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La Stampa - L'Opinione Rassegna Stampa
17.06.2008 Accordo Usa-Gran Bretagna per le sanzioni all'Iran, che continua la corsa al nucleare
la cronaca di Maurizio Molinari e l'analisi di Michael Sfaradi

Testata:La Stampa - L'Opinione
Autore: Maurizio Molinari - Michael Sfaradi
Titolo: «Brown-Bush, scivolone sull’Iran - Ignavi con l’Iran»
Da La STAMPA del 17 giugno 2008, la cronaca di Maurizio Molinari:

Giallo sulle nuove sanzioni Ue all’Iran: Gordon Brown le annuncia a George W. Bush indicando anche l’ora in cui saranno formalizzate ma i ministri degli Esteri europei riuniti a Lussemburgo smentiscono di averne discusso e fanno capire di voler dare tempo al negoziato con Teheran.
Che si tratti di pasticcio diplomatico, corto circuito fra alleati o gioco di specchi per aumentare la pressione su Teheran, tutto è iniziato alle 9 del mattino di ieri quando il presidente americano è arrivato al numero 10 di Downing Street per il summit con il premier britannico a conclusione del viaggio europeo. All’inizio si è parlato delle scelte di Londra di aumentare le truppe in Afghanistan e confermare il contingente in Iraq, poi Brown ha affrontato il tema del nucleare iraniano recapitando all’ospite un formale annuncio: «Alle 15.00 di oggi i ministri dell’Unione Europea annunceranno il varo delle nuove sanzioni contro Teheran» in considerazione del rifiuto opposto dal presidente Mahmud Ahmadinejad al pacchetto di incentivi recapitato nel fine settimana dall’inviato europeo Javier Solana. Circa due ore dopo il premier britannico ripeteva la frase durante la conferenza stampa congiunta nella Sala del Trattato di Locarno del Foreign Office Building: «La Gran Bretagna chiederà oggi all’Unione Europa di adottare nuove misure contro Teheran e l’Unione Europea accetterà. La prima decisione sarà il congelamento dei beni della Melli Bank che si trovano all’estero e la seconda riguarderà i settori del petrolio e del gas».
Per la Casa Bianca significava chiudere la missione europea con un forte risultato politico e i giornalisti delle agenzie al seguito del presidente si affrettavano a mettere in rete l’annuncio di Brown, soffermandosi sull’importanza strategica di colpire la Melli Bank, la maggiore banca iraniana, di proprietà pubblica e sospettata di aver gestito transazioni finanziarie per sostenere tanto il programma nucleare che gruppi terroristici. L’attesa per l’annuncio Ue nella delegazione Usa era tale che sull’Air Force One in volo da Londra e Belfast il consigliere per la sicurezza nazionale, Stephen Hadley, si diceva sicuro che il passo europeo sarebbe giunto di lì a poco. «Il primo ministro Brown ci ha detto che i ministri europei faranno un annuncio alle 15.00 - sono state le parole di Hadley - sulle nuove sanzioni all’Iran». Di fronte alle domande dei giornalisti Usa se le 15.00 fossero da intendere «con il fuso di Londra o Bruxelles» Hadley rispondeva, sbagliando, «è lo stesso». Ma l’ora fatidica passava senza esito ed anziché le nuove misure arrivava da Lussemburgo la dichiarazione di una molto sorpresa Cristina Gallach, portavoce di Solana, che era di ben altro tenore: «Non sono state decise né discusse sanzioni all’Iran, l’incontro odierno è stato di tipo politico, l’Ue discute dell’applicazione della risoluzione Onu 1803 sin dal 30 marzo». Affinché il messaggio fosse esplicito, Gallach, aggiungeva: «Né Brown né Hadley erano in Lussemburgo». Ad essere presente era invece il ministro degli Esteri, Franco Frattini, secondo il quale «abbiamo ascoltato il rapporto di Solana ma non discusso l’aggravio delle misure». Ciò non significa che l’Ue non possa approvare in breve tempo le misure di cui ha parlato Brown, anzi è la stessa Gallach a precisare che «l’Ue è sempre andata oltre l’Onu sulle sanzioni» e dunque corrisponde a verità che la Melli Bank è nel mirino dell’Europa. Tuttavia il momento ancora non è arrivato perché la trattativa con l’Iran resta in piedi. «Stiamo aspettando le risposte di Teheran alle nuove proposte economiche» dice Frattini, ripetendo quanto detto da un Solana cautamente ottimista sulla possibilità di sbloccare la crisi grazie all’offerta di centrali ad acqua leggera, fornendo il carburante nucleare e impegnandosi a cooperare sullo smaltimento delle scorie. D’altra parte è Bush a ribadire di essere favorevole al nucleare civile in Iran: «Ne hanno diritto, chiediamo lo stop all’arricchimento perché temiamo che raggiungano la bomba».
Le contraddizioni fra Brown e Solana hanno suscitato imbarazzo alla Casa Bianca e in serata è stato il ministro degli Esteri britannico David Miliband ad ottenere dalla portavoce di Solana, Gallach, la conferma sulle nuove sanzioni: «Siamo pronti al nuovo passo, prenderemo una decisione». Ma non è chiaro quando.

Da L'OPINIONE, l'analisi di Michael Sfaradi:

In base agli accordi raggiunti oggi fra il Presidente Usa George W. Bush e il premier britannico Gordon Brown, Londra invierà altri soldati in Afghanistan per combattere contro i talebani ed inasprirà le sanzioni nei confronti dell’Iran se questa non cambierà radicalmente la sua posizione per quello che riguarda la rincorsa al nucleare militare. Le schermaglie fra l’Occidente e la Repubblica Islamica continuano a tutto campo, da una parte l’Iran continua indisturbata per la sua strada e si prende anche il lusso di “maltrattare” Javier Solana che si era recato a Teheran con una ricca proposta dei 5+1, dall’altra la Gran Bretagna si prepara, per ritorsione contro la mancata collaborazione sui programmi nucleari, a congelare i beni di uno dei più importanti istituti bancari iraniani, la Melli Bank. Il primo ministro ha aggiunto anche che ci sarà da parte inglese un’esortazione all’Unione Europea per la messa in atto di ulteriori sanzioni. L’Iran deve sapere che verrà sempre più isolata se continuerà a non collaborare.

Il presidente Usa ha invitato Ahmedinejad ad evitare lo scontro, ed ha voluto precisare che la domanda di nucleare civile da parte di Teheran è legittima. Questa ultima parte sta lasciando sbigottiti molti osservatori internazionali ed ha aperto nuovi interrogativi. Ahmedinejad pochi giorni fa ha dichiarato che gli Usa non possono fare nulla contro l’Iran, neanche un pizzicotto… e se avesse ragione? Forse i suoi alleati (Russia e Cina) assetati di petrolio, gli hanno promesso aiuto in cambio di greggio. Come potrebbe il Presidente Bush scatenare una guerra con questo scenario e durante gli ultimi sei mesi del suo mandato? Fra non molto ci saranno le elezioni presidenziali e il democratico Barack Obama viene dato per favorito sul repubblicano McCain. Non sarà che Bush sta forse pensando più alle elezioni che alla sicurezza del mondo? È poi notizia di domenica che nel 2006 furono scoperti, all’interno dei computer di alcuni uomini di affari svizzeri, i piani per la costruzione di una bomba atomica piccola e compatta. Nessuno al momento ha escluso che i progetti, poi distrutti sotto la supervisione dell’Aiea, siano stati passati, dietro lauto pagamento, proprio ai governi di Iran, Libia e Corea del Nord. Questi piani avrebbero permesso la costruzione di un ordigno ideale per essere montato proprio sulle testate dei missili in dotazione alle forze armate degli “stati canaglia”.

Israele, che è il primo obbiettivo di Teheran, sta passando uno dei momenti più delicati della sua storia e, nonostante il recente viaggio di Olmert negli Usa, le dichiarazioni odierne di Bush sono state commentate con “apprensione” dal portavoce del Ministero degli Esteri. Questo andamento altalenante potrebbe alla fine convincere il governo di Gerusalemme ad una disperata soluzione di forza unilaterale volta a bloccare o a rallentare i piani atomici di Teheran. È oggettivamente difficile capire come potrà evolversi la situazione perché sono troppe le variabili; a nostro avviso solo una cosa è certa, che fra non molto sapremo se il nuovo dittatore riuscirà a dotarsi dell’arma nucleare, e da quel momento tenerci per sempre sotto ricatto, o se il mondo libero troverà il modo per sventare questa minaccia che è la più grave in assoluto che il libero Occidente ha dovuto affrontare dalla fine della Guerra Fredda.

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