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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Repubblica-Il Foglio-L'Opinione Rassegna Stampa
31.05.2008 Ahmadinejad in arrivo
e non sono solo gli ebrei a protestare

Testata:La Repubblica-Il Foglio-L'Opinione
Autore: Vincenzo Nigro-Renata Mambelli-Ferdinando Salleo-la redazione-Michael Sfaradi
Titolo: «Ahmadinejad a Roma»

Ahmadinejad è in arrivo. A Roma per il congresso FAO dal 3 al 5 giugno. Appurato che non verrà arrestato per crimini contro l'umanità ( di incriminazioni ce ne sono a sufficienza senza attendere l' uso della bomba atomica) come verrà accolto ? Riprendiamo alcuni articoli usciti oggi, 31/05/2008, su REPUBBLICA e IL FOGLIO. Il primo, con due servizi corretti, sembra poi quasi chiedere scusa per l'ardire pubblicando a piè di pagina una analisi di Ferdinando Salleo nella quale riappare l'invito al dialogo. Urge che qualcuno a REPUBBLICA faccia dono a Folleo di un libro sui rapporti fra l'Europa democratica e Hitler negli anni '30. IL FOGLIO, con un accurato servizio, riporta le iniziative che i vari gruppi omosessuali stanno preparando per dare il all'impiccatore di Teheran.  REPUBBLICA: " Ahmadinejad a Roma è un male per tutti, vuole distruggere Israele ", di Vincenzo Nigro a pag.13. E il pezzo di Ferdinando Salleo, stessa pagina. L'OPINIONE, con " Porte in faccia ad Ahmadinejad" di Michael Sfaradi apag.3

ROMA - Fino ad oggi il governo di Israele non aveva parlato, non aveva detto ancora nulla sulla partecipazione del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad al vertice Fao di Roma. «Non volevamo essere i soli a dire qualcosa su questa visita, su questa riunione», dice Gideon Meir, l´ambasciatore israeliano a Roma, che però ora decide di uscire allo scoperto: «Per me vedere un´organizzazione internazionale come la Fao invitare e accogliere un leader come Ahmadinejad, un leader che dice chiaro e forte che bisogna distruggere Israele, che bisogna distruggere uno stato membro dell´Onu, per me vedere tutto questo è una disgrazia. E non parliamo del resto. Nega la Shoah, è il principale attore dietro il terrorismo, ha un progetto nucleare militare, nega i diritti umani allo stesso popolo iraniano. Lo ripeto, immaginare sul podio di un organismo Onu un leader che chiede la distruzione di un paese membro, è una disgrazia per ogni democratico. E´ come se ricevesse il certificato, quasi una patente del fatto che quello che lui dice è possibile dirlo. Abbiamo avuto un´esperienza nel mondo, qui in Europa, durante la Seconda guerra mondiale. Non devo ricordare nulla dei leader che provarono a parlare con Hitler. Ci sono parallelismi, è inutile far finta di non vederli. Quest´uomo non parla solo contro gli ebrei, parla contro i popoli del mondo».
Ambasciatore, come giudica allora il fatto che il governo italiano accolga il leader iraniano a Roma.
«L´Italia ospita la Fao come gli Stati Uniti ospitano l´Onu, dove Ahmadinejad è già stato. Lui non sarà qui come ospite del governo italiano, ma della Fao. L´Italia fa la cosa giusta, quando hai un´organizzazione internazionale nella tua capitale ti comporti così».
Ma Berlusconi o Frattini potrebbero incontrarlo in qualche modo.
«L´Italia ha una posizione chiara, di supporto convinto alle risoluzioni Onu sull´Iran. Il nuovo governo italiano ha rafforzato questa posizione. Sono sicuro che ogni singolo gesto del governo Berlusconi confermerà questo».
Siete contenti del nuovo governo?
«Ma guardi che noi abbiamo avuto un ottimo rapporto anche con Prodi e D´Alema. Su alcuni punti ci siamo chiariti, ma per esempio proprio sul tema dell´Iran nelle ultime settimane il ministro D´Alema ha aiutato l´Europa ad andare avanti sulla questione delle sanzioni. E comunque certo, siamo contenti».
D´Alema ha sbloccato il veto italiano sulle nuovi sanzioni Ue. Ma lui per primo, assieme a molti altri, non crede all´efficacia delle sanzioni. Se l´Occidente si esclude economicamente dall´Iran, il suo petrolio è pronto a finire non solo in Cina o Russia, ma in India, Indonesia, Malesia, in tutti i paesi emergenti dell´Asia.
«Le sanzioni sono innanzitutto il segnale politico della comunità internazionale. Secondo, sono la maniera più dura ed energica di usare il "soft power", perché tutti sanno qual è l´alternativa che tutti vogliamo evitare: l´uso della forza contro la possibilità della bomba atomica in mano al regime iraniano. Il rapporto dell´Aiea della settimana scorsa è stato chiaro: i singoli pezzi del progetto nucleare iraniano, i suoi progetti missilistici vanno in una sola direzione, quella della bomba atomica. E´ una minaccia vitale per Israele, ma è una minaccia per tutta l´Europa, per i paesi del mondo».
Non crede che le sanzioni siano una sofferenza soltanto per il popolo iraniano?
«Noi abbiamo a che fare con uno dei peggiori regimi in azione oggi nel mondo. Voglio essere chiaro: nessuno parla del popolo iraniano, ma di un regime. E aggiungo: noi non lavoriamo a un cambio di regime. Vogliamo che cambi la sua politica aggressiva, i suoi piani per ottenere armi nucleari. Noi abbiamo totale simpatia del popolo iraniano, che tra l´altro paga le conseguenze delle scelte del suo governo. L´obiettivo della comunità internazionale deve essere quello di cambiare quelle scelte: l´uso del terrorismo, il programma nucleare. L´Iran non minaccia Israele, minaccia l´Europa. E Ahmadinejad è il simbolo di questo regime».
Ahmadinejad potrebbe essere ricevuto in Vaticano dal papa.
«Io non sono l´ambasciatore in Vaticano. E come essere umano non mi piacerebbe ascoltare nulla sul mio leader religioso. Ma come essere umano io credo, io spero nel bene».

REPUBBLICA:  " Ong, esuli e gay: tutti in piazza contro la visita ! di Renata Mambelli, pag.13.

ROMA - L´arrivo del presidente iraniano Ahmadinejad a Roma per il vertice della Fao il 3 giugno sta catalizzando in queste ore le energie di quanti vogliono protestare contro la sua politica. E´ partito un veloce tam tam tra organizzazioni per la difesa dei diritti umani, movimenti, associazioni ed esuli iraniani per mettere a punto un´iniziativa comune. Per ora di sicuro c´è solo una "maratona" di protesta organizzata dal quotidiano il Riformista per la sera di martedì in piazza del Campidoglio. Ma potrebbe esserci anche un sit in davanti alla Fao.
«Noi abbiamo aderito alla manifestazione de Il Riformista», dice il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. «Ci saremo perché vogliamo denunciare il disprezzo per i diritti umani del governo iraniano, il rischio del nucleare ma soprattutto protestare contro uno stato membro delle Nazioni Unite che minaccia di cancellare un altro stato membro delle Nazioni Unite, e cioè lo stato di Israele». Ma all´interno della comunità ebraica c´è chi sta chiedendo una presa di posizione più dura.
Spiega il presidente nazionale dell´Arcigay, Aurelio Mancuso: «Stiamo cercando di capire, insieme alle associazioni ebraiche, ai radicali, ai fuoriusciti iraniani e a diversi movimenti per i diritti umani cosa si può fare, nel rispetto delle differenti sensibilità. Noi ad esempio non siamo convinti del documento e della manifestazione de Il Riformista, perché non si fa cenno all´omofobia del governo iraniano. Dopo le recenti impiccagioni di gay in quel paese non possiamo aderire a una manifestazione in cui si tace su queste cose. Per questo ci stiamo consultando per promuovere un sit in, un documento di denuncia e proporremo anche di proiettare dei film sui diritti dei gay nei giorni in cui Ahmadinejad è a Roma».

IL FOGLIO: " Gli omosessuali italiani contro i cappi in piazza a Teheran "

ROMA - Fino ad oggi il governo di Israele non aveva parlato, non aveva detto ancora nulla sulla partecipazione del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad al vertice Fao di Roma. «Non volevamo essere i soli a dire qualcosa su questa visita, su questa riunione», dice Gideon Meir, l´ambasciatore israeliano a Roma, che però ora decide di uscire allo scoperto: «Per me vedere un´organizzazione internazionale come la Fao invitare e accogliere un leader come Ahmadinejad, un leader che dice chiaro e forte che bisogna distruggere Israele, che bisogna distruggere uno stato membro dell´Onu, per me vedere tutto questo è una disgrazia. E non parliamo del resto. Nega la Shoah, è il principale attore dietro il terrorismo, ha un progetto nucleare militare, nega i diritti umani allo stesso popolo iraniano. Lo ripeto, immaginare sul podio di un organismo Onu un leader che chiede la distruzione di un paese membro, è una disgrazia per ogni democratico. E´ come se ricevesse il certificato, quasi una patente del fatto che quello che lui dice è possibile dirlo. Abbiamo avuto un´esperienza nel mondo, qui in Europa, durante la Seconda guerra mondiale. Non devo ricordare nulla dei leader che provarono a parlare con Hitler. Ci sono parallelismi, è inutile far finta di non vederli. Quest´uomo non parla solo contro gli ebrei, parla contro i popoli del mondo».
Ambasciatore, come giudica allora il fatto che il governo italiano accolga il leader iraniano a Roma.
«L´Italia ospita la Fao come gli Stati Uniti ospitano l´Onu, dove Ahmadinejad è già stato. Lui non sarà qui come ospite del governo italiano, ma della Fao. L´Italia fa la cosa giusta, quando hai un´organizzazione internazionale nella tua capitale ti comporti così».
Ma Berlusconi o Frattini potrebbero incontrarlo in qualche modo.
«L´Italia ha una posizione chiara, di supporto convinto alle risoluzioni Onu sull´Iran. Il nuovo governo italiano ha rafforzato questa posizione. Sono sicuro che ogni singolo gesto del governo Berlusconi confermerà questo».
Siete contenti del nuovo governo?
«Ma guardi che noi abbiamo avuto un ottimo rapporto anche con Prodi e D´Alema. Su alcuni punti ci siamo chiariti, ma per esempio proprio sul tema dell´Iran nelle ultime settimane il ministro D´Alema ha aiutato l´Europa ad andare avanti sulla questione delle sanzioni. E comunque certo, siamo contenti».
D´Alema ha sbloccato il veto italiano sulle nuovi sanzioni Ue. Ma lui per primo, assieme a molti altri, non crede all´efficacia delle sanzioni. Se l´Occidente si esclude economicamente dall´Iran, il suo petrolio è pronto a finire non solo in Cina o Russia, ma in India, Indonesia, Malesia, in tutti i paesi emergenti dell´Asia.
«Le sanzioni sono innanzitutto il segnale politico della comunità internazionale. Secondo, sono la maniera più dura ed energica di usare il "soft power", perché tutti sanno qual è l´alternativa che tutti vogliamo evitare: l´uso della forza contro la possibilità della bomba atomica in mano al regime iraniano. Il rapporto dell´Aiea della settimana scorsa è stato chiaro: i singoli pezzi del progetto nucleare iraniano, i suoi progetti missilistici vanno in una sola direzione, quella della bomba atomica. E´ una minaccia vitale per Israele, ma è una minaccia per tutta l´Europa, per i paesi del mondo».
Non crede che le sanzioni siano una sofferenza soltanto per il popolo iraniano?
«Noi abbiamo a che fare con uno dei peggiori regimi in azione oggi nel mondo. Voglio essere chiaro: nessuno parla del popolo iraniano, ma di un regime. E aggiungo: noi non lavoriamo a un cambio di regime. Vogliamo che cambi la sua politica aggressiva, i suoi piani per ottenere armi nucleari. Noi abbiamo totale simpatia del popolo iraniano, che tra l´altro paga le conseguenze delle scelte del suo governo. L´obiettivo della comunità internazionale deve essere quello di cambiare quelle scelte: l´uso del terrorismo, il programma nucleare. L´Iran non minaccia Israele, minaccia l´Europa. E Ahmadinejad è il simbolo di questo regime».
Ahmadinejad potrebbe essere ricevuto in Vaticano dal papa.
«Io non sono l´ambasciatore in Vaticano. E come essere umano non mi piacerebbe ascoltare nulla sul mio leader religioso. Ma come essere umano io credo, io spero nel bene».

REPUBBLICA: " Dialogo con Teheran,ma l'UE parli con una voce sola", di Ferdinando Salleo, pag.13

Alla vigilia della visita a Roma del Presidente dell´Iran Mahmoud Ahmadinejad per la Conferenza generale della Fao, improvvisamente riemergono le preoccupazioni per lo sviluppo accelerato del programma nucleare iraniano e con esse risorge l´antico dilemma tra l´approccio diplomatico al problema o, in alternativa, l´intervento militare "preventivo". Ahmadinejad viene in una capitale europea che mantiene con l´Iran importanti rapporti economici (secondo, forse primo partner commerciale) e che ambirebbe – dopo aver a suo tempo rifiutato – a prender parte al gruppo di Paesi (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania) che discute con Teheran le prospettive diplomatiche di soluzione, sia le facilitazioni per il nucleare pacifico che più energiche sanzioni se gli intenti militari fossero confermati.
Il ministro degli Esteri dell´Unione Europea Solana si appresta a presentare agli iraniani nuove proposte e la minaccia di più ferme sanzioni, ma è a Washington, in ogni caso, che l´Iran guarda con il maggiore interesse. L´atmosfera è però cambiata a Washington, anche se rimane ferma sulle sue posizioni la Casa Bianca giunta quasi alla fine del mandato. Soltanto McCain tra gli aspiranti alla presidenza tiene la linea interventista, mentre Obama e Hillary Clinton si dicono pronti al dialogo. La pressione per il dialogo viene da eminenti personalità politiche – democratici come il presidente della Commissione Esteri della Camera Biden e repubblicani come, ancora pochi giorni fa, Kissinger, certo non un appeaser – che rifiutano la semplificazione demagogica del dilemma "tollerare l´Iran con la bomba o bombardare l´Iran" e auspicano con forza di argomenti che Washington accetti il dialogo globale con Teheran, anche duro, ma senza condizioni né infingimenti.
Sul versante iraniano, come si era compreso durante la presidenza del moderato Khatami, il vero potere di decisione appartiene alla "guida spirituale", all´intoccabile capo del clero sciita l´ayatollah Khamenei. L´estremista radicale Ahmadinejad, il negazionista che vorrebbe "cancellare Israele dalla mappa", è in difficoltà con la base popolare per le promesse di benessere non mantenute, con gli ambienti economici perché le sanzioni già mordono, con parte del clero e forse con lo stesso Khamenei per l´isolamento di cui gli iraniani soffrono attribuendolo anche al comportamento del loro presidente. Il nuovo presidente del Parlamento, il conservatore Ali Larijani molto legato alla "guida", cacciato poco tempo fa da Ahmadinejad dall´incarico di negoziatore del programma nucleare, si profila ora come un temibile contendente per le elezioni presidenziali del prossimo anno contro lo stesso Ahmadinejad.
Il Pontefice vedrà il suscettibile e iracondo presidente iraniano, formalmente o in udienza collettiva, attento alle esigenze delle piccole comunità cristiane e presumibilmente anche con un ampio messaggio di pace. In queste circostanze, quali sono i limiti della visita romana di Ahmadinejad? È concepibile che si lanci in tirate demagogiche che non devono restare senza risposta o che ripeta il costante avvertimento di legare i progetti industriali a non meglio precisati "gesti politici" del governo: discorsi che sarebbero inaccettabili di per sé, persino senza l´incubo della proliferazione. Sul piano della soluzione del nucleare, però, quanto può offrire e in quale prospettiva di risposta, o bisognerà piuttosto aspettare nuovi leader per il dialogo complessivo dell´Occidente con l´Iran? E si può sottacere l´avvertimento dell´Aiea rischiando di rafforzare i fautori dell´intervento armato? Conviene che l´Italia associ Solana a un incontro romano che contenga prospettive di avvio del dialogo e di un ruolo italiano? È difficile credere che parlare con Ahmadinejad possa rafforzarlo sul piano interno, specie se è costretto a trincerarsi nel suo estremismo per sopravvivere politicamente, ma si può ritenere che la sua limitata esposizione alla realtà internazionale possa essere intaccata da risposte politiche ferme sul rispetto del diritto internazionale e della sicurezza dei Paesi vicini e che la prospettiva di un´intesa gli faccia intravedere l´uscita possibile dall´isolamento. In ogni caso, il monito che viene dai più avvertiti esperti internazionali, da ambo le parti dell´Atlantico, suggerisce la cauta esplorazione, anche per segnalare agli ambienti più estremisti che la comunità euroatlantica è unita, uno strumento forte di pressione: per difficili e sgradevoli che possano essere le circostanze, la diplomazia non è riservata solo ai giorni di sole.

L'OPINIONE: "Porte in faccia ad Ahmadinejad" di Michael Sfaradi

Il governo italiano ha già comunicato che non c’è spazio nell’agenda del Presidente del Consiglio né in quella del Ministro degli Esteri per un eventuale incontro con Mahmoud Ahmedinejad, il Presidente dell’Iran, che sarà presente nella capitale dal 3 al 5 giugno. Ahmedinejad sarà a capo della delegazione iraniana alla FAO per il summit internazionale, e forse si incontrerà con Papa Benedetto XVI in Vaticano. Diciamolo chiaramente, è chiaro che il non riuscire a trovare il tempo per un incontro è una “risposta politica” che Berlusconi e Frattini hanno adottato per togliersi da una situazione imbarazzante. Mahmoud Ahmedinejad non ha mai fatto nulla per essere accettato dalla comunità internazionale e il suo arrogante comportamento, con il quale ha sempre cercato lo scontro aperto, lo ha spesso portato a dichiarazioni antioccidentali e fondamentaliste, la sua rincorsa alla bomba nucleare sta poi mettendo a dura prova la pazienza dell’occidente, in particolare degli U.S.A., di Israele e dell’Unione Europea. Le sue esternazioni sul “Mondo senza Sionismo”, della prossima cancellazione di Israele dalla carta geografica, della negazione dell’Olocausto, l’avere indetto il concorso delle vignette satiriche sulla Shoà dove sei milioni di persone furono trucidate da menti malate come la sua, la dicono lunga su questo personaggio e sulla sua pericolosità. Non bisogna dimenticare che non ha mai avuto nessun rispetto per le leggi che regolano i rapporti fra le nazioni, l’attuale presidente iraniano era uno di quei studenti che entrarono all’interno dell’ambasciata americana di Teheran calpestandone i diritti di extraterritorialità e prendendo in ostaggio l’Ambasciatore, il Console e tutti quegli impiegati che godevano di immunità diplomatica, facendoli diventare merce di scambio per ottenere vantaggi diplomatici nei confronti degli U.S.A. È stato uno dei fondatori dei Pasdaran, meglio conosciuti come i guardiani della rivoluzione, un corpo paramilitare armato, formato da fedeli volontari. Veri poliziotti dell’Islam Sciita sono quelli che, alla faccia della libertà individuale, controllano che tutti siano assolutamente ligi a tutti gli aspetti della dottrina Khomeinista. Inoltre si può far risalire a lui la “cultura” dei nuovi kamikaze islamici, perché proprio durante la guerra con l’Iraq di Saddam Hussein addestrava corpi combattenti, formati da bambini, che venivano mandati al macello in prima linea alla ricerca di mine anti-uomo. L’idea del suicida islamico è stata subito esportata nei territori palestinesi, in Iraq ed adottata anche da Bin Laden e dalla sua Al Qaeda. L’Iran è uno dei più importanti produttori di petrolio e fa parte del cartello dell’O.P.E.C. e come tale è l’ultima nazione al mondo che ha bisogno di ricorrere all’uso di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. Che non pensi di prenderci in giro, la ricerca sul nucleare ha solo scopi militari e il mondo non può permettere che un personaggio come lui possa avere il dito su un grilletto atomico. Mahmoud Ahmedinejad sta trascinando l’umanità verso la terza guerra mondiale e noi, uomini liberi, abbiamo il dovere di impedirglielo, anche con la forza se necessario; perché non sono solo Israele o gli U.S.A. ad essere in pericolo ma l’intero occidente. Dobbiamo smetterla con l’atteggiamento remissivo tenuto fino ad ora, e dimostrare che non abbiamo paura degli arroganti che vorrebbero imporci con la forza il loro credo e modo di vita.

 

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