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Un'intervista a Richard Perle sulla crisi di Gaza, dal CORRIERE della SERA del 3 marzo 2008: WASHINGTON — «Israele ha il diritto e il dovere di difendersi e negarglielo significherebbe negarlo a qualsiasi Stato sia attaccato. La perdita di vite umane a Gaza è dolorosa, ma il vero responsabile è Hamas». L'ex sottosegretario alla Difesa e leader neocon Richard Perle non ha dubbi. «Che cos'altro potrebbe fare Israele se non contrattaccare a Gaza? Di là partono i missili che uccidono i suoi cittadini. Non può permettere che Hamas ne lanci sempre di più». Non c'è modo di prevenire i lanci? Di negoziare, ad esempio? «Israele aveva cercato di dissuadere Hamas dall'aggredirlo e aveva ripreso a negoziare con Abu Mazen. Ma il presidente palestinese non controlla Hamas, che vuole distruggere Israele. E l'intelligence israeliana, sebbene ottima, non può prevenire ogni attacco». Allora ci saranno altri bagni di sangue? «Spero di no, ma temo di sì. E avranno un effetto politico molto negativo. I missili partono da territori restituiti ai palestinesi da Israele. Chi dice che non partirebbero anche dalla Cisgiordania se Israele la restituisse? Abu Mazen potrebbe o vorrebbe vietarlo? È un'ombra che peserà su qualsiasi trattativa». La formula «territori in cambio di pace» è controproducente? «A mio parere sì. La chiave della pace è l'accettazione di Israele da parte dei palestinesi». Segnaliamo anche sul MESSAGGERO un'analisi di Carlo Jean, "Un paese ostaggio del terrorismo" che sottolinea il ricatto di Hamas, realizzato colpendo i civili israeliani e facendosi scudo di quelli palestinesi. Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera e del Messaggero cliccare sul link sottostante lettere@corriere.it prioritaria@ilmessaggero.it |
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