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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale Rassegna Stampa
25.10.2023 L’Onu giustifica Hamas
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 25 ottobre 2023
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L’Onu giustifica Hamas»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 25/10/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "L’Onu giustifica Hamas".

Fiamma Nirenstein, Autore presso Fondazione Luigi Einaudi
Fiamma Nirenstein

Il Capo di Stato Maggiore Herzi Halevi, mentre si discute sempre più intensamente del destino degli ostaggi e degli aiuti umanitari, ha dato la sua risposta alla domanda che tutto il mondo si fa: l’esercito di Israele sta per entrare “stivali sul terreno” a Gaza? È pronto a combattere strada a strada, vicolo a vicolo, porta a porta, alla ricerca dei capi di Hamas, fino alla distruzione dell’organizzazione terrorista? Quali sono le intenzioni dell’esercito a fronte della pressione internazionale, al suo caleidoscopio di opinioni di cautela, di pacifismo, a volte di distacco rispetto alla tragedia del 7 ottobre? Su uno sfondo di ragazzi in divisa sul confine, “Siamo pronti”, ha detto Herzi Halevi con la sua faccia grave e composta. Un annuncio significativo: vuol dire che l’esercito in 17 giorni ha portato a termine una quantità di preparativi logistici e tecnici; il terreno su cui si dovrà marciare è stato esaminato; la speranza di minimizzare le perdite è forte; si ritiene soddisfacente al momento il numero di comandanti di Hamas colpiti con gli aerei; quanto ai rapiti, si pensa di poter agire per la loro liberazione. Una dozzina sono state le eliminazioni, molti edifici, nidi di missili, depositi di armi nascoste sono state colpiti. Si potrebbe continuare dall’aria, ma Halevi senza discutere questa possibilità ha detto “ora possiamo entrare”. Ieri pomeriggio persino Tel Aviv è stata di nuovo pesantemente bombardata, e a Sikim, al sud, è stato fermato un gruppo di terroristi. Halevi aspetta. L’ordine però è sospeso, si sa solo che il triunvirato Netanyahu-Gallant-Halevi ripete di essere sulla stessa linea, ma mentre c’è la concordia sulla decisione di distruggere Hamas occorre anche la solidarietà internazionale. Ieri però il ministro degli esteri Eli Cohen, ha dovuto ascoltare una stupefacente relazione del segretario generale dell’ONU, Antonio Gutierrez, che dopo una frettolosa dichiarazione di solidarietà incurante dell’entità e della qualità delle barbarie di Hamas, ha perfino giustificato le mostruosità del 7 di ottobre dicendo che “non è accaduta nel vuoto”, con una sua versione della storia in cui anche Gaza soffrirebbe di un’occupazione, finita invece nel 2006. Il ministro Eli Cohen ha cancellato un incontro con Gutierrez e Benny Gantz ha definito “buio” il tempo in cui si sostiene così il terrorismo. Il segretario di Stato Blinken è intervenuto però per sostenere la guerra di Israele, anche se Biden insiste per l’ingresso di medicinali, cibo, acqua, e aiuti in denaro. La confusione fra intervento umanitario e cessate il fuoco è dell’ONU e dell’Unione Europea. Gli Usa, semmai, come ha raccontato il New York Times frenano l’attacco di terra, il Segretario alla Difesa Lloyd Austin, suggerisce di stare cauti, pena una nuova Falluja: deve esservi chiaro, ha argomentato, l’esito finale, dice il NYT. Tuttavia gli americani ripetono che spetta a Israele ogni scelta. Tortuosa e ambigua è invece la proposta europea di una “tregua umanitaria” che somiglia a un cessate il fuoco: è quella di Joseph Borrell, che a Lussemburgo ha detto che occorre una pausa perché “ora la cosa più importante è che l’aiuto umanitario entri a Gaza”. Francia, Spagna, Olanda, Irlanda, Slovenia l’hanno sostenuto, mentre la ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock ha risposto che occorre aiutare, ma “il terrorismo va fermato”. Borrell vuole ora un documento al summit UE questa settimana, ma la consapevolezza degli orrori sta crescendo: le visite da Sunak, a Macron, a Sholtz, a Mitzotakis, a Giorgia Meloni... tutti portano solidarietà, fanno obiezioni umanitarie, danno consigli. Alla fine, le decisioni di Israele saranno solo sue, come ha detto oggi Halevi.  

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