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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.11.2003 Europa contro Israele
due commenti sul sondaggio Ue

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Nirenstein - Ostellino
Titolo: «Il nuovo agnello sacrificale - Passo falso da correggere in fretta»
Intorno al sondaggio della Ue secondo il quale Israele è al primo posto fra i paesi che mettono in pericolo la pace mondiale, riportiamo due commenti dalla Stampa e dal Corriere della Sera.
Il primo è firmato da Fiamma Nirenstein, pubblicato su La Stampa di lunedì 3 novembre 2003, in prima pagina.

Sarebbe strano, ed è triste dirlo, se gli europei non pensassero che Israele è il primo della lista fra i Paesi che mettono in pericolo la pace del mondo, la nostra confortevole casa europea. Nel contesto della nostra paura dell’Islam, dell’antisemitismo europeo e della nuova conflittualità con gli Usa e tutto ciò che li riguarda, sarebbe strano, se non immaginassimo che Israele è più pericoloso dell’Iran che prepara la bomba atomica nell’ambito di un'indomita volontà di guerra islamista; più pericoloso della Corea del Nord, obsoleto odiatore comunista dell'Occidente su cui gli Usa nutrono una ben motivata preoccupazione; più pericoloso di tutti quei paesi che finanziano e armano e usano il terrorismo e che nascondono veleni chimici e biologici «contro crociati e ebrei»; più pericoloso di chi seguita ad attivare la nuova vera arma di distruzione di massa già in cerca di obiettivi nelle strade e nelle piazze delle nostre città, il terrorismo suicida. E' penoso, ma non sorprende, che gli europei preferiscano vedere la realtà con occhi strabici.
Dopo che Arafat aveva rifiutato ogni accordo e il terrorismo impazzava, a Durban si accusava Israele di genocidio e di apartheid; gli israeliani sono dipinti come nazisti; le foto diffuse sono tanto bugiarde che all’inizio dell’Intifada un giovane sanguinante fu etichettato palestinese, mentre era israeliano; il doppio standard nel giudicarne le azioni è tale che i paesi arabi che violano tutti i diritti umani non hanno subito mai una condanna e Israele, senza fine; l'Europa ha seguitato a ignorare il terrorismo suicida come fatto politico, l’ha immaginato spesso come una guerriglia per l’indipendenza.
Il fatto che l’Europa senta Israele come il pericolo maggiore ancora oggi, dopo che le Torri Gemelle sono cadute a causa del terrorismo islamista, dimostra che lo sguardo su Israele è quello pazzoide di chi cerca le colpe degli ebrei, e stavolta le condisce di antiamericanismo. L’Europa fa di Israele un nuovo tipo di agnello sacrificale, quello della sua frustrazione rispetto agli Stati Uniti. Israele e gli Usa, non i loro nemici terroristi, non i nostri nemici terroristi, sono pericolosi per la pace. La teoria del Grande Satana e del Piccolo Satana, che furono appannaggio demenziale del regime di Teheran, è entrata nelle nostre case impaurite.
Piero Ostellino firma il secondo commento, pubblicato anch'esso in prima pagina sul Corriere della Sera.
Ci risiamo. Gli ebrei.
Sono loro, oggi, la minaccia alla pace, così come, ieri, erano loro gli ispiratori della congiura demo- plutocratico- massonica contro gli interessi dei popoli (?) del Terzo Reich e dell'Italia fascista. Ed è sempre l'Europa a macchiarsi della stessa vergogna. Che ha una sola, vile definizione: antisemitismo.
Un sondaggio condotto dall'Eurobarometro, per conto della Commissione europea, dice che il 59 per cento dei 7.500 cittadini interpellati mette al primo posto Israele fra i Paesi che più di ogni altro, più della Corea del Nord, dell’Iran, dell'Iraq, dell'Afghanistan, minacciano la pace.
D'accordo, c'è da sperare che i cittadini europei interpellati siano stati fuorviati dalla tendenziosità del questionario, che includeva, fra i dodici Paesi elencati come « pericolosi » , anche Israele. C'è da sperare, cioè, che la maggioranza degli europei che non sono stati interpellati non la pensi così.
Ma resta il fatto, aberrante e vergognoso, che a scrivere e proporre « quel » questionario e a diffonderne i risultati è stato un organismo europeo, cioè una istituzione che pretende di rappresentare tutti noi.
Ebbene, lo dico senza esitazione: io da questa Europa non solo non mi sento per niente rappresentato, ma non voglio nemmeno averci a che fare. Perché me ne vergogno come europeo, come italiano e come cittadino del mondo.
Che certe cose le dica un malesiano che di professione fa l'antisemita non mi sta bene, mi scandalizza, mi ripugna, ma non mi stupisce.
Che queste stesse cose le dica una istituzione europea attribuendole agli europei, quindi anche a me, beh, non solo non mi sta bene, mi scandalizza e mi ripugna, ma mi fa dire forte che, come europeo, come italiano, come cittadino del mondo, mi stringo fraternamente a tutti gli ebrei ovunque si trovino; mi fa dire forte che sono più che mai vicino a Israele, che lotta per la propria sopravvivenza contro il terrorismo che uccide donne e bambini inermi; mi fa dire che condivido con loro tutto l'orrore e il dolore che provoca questa incredibile notizia.
Ora, della questione è stato investito il presidente della Commissione, Romano Prodi, sui sentimenti del quale nei confronti degli ebrei e di Israele non ci sono fortunatamente dubbi. Bene.
Che Prodi, allora, prenda immediatamente, formalmente e fermamente le distanze da questo abominio, lo denunci per quello che è — una orrenda manifestazione di antisemitismo — e ripari al danno, che esso produce innanzitutto all'immagine dell'Europa, con una dichiarazione di principio, una presa di posizione chiara e definitiva contro ogni forma di razzismo e di antisemitismo in nome dei valori di tolleranza della nostra civiltà giudaico- cristiana.
La stessa cosa faccia l'Italia, che presiede in questo momento l'Unione Europea. E che Dio perdoni coloro i quali non sanno quello che fanno.
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