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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Messagero - L'Unità - Il Manifesto Rassegna Stampa
07.11.2008 Mai chiamare i terroristi con il loro nome, descrivere sempre Israele come il "bullo del quartiere"
le regole della disinformazione quotidiana

Testata:Il Messagero - L'Unità - Il Manifesto
Autore: la redazione - Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: «Israele, la Rice ammette: la pace è più lontana - Palestina, Bush si arrende - La Livni a Barack: «Dialogare con l'Iran è da deboli»»

Il MESSAGGERO del 7 novembre 2008 pubblica un articolo sulla visita in Israele di Condoleezza Rice: "Israele, la Rice ammette "La pace è più lontana".

Nell'attuale situazione politica interna israeliana, ha in realtà sostenuto Rice, è difficile che si giunga a un accordo. La speranza espressa dal segretario di Stato americano è tuttavia che " il processo aperto ad Annapolis abbia gettato le basi  di uno Stato palestinese, quando le circostanze politiche lo permetteranno".

Nell'articolo si legge che Hamas è considerata "da Washington" un'organizzazione terroristica. In realtà, anche l'Europa considera Hamas un'organizzazione terroristica. Non è chiaro per altro come Usa e Ue potrebbero fare diversamente: Hamas è un organizzazione che uccide civili innocenti, dunque è un'organizzazione terroristica.

Nell'articolo di Flavio Pompetti "Terrorismo, la Cia svela i suoi segreti a Obama" (pagina 7) si legge per altro di una "reazione sul piano internazionale di Al Qaeda". "Reazione sul piano internazionale" ? Forse che Al Qaeda è diventato un membro dell'Onu ?


Anche per u.d.g. Hamas è considerata un'organizzazione terroristica dagli "Usa".
I terroristi sono per lui "militanti".

Ecco il testo del suo articolo pubblicato da L'UNITA' :


L’ultimo fallimento. Il processo di pace israelo-palestinese. Doveva essere l’evento che avrebbe consegnato George W.Bush alla storia. Missione fallita. La Casa Bianca ha riconosciuto ieri ufficialmente, per la prima volta, che leprobabilità di un accordo tra israeliani e palestinesi entro la fine dell' anno sono praticamente nulle. Fare tutto il possibile per giungere ad un accordo di pace entro il mandato del presidenteGeorgeW.Bush era stato l'impegno preso alla conferenza di Annapolis (Usa) da israeliani e palestinesi. La portavoce della Casa Bianca Dana Perino ha detto ieri che l'amministrazione Bush «non crede che un accordo entro il 2008 possa essere raggiunto». La crisi del governo israeliano ha dato il colpo finale alle speranze di arrivare all'accordo di pace. Una conferma arriva da Gerusalemme. All’ottava visita in Israele e all’Autorità nazionale palestinese dalla ripresa dei negoziati di pace con la conferenza di Annapolis, un anno fa, la segretaria di Stato americana Condoleezza Rice ha riconosciuto che la conclusione di un accordo di pace israelo-palestinese nel 2008 non è realisticamente possibile. Rice, che ieri aGerusalemme ha avuto un colloquio col premier israeliano Ehud Olmert e in serata con la ministra degli Esteri Tzipi Livni, ha detto alla stampa che l’anticipo delle elezioni in Israele al prossimo 10 febbraio, ha creato una «situazione differente » che rende molto difficile il conseguimento di un accordo. Al processo di pace non giova nemmeno il fatto che, oltre alle elezioni israeliane, il mandato di Bush scadrà a gennaio e così anche quello del presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas), anche se un suoprolungamento appare probabile. «Condy l’indomabile» spera però di portare ancora avanti i negoziati di pace e, secondo fonti diplomatiche, dovrebbe preparare un documento per l'amministrazione del presidente eletto Barak Obama con i progressi fatti nelle trattative tra israeliani e palestinesi. «Noi speriamo- ha detto - che il processo (negoziale) aperto ad Annapolis abbia gettati le basi per la costituzione di uno Stato palestinese, quando le circostanze politiche lo permetteranno». La segretaria di Stato, che oggi vedrà a Ramallah i leader palestinesi e forse visiterà Jenin - città dove dallo scorso maggio la responsabilità per la sicurezza è tornata alle forze dell' ordine dell'Autorità palestinese - prima di recarsi in Egitto. Domenica, a Sharm El Sheikh, parteciperà a una riunione del Quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu) con i rappresentanti di Israele e dei palestinesi per un consuntivo sullo stato deinegoziati di pace e sui passi compiutiper un'intesa.Afinemese, inoltre, il premier Olmert si recherà a Washington, su invito del presidente Bush, per quello che fonti israeliane hanno definito come un tentativo dell'ultimo minuto per giungere a delle intese e ottenere una serie di impegni americani prima dell'arrivo della nuova amministrazione Usa. I colloqui della Rice precedono quelli che, promossi dall'Egitto, si apriranno al Cairo la settimana prossima con l'intento di portare ad una riconciliazione nazionale tra le fazioni rivali palestinesi, prima di tutto tra Hamas, al potere con la forza nella Striscia di Gaza dal giugno del 2007, e il Fatah del presidente Abu Mazen. Proprio ieri però Hamas, la Jihad Islamica e il Fronte Popolare di Ahmed Jibril hanno minacciato di boicottare i colloqui se tutti i loro attivisti arrestati in Cisgiordania dall' Anp non saranno rilasciati. Al tempo stesso Hamas - che gli Usa considerano un'organizzazione terroristica - si è detto pronto ieri ad aprire un dialogo serio con il presidente eletto americano Obama

Per Michele Giorgio, che scrive sul MANIFESTO Israele vuole continuare a dettare "le regole del gioco in Medio Oriente".  Sarebbe un messaggio rivolto agli Stati Uniti per rendere chiara questa pretesa l'affermazione di Tzipi Livni intervistata da Radio Israele:

Viviamo in una regione in cui il dialogo può essere interpretatto come segno di debolezza

che in realtà non è altro che un tentativo di far comprendere la difficile realtà in cui Israele deve operare.

Condoleezza Rice torna sulla scena del delitto e con la sua nuova missione, la 19esima, chiude mestamente la disastrosa politica estera dall'Amministrazione Bush in Medio Oriente. Ieri la Rice è atterrata a Tel Aviv sostenendo di voler ottenere risultati in extremis durante gli incontri con il premier israeliano (uscente) Olmert, il presidente palestinese Abu Mazen, re Abdallah di Giordania e, infine, alla riunione del Quartetto a Sharm el Sheikh, alla quale parteciperà domenica. Ma ormai gli attori sulla scena mediorientale guardano avanti, alla presidenza di Barack Obama, e Israele ha già cominciato il fuoco di sbarramento. Secondo il ministro degli esteri e leader del partito Kadima, Tzipi Livni, che aspira a vincere le elezioni del 10 febbraio, l'intenzione di Obama di aprire al dialogo con l'Iran verrebbe interpretata come un segno di debolezza.
«C'è una leggera differenza tra il presidente eletto e il presidente uscente riguardo al modo con cui il mondo deve affrontare gli estremisti. Ci sono coloro che pensano che (l'America) debba essere aggressiva e coloro i quali pensano invece che debba cercare il dialogo. Obama rientra nel secondo gruppo», ha detto Livni in una intervista a Radio Israele. «Viviamo in una regione in cui il dialogo può essere interpretato come un segno di debolezza» ha poi aggiunto per mettere bene in chiaro le cose con Obama: amici con gli Usa come e più di prima, ma in Medio Oriente le regole del gioco le detta Israele.
D'altronde il Segretario di stato Rice è già stata costretta a decretare, di fatto, la morte del fragilissimo negoziato israelo-palestinese ripreso ad Annapolis e che in un anno non ha prodotto alcun risultato. Rivolgendosi ai giornalisti a bordo dell'aereo che la portava in Medio oriente, la Rice ha dichiarato: «Israele si avvia alle elezione e ciò impedisce a qualsiasi governo di prendere decisioni che portino a un accordo fondamentale per israeliani e palestinesi». Poco dopo da Washington, Dana Perino, la portavoce uscente della Casa Bianca, ha confermato che un accordo tra israeliani e palestinesi entro la fine dell'anno - fissato dalla presidenza Bush - non è più possibile.
Intanto Olmert pensa a come sfruttare gli ultimi giorni di Bush alla Casa Bianca. Consapevole che nessun altro presidente americano ha avuto un coordinamento politico e militare tanto stretto con Israele, il primo ministro uscente a fine mese, quando andrà a Washington, proverà a strappare una serie di promesse a Bush prima che entrambi lascino il potere, specie sulla questione del programma nucleare iraniano.

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