene fuori in coincidenza con la constatazione di nuove scritte antisemite che ormai devastano la città di Roma. Scritte che però, in un rinnovato patto Ribbentrop-Molotov, suscitano l’entusiasmo del compagno Trotzkista Marco Ferrando che rivendica ogni gesto di rivolta palestinese contro beni ebraici e interessi israeliani nel mondo. Quindi anche le scritte sui negozi del ghetto e degli ebrei a Roma, pare di capire. Purché fatte da palestinesi. Insomma una svastica, purché con la keffiah, diventa simbolo di rivolta, non di adesione a ideali nazionalsocialisti, che peraltro per i Paesi arabi non sarebbero affatto una novità.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera e all'Opinione cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it
diaconale@opinione.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT