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Dal CORRIERE della SERA del 9 dicembre 2007: Il rapporto sull'Iran pubblicato questa settimana dall'intelligence americana era stato definito da Teheran «una vittoria», poiché ha in parte smontato le accuse contro il Paese, dichiarando che ha interrotto nel 2003 il programma per dotarsi di un'arma nucleare. Ma per l'Iran contano anche i mezzi, non solo gli esiti e i fini. Il ministero degli Esteri iraniano ha mandato una nota di protesta all'ambasciata svizzera (diretta in realtà agli americani, ma tra i due Paesi non vi sono rapporti diplomatici), chiedendo spiegazioni «sulle attività di spionaggio che hanno avuto luogo». Il nuovo National intelligence estimate, preparato dalle 16 agenzie di spionaggio americane, infatti, si basa su intercettazioni di conversazioni tra alti funzionari iraniani, foto satellitari e, con tutta probabilità, anche su dati forniti da esperti come il trasfuga Ali Reza Asghari, generale pasdaran scomparso un anno fa e, si sospetta, nascosto in Occidente. Ma mentre il governo di Teheran mandava la sua nota di protesta agli Stati Uniti, ne riceveva una non meno critica da 600 «madri iraniane». «Se il dossier nucleare appartiene a tutti gli iraniani e può condizionare il destino dei nostri figli, perché non possiamo esprimere la nostra opinione? Se la nostra terra prende fuoco, riguarda solo i leader del governo?», scrivono le donne nella lettera, indirizzata alle autorità del Paese e pubblicata sul blog Motherspeace. blogfa.com. Sono casalinghe, artiste e madri di attivisti e studenti arrestati. Si fanno chiamare «Madri per la Pace» e si sono riunite in un'associazione un mese fa. Nelle sanzioni dell'Onu e nella crescente presenza militare statunitense nel Golfo Persico leggono segnali della possibilità di una guerra che non vogliono. «Temiamo il prezzo che i nostri figli dovranno pagare... Non abbiamo dimenticato gli aspri giorni di guerra», ovvero il conflitto con l'Iraq durato 8 anni. La loro è una mossa inusuale: smentiscono direttamente il presidente Ahmadinejad, che ha assicurato che gli iraniani, pur di dotarsi del nucleare, sono pronti a resistere alle pressioni internazionali e alle sanzioni, a suo dire, «insignificanti ». È una mossa coraggiosa, in un momento in cui il governo effettua continui arresti di attiviste per i diritti delle donne, sindacalisti, studenti (nuovi fermi ieri all'università di Teheran per un assembramento «illegale»). Da La REPUBBLICA :
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