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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Avvenire - La Stampa - L'Unità Rassegna Stampa
24.10.2006 Raid a Gaza contro i terroristi, per fermare i razzi kassam
diventano un gratuito massacro di "palestinesi"

Testata:Avvenire - La Stampa - L'Unità
Autore: la redazione -Aldo Baquis - Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Raid a Gaza: 7 uccisi Appello di Abu Mazen «Basta massacri» - Olmert imbarca il leader dell'estrema destra - Il falco Lieberman entra nel governo israeliano»

"Raid a Gaza: 7 uccisi Appello di Abu Mazen «Basta massacri»" è il titolo di AVVENIRE del 24 ottobre 2006 "Israele uccide sette palestinesi Abu Mazen crimine disgustoso", il sottotitolo di un articolo di Aldo Baquis pubblicato da La STAMPA, "Olmert imbarca il leader dell'estrema destra", che pone sullo stesso piano la versione palestinese (omicidio mirato contro un membro dei "Comitati di resistenza popolare", gruppo terroristico responsabile tra l'altro del rapimento di Ghilad Shalit) e quella israeliana (operazione mirante a fermare il lancio dei razzi qassam).
Per u.d.g. sull'UNITA' la giornata del 23 ottobre è stato il "giorno dei falchi":  quando Israele si difende, la si accusa sempre di far prevalere istinti aggressivi e militaristi.
Il sottotitolo recita "L'esercito uccide 7 palestinesi a Gaza".

I 3 quotidiani hanno in comune la confusione tra terroristi e generici "palestinesi", l'occultamento della minaccia alla sicurezza degli israeliani rappresentata dai razzi, l'equivalenza tra le affermazioni dei terroristi e quelle di dell'esercito israeliano, il cui operato è sorvegliato da media liberi e aggressivi.

Ecco il testo dell'articolo di AVVENIRE:

La festa per la fine del Ramadan è stata segnata da una strage, a Gaza: sette palestinesi sono morti e ventitre sono rimasti feriti, due dei quali in modo grave, in un'incursione israeliana nel nord della Striscia.
L'esercito dello Stato ebraico ha spiegato che l'operazione è stata condotta contro miliziani palestinesi responsabili del lancio di razzi artigianali Qassam verso il territorio israeliano. Stando a fonti concordanti, un'unità scelta ha teso all'alba un agguato in una casa di Beit Hanun, nel nord della Striscia. Nella scarica iniziale sono rimasti uccisi tre uomini, tutti della stessa famiglia, e tra questi Atta al-Shimbari, capo locale dei Comitati di resistenza popolare, il gruppo armato che ha rivendicato il rapimento del caporale Gilad Shalit.
Abitanti del posto hanno raccontato che dopo il primo attacco altri miliziani sono usciti di corsa dall'abitazione ritenendo erroneamente che a sparare fossero i membri della famiglia di un vicino, col quale è da tempo in corso una faida. Hanno così aperto il fuoco, e i militari israeliani sono di nuovo entrati in azione. Sette palestinesi morti, alla fine. Più un altro ucciso in un'incursione a Jenin, in Cisgiordania.
I Comitati di resistenza popolare palestinese hanno giurato vendetta. «Questa è la calma prima della tempesta», ha spiegato il portavoce del movimento, Abu Abir, minacciando ritorsioni contro Israele.
Il presidente palestinese Abu Mazen ha definito il raid israeliano un «massacro disgustoso», sottolineando che l'operazione è tanto più deprecabile in quanto è avvenuta mentre i musulmani osservavano una ricorrenza religiosa. Il presidente ha dunque sollecitato la comunità internazionale «a intervenire il più presto possibile». Intanto, resta aperta la crisi interna ai vertici dell'Anp. Abu Mazen (di al-Fatah) e il premier palestinese Ismail Haniyeh (che guida il governo Hamas) sono ormai alla resa dei conti. Secondo un sito Internet vicino a Hamas, Palestine-Info, il presid ente sarebbe pronto, nel giro di qualche giorno, a compiere un colpo di mano sostituendo il governo Haniyeh con un esecutivo di emergenza.
Da imprecisate «fonti in seno ad al-Fatah», il sito avrebbe anche appreso che apparati di sicurezza alle dipendenze di Abu Mazen progettano, fra l'altro, di «occupare ministeri con la forza». L'iniziativa, sostiene Palestine-Info, avrebbe la tacita approvazione degli Stati Uniti, di Israele, dell'Unione europea e di due Paesi arabi confinanti con i Territori (Giordania ed Egitto). Tutto questo, a pochi giorni dal raggiungimento di un accordo fra Hamas e Fatah per la sospensione immediata delle violenze e anche delle «provocazioni reciproche a mezzo stampa». Appello rinnovato ieri dal premier Haniyeh, che, nel suo discorso per la festività di Eid al-Fitr, ha chiesto sia ad Hamas sia a Fatah di chiudere lo scontro: «Fermate la carneficina, smettete di usare le armi contro i vostri fratelli e unitevi», ha detto. Poi però, nei fatti, sembra incapace di fare passi avanti. E ancora ieri ha ribadito la linea dura rispetto al tentativo di Abu Mazen di dare vita a un governo di unità nazionale. «È il primo assedio in cui diciamo no all'America - che sostiene gli sforzi di Abu Mazen -, mille volte no a concessioni. Stiamo morendo, ma non recederemo di un millimetro su Gerusalemme capitale e sul diritto al ritorno dei rifugiati».

E quello di Aldo Baquis:

Torna a salire la tensione nei Territori dopo che ieri almeno sette palestinesi sono rimasti uccisi nel nord della striscia di Gaza nel corso di combattimenti fra unità scelte dell'esercito israeliano e miliziani della intifada. «Un crimine digustoso - ha affermato il presidente dell'Anp Abu Mazen - perpetrato inoltre proprio durante Id al Fitr, la festa che conclude il mese del Ramadan e che dovrebbe essere una occasione di serenità.
Sempre ieri il premier Ehud Olmert ha annunciato di aver concordato l’estensione della coalizione di governo, offrendo all'esponente di estrema destra Avigdor Lieberman - uno dei personaggi più controversi della politica israeliana - gli incarichi di vicepremier e di ministro incaricato di seguire le minacce strategiche che incombono sullo stato ebraico, prima fra tutte quelle nucleare iraniana.
In recenti interviste Lieberman, leader del partito russofono Israel Beitenu (11 deputati su 120), ha insistito sul concetto che Israele attraversa una fase critica e che nei prossimi due anni dovra' risolvere due questioni cardinali: dovrà superare con una profonda riforma politica lo stato cronico di «ingovernabilità» e rimuovere la minaccia nucleare iraniana.
Lieberman (che si considera adatto all'incarico di ministro della Difesa) favorisce senz'altro il ricorso massiccio alla forza. Fosse dipeso da lui, Israele avrebbe impedito militarmente a Hassan Nasrallah di organizzare a Beirut una manifestazione di «vittoria» dopo il conflitto con Israele, avrebbe rioccupato il confine fra Gaza ed Egitto per bloccare il traffico di armi «dopo la fuga degli impauriti osservatori stranieri» e avrebbe «trasformato in un campo di calcio» almeno un rione di Gaza per dissuadere i palestinesi dallo sparare razzi sul Neghev.
La sua presenza al tavolo di governo inquieta i laburisti di Amir Peretz. «Lo stesso Lieberman rappresenta la maggiore minaccia strategica per Israele», ha esclamato il ministro laburista per la cultura Ofir Pines-Paz. «La sua nomina sembra uno scherzo». Ma secondo diversi analisti, Peretz non abbandonerà il governo anche perché la situazione ai confini di Israele resta inquietante: la Siria mantiene una certa pressione militare, in Libano i miliziani Hezbollah continuano a ricevere forniture militari e i Territori palestinesi sembrano sull'orlo di una guerra civile.
A Gaza la situazione è degenerata ieri dopo che miliziani palestinesi erano tornati a lanciare razzi verso il territorio israeliano. Da tempo Tsahal cerca di impedire questi attacchi dislocando di notte sul terreno unità scelte di «mistaaravim», ossia di militari che parlano arabo e si fingono palestinesi. Una di queste unità si è imbattuta ieri a Beit Hanun, a nord di Gaza, in un comandante locale dei Comitati di resistenza popolare: una delle fazioni che hanno rivendicato il rapimento del caporale Ghilad Shalit, nel giugno scorso.
Fonti locali riferiscono che l'uomo in questione, Atta al-Shinbari, ex braccio destro del capo dei Crp Jamal Abu Samhadana, è stato sorpreso dal fuoco dei militari israeliani mentre visitava i parenti in occasione dell'Id al Fitr e ha risposto al fuoco. Con lui sono rimasti uccisi alcuni suoi compagni. A Beit Hanun si afferma che quattro degli uccisi erano miliziani, e altri civili. Un responsabile militare israeliano ha replicato che tutti gli uccisi erano di certo miliziani, responsabili di attacchi con i razzi.
Lo sdegno di Abu Mazen è stato immediato, così come il suo appello alla opinione pubblica internazionale affinché «fermi la macchina da guerra di Israele». Abu Mazen è egli stesso oggetto di attacchi da parte di Hamas che sospetta il presidente di voler realizzare un colpo di mano per esautorare il governo di Ismail Haniyeh. Secondo Hamas Abu Mazen, «in collusione con gli Stati Uniti», progetta di far occupare dalle sue forze i ministeri palestinesi e poi proclamare un governo di emergenza.
In un discorso pronunciato di fronte a decine di migliaia di persone in occasione dell' Id al Fitr il premier Haniyeh ha lanciato un appello alla unità nazionale che, ha sottolineato, è necessaria ai palestinesi per rompere l'assedio internazionale al governo di Hamas. Haniyeh ha assicurato che il suo governo non farà alcuna concessione ideologica. Come ha confermato il ministro degli esteri Mahmud a-Zahar, Hamas è determinato a riconquistare «l’intera Palestina da Naqura, al confine con il Libano, fino a Rafah, sul Sinai, e dal mare Mediterraneo fino al Giordano». Ossia la cancellazione dello stato ebraico.

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