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Adista Rassegna Stampa
24.07.2007 Per favorire la "pace", subito liberi gli assassini
un appello per liberare il terrorista palestinese Marwan Barghouti

Testata:Adista
Autore: la redazione
Titolo: «SALVIAMO LA PACE, LIBERIAMO BARGHOUTI»
L'agenzia ADISTA dà notizia, con evidente approvazione, di un appello per la liberazione del terrorista palestinese Marwan Barghouti, in carcere per cinque omicidi.
Promosso dalla comunità palestinese in Italia, l'appello raccoglie molte firme di personalità politiche e dell mondo cattolico.
Alcuni nomi (Luisa Morgantini, Giulio Andreotti,  Raniero la Valle) non sorprendono.
Altri sì. In particolare quello del card. Roger Etchegaray, già Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio Cor Unum.
Una firma importante in un documento che è solo un'ingerenza. Israele ha il diritto di difendersi dal terrorismo, anche con lo strumento giudiziario. Se  e quando deciderà di liberare un terrorista come Barghouti per favorire il processo di pace, dovà farlo in piena autonomia. Soprattutto, nessuno può sostenere che abbia l'obbligo di farlo, anche senza garanzie che l'ex capo dei Tanzim non torni ad essere un pericolo.

Ecco il testo:  


ROMA-ADISTA
. La comunità palestinese in Italia ha promosso un appello al ministro degli Esteri Massimo D'Alema, cui chiede di farsi "promotore presso il presidente dello Stato di Israele di un provvedimento di grazia per la scarcerazione di Marwan Barghouti, influente personalità palestinese, illegittimamente arrestato, processato e detenuto nelle carceri israeliane con altre personalità palestinesi dell'Olp e di Hamas". Durante la Seconda Intifada, Barghouti era infatti a capo della cellula Tanzim, braccio militare di Fatah in Cisgiordania. Arrestato a Ramallah il 15 aprile 2002, è stato condannato nel 2004 a scontare cinque ergastoli con l'accusa di omicidio e di terrorismo. Dalla prigionia ha aderito agli accordi della Mecca, che hanno portato a febbraio alla formazione del governo d'unità nazionale, e ha promosso il "Documento della Concordia Nazionale Palestinese", sottoscritto a maggio scorso dai leader detenuti di tutte le organizzazioni palestinesi, tra cui Hamas. Per questo si è conquistato la fama di 'Mandela palestinese'. Barghouti è infatti considerato da più parti l'unico dirigente palestinese in grado di risollevare l'Anp dal collasso in cui è caduta con l'uscita di scena di Arafat, di ridurre il solco con Israele e quello tra i due principali soggetti politici palestinesi, Fatah e Hamas. Secondo i firmatari dell'appello, è opportuno rischiare la carta Barghouti perché "una personalità della resistenza, a lungo detenuta in regime carcerario, una volta liberata e messa in condizione di agire politicamente, ha potuto raccogliere un totale consenso interno e stabilire rapporti equi e pacifici con quella parte che era stata considerata avversa". Le opinioni in merito alla scarcerazione di Barghouti sembrano convergere. In un editoriale del 21/6 ("Free Barghouti"), il quotidiano israeliano Haaretz sostiene infatti che è "giunto il momento di liberarlo". Anche i due ministri del governo Olmert ne hanno chiesto la scarcerazione. Luisa Morgantini, vice Presidente del Parlamento Europeo e tra i firmatari dell'appello, ha affermato l'11 luglio scorso durante la seduta Plenaria di Strasburgo che "liberare Marwan Barghouti, impegnato per l'unità territoriale e politica del popolo palestinese e per la pace tra Palestina e Israele, sarebbe un segnale concreto per tutti coloro che credono nella coesistenza di due popoli e due stati". Contrari alla scarcerazione di Barghouti restano invece molti leader della destra israeliana che propongono, come soluzione del conflitto, di isolare la striscia di Gaza, tagliando ai palestinesi acqua, elettricità, petrolio e alimenti e impedendo ai profughi di scappare verso la West Bank e ai leader dietro le sbarre di uscire di prigione. Tra coloro che hanno già sottoscritto il documento promosso dalla Comunità palestinese in Italia, figurano i nomi di numerosi parlamentari, come i deputati Jacopo Venier (Pdci), Elettra Deiana (Prc), Pietro Folena (Prc) e Silvana Pisa (Sinistra Democratica), Giovanni Russo Spena (Prc), Giorgio Mele (Sinistra Democratica), nonché il senatore a vita Giulio Andreotti. Tra le altre firme di spicco, quelle di Raniero la Valle, Giovanni Franzoni, della Rete Redié Resch, di Filippo Gentiloni. Particolarmente significativa l'adesione all'appello del card. Roger Etchegaray, già Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio Cor Unum e per molti anni inviato personale del papa sui fronti caldi del mondo.

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