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Il Giornale Rassegna Stampa
13.01.2024 Se c’è un genocidio è contro di noi. Israele si difende contro le follie Onu
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 13 gennaio 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Se c’è un genocidio è contro di noi. Israele si difende contro le follie Onu»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 13/01/2024 a pag.12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Se c’è un genocidio è contro di noi. Israele si difende contro le follie Onu"

Fiamma Nirenstein
Fiamma Nirenstein


Dall'UNRWA al Tribunale Internazionale, l'Onu è sempre dalla parte di Hamas 

Ieri Israele si è difesa con bravura e pazienza in un teatro dell’assurdo, davanti ai quindici giudici che all’Aia da due giorni dibattono le accuse del Sud Africa a Israele di perseguire il genocidio dei palestinesi. Un segnale che il mondo non è del tutto impazzito è finalmente giunto dalla Germania, il Paese che sa, che ricorda che cosa è un genocidio, la Shoah: i suoi rappresentanti hanno espresso la richiesta di prendere parte al dibattito quando verrà riconvocato il tribunale dell’ICJ, l’International Court of Justice. Dopo la particolareggiata risposta alle tre ore di inconsistenti e addirittura scombinate accuse di giovedì (si è persino detto che i soldati israeliani violentano le donne palestinesi, e impediscono le nascite!) un filo di ottimismo illumina la serata di ieri all’Aia: prima ha parlato il consigliere legale del Ministero degli Esteri, Tal Becker e poi l’avvocato inglese Malcolm Shaw con una linea che si basa sulla storia degli eventi. Tutto il contrario della scelta del Sud Africa che ha obliterato dal racconto le azioni di sterminio programmato che hanno causato la guerra e, come un ventriloquo, ha cercato la soluzione politica utile per Hamas: sospendere la guerra così da riorganizzare il suo potere terrorista. Israele è ripartita dal 7 di ottobre, ha scelto di spiegare che il genocidio è stato compiuto da Hamas il 7 di ottobre, ne ha ripotato alla luce la strage di famiglie, le mutilazioni, le violenze sessuali, le decapitazioni, i rapimenti; quindi, ha spiegato che la guerra non è stata scelta da Israele, ma causata dalla necessità di difendersi dagli assassini, che con i loro chiari intenti genocidi, promettono “ancora e ancora”. Show ha dimostrato che è impossibile attribuire un intento genocida a chi ha fornito aiuto umanitario, vie di fuga, avvertimenti ripetuti così da risparmiare la popolazione.

Ha però anche chiarito che Hamas usa in guerra tutte le strutture civili, rendendo molto difficile risparmiare gli scudi umani presenti negli impianti bellici. Mai però nella storia di Israele si è avuto l’intento di cancellare i palestinesi. Al contrario l’idea della convivenza domina tutta la storia d’Israele, nonostante il rifiuto continuo dei palestinesi e i progetti genocidi, “from the river to the sea”, dal fiume al mare. Sulle citazioni di alcuni uomini politici che furiosi, sono esplosi in maniera impropria parlando di bomba atomica, l’avvocato ha ricordato che si è trattato di personaggi marginali e comunque smentiti da Netanyahu. Forse lo squilibrio fra le ragioni del Sudafrica, ovvero di Hamas, e quelle di Israele, indurrà l’ICJ a cercare altre strade rispetto a fermare la guerra. E tuttavia resta che si è parlato di Israele per due giorni interi sotto il titolo “genocidio”, non quello vero subito dagli ebrei con la Shoah, e in chiave limitata, il 7 di ottobre. La Germania, gli USA, l’Inghilterra, i Paesi occidentali democratici che siedono nel tribunale voteranno per Israele, ed esso ha potuto dispiegare la sua difesa come deve, solo orgoglioso, in guerra contro il male quale che siano i risultati. Ma sullo sfondo fra le bandiere di Hamas alle manifestazioni, è risuonata una condanna a morte molto chiaramente espressa dal rappresentante sudafricano e che si rispecchierà nel voto finale che sarà il solito di tutto ciò che è un derivato dell’ONU. Egli non ha parlato di genocidio a partire dall’inizio della guerra, ma del peccato originale di Israele di esistere “da 75 anni” come ha detto, e questo sarà comunque punito. Allora non esisteva ancora il concetto di “palestinese” se non per riferirsi agli ebrei sionisti che lavoravano nel Paese a loro restituito dal movimento sionista, dalla Società delle nazioni, dall’ONU, e dal diritto storico di un popolo indigeno. E dalla necessità di avere un rifugio dall’antisemitismo genocida. Ma all’Aia gli ebrei sono stati di nuovo delegittimati, definiti razzisti, stato di apartheid, colonialisti, e adeso anche genocidi. Una bordata di odio e di delegittimazione che si chiama antisemitismo. Di questo ha discusso tutto il mondo.

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