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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Ansa - Il Manifesto Rassegna Stampa
24.10.2007 Il ricatto di Hamas
e la disinformazione che cerca di giustificarlo

Testata:Ansa - Il Manifesto
Autore: la redazione - Michele Giorgio
Titolo: «Hamas: possibili ritorsioni Shalit - Israele, la rivolta finisce nel sangue»

Dal sito di  ANSA :

(ANSA) - GAZA, 23 OTT - Le brigate Ezzedin Al Qassam, braccio armato di Hamas, minacciano possibili "dolorose" decisioni sul caporale israeliano Gilad Shalit. Le minacce in rappresaglia ai tragici incidenti avvenuti ieri nella prigione israeliana di Ketzion: in seguito ad una irruzione delle guardie carcerarie un prigioniero palestinese e' rimasto ucciso e decine di altri feriti. Intanto oggi, diversi studenti sono rimasti feriti nei violenti scontri tra sostenitori di Hamas e di Fatah a Gaza.

Il morto e  i feriti non sono in realtà la conseguenza di un'irruzione, ma di una rivolta scoppiata durante una perquisizione (per contrabbando). Anche delle guardie israeliane sono rimaste ferite.

Se ANSA disinforma, sul MANIFESTO Michele Giorgio definisce Shalit,  "
caporale israeliano catturato da combattenti palestinesi ".
Il pezzo sembra costruito per giustificare il ricatto omicida dei terroristi:



La protesta ha incendiato ieri Cisgiordania e Gaza dopo la morte, durante la notte, di Mohammed Ashqar, il detenuto palestinese di 26 anni centrato da colpi sparati dalle guardie carcerarie israeliane durante gli scontri esplosi nel campo di Ketziot (Neghev) a causa di una improvvisa ispezione notturna nelle tende dei prigionieri. Lo sdegno ha attraversato da nord a sud i Territori occupati, dove la questione dei prigionieri politici domina i discorsi di tutti i palestinesi e non solo i familiari degli 11mila detenuti.
Il braccio armato di Hamas, le brigate Ezzedine al Qassam, con un comunicato ha minacciato di «non rimanere inerte davanti agli attacchi contro i prigionieri» e di stare valutando non meglio specificate «opzioni dolorose per il nemico, riguardo al caso di Shalit e altri problemi». Shalit è il caporale israeliano catturato da combattenti palestinesi e da mesi tenuto prigioniero, probabilmente nella Striscia di Gaza.
Diverse centinaia di persone hanno sfilato per le strade di Betlemme chiedendo il rilascio di tutti i palestinesi in carcere in Israele. Poco dopo un corteo ha attraversato Ramallah fino alla Muqata, il quartier generale di Abu Mazen, dove molte madri hanno mostrato le fotografie dei loro figli dietro le sbarre. Anche a Gaza i circa 300 dimostranti scesi in piazza hanno chiesto la liberazione dei palestinesi detenuti.
Le manifestazioni hanno fatto ricordare a molti le proteste del 1999, durate varie settimane, portate avanti dai detenuti e delle loro famiglie, quando il governo del premier israeliano Ehud Barak non rispettò l'impegno di rimettere in libertà la maggior parte dei prigionieri politici.
Le circostanze della uccisione di Ashqar sono poco chiare. Secondo la versione ufficiale israeliana le responsabilità dell'accaduto sarebbero tutte dei detenuti palestinesi che, senza alcun motivo, avrebbero scatenato gravi violenze durante un'ispezione di routine avviata dalle autorità del campo. L'esercito, che gestisce Ketziot - prigione dove sono passati negli ultimi venti anni, tra la prima e la seconda Intifada, molte migliaia di palestinesi - sostiene anche di aver fatto uso soltanto di proiettili rivestiti di gomma. Uno di questi avrebbe ferito gravemente alla testa Ashqar, che è poi morto in ospedale a Ramle. Una versione seccamente smentita dai palestinesi che parlano di una ispezione brutale e senza precedenti delle tende, con percosse inflitte ai detenuti.
Negano anche di aver dato fuoco alle tende, come riferito dalle autorità militari, e sostengono che ad appiccare le fiamme siano stati il calore e le scintille sprigionati dai candelotti lacrimogeni sparati dai soldati. Infine mettono in rilievo la pericolosità dei proiettili rivestiti di gomma che, se sparati da distanza ravvicinata, possono diventare letali come quelli veri. Per Israele una trentina di detenuti sono rimasti feriti, più di 200 invece per l'«Associazione dei prigionieri palestinesi». Sarebbero rimaste ferite anche 15 guardie israeliane.
Il clima di forte tensione che ha regnato ovunque nei Territori occupati, si è aggravato ulteriormente dopo l'«omicidio mirato» compiuto dall'aviazione israeliana di Mubarak Hassanat, uno dei leader dei Comitati di resistenza popolare (Crp) nonché alto funzionario del ministero dell'interno di Hamas. «Il suo sangue sarà benzina per i nostri razzi», ha minacciato il portavoce dei Crp Ihab al Ghusain.
Hassanat era incaricato della riforma dei servizi di sicurezza a Gaza e poco prima di essere ucciso dal missile sganciato dagli elicotteri, aveva partecipato a una riunione con i vertici dei Crp per discutere dell'arresto di alcune presunte «spie» che, secondo il governo di Hamas, erano state incaricate di individuare il luogo dove, dal giugno 2006, è tenuto prigioniero il caporale israeliano Ghilad Shalit.
Fra gli arrestati figurano quattro persone coinvolte il mese scorso a Rafah, nel sud della Striscia, nella organizzazione del rapimento, da parte di un commando israeliano, di un responsabile locale alla sicurezza, Mohawish Kadi. Ma il sangue palestinese ieri ha bagnato anche la Cisgiordania. Due militanti del Jihad islami sono stati uccisi, all'alba, nel corso di un conflitto a fuoco con soldati israeliani nei pressi di Jenin.

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